Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 1-2/Introduzione 3

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Architettura, cap. III.

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De’ cinque ordini d’architettura Ruſtico, Dorico, Ionico, Corinto, compoſto, & del lauoro Tedeſco. Cap. III.


I
L lauoro chiamato Ruſtico è piu nano, & di piu groſſezza, che tutti gl’altri ordini, per eſſere il principio, & fondamento di tutti; & ſi fa nelle modanature delle cornici piu ſemplici, e per conſeguenza piu bello, coſi ne’ capitelli, e baſe, come in ogni ſuo membro. I ſuoi zoccoli, o piediſtalli, che gli vogliam chiamare, doue poſano le colonne, ſono quadri di proporzione, con l’hauere da pie la ſua faſcia ſoda, e coſi vn’altra di ſopra, che lo ricinga in cambio di cornice. L’altezza della ſua colonna ſi fa di ſei teſte, a imitatione di perſone nane, & atte a regger peſo; & di queſta ſorte ſe ne vede in Toſcana molte loggie pulite, & alla ruſtica con bozze, & nicchie fra le colonne, & ſenza, & coſi molti portichi, che gli coſtumarono gli antichi nelle lor ville; & in Campagna ſene vede anchora molte ſepolture, come a Tigoli, & a Pozzuolo. Seruironſi di queſto ordine gli antichi per porte, fineſtre, ponti, acquidotti, Erarij, caſtelli, torri, & rocche da conſeruar munitione, & artiglieria, & porti di mare, prigioni, & fortezze, doue ſi fa cantonate a punte di diamanti, e a piu facce belliſſime. E queſte ſi fanno ſpartite in vari modi, cioè o bozze piane, per non fare con eſſe ſcala alle muraglie; perche ageuolmente ſi ſalirebbe, quando le bozze haueſſono, come diciamo noi troppo agetto; o in altre maniere, come ſi vede in molti luoghi, e maſsimamente in Fiorenza nella facciata dinanzi, e principale della cittadella maggiore, che Aleſſandro primo Duca di Fiorenza fece fare: laquale per riſpetto dell’impreſa de’ Medici, è fatta a punte di diamante, & di palle schiacciate, e l’una, e l’altra di poco rilieuo. Il qual compoſto tutto di palle, e di diamanti vno allato all’altro, è molto ricco, e vario, e fa belliſsimo vedere. Et di queſta opera n’è molto per le ville de’ Fiorentini, portoni, entrate, & caſe, & palazzi, doue e’ villeggiono; che non ſolo recano bellezza, & ornamento infinito a quel contado, ma vtilità, & commodo grandiſsimo a i cittadini. Ma molto piu è dotata la città di fabriche ſtupendiſsime fatte di bozze, come quella di caſa Medici, la facciata del palazo de’ Pitti, q͂llo degli Strozzi, & altri infiniti. Queſta ſorte di edificij tanto quanto piu ſodi, & ſemplici ſi fanno, & con buon diſegno, tanto piu maeſtria, e bellezza vi ſi conoſce de͂tro; [p. 22 modifica]et è neceſſario, che queſta ſorte di fabrica ſia piu eterna, e durabile di tutte l’altre, auuenga che ſono i pezzi delle pietre maggiori, et molto migliori le commettiture, doue ſi và collegando tutta la fabrica con vna pietra, che lega l’altra pietra. Et perche elle ſon pulite, e ſode di membri, non hanno poſſanza i caſi di fortuna, o del tempo, nuocergli tanto rigidamente, quanto fanno alle altre pietre intagliate, e traforate, o come dicono i noſtri, campate in aria dalla diligenza degli intagliatori.

L’ordine Dorico fu il piu maſsiccio, c’haueſſer’i Greci, e piu robuſto di fortezza, e di corpo, e molto piu degl’altri loro ordini collegato inſieme, e non ſolo i Greci, ma i Romani ancora dedicarono queſta ſorte di edificij a quelle ᵱſone che erano armigeri; come Imperatori d’eſerciti, conſoli, epretori; ma agli Dei loro molto maggiormente; come a Gioue, Marte, Hercole, & altri, hauendo ſempre auuertenza di diſtinguere, ſecondo il lor genere, la differenza della fabrica, o pulita, o intagliata, o piu ſemplice, o piu ricca; accioche ſi poteſſe conoſcere da gli altri il grado, e la differenza fra gl’Imperatori, o di chi faceua fabricare. E per ciò ſi vede all’opere, che feciono gl’antichi eſſere ſtata vſata molta arte, ne’ componimenti delle loro fabriche, e che le modanature delle cornici doriche hanno molta gratia, e ne’ membri vnione, e bellezza grandiſs. Et vedeſi ancora, che la proporzione ne’ fuſi delle colo͂ne di q͂ſta ragione, è molto ben inteſa, come quelle, che non eſſendo ne groſſe groſſe, ne ſottili ſottili, ha͂no forma ſomigliante, come ſi dice alla ᵱſona d’Hercole, moſtrando