I solitari dell'Oceano/37. La caccia alla goletta

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37. La caccia alla goletta

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CAPITOLO XXXVII.

La caccia alla goletta.


Un’ora dopo, mentre Ioao, Cyrillo ed i loro compagni, dopo un’abbondante cena si riposavano nelle brande loro assegnate, la Groninga lasciava silenziosamente l’ancoraggio veleggiando verso lo stretto di Torres.

Il signor Wan Praat, informato di quanto era avvenuto, aveva subito deciso di dare la caccia alla goletta innanzi a tutto, poi di [p. 272 modifica]piombare sul rifugio degli Avvoltoi, servendosi delle preziosi indicazioni fornite da Dik, a cui non solo aveva accordata la vita, bensì anche la libertà promettendogli di condurlo a Giava.

Gli premeva arrestare la nave del banditi, prima che il caso la conducesse là dove si era rifugiato l’Alcione, una preda facile da conquistarsi non avendo quest’ultimo che uno scarsissimo equipaggio e per di più malamente armato.

Essendo il vento favorevole, la Groninga in quattro ore raggiunse il capo York e dopo d’aver bordeggiato fino all’alba per vedere se gli riusciva di scoprire la goletta, s’inoltrò nel mare del Corallo ove aveva la certezza, presto o tardi, d’incontrarla.

L’equipaggio si trovava tutto sotto le armi. I pezzi delle batterie avevano cambiate le loro cariche ed erano stati preparati perfino i grappini d’abbordaggio.

— Se non si arrende, la prenderemo d’assalto, — aveva detto il comandante a Cyrillo ed a Ioao, i quali erano saliti in coperta.

— Dubito che cadano senza una disperata resistenza, — aveva risposto il commissario. — Sono uomini decisi a tutto e venderanno cara la loro vita, sapendo di non aver quartiere.

— Non glielo accorderò, di questo potete essere sicuro, signor de Ferreira.

— Purchè prima di arrendersi e di morire non uccidano quel povero Vargas.

— È ciò che m’inquieta, — rispose Wan Praat. — Se potessimo sorprendere la goletta di notte e prenderla d’abbordaggio prima che i banditi potessero organizzare la resistenza! Forse il vostro compagno potrebbe sfuggire al grave pericolo.

— È però un uomo risoluto, coraggioso e alle prime cannonate non esiterà a gettarsi in mare, — disse Ioao.

— Lo spero anch’io, — rispose Cyrillo.

La Groninga intanto filava rapidissima.

Dei gabbieri erano subito saliti fino alle crocette per abbracciare maggior orizzonte, senza però riuscire a scorgere nemmeno l’estremità degli alberi della goletta.

Erasi diretta verso il nord in direzione della Nuova Guinea od aveva piegato verso il sud seguendo la terra di Carpentaria?

Dopo d’aver udito il parere dei suoi ufficiali, il signor Wan Praat lanciò la Groninga verso la costa australiana, essendovi maggior probabilità che i pirati avessero presa quella direzione ben più frequentata dalle navi che dai mari del Sud si recano alle isole della Sonda.

Il comandante aveva anche un altro scopo, quello di proteggere l’Alcione riparatosi in una di quelle insenature, da un possibile attacco di quegli audaci scorridori del Pacifico. [p. 273 modifica] Si affacciò dal buco dicendo: — Siamo salvi! — (Cap. XXXV). [p. 275 modifica]

Tuttavia trascorsero altre dodici ore senza che la goletta apparisse all’orizzonte.

Già la Groninga si trovava a poche miglia della baia entro la quale erasi ancorato l’Alcione, quando un lontano colpo di cannone rimbombò sul mare.

Il comandante stava in quel momento sulla passerella, discorrendo con Cyrillo e Ioao.

Udendo quello sparo trasalì.

— I pirati! — esclamò. — Essi hanno assalito l’Alcione! —

Un altro sparo si era udito, ma questa volta più debole. Sao-King si era slanciato sulla passerella, gridando:

— Signor Cyrillo, questo colpo è stato sparato da uno dei due cannoncini dell’Alcione! Sono certo di non ingannarmi!

— È vero, — confermò Ioao. — Questa detonazione l’ho udita ancora e non si può confondere con quella dei grossi pezzi di marina.

— Signori miei, — disse Wan Praat. — Noi giungeremo a tempo per catturare quegli Avvoltoi dell’inferno, e per salvare la vostra nave.

Marinai! Ai vostri pezzi! I fucilieri dietro le murate ed i gabbieri sulle coffe! —

Avendo dinanzi un promontorio altissimo, formato da rocce colossali che cadevano a piombo sul mare, l’equipaggio della Groninga non poteva distinguere ciò che accadeva al di là.

Essendo però il vento assai fresco, in due bordate potevano oltrepassarlo e piombare improvvisamente addosso ai pirati i quali non potevano nemmeno lontanamente sospettare la vicinanza di quella poderosa nave.

Tutti avevano presi i loro posti di combattimento. Gli artiglieri del cassero e delle batterie avevano già accese le micce ed i fucilieri si erano allineati dietro le murate, coi moschetti passati fra le brande arrotolate e disposte come i merli d’un fortino.

Una terza cannonata era rimbombata al di là del promontorio seguìta poco dopo da altre due più deboli. L’equipaggio dell’Alcione, quantunque meno numeroso degli Avvoltoi e armato d’una debole artiglieria, opponeva una vigorosa resistenza a giudicarlo dalle sue scariche.

— I miei uomini tengono duro, — disse il comandante con orgoglio. — Non potrebbero durarla a lungo questa musica fortunatamente ma, ci siamo noi e la goletta danzerà a colpi di cannone.

