Vai al contenuto

Il rosaio

Da Wikisource.
occitano

Louis Crest 1911 1911 Emanuele Portal Indice:Antologia provenzale, Hoepli, 1911.djvu poesie Il rosaio Intestazione 10 giugno 2024 25% Da definire

La giunchglia e la violetta Alba (A. B. Crousillat)
Questo testo fa parte della raccolta Antologia provenzale


[p. 65 modifica]

IL ROSAIO.

La morte crudele, or ora, è passata. La sua falce spaventosa è ancora tutta insanguinata: ha abbattuto una fanciulla. Oh! che sventura per la casa! i vicini sono addolorati, quale rimpianto non fanno udire sulla giovane ben amata! Era gentile, quanto non può dirsi, somigliava già ad una donna fatta e si serviva delle sue manine con molto garbo. Ora più nulla, è svanita, il suo corpo riposa nella fossa; sopra v’è una croce di legno, di rose e di margherite. 5 [p. 66 modifica] E la madre non fa che piangere, il suo dolore è sempre desto, pensando che nella famiglia la sua primogenita non tornerà...... Un mese avanti era la sua festa e i suoi due fratelli, ancora piccoli, le avevano, fra mille baci, coronata la testa di rose. Era già nel suo letto, l’aveste veduta com era bella, con le rose fra le trecce, e malgrado la sua malattia, sorrideva. È dal rosaio ch’ella sognava che venivano i soavi fiori; della neve avevano il colore e il loro profumo v imbalsamava. Suo padre, che l’amava tanto, aveva detto con gioia alla fanciulletta: [p. 67 modifica] In mezzo alle margheritine, v’ha un rosaio, laggiù nel prato, Sarà tuo. La povera ammalata n’ebbe tanta contentezza che di rosso per un momento si tinsero le sue pallide guancie. Da quel giorno benedetto, la piccola, all’imbrunire, andava ogni settimana e l’inaffiava e ad ammirarlo avea diletto. La sua felicità fu un miraggio; è venuta la morte traditrice, e l’ha falciata, o triste sorte, nel tenero fiore degli anni. Ora il rosaio è sulla fossa attorcigliato sui rami, e si rallargano le rose bianche, che ricoprono la croce di legno


[p. 65 modifica]

Louis Crest

1863.

LOU ROUSIÉ.

La mort crudèlo, tout-escas,
Vèn de passa. Sa daio afrouso
Es encaro touto saunouso:
Uno jouvènto a trebuca.
Ah! que malan pèr l’oustalado!
Li vesin soun estabousi:
Que de regrèt que fan ausi
Sus la chatouno bèn-amado!
Ero gènto coume noun sai;
Retrasié deja ’no femeto,
E se serviè de si maneto
Coume uno gènt de forgo bials.
Aro plus rèn, s’es esvalido;
Soun cors repauso dins lou eros,
Dessubre i’a ’no crous de bos,
De roso emé de margarido.

[p. 66 modifica]

E la maire fai que ploura:
Sèmpre sa doulour se reviho
En sounjant que dins la famiho
Soun einado noun revendra.
Un mes avans èro sa tèsto,
E si dous fraire, enea nistoun,
l’avien, entre milo poutoun,
De roso courouna la tèsto.
Èro adeja dedins soun lié;
L’aguessias visto, qu’ èro bello,
Emé li roso à si tranello!
E, mau-grat soun mau, sourrisié.
Es dóu rousié qu’elo sougnavo
Que venien li suàvi flour;
De la nèu avien la coulour,
E soun perfum vous embaumavo.
Soun paire, que l’amavo bèn,
Avié di ’n jour à la fiheto:

[p. 67 modifica]

— Au mitan di margarideto,
l’a ’n rousié, avau, dins lou ben,
Sara tiéu. La pauro malauto
N’aguè tant de countentamen
Que li rouito, un pichot moumen,
l’enflourèron, si pàli gauto.
Despièi aquéu jour benesi.
La mignoto à l’aubroun anavo
Chasco semano, e l’arrousavo
A l’amira prenié plesi.
Soun bonur fuguè qu’un mirage:
Es vengudo la traito mort
E l’a daiado, o tristo sorti
A la tèndro flour de soun age.
Aro lou rousié ’s sus lou eros:
Embouquetado sus li branco,
S’espandisson li roso bianco
Que recuerbon la crous de bos.

(Armano prouven(au).
A. 1906.