Istorie dello Stato di Urbino/Libro Secondo/Trattato Secondo/Capitolo Primo

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Libro Secondo, Trattato Secondo, Capitolo Primo

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Libro Secondo, Trattato Secondo, Capitolo Primo
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CAPITOLO PRIMO.

Della Città di Petino rovinata, e di Macerata del Monte Feltro di quelle rovine figliuola, e di alcuni altri luoghi dentro a quella Provincia situati.


F
u l’antico Petino da i Pelasgi, nel Monte Persena edificato, che con humil giogo sorge trà gli alti Apennini, e’l Monte di Carpegna, in mezo à i due (altre volte accennati) Conca, & Isauro fiumi; le cui ruine, che nel cacume del luogo detto, in quantità grande sino à questo giorno si vedono, de gli suoi principij gli Autori additano; non meno rilucendo in quelle il Greco, & il Romano lavoro; che la sua nobiltà, e grandezza; però che quivi grandi, e picciole statue di bronzo, e mae mo quotidianamente si trovano; e delli medesimi i fragmenti con molta tavole scritte d’elogij de gli huomini egregij, che nell’età primiera [p. 136 modifica]fiorirono; medaglie d'impronte diversi d'ogni materia fusibile gettate, cornigioni sottilmente di fina pietra intagliati; con soglie, ed architravi di magnifiche Porte; fragmenti d'Idoli, e rovinati Altari; con infinite altre cose, che trà le reliquie delle famose Città distrutte sogliono per ordinario scoprirsi. Trà gli Scrittori, che ne' primieri secoli della nostra salute scrissero, Plinio, e Tolomeo specialmente ne parlano, i quali, benche nel proprio luogo non l'habbiano posta, non grande spatio lontano però la descrissero, ambi trà gli Umbri alquanto più dietro gli Apennini, ch'ella non fù, ponendola. Questa fù nel detto sito eretta per Antiguardia, e propugnacolo principale della Regione Senonia contro gli Umbri, e Toschi, chiudendo ad essi di quei scoscesi Monti la via, in cui più che in altro luogo di quella lunga serie, à passaggieri s'agevola. Da' Pelasgi ceduta à gli Umbri; credesi, che da quelli accresciuta, & à conditione più nobile inalzata venisse; si come più nobili i nuovi habitatori ne furono: Poscia nelle guerre ancora da i Celti fugati, per sorte in mano cascò de' Senoni; i quali per esser à gli armenti, & all'agricoltura intenti, non come l'altre, lasciarono in abbandono; mà per la commodità de' pascoli copiosi habitaronla, accommodandovi al modo loro le stanze; come dalle ruine, che frà le Tosche, Romane, e Greche anche si scuoprono, raccogliesi chiaro. Cacciati essendo poscia i Senoni; da molti piccioli popoli, che ne i più domestici luoghi del propinquo Apennino soggiornavano sparsi, venne la medesima popolata; e gli habitatori, con la successione de gli Anni divenuti ricchi, per il lucroso negotio de gli animali, e delle biade, sendo anche fertilissimo quel terreno, furono da' Romani del titolo di Municipio generosamente honorati, compiacendosi quel Senato, che vivessero con le proprie Leggi, ad essa mettendosi anco di loro i più meritevoli alli gradi supremi, & alla Cittadinanza Romana, come da molti marmi, che sino à questo dì con Elogij de i lor meriti scritti si servano; singolarmente quello, che sotto le Loggie del Palagio publico di Pesaro eretto scorgesi, come quì sotto. [p. 137 modifica]

ABEIENÆ. G. F
BALBINÆ. FLAMINICÆ
PISAURI. ET. ARIMINI
PATRONÆ. MUNICIPI
PITINATIUM. PISAURENSIUM.
HUIC. ANNO. QUINQUENNAL.
PITINA. PRI. MARITI. EIUS.
PLES. URBANA. PISAURENSIUM
OB MERITA.
EORUM.

CUI.


IMP.
IUS.COMMUNE.LIBERORUM.

CONCESSIT.

L.D.D.D.



Si conservò Petino in ogni tempo alli Romani, finche in Italia prevalse la lor potenza, fedele: mà poi de’ Goti alzandosi nella medesima l’Imperio, questa Città volendo à quelli opporsi, fù da loro arsa, e destrutta; come dalle reliquie sue se n’hà la fede, che incenerite molte se ne vedono. Gli habitanti, che dal conflitto scamparono, dopò la partita de i Barbari insieme riunitisi, alle pendici d’un Monte, al Persena [p. 138 modifica]vicino riedificandola; e ne gli edificij, di quelle macerie servendosi, appellarono Macerata: sicome dalle ruine d’Elia Recina, edificata Macerata della Marca, del medesimo nome chiamossi. Cosi attesta la traditione antica, lo statuto di quella Terra, e molti Scrittori, che di essa in qualche proposito parlino, & ispecie Livio Biondo ne i suoi componimenti, cosi cantando.

