La fine di un Regno (1909)/Parte III/Documenti vol. I/III
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Lettere diplomatiche inedite
di Ferdinando II al Cavaliere Antonini.
IL RE
Avendo stimato di meglio convenire ai Nostri interessi di richiamare ad altro destino il cavaliere D. Carlo Ruffo di Castelcicala, Nostro Ministro Plenipotenziario in Berlino; ed essendoci sommamente a cuore di coltivare la buona intelligenza, ed i rapporti di sincera o leale amicizia, che felicemente ci uniscono a S. M. Prussiana, abbiamo risoluto di accreditarvi altro soggetto, che maggiormente rispondesse alle dette Nostre Sovrane intenzioni. Ed avendo Voi cavaliere D. Emidio de’ Baroni Antonini saputo riportare la Nostra piena soddisfazione per le prove di abilità, e di attaccamento alla Nostra Persona nelle varie Missioni in cui Ci avete servito, e soprattutto in quella di Spagna, ove in epoche difficilissime la purità de’ Vostri principi e la oaldezza del Vostro zelo hanno grandemente campeggiato, Ci siamo determinati a spedirvi in Berlino rivestito del carattere di Nostro Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario, non dubitando, che, mediante la Vostra saggia, onesta e prudente condotta nonchè col carattere conciliativo, che v’è si proprio, la Real Corte Prussiana si convincerà sempre più della lealtà ed intensità de’ cennati Nostri sentimenti verso di Essa e vieppiù si stringano i legami di amicizia e di perfetta armonia tra la Nostra Real Corte e quella di Prussia
1º – L’essere Voi stato in altre Missioni ci disponga dall’additarvi ciò che vi converrà fare, giunto appena in Berlino, convinti che non mancherete ad alcuna etichetta di visita e di convenienza, e contenti a ciò solo, che a tutto potere procuriate non solo nella prima udienza, che vi sarà accordata, ma tutte le fiate ancora che in acconcio vi cadrà, di palesare nelle espressioni, e nella condotta la veracità dei menzionati sentimenti, conforme al senso delle Nostre Reali Lettere di Credenza, che vi saranno consegnate, e di evitare ogni più lieve motivo di doglianza per parte di quella Corte, con cui viver vogliamo nella migliore possibile armonia.
2° — Lo stato attuale di Europa gravido più che mai Ci sembra di avvenimenti, quanto incerti, pericolosi altrettanto per la quiete pubblica, e per la floridezza degli Stati, scopo precipuo di ogni buon Governante. Imperocchè principî assurdi di liberalismo, sbrigliate passioni, brame immoderate, di potere, un fatale dispregio dei Capi (funesti e miserandi avanzi delle passate turbolenze politiche), son’oggi in pieno fermento, hanno invasato i popoli. Le sette poi, da condannarsi ad ogni tempo dai Governi tutti di qualunque forma e denominazione, come veleno il più potentemente dannoso alle sociali esistenze, presentemente sono tollerate presso di alcuni, o riluttanti ad ogni repressione appo altri; esse aggiungono sempre nuovo alimento all’incendio rivoluzionario; esse rendono vane ed inferme le forze impiegate ad estinguerle; da esse amuovonsi insensibilmente gli animi della ignorante moltitudine, facile ad esser sedotta, dalla debita devozione verso i loro principi; ed esse infine sbarbicano dalla radice ogni buon seme di religione, di probità, di onesto vivere; una nuova opinione formando contraria a quella, onde le ben ordinate società si sostengono; e distruggendo con ciò il più saldo fondamento dei troni, al cui annientamento certo è, che mirino.
Nè può dubitarsi, che delle male pratiche rivoluzionarie non sia centro e fucina Parigi, donde muovono, come da venenata sorgente, nelle altre contrade le idee sovvertitrici, gl’incitamenti d’insurrezioni, i mezzi da soqquadrare. E quel Governo stesso senza forza morale, infermo per la sua politica costituzione, trascinato bene spesso, sì vede, dal torrente furioso dei liberali ad agir contro sua voglia, a seconde del Comitato motore, fatto a poco a poco gigante d’immense forze. Quindi le recenti convulsioni politiche in parecchi Stati d’Europa; quindi cangiamenti di forme governative che suocedonsi alla giornata; quindi perplessità grandissima nei potentati; incerta la pace; facile ad ardere incendio di guerra, appena che un impreveduto accidente, effetto delle succennate cause, vi appresti le faville.