vna certa ſodezza molto atta a regger’il peſo degli architraui, fregi, cornici, e il rimanente di tutto l’edificio, che va ſopra. E perche queſto ordine, come piu ſicuro, e piu fermo degl’altri e ſempre piacciuto molto al S. Duca Coſimo, e gli ha voluto, che la fabrica, che mi fa far con grandiſsimo ornamento di pietra per tredici Magiſtrati ciuili della ſua città, e dominio, a’canto al ſuo palazzo inſino al fiume d’Arno, ſia di forma Dorica. onde per ritornare in vſo il vero modo di fabricare, il quale vuole, che gl’architraui ſpianino ſopra le colonne, leua͂do via la falſità de girare gl’archi delle logge ſopra i capitelli, nella facciata dina͂zi, ho ſeguitato il vero modo, che vſarono gl’antichi, come in queſta fabrica ſi vede. Et perche queſto modo di fare è ſtato da gl’architetti paſſati fuggito, percioche gli architraui di pietra, che d’ogni ſorte ſi trouano a͂tichi, & moderni ſi veggono tutti, o la maggior parte, eſſere rotti nel mezzo, non oſtante, che ſopra il ſodo delle colonne, dell’architraue, fregio, et cornice ſiano archi di mattoni piani, che non toccano, e non aggrauano :o dopo molto hauere conſiderato il tutto, ho finalmente trouato vn modo bonisſimo di mettere in vſo il vero modo di far con ſicurezza degl’Architraui detti, che non patiſcono in alcuna parte, e rimane il tutto ſaldo, e ſicuro quanto piu non ſi puo deſiderare, ſi come la ſperienza ne dimoſtra. Il modo dunque è queſto, che quì di ſotto ſi dirà a beneficio del mondo, e degl’artefici. Meſſe ſu le colonne, et ſopra i capitelli gl’Architraui, che ſi ſtringono nel mezzo del diritto della colonna l’un l’altro ſi fa vn Dado quadro, eſſempigratia, ſe la colo͂na é vn braccio groſſa, e l’architraue ſimilmente largo, et alto; facciaſi ſimile il Dado del fregio, ma dinanzi gli reſti nella faccia vn’ottauo per la commettitura del piombo, e vn’altro ottauo, o piu ſia intaccato di dentro il dado a quartabuono da ogni banda. partito poi nell’intercolonnio il fregio in tre parti, le due dalle bande ſi augnino [p. 23 modifica]a quartabuono in contrario, che ricreſca di dentro, accio ſi ſtringa nel Dado, e ſerri a guiſa d arco. E dinanzi la groſſezza dell’ottauo, vada a piombo, & il ſimile faccia l’altra parte di là, all’altro dado. E coſi ſi faccia ſopra la colo͂na, che il pezzo del mezzo di detto fregio ſtringa di dentro, e ſia intaccato a quartabuona inſino a mezo. L’altra meza ſia ſquadrata, e diritta, e meſſa a caſſetta, ᵱche ſtringa a vſo d’arco, moſtrando di fuori eſſere murata diritta. facciaſi poi, che le pietre di detto fregio non posino ſopra l’architraue, e non s’accoſtino vn dito: percioche facendo arco viene a reggerſi da ſe, e non caricar l’architraue. facciaſi poi dalla parte di dentro, per ripieno di detto fregio vn’arco piano di Mattoni alto quanto il fregio, che ſtringa fra dado, e dado ſopra le colo͂ne. facciaſi dipoi vn pezzo di cornicione largo quanto il dado ſopra le colo͂ne, il quale habbia le commettiture dinanzi, come il fregio, e di dentro ſia detta cornice, come il dado a quartabuono, vſando diligenza, che ſi faccia, come il fregio, la cornice di tre pezzi, de’ quali, due dalle bande ſtringhino di dentro a caſſetta il pezzo di mezzo della cornice ſopra il dado del fregio. E auertaſi, che il pezzo di mezzo della cornice vada per canale a caſſetta in modo, che ſtringa in due pezzi dalle bande, e ſerri a guiſa d’arco. Et i͂ queſto modo di far puo veder ciaſcuno, che il fregio ſi regge da ſe, & coſi la cornice, laquale poſa quaſi tutta in ſull’arco di Mattoni. E coſi aiutandoſi ogni coſa da per ſe, non viene a regger l’architraue altro, che il peſo di ſe ſteſſo ſenza pericolo di romperſi giamai per troppo peſo. E perche la ſperienza ne dimoſtra queſto modo eſſer ſicuriſsimo, ho voluto farne particulare mentione a commodo, et beneficio vniuerſale, E maſsimamente conoſcendoſi, che il mettere, come gl’antichi fecero, il fregio, et la cornice ſopra l’Architraue, che egli ſi rompe in ſpatio di tempo, et forſe per accidente di terremuoto, ò d’altro, non lo defendendo a baſtanza l’arco, che ſi fa ſopra il detto cornicione. Ma girando Archi ſopra le cornici fatte in queſta forma, incantenandolo al ſolito di ferri, aſsicura il tutto da ogni pericolo, e fa eternamente durar l’edificio.

