Le biblioteche popolari in Italia dall'anno 1861 al 1869/Delle Biblioteche per il popolo
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Delle Biblioteche per il popolo.
A che servirà il saper leggere al popolo, se non avrà nulla da leggere? Il complemento della scuola primaria è dunque la Biblioteca popolare. La prima è la chiave, ma la seconda è la casa. Avendo la chiave senza la casa, non si può dir davvero di essere alloggiati. Macé. |
Di tutte le cose che l’uomo può fare quaggiù, la più importante, la più meravigliosa è ciò che chiamasi Libro. |
Le sole scuole non bastano: esse non sono che un avviamento, una preparazione, e non possono che segnare un indirizzo. La pianta chiede aiuto costante, benignità perpetua di terreno e di cielo: il soccorso all’intelletto dev’essere giornaliero; se volete un popolo il quale non fallisca la via del vero, dategli un maestro responsabili in parto de’ suoi traviamenti. Un maestro continuo? Quale sarà? — Vi è un precettore che non aggrava che di pochi soldi il bilancio dello Stato, del comune, dei privati; questo precettore, ben disse il prof. Galanti, è il libro.
Sì i libri devono essere i nuovi maestri che continuano l’opera delle scuole, Riccardo di Burg scriveva nel suo Philobiblion, «sono dessi i maestri che c’istruiscono senza verghe o sferze, senza collera e senza danaro, se li avvicini non dormono, se li ricerchi non si nascondono, non mormorano se tu erri, nè ti rimproverano della tua ignoranza.» Ma oh! quanto pochi son coloro che acquistar ne possono qualche porzione, e quanto innumerevoli quelli ai quali neppure è conceduto possedere i libri più necessari e meno dispendiosi! Il giovanetto uscito dalla scuola con qualche nozione, se non avrà poi altro soccorso, perderà pochi anni dopo, ogni traccia delle cose apprese: quando un popolano ha imparato a scrivere, a leggere, a far di conto, si è suscitato in lui un bisogno nuovo, e allora più che mai sente necessità di libri che alimentino in lui l’accesa fiaccola del sapere1.
In Italia è ancora un desiderio lo spettacolo che offre di frequente il popolano inglese raccolto intorno al focolare domestico per leggere ad alta voce un libro dinanzi alla famiglia che gli fa corona. Man mano che le file degli analfabeti si vanno diradando, sarà un vero beneficio nazionale quello di mettere dei buoni libri alla portata di ognuno, e far correre in tutte le mani questi istromenti potenti di civiltà e di progresso. Dirozzato un analfabeta, educhiamone il cuore, altrimenti il nostro lavoro sarà fuorviato, e forse d’un illetterato onesto avremo fatto un falsificatore, d’un operaio d’idee limitate, un infelice pieno di desiderii incomposti.
Questa missione appartiene alle biblioteche popolari; ad esso spetta il far sì che le male abitudini e la scioperatezza dell’operaio cedano il posto alle virtù casalinghe, o che il libro divenga come un apostolo che purifica e redime2.
Il popolo adunque dovrebbe avere una biblioteca contenente libri utili e libri piacevoli: questi devono essere la nuova scuola per l’operaio e nello stesso tempo mezzo di ricreazione e rifugio dalla noia e dal dolore. Vi devono essere libri utili e libri piacevoli perchè dessa sia scuola e luogo di ricreazione. Vi devono essere libri tecnici 3 sull’industria e sul commercio, libri che spieghino le grandi scoperte industriali; libri che svolgano le nozioni morali, i doveri della vita sociale, libri che insegnino i costumi e gli usi civili e domestici dei popoli, libri che ricordino i fatti più memorabili della storia nostra, i nomi dei nostri grandi, degli eroi, dei martiri.... le memorie patrie le quali è dovere conoscerà, perchè nel passato, dice Tommasèo, v’è gran parte del nostro avvenire.
