Gli ultimi dupondii

Da Wikisource.
Francesco Gnecchi

1897 Indice:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu Rivista italiana di numismatica 1897/Appunti di numismatica romana Gli ultimi dupondii Intestazione 8 luglio 2019 75% Da definire

Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1897
Questo testo fa parte della serie Appunti di numismatica romana

[p. 11 modifica]



APPUNTI

di

NUMISMATICA ROMANA




XLI.

GLI ULTIMI DUPONDII

o le prime monete di bronzo degli imperatori

diocleziano e massimiano erculeo.


È nei primi anni del regno di Diocleziano (verso il 300) che ha luogo la grande riforma monetaria e un semplice sguardo a una collezione di monete romane basta per rilevare la completa trasformazione che avviene, principalmente nel bronzo, fra il regno di Carino e quello di Diocleziano. Nulla di più comune e noto di quelli volgarmente chiamati medii bronzi dei Tetrarchi, i quali, larghi di diametro e scarsi di spessore, sorgono in numero abbondantissimo e si direbbe quasi d’improvviso, con un tipo di fabbricazione tutto nuovo e speciale, a sostituire quelli rarissimi di Caro, Numeriano e Carino, i quali conservano ancora l’antico tipo di Aureliano e di Probo. Parrebbe quasi che Diocleziano avesse inventato il nuovo tipo il primo giorno della sua assunzione al trono; ma così non è nel fatto e la riforma avvenne bensì nei principii del regno di Diocleziano; ma non tanto immediata da non lasciar sussistere qualche piccola traccia dell’antica monetazione. La coniazione del bronzo era andata gradatamente [p. 12 modifica]scemando dopo il regno di Gallieno, al cessare della monetazione senatoria. Il sesterzio fu il primo a scomparire e non ne troviamo più alcuno alla metà del terzo secolo, mentre il dupondio sopravvive ancora qualche tempo. Rarissimo e quasi eccezionale sotto gli imperatori antecedenti, continua ad essere tale nei primissimi anni di Diocleziano; pure ce ne restano ancora parecchi sia di lui che di Massimiano Erculeo primo suo associato all’impero. Mommsen col suo abituale acume avvertì (Vol. IV, pag. 97) che una parte delle monete (e avrebbe potuto dir tutte) che portano la leggenda IOVI CONSERVATORI e IOVI FVLGERATORI sono coniate sull’antico stampo; ma sia di queste, che di alcune altre portanti altri tipi e altre leggende (PAX e VIRTVS colla figura d’Ercole o di Marte), non fu mai tenuta la debita distinzione nei cataloghi, dove sono descritte confusamente con quelle di nuovo stampo in modo che riesce affatto impossibile distinguerle. Il Cohen descrive, fra le altre, parecchie di queste monete, senza accennare menomamente alla differenza di tipo. È perciò che ho creduto opportuno di qui riunire tutti i bronzi di tipo antico di Diocleziano e Massimiano Erculeo, i quali si possono considerare come gli ultimi dupondii.

Sono tutte monete rarissime al pari di quelle simili dei precedenti imperatori Caro, Numeriano e Carino, e del medesimo peso, di poco superiore ai 5 grammi, mentre quelli di nuovo stampo pesano quasi il doppio (oscillanti fra i 9 e i 10 grammi). Per quante ricerche abbia fatto non mi riuscì di riunirne che 5 tipi, ossia:

IOVI CONSERVAT AVGG
IOVI FVLGERATORI
PAX AVG
VIRTVS AVG
(Marte)
VIRTVS AVGG (Ercole)

per Diocleziano.
[p. 13 modifica]

e uno solo:

VIRTVS AVGG (Ercole in due pose variate) per Massimiano Erculeo.


Può darsi, anzi è assai probabile, che gli altri rovesci di Diocleziano siano stati coniati anche per Massimiano; ma, all’infuori di quello ora accennato colla leggenda VIRTVS AVG, di cui posseggo le due varianti nella mia collezione, è uno solo il bronzo che ho creduto poter attribuire con sicurezza a Massimiano Erculeo, quantunque semplicemente riportato da un vecchio autore, quello col rovescio IOVI FVLGERATORI, rappresentando uno dei tipi esclusivi pei bronzi di vecchio stampo. I quali tipi si possono dunque ridurre ai cinque sopra accennati, notando che i due riferentisi a Giove appaiono per la prima volta sotto Diocleziano, gli altri invece con Ercole, Marte o la Pace non sono che riproduzioni di quelli degli imperatori precedenti.

Ecco la descrizione delle monete:


DIOCLEZIANO.