Diciamo adunque per tornar a propoſito, che queſta ſorte di lauoro ſi può vſare ſolo da ſe, & anchora metterlo nel ſecondo ordine da baſſo ſopra il Ruſtico; & alzando metterui ſopra vn’altro ordine variato, come Ionico, o Corinto, o compoſto; nella maniera che moſtrarono gli antichi nel Culiſeo di Roma, nelquale ordinatamente vſarono arte, & giudicio. Perche hauendo i Romani tionfato non ſolo de’ Greci, ma di tutto il mondo; miſero l’opera compoſta in cima, per hauerla i Thoſcani compoſta di piu maniere. & la miſero ſopra tutte, come ſuperiore di forza, gratia, e bellezza, & come piu apparente dell’altre, hauendo a far corona all’edificio, che per eſſer ornata di be membri, fa nell’opra vn finimento honoratiſsimo, & da non deſiderarlo altrimenti. Et per tornare al lauoro Dorico, dico, che la colonna ſi fa di ſette teſte d’altezza; & il ſuo zoccolo ha da eſſere poco manco d’un quadro, & mezo di altezza, & larghezza vn quadro, facendoli poi ſopra le ſue cornici, & di ſotto la ſua faſcia col baſtone, & due piani, ſecondo che tratta Vitruuio: & la ſua baſe, & capitello tanto d’altezza vna, quanto l’altra, co͂putando del capitello dal collarino in ſu, la cornice ſua col fregio, & architraue appiccata, riſaltando a ogni dirittura di colonna con que’ canali, che gli chiamano Tigrifi ordinariamente, che vengono partiti fra vn riſalto, & l’altro vn quadro, dentroui o teſte [p. 24 modifica]di buoi ſecche, o trofei, o maſchere, o targhe, o altre fantaſie. Serra l’architraue riſaltando con vna liſta i riſalti, & da pie fa vn pianetto ſottile, tanto quanto tiene il riſalto; a pie del quale fanno ſei campanelle per ciaſcuno, chiamate Goccie da gli antichi. Et ſe ſi ha da vedere la colonna accanalata nel Dorico, vogliono eſſere venti facce in cambio de canali: & non rimanere fra canale, e canale altro, che il canto viuo. Di queſta ragione opera n’è in Roma al foro Boario, ch’è ricchiſsima, & d’un’altra ſorte le cornici, & gli altri me͂bri al Teatro di Marcello, doue hoggi è la piazza Montanara, nellaquale opera non ſi vede baſe, & quelle che ſi veggono ſon Corinte. Et è openione, che gli antichi non le faceſſero, & in quello ſca͂bio vi metteſſero vn dado tanto grande, qua͂to teneua la baſe. Et di queſto n’è il riſcontro a Roma al carcere Tulliano, doue ſon capitelli ricchi di membri piu che gli altri, che ſi ſian viſti nel Dorico. Di queſto ordine medeſimo n’ha fatto Antonio da San Gallo il cortile di caſa Farneſe in ca͂po di Fiore a Roma, il quale è molto ornato, e bello; benche continuamente ſi veda di queſta maniera tempij antichi, & moderni, e coſi palazzi; iquali per la ſodezza, & collegatione delle pietre ſon durati, & mantenuti piu, che non hanno fatti tutti gli altri edificij. L’ordine Ionico per eſſer piu ſuelto del Dorico fu fatto da gli antichi a imitatione delle perſone, che ſono fra il tenero, e il robuſto: & di queſto rende teſtimonio l’hauerlo eſsi adoperato & meſſo in oᵱa ad Apolline, a Diana, e a Bacco, & qualche volta a Venere. Il zoccolo, che regge la ſua colo͂na lo fanno alto vn quadro, e mezo e largo vn quadro; & le cornici ſue di ſopra, & di ſotto ſecondo queſto ordine. La ſua colonna è alta otto teſte, & la ſua baſe è doppia con due baſtoni; come la deſcriue Vitruuio al terzo libro al terzo capo, & il ſuo capitello ſia ben girato con le ſue volute, o cartocci, o viticci, che ogniun ſe gli chiami; come ſi vede al Theatro di Marcello in Roma ſopra l’ordine Dorico: coſi la ſua cornice adorna di menſole, & di dentelli, & il ſuo fregio con vn poco di corpo tondo. Et vole͂do accanalare le colonne, vogliono eſſere il numero de canali ventiquatro, ma ſpartiti talmente, che ci reſti fra l’un canale, e l’altro la quarta parte del canale, che ſerua per piano. Queſto ordine ha in ſe belliſsima gratia, & leggiadria, & ſe ne coſtuma molto fra gli architetti moderni. Il lauoro Corinto piacque vniuerſalmente molto a’ Romani, & ſe ne dilettarono tanto, ch’e fecero di queſto ordine le piu ornate, & honorate fabriche, per laſciar memoria di loro; come appare nel tempio di Tigoli in ſul Teuerone, & le ſpoglie del tempio della pace, & l’arco di Pola, & quel del porto d’Ancona. Ma molto piu è bello il Pa͂theon, cioè la Ritonda di Roma; il quale è il piu ricco, e’l piu ornato di tutti gli ordini detti di sopra. Faſsi il zoccolo, che regge la colonna, di queſta maniera, largo vn quadro, & due terzi, & la cornice di sopra, & di sotto a proporzione, secondo Vitruuio fassi l’altezza della colnnna noue teste, con la sua basa, & capitello; il quale ſarà d’altezza tutta la groſſezza della colonna da pie: & la ſua baſa ſarà la metà di detta groſſezza, la quale vſarono gli antichi intagliare in diuerſi modi. Et l’ornamento del capitello ſia fatto co’ ſuoi vilucchi, & le ſue foglie, ſecondo che ſcriue Vitruuio nel quarto libro; doue egli fa ricordo eſſere ſtato tolto queſto capitello dalla ſepoltura d’una fanciulla Corinta. Seguitiſi il ſuo architraue, fregio, & cornice con le miſure deſcritte da lui tutte intagliate con le menſole, & vuoli, & altre ſorti d’intagli ſotto il [p. 25 modifica]gocciolatoio E i fregi di queſt’opera ſi poſſono fare intagliati tutti con fogliami, & ancora farne de puliti, o vero con lettere dentro, come erano quelle al portico della Ritonda di bronzo commeſſo nel marmo. Sono i canali nelle colonne di queſta ſorte a numero ventiſei, be͂che n’è di manco ancora; & è la quarta parte del canale fra l’uno, & l’altro, che reſta piano: come beniſsimo appare in molte opere antiche, & moderne miſurate da quelle.

