I solitari dell'Oceano/36. Il ritorno

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36. Il ritorno

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35. Un duello a colpi di scure 37. La caccia alla goletta
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CAPITOLO XXXVI.

Il ritorno.


Mezz’ora dopo quei cinque uomini, sfuggiti due volte alla morte, si trovavano riuniti sulla spiaggia di Mera, dietro una macchia di folti banani e di magnolie nane.

Avevano ritrovate le loro provviste, essendo approdati a breve distanza dalla rupe che aveva servito da nascondiglio e Joe, a cui l’appetito non faceva mai difetto, si era affrettato a dispensarle ed a sturare una bottiglia di vecchio ginepro che aveva serbato per le occasioni straordinarie.

— Dopo tante emozioni, un boccone ed un bicchiere di questo venerando liquore olandese, non farà male, — aveva detto. — Anzi faremo un brindisi al signor Cyrillo de Ferreira per la sua liberazione. Che cosa ne dite, signore?

— Che meriterebbe lo si facesse in vostro onore, mio bravo Joe, — rispose Cyrillo. — Senza il vostro coraggio non so se saremmo sfuggiti all’azza dell’ercole.

— Un gigante male costruito, signor Cyrillo, — disse il marinaio, quasi con disprezzo. — Ah! Se si avesse potuto fare altrettanto degli altri bricconi! Il signor Vargas sarebbe fra noi, a brindare.

— Sarà un’impresa ancora più difficile salvarlo.

— Parliamo anzi della sua liberazione, signor de Ferreira. Credete possibile salire sulla goletta inosservati?

— Non tentatelo nemmeno, — disse Cyrillo. — Sulla nave non vi sono mai meno di venti uomini e poi so che questa mattina deve prendere il largo.

— Per dove? — chiesero ansiosamente tutti.

— Sospetto che vada ad incrociare presso l’imboccatura orientale dello stretto. Pare che attendano una nave proveniente dal mare del Corallo.

— Tuoni! — esclamò il marinaio, dandosi un pugno poderoso sul cranio.

— Come salvare il signor Vargas? — chiese Ioao. [p. 268 modifica]

— Non resta da farsi che una cosa sola, — disse Dik.

— Parlate, — dissero Cyrillo e Joe.

— Tornare alla vostra nave e far inseguire la goletta.

— Mi pare l’unico piano possibile.

— Ne avremo il tempo? — chiese Sao-King. — La Groninga è nel golfo di Carpentaria.

— Quando i pirati intraprendono una scorreria rimangono in mare quattro o cinque giorni, — disse Cyrillo. — La fregata potrà quindi raggiungerli o all’uscita dello stretto e nel mare del Corallo.

— Signori, — disse Joe, — partiamo e andiamo a cercare la nostra baleniera.

— Non giungeremo alla scogliera prima di mezzodì, — osservò Sao-King.

— Ed alla mezzanotte potremo trovarci nelle acque del golfo di Carpentaria, — disse Ioao.

— Vuotiamo la bottiglia per rimetterci in forza e mettiamoci in marcia, — concluse Joe.

Stavano per alzarsi, quando Dik, dopo qualche esitazione, chiese:

— Ed io!

— Verrete con noi, — disse Joe.

Il bandito fece una smorfia.

— E se il vostro comandante mi appiccasse?

— Vi abbiamo detto di accordarvi la vita e anche la libertà, — disse Ioao. — Il signor Wan Praat non farà obbiezioni, ve lo prometto.

— E poi, non mi fiderei a lasciarvi qui, — aggiunse Joe, ridendo. — Potreste pentirvi d’averci guidati e tornare presso i vostri compagni.

— Avete torto a diffidare, — rispose Dik. — Vi ho già dato sufficienti prove della mia fedeltà; ma giacchè lo desiderate vi seguo perchè conto sulla vostra promessa.

— E noi sapremo mantenerla, — disse Ioao. — È vero fratello?

— M’impegno io di farvi accordare un perdono completo dal comandante della fregata, — rispose Cyrillo.

