Il buon cuore - Anno XIV, n. 07 - 13 febbraio 1915

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Anno XIV. 13 Febbraio 1915. Num. 7.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


   La via delle Chiese (continuazione vedi n. 6.)
Religione. —Vangelo della Quinquagesima. «I Canti dell’Ora». — La morte dell’Alfiere (Poesia).
Beneficenza. —Per l’Asilo infantile dei Ciechi Luigi Vitali. — Pio Istituto Oftalmico. — Società «La Formica».
Notiziario. —Necrologio settimanale. — Diario.


La via delle Chiese in Milano

(Continuazione del numero 6).

S. Sepolcro.


San Sepolcro! Il suo nome richiama una delle più antiche e care memorie milanesi: i Lombardi alla prima Crociata. Benedetto Rosone da Cortesella fece costruire questa Chiesa, nel 1030, reduce dal pellegrinaggio in Palestina, portando con sè una porzione di terra santa, che collocò nelle fondamenta.

In questa Chiesa si rifugiò il celebre Arialdo, riabilitato e canonizzato ai nostri tempi, per

sfuggire al furore del popolo, aizzato contro di lui dall’arcivescovo Guido da Velate. Verso il 1530 è ín questa Chiesa che il Padre Zaccaria, barnabita, iniziò la pratica dell’adorazione di Cristo esposto in Sacramento, aprendo e tenendo aperto il tabernacolo dinnanzi a una devota schiera di fedeli, pratica che venne di lì a pochi anni, nel 1535, completata in Duomo dal Padre Giuseppe da Fermo, Cappuccino, continuando l’adorazione di Cristo in Sacramento, per lo spazio ininterrotto di 40 ore, in memoria delle quarant’ore che Gesù Cristo stette nel Sepolcro; pratica che da Milano si diffuse in tutto il mondo, e divenne cattolica. Era quella l’epoca fortunosa delle guerre prolungantesi in Lombardia tra Francesi e Spagnuoli, colle famose battaglie della Bicocca, di Melegnano, di Pavia, che avevano convertito le nostre campagne in un deserto, disperse miseramente le famiglie, abbandonati orfanelli in tutte le vie, raccolti poi dalla carità di S. Girolamo Miani in una casa di via S. Martino, donde il nome di Martinitt.

S. Carlo diede questa Chiesa da officiare

[p. 50 modifica]agli Oblati, che ne fecero la loro Casa Madre, ed egli stesso veniva sovente a questa Chiesa e discendeva a pregare nello Scurolo. Federico Borromeo, en munificenza regale, aperse a ridosso della Chiesa la Biblioteca Ambrosiana, colla facciata però sulla piazza della Chiesa stessa. Una bella statua, in marmo,.opera pregiata del Corti, ritrae l’effige del sapiente fondatore, che Manzoni immortalò nei Promessi Sposi, facciata e statua che sarebbero anch’esse fregio e pregio alla nuova via. L’interno del Tempio, a tre navate basilicali, ridotto allo stato attuale nel 1718, e poi abbellito e ricondotto, specialmente nella facciata e nel campanile, all’antico stile lombardo, verso Ia fine del secolo scorso, è ricco di quadri e statue di non comune valore: sono specialmente rimarchevoli alcune statue del Carradosso in una cappella a mano sinistra entrando, rappresentanti una scena • della Passione. Per secoli, fino al 1862, la Chiesa di S. Sepolcro era meta di una solenne processione, che il 3 maggio, giorno dell’invenzione della S. Croce, moveva dal Duomo, per ritornarvi, detta -la processione del Santo Chiodo. Altra delle pie tradizioni cittadine soppresse in seguito al dissidio religioso. civile. Completiamo i cenni sulla Chiesa di San Sepolcro ricordando che di fronte avvi una casa, che presenta sulla facciata una finestra con una grata di ferro, rimarcabile per una assai artificiosa struttura.

brutti sarebbe convertito in uno dei punti incontestabilmente più belli: se la ingente spesa occorrente diverrà impedimento insormontabile alla eisecuzione di questo progetto, ci sia concessa alnteno la compiacenza di pensarlo: impossibilitati a goderlo nel fatto, chi sa per quanto tempo ancora, godiamolo almeno nel pensiero. Il pensare una cosa bella, non è uno dei ’minori godimenti concessi all’uomo: piace a molti, giova’ a tutti e fa male a nessuno.

  • * *

Santa Maria alla Porta.’ La Chiesa d•i S.?Daria lilla Porta reca nel suo nome la caratteristica della sua importanza: • venne costruita vicino alle antiche mura di cinta della città, verso ovest; fu poi rifabbricata nel 1600 su disegno dell’architetto Richini. Una immagin! della Vergine, scoperta sopra una porticina, accrebbe notevolmente la divozione a questa Chiesa: nel giorno 9 di Maggio, celebrandosi la festa del Salvatore, accorrevano genti da tutte le parti a vedere la solenne processione che dal Duorho veniva fatta a questa Chiesa, coll’intervento del clero di tutta la città, che portava verdi fronde, ripetendo di tratto in tratto la parola ayos. Non manca questa Chiesa di alcuni oggetti artistici di pregio: una Assunta di Marco d’Oggiono, un Procaccini, un dipinto in Sagristia di Paolo Lomazzo; e sulla facciata, ristaurata nel 1856; spicca in rilievo, una bella incoronazione della Vergine, del Simonetta.