L’ordine compoſto, ſe ben Vitruuio non ne ha fatto menzione; non facendo egli conto d’altro che dell’oᵱa Dorica, Ionica, Corinthia & Toſcana: tenendo troppo licentioſi coloro, che piglia͂do di tuttequattro q͂gli ordini ne faceſſero corpi, che gli rappreſentaſſero piu toſto moſtri, che huomini; per hauerlo coſtumato molto i Romani, & a loro imitazione i moderni, non mancherò di queſto ancora, accio ſe n’habbia notizia dichiarare, e formare il corpo di queſta proportione di fabrica. Credendo queſto, che ſe i Greci, e i Romani formarono que’ primi quattro ordini, & gli riduſſero a miſura, & regola generale, che ci poſsino eſſere ſtati di quegli, che habbino fin qui fatto nell’ordine Compoſto, & componendo da ſe delle coſe, che apportino molto piu grazia, che non fanno le antiche. E che queſto ſia vero ne fanno fede l’opere che Michelangnolo Buonarroti ha fatto nella ſagreſtia, & libreria di S. Lorenzo di Firenze, doue le porte, i Tabernacoli, le baſe, le colonne, i capitelli, le cornici le me͂ſole, & in ſomma ogni altra coſa hanno del nuouo, e del compoſto da lui, e nondimeno ſono marauiglioſe non che belle. Il medeſimo, e maggiormente dimoſtrò lo ſteſſo Michelagnolo nel ſecondo ordine del cortile di caſa Farneſe, e nella cornice ancora, che regge di fuori il tetto di quel palazzo. E chi vuol veder quanto in queſto modo di fare habbia moſtrato la virtu di queſto huomo, veramente venuta dal cielo, Arte, diſegno, e varia maniera, conſideri quello, che ha fatto nella fabbrica di S. Piero, nel riunire inſieme il corpo di quella machina, e nel far tante ſorti di vari, & ſtrauaganti ornamenti, tante belle modanature di cornici, tanti diuerſe tabernacoli, & altre molte coſe tutte trouate da lui, e fatto variatamente dall’uſo degl’antichi. perche niuno puo negare, che queſto nuouo ordine compoſto, hauendo da Michelagnolo tanta perfettione riceuuto, non poſſa andar al paragone degli altri. E di vero la bonta, e virtu di queſto veramente Ecc. Scultore Pittore, & Architetto ha fatto miracoli douunque egli ha poſto mano, oltre all’altre coſe, che ſono manifeſte, e chiare come la luce del Sole, hauendo ſiti ſtorti dirizzati facilmente, e ridotti a perfezione molti edifici, & altre coſe di cattiuiſſima forma, ricoprendo con vaghi, e capriccioſi ornamenti i difetti dell’arte, e della Natura. Lequali coſe non conſiderando con buon giudicio, e non le immitando, hanno a’ tempi noſtri certi Architetti plebei proſo͂tuoſi, & ſenza diſegno fatto quaſi a caſo, ſe͂za ſeruar decoro, Arte, ò ordine neſſuno, tutte le coſe loro moſtruoſe, e peggio, che le Tedeſche. Ma tornando a propoſito, di queſto modo di lauorare è ſcorſo l’uſo, che gia è nominato queſto ordine da alcuni compoſto, da altri Latino, & per alcuni altri Italico. La miſura dell’altezza di queſta colo͂na vuole eſſere dieci teſte: la baſe ſia per la metà della groſſezza della colonna, & miſurata ſimile alla Corinta; come ne appare in Roma all’arco di Tito Veſpaſiano. Et chi uorrà far canali in queſta colonna, puo fargli ſimili alla Ionica, o come la Corinta; o come ſarà l’animo di chi farà l’architettura di [p. 26 modifica]queſto corpo, ch’è miſto con tutti gli ordini. I capittelli ſi poſſon fare ſimili a i Corinthi, ſaluo, che vuole eſſere piu la cimaſa del capitello; & le volute, o viticci alquanto piu grandi: come ſi vede all’arco ſuddetto. L’architraue ſia tre quarti della groſſezza della colonna, & il fregio habbia il reſto pien di me͂ſole: & la cornice, quanto l’architraue, che l’agetto la fa diuentar maggiore: come ſi vede nell’ordine vltimo del Culiſeo di Roma: & in dette menſole ſi poſſon far canali a vſo di tigrifi, e altri intagli ſecondo il parere dell’architetto: & il zoccolo, doue poſa ſu la colo͂na, ha da eſſere alto due quadri, & coſi le ſue cornici a ſua fantaſia, o come gli verrà in animo di farle. Vſauano gli antichi o per porte, o ſepolture, o altre ſpecie d’ornamenti, in cambio di colonne, termini di varie ſorti; chi vna figura c’habbia vna ceſta in capo per capitello: altri vna figura fino a mezo, & il reſto verſo la baſe piramide, o vero bronconi d’alberi; & di queſta ſorte faceuano virgini, ſatiri, putti, & altre ſorti di moſtri, o bizarie che veniua lor comodo, e ſecondo, che naſceua loro nella fantaſia le metteueno in opera. Ecci vn’altra ſpecie di lauori, che ſi chiamano Tedeſchi, iquali ſono di ornamenti, & di proporzione molto differenti da gli antichi, & da’ moderni, ne hoggi s’uſano per gli eccellenti, ma ſon fuggiti da loro come moſtruoſi, e barbari: Dime͂ticando ogni lor coſa di ordine, che piu toſto confuſione, o diſordine ſi puo chiamare; auendo fatto nelle lor fabriche, che ſon tante, c’hanno ammorbato il mondo, le porte ornate di colonne ſottili & attorte a vſo di vite, le quali non poſſono auer forza a reggere il peſo, di che leggerezza ſi ſia; & coſi per tutte le facce, & altri loro ornamenti faceuano vna maledizione di tabernacolini l’un ſopra l’altro, con tante piramidi, & pu͂te, & foglie, che non ch’elle poſſano ſtare, pare impoſsibile ch’elle ſi poſsino reggere. Et hanno piu il modo da parer fatte di carta, che di pietre, o di marmi. Et in queſte opere faceuano tanti riſalti, rotture, menſoline, & viticci, che ſproporzionauano quelle opere, che faceuano; & ſpeſſo con mettere coſa ſopra coſa, andauano in tanta altezza, che la fine d’una porta toccaua loro il tetto. Queſta maniera fu trouata da i Gotthi, che per hauer ruinate le fabriche antiche, & morti gli architetti per le guerre, fecero dopo coloro che rimaſero le fabriche di queſta maniera; le quali girarono le volte con quarti acuti, & riempierono tutta Italia di queſta maledizione di fabriche: che per no͂ hauerne a far piu, s’è diſmeſſo ogni modo loro. Iddio ſcampi ogni paeſe da venir tal penſiero, & ordine di lauori, che per eſſere eglino talmente difformi alla bellezza delle fabriche noſtre, meritano che non ſe ne fauelli piu, che queſto. Et però paſsiamo a dire delle volte.

