Marzo, 1821

Da Wikisource.
Alessandro Manzoni

Indice:The Oxford book of Italian verse.djvu Poesie Letteratura Marzo, 1821 Intestazione 26 marzo 2022 75% Poesie

Questo testo fa parte della raccolta The Oxford book of Italian verse


[p. 422 modifica]
S
OFFERMATI sull’arida sponda,

Volti i guardi al varcato Ticino,
               Tutti assorti al nuovo destino,
               4Certi in cor dell’antica vertù,
               Han giurato: ‘ Non fia che quest’onda
               Scorra più tra due rive straniere;
               Non fia loco ove sorgan barriere
               8Tra l’Italia e l’Italia, mai più! ’
          L’han giurato: altri forti a quel giuro
               Rispondean da fraterne contrade,
               Affilando nell’ombra le spade
               12Che or levate scintillano al sol.
               Già le destre hanno strette le destre;
               Già le sacre parole son porte:

[p. 423 modifica]

               O compagni sul letto di morte,
               16O fratelli sul libero suol.
          Chi potrà della gemina Dora,
               Della Bormida al Tanaro sposa,
               Del Ticino e dell’Orba selvosa
               20Scerner l’onde confuse nel Po:
               Chi stornagli del rapido Mella
               E dell’Oglio le miste correnti,
               Chi ritogliergli le mille torrenti
               24Che la foce dell’Adda versò,
          Quello ancora una gente risorta
               Potrà scindere in volghi spregiati,
               E a ritroso degli anni e dei fati
               28Risospingerla ai prischi dolor:
               Una gente ch’è libera tutta,
               O fia serva tra l’Alpe ed il mare;
               Una d’arme, di lingua, d’altare,
               32Di memorie, di sangue e di cor.
          Con quel volto sfidato e dimesso,
               Con quel guardo atterrato ed incerto,
               Con che stassi un mendico sofferto
               36Per mercede nel suolo stranier,
               Star doveva in sua terra il Lombardo;
               L’altrui voglia era legge per lui;
               Il suo fato, un segreto d’altrui;
               40La sua parte, servire e tacer.
          O stranieri, nel proprio retaggio
               Torna Italia, e il suo suolo riprende;
               O stranieri, strappate le tende
               44Da una terra che madre non v’è.
               Non vedete che tutta si scote,
               Dal Cenisio alla balza di Scilla?
               Non sentite che infida vacilla

[p. 424 modifica]

               48Sotto il peso de’ barbari piè?
          O stranieri, sui vostri stendardi
               Sta l’obbrobrio d’un giuro tradito;
               Un giudizio da voi proferito
               52V’accompagna all’iniqua tenzon;
               Voi che a stormo gridaste in quei giorni:
               ‘ Dio rigetta la forza straniera;
               Ogni gente sia libera, e pèra
               56Della spada l’iniqua ragion.’
          Se la terra ove oppressi gemeste
               Preme i corpi de’ vostri oppressori,
               Se la faccia d’estranei signori
               60Tanto amara vi parve in quei dì;
               Chi v’ha detto che sterile, eterno
               Saria il lutto dell’Itale genti?
               Chi v’ha detto che ai nostri lamenti
               64Saria sordo quel Dio che v’udì?
          Sì, quel Dio che nell’onda vermiglia
               Chiuse il rio che inseguiva Israele,
               Quel che in pugno alla maschia Giaele
               68Pose il maglio ed il colpo guidò:
               Quel che è Padre di tutte le genti,
               Che non disse al Germano giammai:
               ‘ Va’, raccogli ove arato non hai;
               72Spiega l’ugne; l’Italia ti do.’
          Cara Italia! dovunque il dolente
               Grido uscì del tuo lungo servaggio.
               Dove ancor dell’umano lignaggio
               76Ogni speme deserta non è.
               Dove già libertade è fiorita,
               Dove ancor nel segreto matura,
               Dove ha lacrime un’alta sventura,
               80Non c’è cor che non batta per te.

[p. 425 modifica]

               Quante volte sull’Alpe spiasti
               L’apparir d’un amico stendardo!
          Quante volte intendesti lo sguardo
               84Ne’ deserti del duplice mar!
               Ecco alfin dal tuo seno sboccati,
               Stretti intorno a’ tuoi santi colori,
               Forti, armati de’ proprj dolori,
               88I tuoi figli son sorti a pugnar.
          Oggi, o forti, sui volti baleni
               II furor delle menti segrete:
               Per l’Italia si pugna, vincete!
               92Il suo fato sui brandi vi sta.
               O risorta per voi la vedremo
               Al convito de’ popoli assisa,
               O più serva, più vil, più derisa
               96Sotto l’orrida verga starà.
          O giornate del nostro riscatto!
               O dolente per sempre colui
               Che da lunge, dal labbro d’altrui,
               100Come un uomo straniero, le udrà!
               Che, a’ suoi figli narrandole un giorno,
               Dovrà dir sospirando: ‘ Io non c’era ’;
               Che la santa vittrice bandiera
               104Salutata quel di non avrà.