O tù delle ruine altera, e prima
Figlia del gran Petin, cui l’onte, e i danni
Già ristorasti in parte: e desti affanni
A chi di lui portò la spoglia opima.

Vedesi hoggi questa circondata di vecchissime mura, posta nel fianco di un Monte al mezo giorno; nelle cui radici è fabricato un sontuoso Borgo, il quale, benche non sia recinto di muri, essendo però da due fiumi, che d’intorno gli scorrono, quali lasciato in Isola, sicuro assai da predatori si rende: Indi, perche dal Borgo per due petrose vie alla Terra si poggia, per dove passò il Sommo Pontefice Giulio Secondo, Adrian cardinale, che questo viaggio descrive, come quì sotto ne canta:.

Ardua quæ saxo colitur Macerata vetusto
Hinc Petij vicoq; brevi succedimus &c.

Supponesi, che questa Terra habbia corso la medesima fortuna, che l’altre Città di quella Contrada, e che dopò la cacciata de’ Longobardi restasse alla Chiesa soggetta, e con le proprie Leggi in quella guisa, che prima distrutta fosse, si reggesse: Anco gli stessi Privilegi, dopò che fù dall’Apostolica Sede conceduta à i Feltreschi godendo, come sotto il Dominio di Casa Rovere; peròche, come hoggi si usa, gli suoi Magistrati creava, formando insieme Leggi Municipali, e Statuarie, con le quali anco reggesi di presente; benche la medesima Sede un Dottore vi mandi, che con pieno Dominio, col titolo di Podestà la governa; divolvendosi però da esso l’ultime istanze, non meno in civile, che nel criminale à Tribunali maggiori.

Non tanto dalla fama gloriosa dell’antico Petino, Macerata è divenuta illustre; quanto da molti huomini eccelsi, che furono suoi figli, sin’alle stelle ascese: Onde con ragione di lei si canta:

Clara viris doctis merito macerata superbit.

Quì hebbero i Natali gli eruditissimi Lorenzo, e Nicolò Abstemij: Vescovi, e Governatori di Città principali dello Stato Ecclesiastico; un Fiscale di Roma; un Vicelegato di Perugia; un’Auditor di Bologna; due Medici esperimentatissimi, che hanno à Sommi Pontefici, con gran lode del proprio valore servito, ed altri molti, che se non in dignità, nel grido almeno della propria fama stati sono à i nominati eguali.

Hà un Territorio alla sua Nobiltà confacevole, fertile, ed ameno, e [p. 139 modifica]Monte Castellino godesi ricchissime minere di zolfo, da cui gran guadagno gli habitanti pigliandone; molti, ricchi in questo traffico ne divengono; e per ciò splendidamente vivono, punto non cedendo in grandezza i nobili Cittadini di questa à quelli delle Città più mediocri. (sicome io proprio viddi, ritrovandomi un giorno solenne di passaggio in essa.) Molti altri luoghi assai nobili dentro à questa Provincia si scorgono, i quali, supponesi che dal Petino sudetto similmente in qualche modo habbian'havuto l'origine; over dal vecchio Sestino, che dalle ruine di lui, e dal parlar de gli antichi Auttori conoscesi esser stato in questa medesima Regione Città famosa; In particolare Sant'Agata, Dominio de' Signori Fregosi; La Penna dei Billi; e Verrucchio, Terre Illustri appresso gli Scrittori; potendosi esse gloriare della gran Casa Malatesta esser state le producitrici; Et à queste confinanti la Castellaccia, Scavolino Basso Gattara, & molti altri luoghi, che nella Carpegna posti si trovano, sudditi à quell'antichissima Casa, che per la nobiltà, e valore dei suoi Soggetti, che hà in ogni età prodotti, non men heroici nell'armi, e nelle lettere, che nella porpora, frà le primiere Case d'Italia ben degnamente connumerata ne viene. Quivi anco si trova la fortissima Città di S. Leo, che per il sito sfaldato in cui sta posta, con ragione delle più forti Città d'Italia porta i vanti. E più verso l'Adriatico, sopra d'un'alto Monte, S. Marino si scorge, i cui Cittadini, sicome non soggetti ad altri, la vera libertade si godono: cosi à i potenti Regi possono uguagliarsi. D'altre grosse, e ricche Castella, che in questa Feltria Regione fondate si veggono, io ragionar potrei: mà volendo scriver di ciascheduno quanto si deve, non fora un volume assai grande bastevole: Onde lasciando degna materia ad altri di poterne scrivere, io per non dirne poco tralascio il molto. Non restarò però per sigillo di questo ragionamento di far noto, a gloria della detta Provincia, che della Senonie una picciol parte se n'occupa, come trà suoi brevi confini meglio di quaranta millia persone s'annoveran'hoggi; per l'attestatione, che della medesima i Generali Governatori ne fanno, & à me in particolare più volte l'hanno affermato, mostrandomi anco de quei sudditi il Catalogo, ove tutti à finche proveduti fossero de' loro bisogni notati stavano.