Il Novellino/Parte terza/Novella XXVI

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Novella XXVI - Una donna de un liggiadro giovene
innamorata velato sel fa condurre in casa e senza palesarse gode con lui, fidase de un compagno e perde la preda

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Novella XXVI - Una donna de un liggiadro giovene
innamorata velato sel fa condurre in casa e senza palesarse gode con lui, fidase de un compagno e perde la preda
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NOVELLA XXVI.




ARGOMENTO.


Una donna d’un leggiadro giovane innamorata per un suo privato travestito sel fa velato in camera condurre, gode con lui una notte, dàgli modo come e quando da lei ha a tornare. Il giovane se ne fida a un suo amico, la donna il sente, e mai più remanda per lui.


A LA MAGNIFICA FRANCISCHELLA DE MORISCO1


ESORDIO.


Più volte ragionando teco, magnifica e colendissima mia Commare, me ricordo averne trascorso che quantunque rarissime femmine si possano di prudentia commendare, pensando con quanti mancamenti le ha la natura prodotte, pur se ne trovano alcune le quali come meno imprudenti de le altre non possendo a la libidine reparare, e per quello cercando con arte nova e cautela ai loro desiderii satisfare, si possono meno che l’altre biasimare, le quali solo con l'offendere le leggi, e non violentare la debile loro natura, occultamente satiano i loro [p. 292 modifica]appetiti; sì come da la seguente novella saremo parimenti in sul nostro credere confermati, a ciò che con le ascoltate insieme mescolando possi con teco medesimo vero giudicio dare; se, oltra il peccato, la donna ne debba essere in parte alcuna commendata, se al numero de le altre scellerate la possa e meritamente accompagnare. Vale.


NARRAZIONE.