Abbattiamo, abbattiamo.... è l’ultimo sacrificio. Dalla Piazza. di San Sepolcro, in via retta, passando pel punto intricato delle Cinque vie, proseguiamo fino alla Chiesa di S. Maria Porta, demolendo in parte tutto il lato destro della via di S. Maria Fulcorina: è una demolizione considerevole, ma necessaria, anche indipendentemente dal progetto della grande Via delle Ckiese: il punto delle Cinque vie, colla diramazione delle molte altre vie, piccole e a sghembo, che vi si raggruppano, è uno dei punti più ingombranti dell’interno della città; volendo effettuare, in un avvenire più o meno lontano, un piano regolatore razionale, nel rapporto della viabilità, e del congiurígnmento di parti opposte e importanti, l’allargamento nel tratto delle attuali Cinque vie, è di quelli che inaggiorMente si impongono: dovendosi demolire, tant’è che, si pensi a demolire subito-: anticipiamo ai cittadini il più presto possibile un vantaggio ritenuto necessario: anticipati’ i denari si anticipano i vantaggi: allargato questo punto centrale, con una via larga e diritta, da una parte verso la piazza di San Sepolcro, e dall’altra verso S. Maria Fulcorina, i cittadini metterebbero un grande respiro di soddisfazione: un largo fascio di luce si verserebbe ili questo vasto spazio, con riferimento assai vicino, per la via del Bocchetto al Palazzo delle Poste da una parte, e colla, Piazza Borromeo dall’altra. Uno dei punti attualmente più

FACCIATA DELLA CHIESA DEL MONASTERO MAGGIORE [p. 51 modifica]Chiesa del Monastero Maggiore.

La Chiesa, del Monastero Maggiore, dedicata a S. Maurizio, è una delle Chiese artisticamente più belle di Milano. Il Sacerdote Ismaele. Rossi, attuai,. Rettore, ha pubblicato recentemente una, bella monografia di questa Chiesa, dell’unito monastero e delle due torri o companili, che le stanno a tergo, dalla quale abbiamo -tratto in gran parte i cenni che presentiamo. (i) Le due torri, una quadrata, l’altra rotonda, sono molto antiche: alcuni le vogliono costruite dal Console romano Marcello, due secoli prima dell’era Volgare, e facevano parte della, cinta fortificata della città. E’ fama che nella torre rotonda siano stati ti-prigionati i due fratelli martiri, Gervaso e Pro

taso, e una gran festa veniva fatta tutti gli anni dalle Monache del monastero, il giorno 19 giugno. Questa tradilione e contradetta, perchè mancano documenti a confermarla; intorno a che noi ci permettiamo di, fare una osservazione di massima: con tróppa facilità si nega l’autenticità di fatti storici antichi perchè mancano documenti contemporanei a confermarli: alcune volte la mancanza di documenti anzichè negare la verità di un fatto, quando vi sia la tradizione del fatto, ne sono una prova: nessuno dei contemporanei sentiva il bisognO di affidarli allo scritto, perchè erano a conoscenza di tutti. Nessuno ripete quello che tutti sanno.. Potremmo in proposito recare qualche fatto contemporaneo, curiosi) e doloroso. (1) La Chiesa dì S. Maurizio in Milano, del Monastero Maggiore e le sue due Torri. Memorie raccolte dal sacerdote Ismaele Rossi. Milano A. D. MCMXIV.

La Chiesa’ attuale, coll’unito coro, sorta sulle rovine della Chiesa antica, data dal principio del Secolo XVI. Le religiose benedettine del monastero, dame cospicue per casato e per censo, ne dettel’incarico a Giangiacomo Dolcebuono, già in fama di architetto distinto, per lavori fatti" a Pavia, sua patria. La Chiesa ’anteriore, di forma quadrata, più piccola, aperta al pubblico, la seconda più grande, detta il Coro, riservata alle monache. Tanto la p i cola che la grande, mostrano nell’alto in giro, Lui matroneo, a picFole colonnine, elegantissimo. Peccato che il Dolcebuono, morto prima di terminare l’opera, la lasciasse incompleta nella’ facciata, incompleta la lasciasse pure l’architetto chiamato a succedergli, Cristoforo Solari di Campione, della

celebre famiglia, che aveva già dato all’arte gran numero di architetti, pittori e scultori. La facciata non i ne terminata che nel 1579, nel modo meschino, che tutti vedono, ben lontano dall’importanza e dalla bellezza del monumento che racchiude. Basti il dire che le pitture che ricoprono, si può lire tutte le pareti, foggiate a riquadri, a lunette, a cornicioni, a lesene, quasi tutte sono opera del Luini, nel periodo più splendido del suo genio. E’ contestato da molti, che sia opera sua, quadro che occupa la parte superiore centrale della parete trasversale, rappresentante l’Assunzione e la incoronazione della Vergine, troppo drappeggiata nelle vesti. Dove il Luini si afferma in tutta la sua schietta e genialé semplicità, è negli affreschi che, in diversi scomparti, si ammirano a destra ed a sii, i,,tra del quadro principale, e nelle capelle laterali. (Continua)

LUIGI VITALI.

CHIESA DEL MONASTERO MAGGIORE.