Ma oltre i libri d’utilità, si devono preparare i libri che procurino qualche ora di ricreazione e di piacere. Il romanzo sociale p. e. diventerebbe facilmente, disse bene il ch. Vaini, una scuola pel popolo d’economia politica o di diritto costituzionale. Miss Martineau ci ha dato un saggio di questa utilissima letteratura che da noi è tuttora da creare e in cui senz’offendere la scienza essa ha descritto i triboli che rattristano le classi agiate e l’abbondanza senza preoccupazioni che premia la vita pacifica dei lavoranti. Una giornata di lavoro manuale all’aratro, all’incudine, nelle miniere, ecc., non è certo una buona preparazione al lavoro dello spirito: anco l’operaio desidera sottrarsi colle illusioni alle dure realtà della vita, e abbisogna perciò d’opere d’imaginazione. Leggendo egli simili opere mentre riposerà il corpo stanco, andrà educando, col piacere, l’anima ai principii del buono e del bello. Convien dunque procurare al popolo libri che ne sollevino l’animo suo sopra gl’interessi materiali, che gli risveglino la poesia del lavoro, il piacere della vita dei campi, ecc. La lettura può portare grandi benefizi come mezzo di piacere, e molto si può ottenere nell’educazione cangiando il modo di piacere. Due grandi nemici hanno a vincere le biblioteche popolari, l’ozio ed il vizio. La bettola, la casa del bordello richiamano il popolo fra i canti, giuochi e laidezze.... convien quindi rendere la lettura variata ed amena perchè il piacere del libro richiami dall’altro piacere seducente dei vizi.
Questo adunque vogliamo raccomandare perchè l’operaio scenda facilmente a familiarizzarsi col libro, e perchè questo ne diventi l’amico, il compagno, la guida.
L’esempio della Scozia ci dimostra l’immenso bene che fanno le biblioteche circolanti. L’operaio coltiva l’anima leggendo i capolavori della letteratura, la donna trattiene alla sera il marito a casa presso alla culla de’ suoi figli. La famiglia in questo modo guadagna tutto ciò che vi perde la bettola, e la società tutto ciò che guadagna la famiglia.
Il filosofo svedese Siljestroem diceva, la questione più importante essere quella di sapere come il maggior numero dei cittadini possa ridursi alla condizione d’esseri pensanti: gli possiamo oggi rispondere che la questione è risoluta coll’istituzione delle biblioteche popolari, la quale ora si è fatta quasi cosmopolita: in Inghilterra, in Alsazia, in Francia, in Germania, in Prussia, in Svizzera... e fino in Algeria si radunano libri pel popolo.
Le biblioteche popolari dell’Alsazia non sorgono soltanto nelle grosse città, ma pur anco nelle campagne, e fino fra l’Alpi e in alcuni luoghi ove manca il camposanto e la chiesa non mancano i libri popolari. Il bibliotecario del Grand Trait dovette porre un deposito di libri nei casolari della montagna, e constata ch’essi son letti da più che ventimila alpigiani.
Alcuni piccoli comuni industriali ed agricoli contano quasi i lettori col numero dei loro abitanti, a questo santo contagio dello studio si diffonde dappertutto ed assale i soldati delle guarnigioni e persino quegli uomini che paiono più chiusi alla benigna influenza del vero.
Nei dintorni di Thann i taglialegna, ai quali la neve vieta di lavorare, usavano raccogliersi nell’osteria dove sprecavano guadagno; ora dopo che si fondò una biblioteca, si danno convegno nella casupola d’un operaio che legge una storia ad alta voce: essi crescono in sapore e risparmiano il loro danaro.
Note
- ↑ Estr. dal vol. Memorie e documenti della fondazione della Biblioteca popolare pratese.
- ↑ L’illustre cav. ex-deputato Minghelli-Vaini fino dal 1852, pubblicando un suo progetto di Codice per l’assistenza pubblica, rendeva omaggio al principio dell’importanza precipua che le biblioteche popolari circolanti hanno in uno Stato che vuol dirsi civile, e ne faceva obbligo allo Stato il sussidiarle, dichiarando che la provincia da sè o in consorzio debba diffonder gratuitamente scritti approvati dalla assemblee generali in alimento delle biblioteche medesime presso i comuni della circoscrizione provinciale. V. il vol. L’Individuo, lo Stato e la Società, Firenze, 1868.
- ↑ Le Biblioteche tecniche servirebbero a migliorare davvero le industrie e i commerci e specialmente a sbarbare le antiquate usanze, che son la peste dei mestieri solitarii o domestici incorregibilmente infeudati ai così faceva mio nonno; ma vorrebbero essere libriccini, dovrebbero evitare le proporzioni del trattato; guai che dovessero ricorrere al tom. 1° e al 2°.... e non senza figure analoghe colorate al naturale, ciò che darebbe ai sensi l’incarico di fare le spiegazioni come un ripetitore al rozzo intelletto del volgo.
Minghelli.