Nel tempo che 'l Pistolese2 trascorrendo per lo nostro regno tanti miracoli facea, nella città di Napoli il sottoscritto strano caso da vero intervenne. Il quale fu che un sabato da sera nel mese di Marzo che le brigate andano al Carmine, una squadretta di leggiadre donne avendo secondo loro credere la perdonanza guadagnata, loro venne nel desio di ritornarsi a casa per fuori la città; ed essendo a quella strada che va da traverso alle Padule, si abbatterono in una brigata di giovini non meno di bellezza che di nobiltà chiari che per loro piacevole esercitio jocavano a la palla del maglio. Ove accadde che una delle dette donne di gran bellezza, e di senno maggiore, posti li occhi addosso ad uno delli detti giovini che in giupparello di damasco verde stava, e in maniera piaciutole che tutta si sentia venire meno, pure con la prudentia vinta in parte la sensualità, senza mostrarne alcun segno, con le altre insieme con grandissima passione del piaciuto giovine a casa se ne ritornò. E intorno a tale amore come avesse possuto avere intiero effetto cominciò [p. 293 modifica]molte e diverse vie a trascorrere; e quantunque timore avesse ottenuto il sommo loco del suo core, pure non era tanto fuori di sé uscita che non cognoscesse che poche volte, volendo alla amorosa passione satisfare, in tanto secreto sia la tela tramata non si può per lungo spatio occulto tenere; però che non è niuno al mondo che non abbia un perfetto amico con lo quale si comunica tutti i suoi buoni e rei avvenimenti, e quello tale ne averia un altro al quale niuno suo né d’altrui secreto tenerci occultato; e così da uno in altro sono molto spesso le corte felicità degli amanti con lunghe miserie terminate. E per quello si deve credere che lei pigliasse per ultimo partito, o tale amore con un mirabile e strano pensiero aver compimento, o rimanersene del tutto, intanto fosse dal disio vinta e a morte recata. E per dare al fatto con la celerità espedimento, avendo un suo parente del quale fidare si potea, e a lui discoperta la sua passione, in brevi parole gli ordinò a fare ciò che avea detto. Colui che ossequioso le era andò spacciatamente, e vestitosi d’un sacco di quei de’ disciplinanti di confraterie, andò a cercare il giovine per cui era mandato, e trovandolo da’ compagni separato, il tirò da parte, e con un subiotto3 di canna in bocca, gli disse; Fratello, per tua grandissima commodità questa sera tra la prima e seconda ora mi ti fa trovare a San Giovanni Maggiore: e tirò via al suo cammino. Il giovine rimase di tale richiesta molto confuso, e sopra di ciò diverse novitate pensando, pure alla fine estimava tale cosa non essere meno che di grande importanza, e confidandosi in lui che giovine animoso e [p. 294 modifica]gagliardo era, e oltre a ciò non avea di chi sospettare che in tale loco lo volesse offendere, deliberò del tutto senza richiedere alcuno amico suo volere andare a provare la sua ventura: e quando ora gli parve guarnito de bone armi, con animosità grandissima, al prepostato loco se n’andò: ove gionto si vede venire incontro il giovine privato della donna: e travestito in altra maniera che di sacco, che da niuno sarebbe stato cognosciuto, gratamente il ricevette, e piano parlando a guisa che alla favella non iscorgesse chi era, gli disse: Amico mio, parmi che la tua benigna fortuna con grandissimo favore se te pari dinanzi per tua eterna commodità e presente e futura contentezza, se tu se’ savio a lietamente riceverla. Il modo è che una donna giovene bella e ricca oltre modo è si forte di te invaghita che tutta se ne strugge e consuma, e ha preso per ultimo partito che tu solo innanzi de ogni altro uomo te debbi della persona sua con le facoltà insieme godere; nondimeno lei vuole, per vedere alcuni dì di te esperientia come te saprai intorno a tal fatto con taciturnità governare, che tu venghi da essa con meco in maniera velato che tu non possi non solo lei ma anche nè la casa nè la contrada dove dimora cognoscere: e se ciò far vorrai entriamo adesso in cammino. E se per avventura non ti piacesse tanto bene a quanto i fati senza alcuna tua industria ti chiamano, te ne potrai ritornare col nome di Dio, però che io ho ordinatione non in altra maniera che nella ragionata condurti. Il giovine udendo lo effetto del parlare di colui, ancora che duro gli paresse e strano lo essere in tale maniera e quasi a modo di becco al macello menato, pur fra sé medesimo [p. 295 modifica]rivolgendo che di pericoli di persona da dubitare non era, attento che colui ponea in sua libertà l’andare e lo stare, e oltra ciò estimando che non meno che gran profitto gliene potrebbe seguire, senza più oltra pensarvi deliberò prendere il partito, e gli rispose essere parato andare come dove e quale gli piacea. Di che colui preso un velo ben firmato, e velatili gli occhi, e calcatagli la berretta, e presolo per braccio, introrono in cammino; e volgendolo da una strata a un’altra, e da più case rintrando e uscendo, quando tempo gli parve il condusse in casa della donna, e fattolo per diverse scale scendere e salire, a la fine postolo in camera dove con gran disio era aspettato, e toltogli il velo dal volto, gli serrò l’uscio. Lui aperti gli occhi conobbe essere in una camera oscura che cosa alcuna raffigurare vi si potea, ma ciò che vi era sentiva di soavissimi odori; e in questi termini alquanto ammirato stando, si sentì da una donna lietamente in braccio ricevere, e piano gli disse: Ben venga il solo presidio della vita mia. E senza fargli altramente motto gli fe’ segno che si despogliasse, e lui fattolo volentieri, e lei anco spogliatasi in letto se ne introrono; e non avendo a tale congiuntione loco di parole, adoperarono in maniera li fatti che a niuno di loro fu concesso un solo punto in ozio dimorare. E appressandosi l’ora che a la donna parea doverlo da casa cavare, prese una borsa colma di fiorini d’oro che perciò ammanita s’avea, e baciandolo tenerissimamente con sommessa voce in maniera che chi fosse cognoscere non potesse, gli disse: Anima mia dolce, togli questi pochi denari solo per repararti ai tuoi presenti bisogni, e de li futuri lascia il pensiero a [p. 296 modifica]colei che tu tieni in braccio: e fa che sei savio, e che la lingua tua credendo offendere al mio onore non danneggi la tua eterna contentezza, però che quando meno te pensi te farò pascere gli occhi di non piccola soavità; e fra questo mezzo non ti sia grave all’usato modo qui condurti, che qualora io sarò acconcia per riceverti a l’usata maniera manderò per te. E tornatolo a baciare, e da lui anco infinite volte baciata, il fe’ rivestire, e chiamato il suo caro privato, e velatolo al modo usato, per più diverse strate il ritornò onde la passata sera tolto lo avea, e quivi lasciatolo se ne tornò a casa. Il giovine toltosi il velo, lietissimo e maravigliato a casa sua se n’andò; e stando quasi per infrenetichire chi fosse la donna, e niuna cosa investigare possendone, propose tale felicità col pensiero insieme non doversi occultare ad un suo unico e perfettissimo amico e compagno; e per lui mandato, il fe’ senza altra consideratione capace d’ogni suo passato accidente: il quale con lui insieme sopra tale novità travagliando e a niun modo possendo giungere al bersaglio, deliberarono tale fatto lasciarlo dal provvedimento della donna governare. L’amico che cortesano era, trovandosi un dì tra molti curiali, tra un ragionamento a un altro trascorrendo, per una strana e mirabile cosa recontò pontualmente come il fatto era passato, fingendo pure essere nel reame di Francia intervenuto: ove per avventura trovandosi il privato della donna, che, come è detto, di tutto lui era stato attore e consapevole, subito se n’andò a la donna, e con gran rincrescimento le disse ciò che dall’amico del suo amante aveva inteso. Di che lei dolente oltremisura, tenendo per fermo che se tale [p. 297 modifica]cammino si continuasse indubitatamente saria il suo occulto amore con guastamento del suo onore e bona fama discoperto; per la cui cagione deliberò del tutto, che l’amante si ricevesse lo avuto primo piacere con la utilità insieme per suo ultimo e finale pagamento; e così fra sè subito con incommutabile decreto fu fermato e stabilito. Il male provvisto giovine non sapendo niuna di queste cose, desideroso di ritornare a la altura del fertile pratello, più volte indarno aspettò che i giudei il non venturo Messia; della venuta del quale nè segni nè effetti vedendo, tardi s’accorse che la sua lingua medesima d’ogni male gli era stata potissima cagione. E la donna ancora che restasse con grandissimo dolore, si può presumere che con altra cauta maniera seppe con altrui al suo desiderio come savia satisfare.


