Il Canzoniere (Bandello)/Le Rime Estravaganti/XXI - Né sopra colli star piú bianca neve

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Le Rime Estravaganti
XXI - Né sopra colli star piú bianca neve

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Le Rime Estravaganti
XXI - Né sopra colli star piú bianca neve
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XXI.

La Mencia risplende in terra come un vivo sole; ella è sola donna in terra.
      Poca o nessuna novità di concetti; pochissima di forma. È tra i componimenti riesumati dal Pèrcopo, l. cit.
      Sestina.


Nè sopra colli star più bianca neve,1
     N’al mormorar dell’acque i schietti fiori,
     Nè così bella uscir la candida alba,
     Nè più lucenti in ciel le chiare stelle,
     5Nè donna mai, più vaga, vidi in terra,
     Come risplende il mio celeste Sole.
Questo chiaro leggiadro e almo Sole,
     Che me riscalda quant’è fredda neve,
     E m’insegna lasciar l’avara terra,2
     10Ognor riapre nove gemme e fiori,
     Quando che gira quelle vive stelle,
     Che fanno invidia a l’apparir de l’alba.
All’ora ch’a fuggir comincia l’alba,
     E fuor de l’Oceàno uscisse il sole,3
     15Fuggon del cielo le minute stelle,4
     E stilla, giù da monti, ghiaccio e neve,
     Le piagge adornan persi e gialli fiori,5
     E nova luce piglia l’alma terra.

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Così costei che sola è donna in terra,
     20Come del viso scopre la chiara alba,
     Ligustri mostra con vermigli fiori,
     E spesso adombra i vivi raggi al sole,
     E vince di candor la fresca neve,
     Sì dolce a noi rivolge le sue stelle.
25Non è nel ciel pianeta o ferme stelle,
     Che sì costringan nostri corpi in terra,
     Come ella fa, più fredda assai che neve,
     Chè cominciando il giorno alla bella alba,
     E quando al Mauro più s’attuffa il sole,6
     30Volge nostre alme, com’il vento i fiori.
Prima dal ghiaccio uscir vedransi i fiori,7
     E ’l ciel sereno senza luce o stelle,
     Ch’io lasci di seguir questo mio Sole,
     Ch’avviva quanto nasce e sorge in terra.
     35Però, di giorno in giorno, d’alba in alba,
     Cantando il seguo al caldo e a la neve.
Chi neve — vol veder ei vivi fiori,
     E, dopo l’alba — fiammeggiar le stelle,
     39in terra, — veggia il mio lucente Sole.

Note

  1. V.1. Nè, questa enumerazione retorica in forma negativa, per contrasto, dà all’esordio un andamento di canzone popolare. Forse ebbe presente quest’altro esordio petrarchesco: «Nè per sereno ciel ir vaghe stelle, | Nè per tranquillo mar legni spalmati, | Nè per campagne cavalieri armati, | Nè per bei boschi allegre fere e snelle; | Nè d’aspettato ben fresche novelle, | Nè dir d’amore in stili alti et ornati, | Nè tra chiare fontane e verdi prati | Dolce cantare oneste donne e belle; | Nè altro sarà mai ch’ai cor n’aggiunga», Canz., CCCXII, vv. 1-9.
  2. V. 9. Avara la terra sterile di fiori di cui è invece ferace il sole simbolico della Mencia. V. 14. Uscisse. Intendi: prima che esca. V. 15. Minute stelle. Cfr. son. CXLI, v. 2 nota. V. 17. Persi, di color nero rossiccio. Lo usa Dante spesso, in Inf., V, v. 89; VII, v. 103; Purg., IX, v. 97; Par., III, v. 12; e
  3. V. 14. Uscisse. Intendi: prima che esca.
  4. V. 15. Minute stelle. Cfr. son. CXLI, v. 2 nota.
  5. V. 17. Persi, di color nero rossiccio. Lo usa Dante spesso, in Inf., V, v. 89; VII, v. 103; Purg., IX, v. 97; Par., III, v. 12; e nel Convivio, IV, 20, egli spiega: «il perso è un colore misto di purpureo e di nero, ma vince il nero, e da lui si denomina».
  6. V. 29. Al Mauro, nelle regioni occidentali abitate dai Mauri o Mori
  7. V. 31 sgg. Cfr. singolare la mossa; dirà modernamente il Leopardi: «Prima divelte, in mar precipitando, | Spente nell’imo strideran le stelle ecc.», Canz. All’Italia, vv. 120-121, riallacciandosi a Virgilio, Æn., I, 608-609.