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Il Parlamento del Regno d'Italia/Giuseppe Vacca

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Giuseppe Vacca

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Carlo Cadorna Ermolao Asinari di San Marzano
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


[p. LXXIII modifica]Giuseppe Vacca.

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Gli fu padre quell’Emmanuele Vacca, virtuoso cittadino ch’ebbe alti uffici nello Stato, e madre Raffaela Marzano, donna esemplare e modello di domestiche virtù; egli nacque nel 1809 in Napoli.

Compiuti gli studî universitarî legali, entrava nel 1850, sostenendo pubblici esami in concorso, nella carriera della magistratura, salendo di grado in grado fino al posto da lui occupato nel 1848 di procuratore generale della gran corte criminale di Napoli.

Assunto in quell’epoca memorabile a direttore del ministero di giustizia, nel gabinetto diretto dal Troja, [p. 286 modifica]dopo i deplorabili casi del 15 maggio, tenne ad onesto partito il chiedere d’essere esonerato dal portafoglio, ed incalzando poscia la reazione, benchè per l’indole sua mite e non faccendiera egli non si immischiasse in consorterie di partiti, tuttavia ebbe a patire il carcere per lo spazio di un anno, e di poi il bando dal regno due volte nel 1851 e nel 1860.

Accordata da Francesco II la costituzione, il Vacca fu compreso nell’amnistia generale e richiamato con dispaccio telegrafico, ebbe offerto il portafoglio della giustizia, ch’egli, non fidando in quel governo, credè dover rifiutare. Espulsa la dinastia, il Vacca acconsentì ad accettare dalle mani del Dittatore, che inaugurava il governo costituzionale di Vittorio Emmanuele II, l’ufficio di procuratore generale della suprema Corte di giustizia.

Il cavaliere Vacca, decorato dell’ordine Mauriziano, fu inalzato alla dignità di senatore con decreto del 20 settembre 1860.

In questo allo consesso egli ha avuto l’insigne onore di essere eletto a vice presidente, e si è già fatto notare come abile e diserto oratore.