MASUCCIO.


Credo che il giovine sarà da alcuno biasimato per non aversi saputo in tanto bene con prudentia governare; ma certamente volendo considerar quello che in la vera amicizia si richiede, niuno il potrà meritamente condannare, per cagione che molto inumano si potria giudicare colui che ad un perfetto amico non discopre ogni suo grande secreto dove andasse non che la facoltà e la contentezza ma la propria vita, attento che niuna giocondità senza fido compagno si può né deve possedere. Dunque se il giovine s’è fidato d’un tanto amico, ancora che per l’amico favoleggiare male gliene avvenesse, non si toglie che lui non avesse ossequito a quello che i vincoli de la vera amistà il costringeano. Ma perché [p. 298 modifica]lui per una lieta notte che diede a la donna, persino che l’avuta moneta godendo si terminò, ne ebbe molti giocondissimi mesi; lasciando di ciò il ragionare mi pare che di grande animosità si può detto giovine commendare per aversi in tale maniera lasciato condurre. Ma essendo agli uomini la virilità innata e propria, non senza grande ammiratione mostrerò in quest’altra novella di un’animosità usata per una giovenetta, che a qualsivoglia gagliardo uomo e di gran core sarebbe stata bastevole, come leggendosi potrà essere giudicata.

  1. Lodovico Aldemorisco, nobile del seggio di Nilo, grande Almirante del Regno al tempo di Re Ladislao, mori nel 1414 pochi giorni dopo del re. Forse discendeva da costui la donna cui Masuccio indirizzava questa novella. Nella edizione della gatta è intitolata: alla magnifica madonna Fioretta Alipranda.
  2. Chi sia il Pistoiese non so, certo qualche frate. E nota la fina ironia, e il contrasto tra i miracoli del frate, e il caso amoroso.
  3. subiotto, forse cannello.