— Ed io vi sarò ancora utile quando assalirete il covo degli Avvoltoi.

— Basta, partiamo, — disse Joe. — La via è lunga e l’alba non è lontana. — Vuotò l’ultimo sorso di ginepro e diede il segnale della partenza facendosi precedere da Dik il quale, conoscendo l’isola, si era promesso di condurli nella baia, attraversando i boschi onde abbreviare la via.

Quando il sole comparve all’orizzonte, svegliando le splendide colombe coronate scintillanti d’oro e d’azzurro a riflessi ramigni ed i superbi loris fiammeggianti, le leggiadre cacatoe ed i pappagalli dalle mille tinte, il drappello aveva già percorso più di tre miglia, avanzandosi sempre attraverso i boschi. [p. 269 modifica]

Fece una breve sosta dinanzi ad un gruppo di eucalyptus globulus per dissetarsi colle radici di quelle piante, le quali dànno un’acqua eccellente e freschissima, poi si rimisero in cammino attraverso una foresta di superbi eucalyptus turchini e rossi, alti settanta od ottanta metri e dalle fibre così tenaci che non imputridiscono mai.

A mezzodì, affranti, trafelati, rivedevano la baia dove per poco Dik non era stato mangiato dai selvaggi.

Rivedendo quel luogo, Joe si sentì pungere da una viva curiosità.

— Mastro Dik, — disse, mentre i suoi compagni si disponevano ad accamparsi per prendere qualche ora di riposo, — non ci avete mai narrato in seguito a quali circostanze eravate caduto nelle mani di quei cari antropofagi.

— In un modo semplicissimo, — rispose il bandito, sorridendo. — Mi avevano raccolto nello stretto mentre, esausto di forze stavo per affogare.

— E come avete fatto a sfuggire alle nostre ricerche?

— Nuotando sott’acqua per lunghissimi tratti. Voi mi credevate morto, è vero?

— Divorato da qualche pesce-cane. Dovete essere un forte nuotatore.

— Credo di aver percorso più di una diecina di miglia prima d’incontrare quella doppia piroga montata dai selvaggi. Voi eravate allora tanto lontani che non scorgeva che la cima degli alberetti della fregata.

— E chi erano quei selvaggi?

— Dei papuasi.

— Gente dotata d’un buon appetito, è vero mastro Dik, — disse Joe, celiando.

— Si proponevano di rosicchiare perfino le mie ossa, eppure ho una statura non piccola di certo, — rispose il bandito.

Raggiunsero i compagni i quali avevano frattanto saccheggiati gli alberi vicini, facendo raccolta di noci di cocco e di piccoli banani assai eccellenti, avendo quasi terminate le provviste.

Stavano rompendo le noci per dissetarsi col latte, non essendo ancora giunte a maturanza completa, quando Sao-King scattò in piedi, dicendo:

— La goletta degli Avvoltoi! —

Tutti si erano alzati, nascondendosi dietro i tronchi degli alberi onde non farsi scorgere.

La piccola nave dei pirati passava dinanzi alla baia alla distanza d’un miglio, veleggiando verso il sud-est.

— Va ad incrociare all’entrata dello stretto, — disse Dik.

— Che il signor Vargas sia a bordo? — chiese Joe.

— Sì, — rispose Cyrillo con una certa commozione. — Per salvare la vita ha dovuto accettare il posto di terzo ufficiale. [p. 270 modifica]

Se si fosse rifiutato lo avrebbero impiccato.

— Se si potesse avvertirlo della nostra presenza! — disse Ioao.

— Sarebbe pericoloso, — disse Dik. — Gli Avvoltoi potrebbero accorgersene e sbarcare qui o prenderci a cannonate. Lasciamo che la goletta prosegua la sua via.

— Ditemi, signor Cyrillo, — chiese Joe. — Che cosa volevano fare di voi quei banditi?

— Fare anche di me un pirata. Mi avevano accordata una settimana per decidermi, minacciando di gettarmi in mare con una palla legata ai piedi se io mi fossi ostinato a rifiutare la proposta.