In sì luttuoso frangente però necessaria del tutto è l’unione intima e perfetta delle grandi Potenze del Nord, la quale formata in epoca per sempre memorabile, consecrata di poi dalle più solenni transazioni, è stata, diremo così, cementata d agli avvenimenti stessi che a distruggerla tendevano più che mai; essa sola equilibrar può le forze immense della rivoluzione e dei Governi miseramente trascinati dalle fazioni; il palladio essa è, e l’unica guarentia della pace generale, ancora, e sostegno dei sani principii.
Dalle quali cose non è malagevole il rilevare di quanta diligenza e di quanto zelo vi faccia mestieri per fomentare la divisata unione dei potentati, per chiarirvi delle importanti scoperte sulle pratiche dei settarî, di cui sono vasti i progetti, grandi i mezzi, propizie le circostanze, e per osservare quali rimedî si apprestino ai mali, o quali vie si tentino a prevenirli.
Ed acciocchè siate in grado di regolare fondatamente i vostri passi in quel senso, che crediamo vantaggioso alla prosperità ed al riposo dei Nostri Popoli, in che unicamente ed incessantemente Ci affatichiamo, vogliamo che siate certo nissun’altra politica volersi da Noi seguire, se non quella, che ai due mentovati oggetti dirittamente conduce; aborrendo Noi da ogni falso spirito di disordine, e da qualunque cambiamento, ancorchè lieve nelle forme governative del Nostro Regno, le quali, quanto è da Noi, serbare intendiamo decisamente nella purità istessa che in retaggio ne hanno trasmesse gli Augusti Antenati. Circondati dall’amore dei Nostri Sudditi, con fermezza ed inalterabilità, che esser debbono le massime di ogni saggio governo nell’usare energia contro i felloni, e nutrendo e riscaldando anche la devozione dei buoni, speriamo di salvare i Nostri amati popoli dallo spirito di vertigine, e di non lasciarli corrompere da uomini meritevoli della universale esecrazione.
Questa chiara manifestazione delle vedute dei voti e delle intenzioni nostre Ci dispensa di scendere alle più minute eventualità, trovando Voi colla saggezza e prudenza che vi distingue nella facile applicazione dei divisati principî, la norma certa da seguire in ogni Gaso, in cui crederete opportuno di dare o di mandare spiegazioni, e di agire per servigi nostri.
3° — Le fallaci mire dei rivoluzionarî nel sostituire al ramo primogenito dei Borboni di Francia quello di Orleans non ci sono ignote. Hanno essi voluto gittar polvere sugli occhi dell’universale, e addormentare le menti delle Grandi Potenze Alleate, perchè una imponente forza non venisse a sparpagliare le fila della gran trama, che ordiscono, dello scrollamento di tutti i Troni, e fortificarsi intanto ed avere agio a progredire nelle loro infernali macchinazioni, che son quelle di disseminare da per tutto le ingannevoli dottrine di fellonia, d’irreligione, di libertinaggio, e rendendo ribelli sì loro padroni gli eserciti e i popoli, troncare a poco a poco i nervi del potere, e liberamente poi operare l’universale insurrezione. Ma per quanto si può nei futuri accidenti spinger lo sguardo colla scorta della ragione, e della sperienza, e pare che la Regnante Dinastia Orleanese non possa a lungo conservare lo scettro di S. Luigi; imperocchè priva è di ogni forza per la dissenzione dei potenti contrarî partiti, chi tenendo colà per la legittimità com’è tutta la sana parte della Nazione, chi stando per la Repubblica; quasi tutti poi riguardando e sprezzando l’attuale Regnante, come esurpatore illegittimo del Trono; e generale oltre a ciò essendovi l’insubordinazione; corrotti gli animi da pessimi esempi, dalle tumultuose declamazioni della tribuna e dalle armi avvelenate della libera stampa, e più da sfrenate cupidigie; vive il fuoco delle sette, e per tali ragioni facendo di dì in dì Casa Orleans deplorabile jattura della opinione, sostegno primo e più forte del Potere. Alchè se aggiugnesi, che quel Governo nato dalla rivoluzione, e presentato dal capriccio di una efferata fazione, destituito è di ogni base monarchica, e quindi non offre guarentia veruna ed in se medesima racchiude il germe di sua distruzione, non può non aversi ragione di forte dubitare nella sua durata. Nè la congiunzione coll’Inghilterra, alleata, come in diplomazia si apella non naturale di Francia, frutterà gran fatto a Luigi Filippo.
