Istoria delle guerre vandaliche/Libro primo/Capo I

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Libro primo Libro primo - Capo II
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CAPO PRIMO


Compartimento, morto Teodosio, dell’imperio romano. — Divisione della terra in due parti: Asia ed Europa; forte nomato Septem; larghezza dello stretto di Gadi, e dell’Ellesponto. — Estensione di tutto l’imperio, misurata dalle coste del mediterraneo. — E delle sue parti: occidentale ed orientale

I. Giustiniano, terminato di guerreggiare co’ Persi, intraprese a combattere i Vandali1. Al morir di [p. 282 modifica]Teodosio, principe sopra tutto giusto, i due figli suoi Arcadio, primogenito, ed Onorio passarono a reggere quegli la parte orientale, questi la occidentale dell’imperio, così per lo addietro ereditato dalla prole di Constantino, il quale fu il primo a tradurre il romano trono in Bizanzio, città da lui ornata del proprio nome, e fatta senza comparazione ragguardevolissima.

II. L’oceano circonda o tutta o in gran parte la terra2, e dividendola in due continenti forma il mediterraneo, che dallo stretto di Gadi3 va a terminare nella palude Meotide. L’uno de’ continenti, quello a destra navigando ver la palude, ha nome Asia, e sopra la riva presso alla Colonna d’Ercole4 giace la rocca detta Settense dallo appresentare sette colli; l’altro di [p. 283 modifica]contro ha nome Europa, e la larghezza dello stretto che disgiungeli non supera gli ottantaquattro stadj. Le due terre inoltre divise da mare vastissimo sino all’Ellesponto, si ravvicinano a Sesto ed Abido5, ed una seconda volta a Bizanzio e Calcedone, distanti quivi tra loro non più che dieci stadj, sino alle Cianee, in possesso tuttavia del nome Ero6.

III. Ora dall’una Colonna all’altra andando piaggia piaggia hannovi dugento ottantacinque giorni di spedito cammino, tralasciato il circuito del golfo Ionico e del Ponto Eussino, ma da Calcedone passando a Bizanzio, e da Idrunte7 all’opposto littorale. L’ [p. 284 modifica]intervallo poi dal Ponto Eussino alla palude Meotide è ben malagevole a dirsi, conciossiachè i barbari abitatori dell’Istro e del Danubio negano ai Romani l’accesso alle marine loro. Per giugnere da Bizanzio alle bocche dell’Istro, nell’Europa, e d’uopo consumare ventidue giorni: che se per la via dell’Asia da Calcedone tu vuoi inoltrare al Fasi, le cui acque dalla Colchide metton foce nell’Eussino, dovrai spenderne quaranta; il perchè in trecento quarantasette di essi camminerai le spiagge imperiali traversando il golfo Ionico a Idrunte, dove la sua larghezza e di circa ottocento stadj, o sia d’una navigazione non minore di quattro giornate. Questa è in oggi la circonferenza dell’imperio romano.

IV. La sua parte occidentale in Asia, da Gadi a Tripoli, è calcolata il viaggio di novanta giorni, e di settantacinque, dalla Colonna al golfo Ionico, in Europa la orientale ne ha centoventi da Cirene8 posta di [p. 285 modifica]contro al golfo Jonico, sino a Epidamno, ora Dirrachio9, ed a quant’altro intorno all’Eussino dipende, come scrivea, dai Romani. Con una giornata si va da Atene a Megara, tra loro discoste forse dugentodieci stadj; di tal modo i romani imperatori signoreggiano i due continenti. Delle isole, la Britannia, fuori delle Colonne, obbedisce com’è debito all’imperio occidentale, e così pure Ebuso, al di dentro e della circonferenza di sette giornate, con le due vicine dai terrazzani chiamate Maiorica e Minorica10. Delle rimanenti, quale all’uno [p. 286 modifica]e quale all'altro degli imperatori va soggetta, secondo che avvicinano i confini degli Stati loro.