Avevano prima pensato di farmi pagare un grosso riscatto, poi considerato le difficoltà per ottenerlo e fors’anche per paura che io li avessi in seguito traditi, rivelando il loro nascondiglio, rinunciarono al loro progetto.

— Sicchè saresti stato costretto a diventare loro complice, — disse Ioao.

— Almeno fino al momento di prendere la fuga, approfittando di qualche fortunata circostanza.

— E Vargas?

— È sottoposto ad una sorveglianza rigorosa, ma anche senza noi riuscirebbe una volta o l’altra a lasciarli.

Quando vedrà la goletta assalita dalla fregata, non rimarrà certamente a bordo.

— Terremo pronta una scialuppa per raccoglierlo, — disse Joe.

Attesero che la goletta fosse scomparsa dietro le coste meridionali dell’isola; poi già sufficientemente riposati seguirono la spiaggia finchè giunsero dinanzi alla scogliera che celava la loro scialuppa.

Essendo la marea bassa assai, passando da un banco all’altro, toccarono facilmente la caverna marina, rimasta interamente scoperta.

La baleniera essendo stata solidamente ormeggiata, non aveva sofferto nulla dall’urto delle onde.

La vuotarono dell’acqua che la riempiva e facendola scivolare su un banco la spinsero nel canale.

Prima d’imbarcarsi, Dik ebbe un’ultima esitazione.

— Non vorrei che questo viaggio mi facesse guadagnare una solida corda per impiccarmi, — disse.

— Vi consideriamo ormai come nostro compagno, — rispose Cyrillo. — Nessuno oserà toccarvi.

— Grazie, signore, — disse il bandito con voce un po’ commossa. — Voi siete troppo buoni. —

S’imbarcarono tutti e presero il largo, attraversando velocemente il canale.

Essendovi altri quattro remi di ricambio, Cyrillo, il marinaio, Sao-King e Dik si sedettero sui banchi arrancando con lena, mentre Ioao teneva la barra del timone.

Il mare era calmo, quindi la traversata dello stretto non poteva [p. 271 modifica]offrire alcun pericolo. Solamente di quando in quando, a lunghi intervalli, un’ondata si distendeva dall’est all’ovest, sollevando dolcemente la scialuppa.

Verso il tramonto i naviganti avevano ormai perduto di vista l’arcipelago e cominciavano a discernere vagamente la punta d’York.

Della goletta invece nessuna nuova. Ormai doveva essere uscita dallo stretto ed incrociava nel mar del Corallo.

Joe che possedeva una bussola, si orientò in modo da entrare direttamente nel profondissimo golfo di Carpentaria.

Verso le undici, quando già cadevano per la fatica eccessiva e pel sonno che li invadeva, non avendo dormito da quaranta ore, scorsero finalmente un punto luminoso.

— La Groninga! — esclamò Joe. — Ancora un’ora e ci riposeremo dopo una buona cena.

Coraggio! Non distiamo che sei o sette miglia! —

Quell’ultimo tratto di mare fu il più terribile perchè oltre ad essere esausti, delle grosse ondate correvano verso la costa, scuotendo fortemente la scialuppa.

Alle dodici e un quarto si trovavano solamente a qualche gomena dalla fregata.

Una voce ben nota a Joe, s’alzò dal castello di prora, gridando:

— Chi vive?

— Joe, amico Bard! — rispose il marinaio, con voce tuonante.

— Riusciti?

— Ne conduciamo uno; avverti il comandante! —

Un urrah fragoroso lanciato dagli uomini di guardia vi rispose.

La scala fu abbassata d’un colpo e quando gli audaci salirono a bordo si trovarono circondati dall’intero equipaggio.

— Signor Wan Praat, — disse Ioao, avanzandosi verso il comandante che lo aspettava colle braccia aperte. — Permettetemi di presentarvi mio fratello Cyrillo, commissario del governo peruviano.

E si precipitarono entrambi fra le braccia del capitano, mentre l’equipaggio li salutava con un urrah così formidabile da far rintronare le rupi della costa australiana.