Dì una fazione di dottrinari la sostenitrice di siffatta alleanza; e chi non sa, che incerte e non durevoli sono le opere dei partiti? Tanto più che contrarî affatto sono gli interessi di quelle due Nazioni, caldo è ancora l’inveterato odio tra di esse, e semi esistono in amendue d’inimicizia e di dissenzione. Nè la ricognizione unanime e pronta fatta dalle Grandi Potenze al Duca d’Orleans messo sul soglio del Ramo primogenito, è di alcun momento; dappoichè ogni avveduto politico deve considerarla come un mezzo prescelto ed abbracciato a preservare quel paese dagli orrori di una guerra civile, e dalla anarchia, per sostenervi almeno la sembianza del potere monarchico, e per salvare l’Europa dallo straripamento rivoluzionario che minacciava di sconvolgere l’ordine sociale. Ond’è che se per fatale accidente, o tutti o parte di questi fini venisse a mancare, irrita e vana cadrebbe ancora la prestata riconoscenza. Presto o tardi adunque una crisi vi sarà del più gran momento, di cui per altro non è facile di antivedere le conseguenze. Certo è che molti segni appariscono di non lontana conflagrazione. Non sono senza oggetto veruno le novelle alleanze, di cui gli alti Potentati Europei cercano con grande studio di corredarsi, e gli armamenti enormissimi, contrari affatto agli interessi dell’erario; i quali armamenti lungi dallo sminuire, rendonsi ogni ora più forti ed imponenti.
Lo che se dà serie inquietudini al Nostro Animo non è dire a cagione de’ legami sì stretti, che Ci uniscono alla Casa d’Orléans è il desiderio ardentissimo, che nudriamo della pace, di cui hanno assoluto bisogno i Nostri Sudditi. Però tutta l’attenzione la più seguita caldamente vi raccomandiamo, ed una indefessa vigilanza, per tenerci perfettamente chiariti sulle pieghe, che vedrete andar prendendo gli affari, ed informarci il più sovente che potrete, di tutti i particolari più minuti, che han riguardo ad una faccenda di tanta importanza.
Ove intanto la spaventosa crisi si avverasse, vi sforzerete di serbare una condotta conforme alla Nostra decisa volontà, ch’è quella di rimanerci neutrali affatto; al che intenderete con ogni studio; ciò solo a Noi convenendo per tener salvi, e dignitosamente intatti i legami di sangue, che Ci uniscono a tutta la Real famiglia di Borboni di Francia, e conservare intanto puri i principî di politica, che Ci siamo determinati a costantemente seguire.
Dalchè comprendete quanto attivo, riservato e circospetto esser dovrà il vostro procedere nel caso di uno scoppio di guerra contro Francia, o sola, o coalizzata con altri Governi di simil reggimento, nè baderete a veruna spesa per renderne consapevoli di ogni particolare, il più sollecitamente che potrassi per avere da Noi novelle istruzioni e più convenienti al bisogno, ed agli eventi, che fin d’ora mente umana non è in grado di prevedere.
Vi ripetiamo però, che in ogni evento, laddove la dignità della nostra Corona, e gl’interessi dei nostri diletti sudditi il permettessero, nostro ardentissimo voto è di osservare una neutralità perfetta, niuna parte prendendo nella sanguinosa lotta; poichè in tal guisa crediamo asseguire i due fini summentovati; confidando Noi nella Divina Provvidenza di bastar soli a conservare dei Nustri Stati la desiderata calma. Confermerete Voi perciò tutti i vostri sforzi nelle contingenze avvenire, e tenendoci con minutezza informati di qualunque direzione saranno per prendere gli eventi, attenderete novelle istruzioni, di che a tempo vi provvederemo.
Mentre intanto sarà tale la vostra condotta, farete il pregio dell’opera, se in guisa vi comporterete che la Real Corte di Prussia consenta volentieri, anzi cooperi al compimento de Nostri desiderii anche in veduta del vantaggio, che potrà risultarne all’intera armata coalizzata, e che per la lealtà, per riserbo delle vostre maniere in nulla abbiasi colà a dolere di Noi, e Ci si usi ancora ogni riguardo.