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De’ cinque ordini d’architettura: Rustico, Dorico, Ionico, Corinto, composto, e del lavoro Tedesco. Cap. III.


I
L lavoro chiamato Rustico è piu nano e di piu grossezza che tutti gl’altri ordini, per essere il principio, e fondamento di tutti; e si fa nelle modanature delle cornici piu semplici, e per conseguenza piu bello, cosi ne’ capitelli e base, come in ogni suo membro. I suoi zoccoli, o piedistalli che gli vogliam chiamare, dove posano le colonne, sono quadri di proporzione, con l’avere da piè la sua fascia soda, e cosi un’altra di sopra che lo ricinga in cambio di cornice. L’altezza della sua colonna si fa di sei teste, a imitatione di persone nane e atte a regger peso; e di questa sorte se ne vede in Toscana molte logge pulite e alla rustica<,> con bozze e nicchie fra le colonne e senza, e cosi molti portichi che gli costumarono gli antichi nelle lor ville; e in campagna se ne vede anchora molte sepolture, come a Tigoli e a Pozzuolo. Servironsi di questo ordine gli antichi per porte, finestre, ponti, acquidotti, erarij, castelli, torri e rocche da conservar munitione e artiglieria, e porti di mare, prigioni e fortezze, dove si fa cantonate a punte di diamanti e a piu facce bellissime. E queste si fanno spartite in vari modi, cioè o bozze piane, per non fare con esse scala alle muraglie, perche agevolmente si salirebbe quando le bozze avessono, come diciamo noi<,> troppo agetto, o in altre maniere, come si vede in molti luoghi, e massimamente in Fiorenza nella facciata dinanzi e principale della cittadella maggiore, che Alessandro primo Duca di Fiorenza fece fare; la quale per rispetto dell’impresa de’ Medici, è fatta a punte di diamante e di palle schiacciate, e l’una e l’altra di poco rilievo. Il qual composto tutto di palle e di diamanti uno allato all’altro, è molto ricco e vario e fa bellissimo vedere. E di questa opera n’è molto per le ville de’ Fiorentini, portoni, entrate e case e palazzi, dove e’ villeggiono; che non solo recano bellezza e ornamento infinito a quel contado, ma utilità, e commodo grandissimo a i cittadini. Ma molto piu è dotata la città di fabriche stupendissime fatte di bozze, come quella di casa Medici, la facciata del palazzo de’ Pitti, quello degli Strozzi, e altri infiniti. Questa sorte di edificij tanto quanto piu sodi e semplici si fanno, e con buon disegno, tanto piu maestria e bellezza vi si conosce dentro; [p. 22 modifica]et è necessario, che questa sorte di fabrica sia piu eterna e durabile di tutte l’altre, avvenga che sono i pezzi delle pietre maggiori, e molto migliori le commettiture, dove si va collegando tutta la fabrica con una pietra che lega l’altra pietra. E perche elle son pulite e sode di membri, non hanno possanza i casi di fortuna o del tempo nuocergli tanto rigidamente, quanto fanno alle altre pietre intagliate e traforate, o come dicono i nostri, campate in aria dalla diligenza degli intagliatori.