1. — D/ — IMP DIOCLETIANVS AVG. Testa laureata a destra col paludamento.

R/ — IOVI CONSERVAT AVGG. Giove ignudo a sinistra, col mantello spiegato dietro le spalle. Tiene un fulmine e un lungo scettro.

Cohen N. 238. Museo di Danimarca e mia collezione. Peso gr. 5,800.

Altro esemplare simile, ma di conio diverso e di tipo piuttosto barbaro.

Mia collezione. Peso gr. 5,400.

[p. 14 modifica]


2. — D/— IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento.

R/ — IOVI FVLGERATORI. Giove ignudo corrente a sinistra in atto di lanciare il fulmine e col mantello sul braccio sinistro. Ai suoi piedi un’aquila.

Cohen N. 2551. Museo di Danimarca.



3. — D/ — IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato e corazzato a destra.

R/ — PAX AVG. La pace corrente a sinistra con un ramo e uno scettro.

Cohen N. 281. Museo di Danimarca e mia collezione. Peso gr. 5,500.



4. — D/ — IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato e corazzato a destra. [p. 15 modifica]

R/ — VIRTVS AVG. Marte armato e gradiente a destra con lancia e scudo.

Mia collezione. Peso gr. 5,500.



5. — D/ — IMP DIOCLETIANVS AVG. Busto laureato e corazzato a destra.

R/ — VIRTVS AVGG. Ercole ignudo di fronte rivolto a sinistra, appoggiato alla clava e con un trofeo e la pelle del leone.

Cohen N. 350. Gabinetto di Francia.



6. — D/ — IMP MAXIMIANVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento.

R/ — IOVI FVLGERATORI. Giove ignudo corrente a sinistra col mantello svolazzante, ch’egli trattiene colla mano sinistra e in atto di lanciare il fulmine. Ai suoi piedi un’aquila, che pare spaventata.

Cohen N. 311 da Tanini.

La descrizione di questo rovescio corrisponde esattamente a quella che si diede al N. 2 di Diocleziano. Nessun dubbio quindi che la moneta, quantunque per ora non se ne conosca alcun esemplare, vada attribuita alla vecchia serie.



7. — D/ — IMP MAXIMIANVS AVG. Busto laureato e corazzato a destra.

[p. 16 modifica]R/ — VIRTVS AVGG. Ercole ignudo di fronte rivolto a sinistra. Tiene colla destra la clava abbassata, colla sinistra la pelle del Leone e un trofeo.

Inedito — Mia collezione. Peso gr. 5,400.

Ho già descritto questo bronzo nella Gazzetta Numismatica di Como (1886) e, avvertendo fin d’allora la differenza fra i medii bronzi comuni dell’epoca e questo, che era l’unico esemplare a mia conoscenza e la stretta somiglianza coi medii bronzi di Carino, l’aveva classificato per un piccolo medaglione.



8. — D/ — IMP C MAXIMIANVS P F AVG. Busto laureato a destra col paludamento.

R/ — VIRTVS AVGG. Ercole ignudo di fronte volto a sinistra. S’appoggia colla destra alla clava e tiene colla sinistra l’arco e la pelle del Leone.

Cohen N. 419 — Mia collezione. Peso gr. 5,200.

Ritengo che questo bronzo sia il medesimo che il Cohen cita da Tanini al suo N. 419. Quantunque non sia indicato se esso abbia il tipo comune dei nuovi bronzi di Massimiano, oppure quello dei vecchi dupondii, è supponibile ed anzi probabilissimo che sia del tipo antico per la somiglianza della rappresentazione coll’ultimo che abbiamo descritto di Diocleziano e col precedente dello stesso Massimiano.

E per la stessa ragione deve attribuirsi a questa categoria anche l’altro bronzo che Cohen cita dallo stesso Tanini al suo N. 418, il quale non è che una piccola variante del precedente:


9. — D/ — IMP MAXIMIANVS P F AVG. Testa laureata a destra.

R/ ~ VIRTVS AVGG. Ercole come al Numero precedente.


Note

  1. Probabilmente è da unire a questa serie anche il MB. descritto da Cohen al suo N. 225 riportandolo da Tanini, col rovescio: iovi conser iovii cons. Giove ignudo a sinistra, col mantello spiegato dietro le spalle, col fulmine e l’asta. Ma, non avendone che la semplice descrizione e fors’anche in parte errata, (Tanini dà la testa radiata, mentre è assai più probabile che fosse laureata) non si può che accennare la cosa che in modo dubitativo.