4° — Debbonvi poi essere abbastanza noti come già sono a tutta Europa, i principî da Noi adottati verso Spagna. A quel Trono abbiamo eventuali diritti incontrastabili per effetto della fondamentale legge di Filippo V. Questa legge Noi riconosciamo come sacra e inviolabile; ogni innovamento ad essa è illegale; tanto più, che la nuova prammatica sanzione del defunto Re Ferdinando si è fatta vessillo della rivoluzione in quelle miserande contrade. Nostro desiderio è, che il principio della legittimità sia rispettato; perciocche la inviolabilità di tale principio è la più sicura guarentia del riposo dei Troni, ed in conseguenza della tranquillità dei popoli. Non riconoscendo perciò Noi guanto presentemente accade nella Penisola Ibera per gli sforzi della liberalesca fazione, che disgraziatamente vi domina; intendiamo di somministrare ogni morale appoggio alla Causa della legittimità, o di non omettere quanto a Noi si può, e contribuir possa al completo trionfo della medesima. Ond’è che a questo fine dobbiate ancor voi tirar le linee di vostra condotta riguardo & quel Governo, procurando con destrezza di fare, che S. M. Prussiana persista nel sentiere con tanta sapienza intrapreso di non prestare sua riconoscenza al Governo d’Isabella, o giovi a quello di D. Carlo; al quale presterete ogni ajuto, che vi sarà permesso, sia negli abboccamenti con quel Gabinetto, e Corpo diplomatico, sia nelle agevolazioni e favori agli Agenti di esso Principe, tenendoci esattamente informati di ogni minimo ragguaglio, che lo riguardi.
5° — Non pertanto, essendoci sommamente a cuore la salvezza della Regina Vedova, Nostra Carissima Germana, in ogni caso sinistro per Lei desideriamo che la vita, le sostanze sue, e delle Reali Principesse sue Figlie abbiano la debita protezione considerando quelle Auguste Persone come parte più cara di Nostra Reale Famiglia. In ogni evento pero provvederete gelosissimamente alla dignità Nostra, ed a vantaggio de’ Nostri Sudditi od adoperandovi efficacemente, che no quella scapiti no questi siano in conto alcano manomessi.
6° - Inoltre il trionfo della nuova causa grandemente da Noi bramandosi, e della pura Monarchia, che crediamo convenir meglio alla vera solida felicità del poli; e desiderando eziandio la repressione di ogni disordine, sotto qualunque forma si manifesti, non occorre somministrarvi alcuna regola da seguire nelle pendenze del Portogallo, cagioni dello spargimento malaugurato di tante lagrime, o di propinquo sangne, ed impolitico scandalo nelle presenti effervescenze di animi.
7° - Vi sono ancora ben noti i torbidi che hanno recentemente tribolata l’Elvezia, volendosi la libera aristocrazia ridurre a forme più larghe, a democrazia perfetta. L’opera ancor oggi sono dello spirito di vertigine, che ha invasato i popoli, o per meglio dire i maneggi sono della imbaldanzita fazione, impaziente affatto di ogni freno, che suda incessantemente nelle tenebre, ed anela il sovvertimento sociale. Ond’è che quel suolo infecondo è tuttavia il nido sicuro ove riparano gli esuli, rifiuto di lor patrie, e travagliano in ogni maniera di danni contro i vicini Stati, ritrovando negli Svizzeri incoraggiamento, protezione ed aiuto. Nè la vergogna del fallito colpo Savojardo sappiamo che gli abbia monomamente scorati. Per lo che la Penisola seguita ad essere in perplessità per tema di novelli attentati, ed è forza, che i principi siano continuamente in arme a repulsare ogni subita irruzione e ad estinguere il fomite delle male arti, e delle vili corrattele, le quali potrebbero qualche soiagarato suddito inabissare nel vortice delle volute nefandezze. Raccomandiamo perciò caldamente di fare con indefesso zelo ed efficacia che il Gabinetto Prussiano sostenga le dimande e gli uffici delle Potenze, cui cale la tranquillità dell’Italia, perchè sieno snidati di là i fomentatori del disordini cotanto scandalosi, nè si presti loro alouno appoggio o fisico o morale, che è da ogni diritto vietato si naturale che internazionale. La libera Svezia può dar ricetto ed ospizio a chi meglio le talenterà ma quando è certo, o notissimo che gli accolti ospiti violatori delle più sante Leggi fabbrichino nelle terre neutre danni e rovine ai Regni amici, non v’è Stato al mondo che ciò soffra, non strana teoria, che lo appoggi, poichè ogni Nazione ha diritto a conservare la sua politica esistenza; ogni atto perciò contrario è ostile; lo che non si affà con la Svizzera, la quale mentre vive sotto l’egida di una pacifica neutralità, o con legami di amicizia e di buona intelligenza a tutt’i Governi Italiani strettamente legata anzi vi tiene ai servigi buon numero di soldatesche. La tranquillità dell’Italia sia scopo precipuo delle vostre care, siocome l’è de’ pensieri e de’ voti nostri. Per lo che terrete l’occhio vigile su quanto potesse mai intraprendersi contro di essa, sia per mare, sia per terra.