L’ordine Dorico fu il piu massiccio ch’avesser’i Greci, e piu robusto di fortezza e di corpo, e molto piu degl’altri loro ordini collegato insieme; e non solo i Greci, ma i Romani ancora dedicarono questa sorte di edificij a quelle persone che erano armigeri, come Imperatori d’eserciti, consoli, e pretori; ma agli Dei loro molto maggiormente, come a Giove, Marte, Ercole e altri, avendo sempre avvertenza di distinguere, secondo il lor genere, la differenza della fabrica o pulita o intagliata o piu semplice o piu ricca, accioche si potesse conoscere da gli altri il grado e la differenza fra gl’Imperatori, o di chi faceva fabricare. E per ciò si vede all’opere che feciono gl’antichi essere stata usata molta arte ne’ componimenti delle loro fabriche, e che le modanature delle cornici doriche hanno molta gratia, e ne’ membri unione e bellezza grandissima. E vedesi ancora che la proporzione ne’ fusi delle colonne di questa ragione è molto ben intesa, come quelle che non essendo ne grosse grosse ne sottili sottili hanno forma somigliante, come si dice<’> alla persona d’Ercole, mostrando una certa sodezza molto atta a regger’il peso degli architravi, fregi, cornici e il rimanente di tutto l’edificio che va sopra. E perche questo ordine, come piu sicuro e piu fermo degl’altri è sempre piacciuto molto al Signor Duca Cosimo, egli ha voluto che la fabrica, che mi fa far con grandissimo ornamento di pietra per tredici Magistrati civili della sua città e dominio, a canto al suo palazzo insino al fiume d’Arno, sia di forma Dorica. Onde per ritornare in uso il vero modo di fabricare, il quale vuole che gl’architravi spianino sopra le colonne, levando via la falsità de girare gl’archi delle logge sopra i capitelli, nella facciata dinanzi ho seguitato il vero modo che usarono gl’antichi, come in questa fabrica si vede. E perche questo modo di fare è stato da gl’architetti passati fuggito, percioche gli architravi di pietra, che d’ogni sorte si trovano antichi e moderni si veggono tutti, o la maggior parte, essere rotti nel mezzo, nonostante che sopra il sodo delle colonne, dell’architrave, fregio e cornice siano archi di mattoni piani che non toccano e non aggravano<,> io dopo molto avere considerato il tutto, ho finalmente trovato un modo bonissimo di mettere in uso il vero modo di far con sicurezza degl’architravi detti che non patiscono in alcuna parte, e rimane il tutto saldo e sicuro quanto piu non si puo desiderare, si come la sperienza ne dimostra. Il modo dunque è questo che qui di sotto si dirà a beneficio del mondo e degl’artefici. Messe su le colonne e sopra i capitelli gl’architravi, che si stringono nel mezzo del diritto della colonna l’un l’altro<,> si fa un dado quadro, essempigratia: se la colonna è un braccio grossa, e l’architrave similmente largo e alto, facciasi simile il dado del fregio, ma dinanzi gli resti nella faccia un ottavo per la commettitura del piombo, e un altro ottavo o piu sia intaccato di dentro il dado a quartabuono da ogni banda. Partito poi nell’intercolonnio il fregio in tre parti, le due dalle bande si augnino [p. 23 modifica]a quartabuono in contrario, che ricresca di dentro, accio si stringa nel dado, e serri a guisa d’arco. E dinanzi la grossezza dell’ottavo vada a piombo, e il simile faccia l’altra parte di là all’altro dado. E cosi si faccia sopra la colonna, che il pezzo del mezzo di detto fregio stringa di dentro, e sia intaccato a quartabuono insino a mezo. L’altra meza sia squadrata, e diritta, e messa a cassetta, perche stringa a uso d’arco, mostrando di fuori essere murata diritta. Facciasi poi, che le pietre di detto fregio non posino sopra l’architrave e non s’accostino un dito, percioche facendo arco viene a reggersi da se, e non caricar l’architrave. Facciasi poi dalla parte di dentro, per ripieno di detto fregio, un arco piano di mattoni alto quanto il fregio, che stringa fra dado e dado sopra le colonne. Facciasi dipoi un pezzo di cornicione largo quanto il dado sopra le colonne, il quale abbia le commettiture dinanzi come il fregio, e di dentro sia detta cornice, come il dado a quartabuono, usando diligenza, che si faccia, come il fregio, la cornice di tre pezzi, de’ quali due dalle bande stringhino di dentro a cassetta il pezzo di mezzo della cornice sopra il dado del fregio. E avertasi che il pezzo di mezzo della cornice vada per canale a cassetta<,> in modo che stringa in due pezzi dalle bande e serri a guisa d’arco. E in questo modo di far può veder ciascuno che il fregio si regge da se, e cosi la cornice, la quale posa quasi tutta in sull’arco di mattoni. E cosi aiutandosi ogni cosa da per se, non viene a regger l’architrave altro che il peso di se stesso<,> senza pericolo di rompersi giamai per troppo peso. E perche la sperienza ne dimostra questo modo esser sicurissimo, ho voluto farne particulare mentione a commodo e beneficio universale, e massimamente conoscendosi che il mettere, come gl’antichi fecero, il fregio e la cornice sopra l’architrave, che egli si rompe in spatio di tempo e forse per accidente di terremuoto o d’altro, non lo defendendo a bastanza l’arco che si fa sopra il detto cornicione. Ma girando archi sopra le cornici fatte in questa forma, incatenandolo al solito di ferri, assicura il tutto da ogni pericolo e fa eternamente durar l’edificio.