Note

  1. La durata di queste guerre è di 150 anni, cioè dal 395 al 545.
  2. Sino dai tempi di Strabone sapeasi che la terra è cinta tutto all’intorno dalle acque (Geogr., lib. ii). Ed a tal epoca eziandio l’omerica divisione del globo in due parti (Europa ed Asia) avea già ceduto il luogo al partimento in tre (Europa, Asia, Libia o Africa).
  3. Nome derivatogli da un’isoletta quivi presso, chiamata eziandio Callise o Cadice.
  4. Così il chiarissimo traduttore (I. G. B. Koben) di Polibio nel suo Commento al lib. iii. «Secondo che riferisce Strabone (lib. iii) non erano d’accordo gli antichi intorno al sito e alla natura di queste Colonne. Chi le volle due monti (Calpe ed Abila) l’uno in Europa, l’altro in Africa; chi due isolette che stannosi di rincontro; chi due scogli; chi due colonne nel tempio d’Ercole a Cadice. Polibio, Dicearco, Eratostene e la maggior parte dei Greci le ponevano presso lo stretto, che il Nostro chiama stretto d’Ercole; laddove gli Africani, gli Spagnuoli a Cadice le collocavano».
  5. La distanza loro qui non eccede i sette stadj, e perciò lo stretto fu nomato da Strabone Eptastadio di Sesto ed Abido (lib. ii). Ora è stretto dei Dardanelli.
  6. Ovidio narra essere stato questo il nome d’una fanciulla bellissima e sacerdotessa di Giove, la quale vedendo l’amante suo Leandro gittarsi da quelle rupi nel mare, ne seguì per disperazione l’esempio. «Le Cianee poi (dice Strabone) sono due isolette presso alla bocca del Ponto, l’una delle quali appartiene all’Europa, l’altra all’Asia, e sono disgiunte da uno stretto di circa venti stadii; e altrettanto sono lontane l’una dal tempio di Bizanzio, e l’altra dal tempio de’ Calcedonj, ch’è nel punto dove la bocca dell’Eussino è più angusta. Perciocchè procedendo ancora dieci stadii trovasi un capo che riduce a soli cinque stadii lo stretto, poscia il mare si allarga assai più e comincia a formare la Propontide.» (lib. vii, trad, di F. Ambrosoli).
  7. Otranto ai moderni geografi. Strabone le dà l’epiteto di cittadella, e ponela cencinquanta stadj lunge da Leuca, quattrocento da Brentesio, ed altrettante dall’isola di Saso (lib. vi).
  8. Abbiamo da Pausania la origine di questa città, del suo nome, e de’ primi suoi abitatori, che di poi, grandemente multiplicatisi, occuparono buon tratto del libico suolo: «I Cirenei, egli dice, dedicarono in Delfo sopra un carro Batto, il quale colle navi li menò di Tera nella Libia. Cirene (sua madre) guida il cocchio, e sopra di esso sono Batto e la ninfa Libie che lo corona» (Delle cose Fociche, cap. 15; trad. del Nibby). Qual poi ne fosse il suolo cel narra Strabone: «Il più della spiaggia (libica), così egli, situata lungo il nostro mare è molto fertile, e principalmente la Cirenaica, e i dintorni di Cartagine fino ai Maurusii ed alle colonne d’Ercole» (lib. ii, trad. di F. Ambrosoli). Cirene al presente nomasi Curen, ma il paese è tutto deserto (il deserto di Barca), tranne alcune parti vicine al mare. Tuttavolta è da notarsi che i primi Greci collocarono appunto nella Cirenaica sulle coste bagnate dalla Sirti maggiore i loro giardini Esperidi (G.)
  9. Oggi Durazzo. «Al golfo Rizonico, sono parole di Strabone, seguitano Lisso, Acrolisso, ed Epidamno fondata dai Corciresi, la quale ora si chiama Dirrachio, con nome comune anche alla penisola sulla quale è situata» (lib. ii, trad. di F. Ambrosoli ).
  10. «Fra le isole adiacenti all’Iberia, le due Pitiuse e le due Gimnesie (le chiamano anche Baleari) trovansi presso alla spiaggia che stendesi da Tarragona al Sucrone, e sulla quale è fabbricata Sagunto. Ma le Pitiuse sono più addentro nel mare e più delle Gimnesie indicate al settentrione: e l’una chiamasi Ebuso con una città dello stesso nome; e la sua periferia è di trecento stadj, lunga quasi altrettanto che larga. L’altra è detta Ofiusa, deserta e molto minore della prima, alla quale è vicinissima. Delle Gimnesie poi la maggiore (Majorica) ha due città Palma e Polenzia; questa situata all’oriente, l’altra a ponente. La lunghezza di tutta l’isola è di quasi seicento stadj; la larghezza di circa duecento, sebbene Artemidoro la faccia due volte più lunga e più larga. La minore delle Gimnesie (Minorica) è distante circa duecento sessanta stadj da Pollenzia: e nella grandezza è molto inferiore all’altra, ma di bontà non l’è punto al disotto. Perocchè tutte e due sono fertili e con buoni porti, i quali hanno per altro in sui loro ingressi alcuni scogli, sicchè a’ naviganti e d’uopo di cautela per entrarvi» (Str., lib. iii, trad. di F. Amb.) Ebuso ora nomasi Ivica.