Lettera pastorale in occasione della Quaresima per l'anno 1830 (Morozzo della Rocca)/Pastorale 10 febbraio 1830 (Morozzo della Rocca) - Prima parte
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Enciclica "Traditi humilitati nostrae" | ► |
Una tale dispensa, che è un’attenuazione del rigore, e della severità della vetusta disciplina della Chiesa, tutto che richiesta da moltiplici cause a Noi esposte dai pubblici Ministratori, se regnasse nel petto dei Fedeli di oggidì quel fervore, che animava coloro, che vivevano nei tempi per la Religione più illustri, e più felici, ed apparisse quel primitivo spirito di loro pietà, non dovrebbesi per certo col nome di grazia appellare e riconoscere, massimamente in paragone di quella prima diretta a purgar l’anima dalle colpe, a schiuderle le porte del cielo, ed a ricondurla e stabilirla sul buon sentiere della virtù; quando questa favorisce anzi che no la dilicatezza che si dovrebbe combattere, ed il contentamento della gola che si avrebbe a mortificare per praticare le leggi della quaresimale penitenza, che erano in vigore sino dalle lontane epoche, che toccano alle Apostoliche età.
Pure è questa la condizione de’ nostri miserandi tempi, che sulla generale si apprezzino assai più le cose che al corpo risguardano che quelle dell’anima, si abbia sollecitudine maggiore per ciò che rende più florida e ben pasciuta una carne, che quanto prima dovrà essere dai vermi, e dalla putredine consunta, di quello che se ne mostri per conseguire il ben essere dello spirito, onde assicurargli un’immortalità beata. Quindi è, che sebbene dalla stessa origine derivino le venerande determinazioni di Chiesa santa, e del suo Augusto Capo, all’una, ed all’altro dal Redentore del mondo comunicate, di favorire coi privilegj, o di vincolare colle leggi, con che comprendesi quella podestà sublimissima di sciogliere, e di legare, che è quanto a dire di comandare, o di dispensare, di condannare, o di assolvere, ciò non di meno qualvolta si tratta di applicare simile principio, quale differenza strana conviene notare presso coloro che lasciansi guidare solo dalle inclinazioni di una guasta natura, che li trascinano, e non dai lumi di una nobile ragione, che li rischiarano? Allora che il Pontefice Sommo, ed i Vescovi Pastori sulle orme da lui segnate, concedono, e proclamano grazie, favori, e dispense, quell’autorità si riconosce, e si esalta, nè appena trovasi chi le si faccia contradditore; ma se si combattano, e si riprovino le perverse dottrine, con cui o colle massime empie, o cogli scritti opposti agli ortodossi insegnamenti si cerca di scuotere il giogo della legge, e sottrarsi alla santità dei divini, ed ecclesiastici precetti, quella podestà sagrosanta allora è che si comincia a recare in dubbio, sia essa pur anco Primaria, ed il mal genio si asseconda di oppugnarla.
In quegli anni in cui o falliscono le ricolte, e di generi si scarseggia, o minaccia l’inclemenza dell’aria, e si soffre la rigidezza delle stagioni, o qualche altro infortunio è imminente, gridano tutti che alla paterna condiscendenza del Vicario di Cristo nello approssimarsi della Quaresima convien supplicare, e la sua autorità suprema è rispettata anche da coloro che quella Sede saldissima non sogliono vezzeggiare co’ loro discorsi. Che se alza Egli la sua voce, e profferisce i suoi oracoli per far rispettare la Religione, e per destare i Cristiani Fedeli all’osservanza delle santissime leggi, ohimè! quante non si muovono per tali incontri scandalose quistioni sul suo potere, quante lagnanze per l’esercizio che ne fa, quanti clamori per vivere ciascuno a suo talento!
Siccome però non tutti la pensano così, ed a grande nostra consolazione dobbiamo dire, che ci anima la fiducia, che voi, F. D., mentre accettate con riverente gratitudine, attese le circostanze infelici del presente anno, la dispensa dall’uso dei cibi quaresimali, che dalla Santità Sua abbiamo per voi implorata, siete parimenti disposti non meno ad ammirare, encomiare, e riverire la sua autorità, che ad obbedirle quando vi fa sentire i suoi ammaestramenti, quasicchè vi derivino dalla bocca stessa di Cristo Signore, abbiamo divisato di farvi noti in questa occasione, che annunziamo l’Indulto quaresimale, i sensi che ci ha espressi nella prima sua Lettera, dalla cui considerazione a vostro spirituale profitto potrete ritrarre, e sentire il più opportuno eccitamento. Vedrete in quel suo dire Apostolico quali sieno gli errori del tempo, ed i mali che di presente inondano il Cristianesimo, e potrete le vostre riflessioni fermare su di alcuni punti principalmente, intorno ai quali derivarono pur troppo abusi i più esecrandi, che ne palesano presso alcuni, che vivono trascurati di loro salvezza, quasi indifferente la violazione. Nè è a dirsi, che perciò siano i trasgressori meritevoli di scusa al cospetto del Signore, non potendo addurre in pretesto la colpevole loro ignoranza, conciossiachè per l’ammirabile economia che regna nella Chiesa, a differenza delle Sette che sono fuori del suo grembo, presso cui nessun ordine esiste di Gerarchia, al parlare del Vicario di Cristo dal Vaticano, col mezzo dei Vescovi, e quindi dei Parochi risuonano sino all’ultimo dei Fedeli gli oracoli del Capo Augusto, si sminuzzano al popolo gli insegnamenti delle verità a quelli dichiarate, e sono per simil guisa pel ministero pastorale avvertite le greggie di quei pericoli che le minacciano di perdizione, onde libere dalle fauci de’ lupi d’inferno, siccome trovansi per singolare beneficio nell’arca della salute collo appartenere all’unica vera Chiesa di G. C., così possano con sicurezza arrivare al possesso del regno celeste.