Diciamo adunque per tornar a proposito, che questa sorte di lavoro si può usare solo da se, e anchora metterlo nel secondo ordine da basso sopra il Rustico, e alzando mettervi sopra un altro ordine variato, come Ionico o Corinto o composto, nella maniera che mostrarono gli antichi nel Culiseo di Roma, nel quale ordinatamente usarono arte e giudicio. Perche avendo i Romani trionfato non solo de’ Greci, ma di tutto il mondo, misero l’opera composta in cima, per averla i Thoscani composta di piu maniere, e la misero sopra tutte come superiore di forza, gratia e bellezza, e come piu apparente dell’altre avendo a far corona all’edificio, che per esser ornata di be<’> membri, fa nell’opra un finimento onoratissimo e da non desiderarlo altrimenti. E per tornare al lavoro Dorico, dico, che la colonna si fa di sette teste d’altezza, e il suo zoccolo ha da essere poco manco d’un quadro e mezo di altezza, e larghezza un quadro, facendoli poi sopra le sue cornici e di sotto la sua fascia col bastone e due piani, secondo che tratta Vitruvio; e la sua base, e capitello tanto d’altezza una quanto l’altra, computando del capitello dal collarino in su; la cornice sua col fregio e architrave appiccata, risaltando a ogni dirittura di colonna con que’ canali che gli chiamano tigrifi ordinariamente, che vengono partiti fra un risalto e l’altro un quadro, dentrovi o teste [p. 24 modifica]di buoi secche, o trofei o maschere o targhe o altre fantasie. Serra l’architrave risaltando con una lista i risalti, e da piè fa un pianetto sottile tanto quanto tiene il risalto, a piè del quale fanno sei campanelle per ciascuno, chiamate gocce da gli antichi. E se si ha da vedere la colonna accanalata nel Dorico, vogliono essere venti facce in cambio de<’> canali, e non rimanere fra canale e canale altro che il canto vivo. Di questa ragione opera n’è in Roma al foro Boario, ch’è ricchissima, e d’un’altra sorte le cornici e gli altri membri al Teatro di Marcello, dove oggi è la piazza Montanara, nella quale opera non si vede base, e quelle che si veggono son Corinte. Et è openione che gli antichi non le facessero, e in quello scambio vi mettessero un dado tanto grande quanto teneva la base. E di questo n’è il riscontro a Roma al carcere Tulliano, dove son capitelli ricchi di membri piu che gli altri che si sian visti nel Dorico. Di questo ordine medesimo n’ha fatto Antonio da San Gallo il cortile di casa Farnese in campo di Fiore a Roma, il quale è molto ornato e bello; benche continuamente si veda di questa maniera tempij antichi e moderni e cosi palazzi, i quali per la sodezza e collegatione delle pietre son durati e mantenuti piu che non hanno fatti tutti gli altri edificij. L’ordine Ionico per esser piu svelto del Dorico fu fatto da gli antichi a imitatione delle persone che sono fra il tenero e il robusto, e di questo rende testimonio l’averlo essi adoperato e messo in opera ad Apolline, a Diana e a Bacco e qualche volta a Venere. Il zoccolo che regge la sua colonna lo fanno alto un quadro e mezo e largo un quadro, e le cornici sue di sopra e di sotto secondo questo ordine. La sua colonna è alta otto teste, e la sua base è doppia con due bastoni, come la descrive Vitruvio al terzo libro al terzo capo, e il suo capitello sia ben girato con le sue volute o cartocci o viticci, che ogniun se gli chiami, come si vede al Theatro di Marcello in Roma sopra l’ordine Dorico; cosi la sua cornice adorna di mensole e di dentelli, e il suo fregio con un poco di corpo tondo. E volendo accanalare le colonne, vogliono essere il numero de<’> canali ventiquatro, ma spartiti talmente che ci resti fra l’un canale e l’altro la quarta parte del canale, che serva per piano. Questo ordine ha in se bellissima gratia e leggiadria e se ne costuma molto fra gli architetti moderni. Il lavoro Corinto piacque universalmente molto a’ Romani, e se ne dilettarono tanto ch’e<’> fecero di questo ordine le piu ornate e onorate fabriche per lasciar memoria di loro; come appare nel tempio di Tigoli in sul Teverone, e le spoglie del tempio della pace, e l’arco di Pola, e quel del porto d’Ancona. Ma molto piu è bello il Pantheon, cioè la Ritonda di Roma, il quale è il piu ricco e’l piu ornato di tutti gli ordini detti di sopra. Fassi il zoccolo, che regge la colonna, di questa maniera, largo un quadro e due terzi, e la cornice di sopra e di sotto a proporzione, secondo Vitruvio; fassi l’altezza della colonna nove teste con la sua basa e capitello, il quale sarà d’altezza tutta la grossezza della colonna da piè, e la sua basa sarà la metà di detta grossezza, la quale usarono gli antichi intagliare in diversi modi. E l’ornamento del capitello sia fatto co’ suoi vilucchi e le sue foglie, secondo che scrive Vitruvio nel quarto libro, dove egli fa ricordo essere stato tolto questo capitello dalla sepoltura d’una fanciulla Corinta. Seguitisi il suo architrave, fregio e cornice con le misure descritte da lui, tutte intagliate con le mensole e u<o>voli e altre sorti d’intagli sotto il [p. 25 modifica]gocciolatoio. E i fregi di quest’opera si possono fare intagliati tutti con fogliami e ancora farne de<’> puliti o vero con lettere dentro, come erano quelle al portico della Ritonda<,> di bronzo commesso nel marmo. Sono i canali nelle colonne di questa sorte a numero ventisei, benche n’è di manco ancora; et è la quarta parte del canale fra l’uno e l’altro che resta piano, come benissimo appare in molte opere antiche e moderne misurate da quelle.