8° - Ed alla quiete di essa penisola non può non esser perniciosa la presenza delle truppe francesi, che occupano Ancona, imperocchè tiene in apprensione molesta tutti i Principi Italiani che contenti ai loro Stati ne intenderebbero al perfetto riposo; o vivissimo alimento alle speranze dei rivoluzionarii, od è stimolo pungente e forte alle balde intraprese de vaganti fuorusciti. Quindi è a desiderarsi soprattutto che sgomberi omai dal cuore d’Italia quel drappello occupatore, nè più veggasi sventolare sulle pacifiche rocche della Chiesa uno stendardo, che richiama all’animo le più dolorose memorie, e divenir pad segno fatale, sotto a cui scioperati felloni riducansi ne’ dì del pericolo. Annoverate perciò tra gli oggetti di grande importanza ancor questo, perchè offerendosene l’opportunità, possiate contribuire a far sì, che cessi alfine questo scandalo impolitico.
9° L’ultimo Trattato conchiuso tra la Russia e la Porta aumenta d’assai la preponderanza della prima sul Divano, pådrone la rende del Mar Nero nei casi di guerra; oltre a che tutto l’agio e la sicurezza le dà di accrescere le sue formidabili forze navali, emuli alle terrestri La lealtà somma, e la moderazione senza pari, che in tutti gli atti spirano del Sovrano Russo, non Ci lasciano alcun dubbio nell’anima o di progetti d’ingrandimento, e di secondaria mira d’ambizione, null’altro da lui volendosi che conservare la integrità dell’Ottomano impero, ed in giusto e debito freno mantenere il ribelle Vassallo del Sultano, onde aversi il tanto necessario politico equilibrio tra i Potentati. E con queste Nostre idee pur quelle grandemente cospirano dell’Austria e della Russia; che lungi dal menomamente adombrarsene, con maggiori legami, di amicizia e di buona intelligenza si stringono col Moscovita, tanta è la fidanza loro nella costui generosità e moderazione, fatte già note al mondo per molte prove e luminose. Nulladimeno se qualche gelosia pel riferito trattato si destasse nell’Inghilterra e nella Francia, potendo ciò divenire seme funestissimo di discordie tra le grandi Potenze, arbitro della pace Europea; fa mestieri, che non perdiate di mira anche questo importantissimo oggetto, procurando di conoscere quali negoziati, o pratiche si facciano, che abbian relazione agli affari di Oriente, quali discorsi si tengano, quale idee si nudriscano dalle persone più valenti ne’ pubblici negozii, e nelle determinazioni di quel Gabinetto; di ogni particolare a ciò spettante Ci farete minuto e riservato rapporto.
10° — Le ristrettezze delle Nostre Finanze non permettono, che tener possiamo Nostri Agenti presso molti Governi; non pertanto vivamente desideriamo che non restino indifese le ragioni, e pessundati (sic) gl’interessi dei Nostri Sudditi ne’ varii casi che occorrer potranno nelle contrade sprovvedute di mentovati Regii Agenti. E perciò siccome il Gabinetto di Berlino ha estese relazioni, e quindi molta ingerenza ne’ rilevanti affari di molti Governi; così conviene, che mettiate la vostra applicazione ad acquistare accortamente quei lumi e cognizioni, che vi pongano al fatto di diversi negoziati, che di tempo in tempo colà si maneggiano, e sarà vostra cura di coltivare tutt’i diplomatici delle varie Nazioni dimoranti a Berlino, perchè vi sia poi più facile di valervene nelle svariate occorrenze a patrocinare gli interessi de’ Nostri sudditi, che ci sono sì cari.
