La poesia cavalleresca e scritti vari/La poesia cavalleresca/V. L'Orlando Furioso/6. Angelica

Da Wikisource.
V. L'Orlando Furioso - 6. Angelica

../5. Astolfo ../7. La pazzia d'Orlando IncludiIntestazione 2 maggio 2022 75% Da definire

V. L'Orlando Furioso - 5. Astolfo V. L'Orlando Furioso - 7. La pazzia d'Orlando

[p. 130 modifica]

6 — Angelica.


Cerchiamo di raccoglierci e darci conto del cammino percorso nelle nostre lezioni. Cominciammo col determinare il carattere epico del Furioso; n’esaminammo la macchina epica e l’azione epica, ed abbiamo visto che l’autore le considera seriamente, ne sviluppa il meraviglioso e finisce per scioglier con l’ironia la propria creazione. Sulle rovine dell’epico sorge il cavalleresco dissolvente dell’epico e disciolto a sua volta dall’arbitrio individuale e dall’elemento prosaico moderno. Intorno al filo conduttore d’una pretesa azione epica s’ammucchiano mille avventure che formano l’azione cavalleresca. Queste avventure sono per lo più prese dal Boiardo, continuate e finite in parte. Sono prese e trasformate: li ha un valore ed un significato, qui un altro valore ed un altro significato. Le due avventure [p. 131 modifica] principali intorno a cui si aggruppano le altre, sono gli amori di Orlando e d’Angelica, di Ruggiero e Bradamante.

Il primo nome che incontrate nel Boiardo è quello d’Angelica che comparisce nella sommità della bellezza, della potenza, della ricchezza e della fortuna. Anche in Ariosto compare per la prima, ma è una donnicciuola non più regina, scortata, difesa; ma sola, schernita come una donna di mondo, che fugge dubitosa della vita e dell’onore; Ariosto la getta nel fango per fare la controparte del Boiardo; la presenta quale poteva e doveva essere: una donna, non più una maga: una donna bellissima, vana, menzognera, perfida, come la donna di Heine, e la sua perfidia è siffattamente temperata con la beltà che riesce simpatica.

Dipinge il suo sbigottimento con uno di quei paragoni che sa fissare in una ottava:

     Qual pargoletta damma o capriola,
Che tra le fronde del natio boschetto
Alla madre veduta abbia la gola
Stringer dal pardo, e aprirle ’l fianco o ’l petto.
Di selva in selva dal crudel s’invola,
E di paura trema e di sospetto;
Ad ogni sterpo che passando tocca.
Esser si crede all’empia fera in bocca.
La bellezza è nelle passioni animalesche immaginate con tanta verità; la damma non sa cos’è morire, ma ricorda le immagini viste. Fuggendo, trova un boschetto di rose, in cui si abbandona, stanca, per riposare.

Sopraggiunge Sacripante. Trasformato sviluppando il ridicolo non avvertito dal Boiardo, che gli faceva fare seriamente il patito, costui si mette a piangere Angelica perduta: e qui si trova l’ottava sulla rosa imitata dal Poliziano, e imitata dal Tasso, di cui vi parlerò paragonandola con le altre due, quando parlerò del Tasso.

Angelica gli si mostra, gli promette mille cose ed in cuor suo pensa a farsene scortare fino in India e poi disfarsene. Sacripante [p. 132 modifica] fa un altro calcolo; ma, mentre vuol uscire dal ridicolo, un’avventura ve lo rificca. Un cavaliere sopraggiunge. Sacripante, indispettito, lo sfida e n’è rovesciato. Mentre Angelica lo aiuta a rialzarsi, sopraggiunge un guerriero che lo informa esser egli stato abbattuto da una donzella.

Le sue mortificazioni non sono finite. Angelica non ha più fiducia in lui, sicché, vedendosi venire incontro Rinaldo, gli dice: — Fuggiamo! — . Sacripante duella con Rinaldo, è il primo gran duello del Furioso senz’armi incantate: Ariosto ha raccolto in un’ottava tutti i movimenti della scherma:

     Fanno or con lunghi, ora con finti e scarsi
Colpi veder che mastri son del giuoco:
Or li vedi ire altieri, or rannicchiarsi
Ora coprirsi, ora mostrarsi un poco;
Ora crescer innanzi, ora ritrarsi;
Ribatter colpi, e spesso lor dar loco;
Girarsi intorno; e donde l’uno cede,
L’altro aver posto immantinente il piede.
Una delle sue più facili ottave, infelicemente imitata dal Tasso. Angelica se ne scappa.

L’autore non la risparmia. Questa disprezzatrice di tanti eroi cade in mano ad un romito estenuato, ma in cui la vista di tanta bellezza ridesta la superbia della carne, che l’addormenta magicamente. Mentre fa inutili sforzi, son presi dai pirati, e la regina del Catai vien attaccata nuda ad uno scoglio per servir di pasto ad un’orca.

Ruggiero, sul cavallo alato, la salva, e le ridà il suo anello. Appena lo ha, rivela tutta la protervia del suo carattere. Si prende spasso de’ cavalieri erranti, ruba l’elmo ad Orlando, e, dopo aver mostrato tanto disprezzo per tutti, ultima ironia, s’innamora d’un pastore bello ma di bassa estrazione e di bassissimo animo ed offre trono e mano a Medoro.

Quanta ironia! Distrugge col suo persiflage l’Angelica del Boiardo. Il carattere di Angelica è uno de’ piú profondamente [p. 133 modifica]studiati, e la coscienza che ne ha trasparisce dai pochi versi in cui descrive l’innamoramento.

Vi sdegnate della sua arroganza, e pure le volete bene, perché è donna.