L’ordine composto, se ben Vitruvio non ne ha fatto menzione, non facendo egli conto d’altro che dell’opera Dorica, Ionica, Corinthia e Toscana, tenendo troppo licentiosi coloro che pigliando di tutt<’>e quattro quegli ordini ne facessero corpi che gli rappresentassero piu tosto mostri che uomini, per averlo costumato molto i Romani e a loro imitazione i moderni, non mancherò di questo ancora, accio se n’abbia notizia<,> dichiarare e formare il corpo di questa proportione di fabrica. Credendo questo, che se i Greci e i Romani formarono que’ primi quattro ordini e gli ridussero a misura e regola generale, che ci possino essere stati di quegli che abbino fin qui fatto nell’ordine Composto, e componendo da se delle cose, che apportino molto piu grazia che non fanno le antiche. E che questo sia vero ne fanno fede l’opere che Michelagnolo Buonarroti ha fatto nella sagrestia e libreria di San Lorenzo di Firenze, dove le porte, i tabernacoli, le base, le colonne, i capitelli, le cornici, le mensole e in somma ogni altra cosa hanno del nuovo e del composto da lui, e nondimeno sono maravigliose non che belle. Il medesimo, e maggiormente, dimostrò lo stesso Michelagnolo nel secondo ordine del cortile di casa Farnese e nella cornice ancora che regge di fuori il tetto di quel palazzo. E chi vuol veder quanto in questo modo di fare abbia mostrato la virtù di questo uomo, veramente venuta dal cielo, Arte, disegno, e varia maniera, consideri quello che ha fatto nella fabbrica di San Piero, nel riunire insieme il corpo di quella machina, e nel far tante sorti di vari e stravaganti ornamenti, tante belle modanature di cornici, tanti diversi tabernacoli e altre molte cose tutte trovate da lui e fatto variatamente dall’uso degl’antichi. Perche niuno puo negare che questo nuovo ordine composto, avendo da Michelagnolo tanta perfettione ricevuto, non possa andar al paragone degli altri. E di vero la bontà e virtù di questo veramente Eccellente Scultore<,> Pittore, e Architetto ha fatto miracoli dovunque egli ha posto mano, oltre all’altre cose che sono manifeste e chiare come la luce del Sole, avendo siti storti dirizzati facilmente e ridotti a perfezione molti edifici e altre cose di cattivissima forma, ricoprendo con vaghi e capricciosi ornamenti i difetti dell’arte e della Natura. Le quali cose non considerando con buon giudicio e non le immitando, hanno a’ tempi nostri certi Architetti plebei prosontuosi e senza disegno<,> fatto quasi a caso senza servar decoro, Arte o ordine nessuno, tutte le cose loro mostruose e peggio che le Tedesche. Ma tornando a proposito, di questo modo di lavorare è scorso l’uso che gia è nominato questo ordine da alcuni composto, da altri Latino, e per alcuni altri Italico. La misura dell’altezza di questa colonna vuole essere dieci teste, la base sia per la metà della grossezza della colonna e misurata simile alla Corinta, come ne appare in Roma all’arco di Tito Vespasiano. E chi vorrà far canali in questa colonna, può fargli simili alla Ionica o come la Corinta o come sarà l’animo di chi farà l’architettura di [p. 26 modifica]questo corpo, ch’è misto con tutti gli ordini. I capitelli si posson fare simili a i Corinthi, salvo, che vuole essere piu la cimasa del capitello e le volute o viticci alquanto piu grandi, come si vede all’arco suddetto. L’architrave sia tre quarti della grossezza della colonna e il fregio abbia il resto pien di mensole, e la cornice quanto l’architrave, che l’agetto la fa diventar maggiore, come si vede nell’ordine ultimo del Culiseo di Roma; e in dette mensole si posson far canali a uso di tigrifi e altri intagli secondo il parere dell’architetto; e il zoccolo, dove posa su la colonna, ha da essere alto due quadri, e cosi le sue cornici a sua fantasia o come gli verrà in animo di farle. Usavano gli antichi o per porte o sepolture o altre specie d’ornamenti, in cambio di colonne, termini di varie sorti: chi una figura ch’abbia una cesta in capo per capitello, altri una figura fino a mezo, e il resto<,> verso la base<,> piramide o vero bronconi d’alberi, e di questa sorte facevano virgini, satiri, putti, e altre sorti di mostri o bizzarie che veniva lor comodo, e secondo che nasceva loro nella fantasia le metteveno in opera. Ecci un’altra specie di lavori che si chiamano Tedeschi, i quali sono di ornamenti e di proporzione molto differenti da gli antichi e da’ moderni, ne oggi s’usano per gli eccellenti, ma son fuggiti da loro come mostruosi e barbari, dimenticando ogni lor cosa di ordine, che piu tosto confusione o disordine si può chiamare, avendo fatto nelle lor fabriche, che son tante, ch’hanno ammorbato il mondo, le porte ornate di colonne sottili e attorte a uso di vite, le quali non possono aver forza a reggere il peso di che leggerezza si sia, e cosi per tutte le facce e altri loro ornamenti facevano una maledizione di tabernacolini l’un sopra l’altro, con tante piramidi e punte e foglie, che non ch’elle possano stare, pare impossibile ch’elle si possino reggere. E hanno piu il modo da parer fatte di carta che di pietre o di marmi. E in queste opere facevano tanti risalti, rotture, mensoline e viticci che sproporzionavano quelle opere che facevano, e spesso con mettere cosa sopra cosa andavano in tanta altezza che la fine d’una porta toccava loro il tetto. Questa maniera fu trovata da i Gotthi che<,> per aver ruinate le fabriche antiche e morti gli architetti per le guerre, fecero dopo<,> coloro che rimasero<,> le fabriche di questa maniera; le quali girarono le volte con quarti acuti, e riempierono tutta Italia di questa maledizione di fabriche, che per non averne a far piu, s’è dismesso ogni modo loro. Iddio scampi ogni paese da venir tal pensiero e ordine di lavori, che per essere eglino talmente difformi alla bellezza delle fabriche nostre, meritano che non se ne favelli piu che questo. E però passiamo a dire delle volte.