11° — Già non vi sfugge, esservi di alcuni Governi recentemente sorti o dalla più manifesta usurpazione degli altrui sacri diritti, o per nera ribellione contro ai proprii possessori; ai quali Governi o gli eventuali diritti Nostri, o i principii di legittimità, che intendiamo professare, o la ragione di Stato non han permesso di prestar Nostra riconoscenza. Laonde senza mancare inverso i rappresentanti od Agenti di essi, ove per avventura ne capitassero nel luogo di vostra residenza, de’ modi di cortesia e di urbanità sociale, farete di tener con loro tale condotta, quale con individui terreste che in nulla avessero a fare con voi; ed, ove fosse mestieri, anche cauta e circospetta. Nel che gioverà regolarvi con que’ rappresentanti di amiche Corti, che nella posizione medesima rispetto agli anzidetti Governi ritrovansi, tra i quali forza è di noverare quei di Spagna, del Messico, ed altri simiglianti.
12° — La Confederazione Germanica essendo stata saggiamente eretta dal Congresso di Vienna, come un antemurale ed argine allo straripamento francese, ed alle mire ambiziose di altra potenza; è colà, ove si combineranno nelle future contingenze di guerra, piani, e negoziati, e saravvi il centro di moto per tutti gli Stati coalizzati. Esercitando perciò il Gabinetto di Berlino grande ingerenza e preponderanza nelle determinazioni della Dieta, sarebbe ottimo avvedimento d’investigare con destrezza quali negozii si maneggino, quali vedute si abbiano, e quali misure si prendano che abbian rapporto agli affari generali di Europa. Ci attendiamo da Voi, di cui conosciamo l’avvedutezza, e l’attività, di esser fatti avvertiti delle cose più rilevanti che si trattassero in que’ Consigli, per essere in grado di ben regolare le Nostre determinazioni nelle occorrenze avvenire.
13° — Non ignoriamo poi la giusta ansietà del re d’ Prussia di render prosperosi i suoi Stati con ogni maniera di vantaggi commerciali, che cerca di render sempre più estesi; un esito fortunato già corona i suoi sforzi; poichè la Prussia elevata al rango di Potenza di prim’ordine quanto si fa ammirare per la valentia e militare disciplina delle sue truppe negli esercizii guerreschi, altrettanto brilla in oggi tra le Nazioni più doviziose per saggezza d’istituzioni finanziere, per attività di commercianti, per ismercio di proprie derrate e di lodati prodotti di sue industrie. Quindi v’inculchiamo di profittare della mentovata inclinazione della Corte di Berlino, ed ove vedeste convenire agli interessi della Nostra Marina Mercantile un Trattato con quel Governo, per dare sbocco alle rigurgitanti derrate del Nostro Regno, Ce ne rendiate consapevoli, indicandoci gli articoli, che potessero tornar utili al Nostro Commercio, per assegnirne le opportune istruzioni.
14° — Tali infine confidiamo, che saranno per essere i vostri procedimenti, quanto pieni di circospezione e di probità, altrettanto urbani e conciliativi, che ben tosto vi guadagnerete la confidenza di quel Gabinetto, di quel Corpo diplomatico, e delle persone più prevalenti presso la Real Corte Prussiana, affinchè siate in grado di meglio servirci, e di sostenere la difesa de’ Nostri principii.
15° — Son questi gli oggetti principali, sui quali chiamiamo maggiormente l’attenzione vostra, e su di che, come su di ogni altra cosa, vi corrisponderete unicamente col principe di Cassaro, Nostro Ministro Segretario di Stato degli Affari Esteri, tanto in chiaro, che in numeri, trattandosi di cose riservatissime; per lo che sarete munito di una corrispondente cifra, oltre a quella, che vi sarà pur data per corrispondere con gli altri Nostri agenti nell’estero, qualora l’andamento migliore degl’interessi Regii lo richiedesse.
Riposiamo nel vostro zelo, che nulla ci lascierete a desiderare; con che ci darete novelli argomenti, e più forti motivi di soddisfazione, Intanto i nostri recenti decreti han determinato si gli averi, che vi si corrisponderanno, perchè con dignità esercitate l’alto impiego, a cui vi abbiamo nominato, e sì le spese del viaggio che intraprenderete, e per aiuto a stabilirvi nella città di Berlino.
Abbiamo altresì risoluto quello, che vi si dovrà somministrare per far fronte alle spese di posta, ed a quelle così dette di cancelleria, le quali cose vi saranno pienamente, e minutamente partecipate dal Suddetto Nostro Ministro Segretario di Stato degli Affari Esteri.
Napoli, aprile 1833.
firmato: Ferdinando