La Groninga con una lunga bordata superò il capo e rimessasi al vento s’inoltrò in una vasta baia, aperta alle onde dell’est.

Il comandante non si era ingannato.

I pirati dello stretto di Torres avevano scoperto l’Alcione, ancorato sotto la costa e dopo d’aver intimata inutilmente la resa, cominciavano a bombardarlo.

La goletta distava ancora quattro o cinquecento metri dalla nave, [p. 276 modifica]però manovrava in modo da venire ad un abbordaggio le cui conseguenze sarebbero state inevitabilmente disastrose pei pochi olandesi che non potevano opporre una lunga resistenza.

Vedendo comparire improvvisamente la fregata, un urlo di furore si era alzato a bordo della goletta.

Virare quasi sul posto e mettere la prora verso l’uscita della baia, fu per quegli audaci schiumatori del mare, una manovra di pochi istanti.

Il comandante della Groninga era però un uomo da non lasciarsi sfuggire così facilmente la preda.

Con una manovra altrettanto fulminea, riprese prontamente il largo in modo da costringere la goletta a rinunciare alla fuga ed accettare il combattimento.

I pirati, comprendendo che non vi era via di scampo e che la ritirata non era più possibile, erano tornati verso la baia, allontanandosi dall’Alcione per non venire presi fra due fuochi.

Spinsero la loro nave verso due banchi di sabbia che la Groninga, troppo grossa, non poteva oltrepassare, senza correre il pericolo di arenarsi e cominciarono un fuoco vivissimo, scaricando simultaneamente i loro sei pezzi di artiglieria che tenevano in coperta e sparando moschettate.

La fregata non si degnò nemmeno di rispondere. S’avvicinò più che potè ai due banchi, poi mentre i marinai calavano in acqua le scialuppe ed i fucilieri s’imbarcavano per venire all’abbordaggio, aprì il fuoco coi suoi più grossi pezzi, mirando la carena e l’alberatura della nave avversaria.

L’effetto di quella scarica non poteva riuscire più disastroso pei pirati. Il fumo non si era ancora dissipato, che già l’albero maestro e il trinchetto, spaccati alla base, rovinavano in coperta.

Fu subito intimata la resa; la risposta fu una bordata che sfondò in più parti la murata della Groninga, spezzando contemporaneamente parecchi pennoni.

— Ah! Non volete cedere? — gridò Wan Praat. — Farò spazzare il vostro ponte a colpi di mitraglia!...

— No comandante, — disse Cyrillo. — Non dimenticate che fra quei pirati si trova il mio disgraziato compagno.

— L’avevo dimenticato. Allora faremo abbordare la goletta. —

Cinque scialuppe montate da sessanta uomini erano pronte a prendere il largo e superare i banchi colla protezione delle artiglierie della Groninga.

Wan Praat, deciso a espugnare il veliero, stava per dare il comando di avanzare, quando in mezzo al fumo dei pezzi della goletta si vide un uomo piombare in mare.

— Vargas! — aveva gridato Cyrillo. — L’ho conosciuto!

— Allora fuoco a volontà! — tuonò il comandante. — Bordate a mitraglia! — [p. 277 modifica]

L’uomo che si era lanciato in mare nuotava vigorosamente verso la Groninga, ora mostrandosi ed ora tenendosi sott’acqua.

Non poteva essere che Vargas, il bravo ufficiale argentino, perchè di certo nessun pirata si sarebbe diretto verso la fregata.

— Raccoglietelo! Raccoglietelo! — gridarono Sao-King e Ioao, agli uomini delle scialuppe. — È uno dei nostri!

Una baleniera si era subito staccata dalla nave e protetta dalle incessanti scariche dei cannoni, si dirigeva rapidamente verso il nuotatore, contro cui alcuni pirati scaricavano di quando in quando i loro moschetti.

I fucilieri della baleniera con due scariche fecero tacere quei bersaglieri maldestri, poi alcuni marinai afferrarono il nuotatore nel momento in cui ricompariva a galla per respirare e lo deposero sotto un banco.

Intanto anche le altre si erano cacciate fra i bassifondi per abbordare la goletta, la quale, quantunque disalberata e crivellata, continuava a sparare furiosamente.

L’acqua doveva averla già invasa perchè la poppa si era abbassata di qualche metro.

Il signor Wan Praat, a bordo d’una sesta scialuppa, aveva raggiunta la squadriglia per guidarla all’abbordaggio.

Già non distava che centocinquanta metri, quando un lampo balenò sul ponte della nave dei pirati, seguìto subito da un frastuono orrendo, assordante e da un immensa nuvola di fumo biancastro.

Una pioggia di rottami piombò sulla baia e intorno alle scialuppe, mentre la goletta, sventrata dall’esplosione, si sommergeva rapidamente.

La nave era saltata e insieme ad essa tutti coloro che la montavano.

Vargas, pallido come un morto, si era alzato sul banco e vedendo il comandante della Groninga che gli passava accanto per recarsi sul luogo del disastro, gli disse:

— È inutile, capitano: ho messo una miccia nella santabarbara e nessuno di quei bricconi deve essere sfuggito alla morte.

— Il signor Vargas, ufficiale della marina argentina? — chiese Wan Praat.

— In persona, signore.

— Grazie di aver sbarazzato il mare da quei miserabili, innanzi tutto, — disse il comandante, tendendogli la destra, — ed ora una buona notizia.

A bordo della mia nave vi sono i fratelli de Ferreira ed un bravo chinese che aspettano ansiosamente di stringervi fra le loro braccia.

— Il signor Cyrillo..., Ioao..., Sao-King! — balbettò l’ufficiale. — È impossibile! Sono morti... almeno i secondi!...

— Guardateli, signor Vargas: vi salutano dal ponte di comando. —