Memorie intorno la famiglia de' Signori di Tono/Linee, ossia diramazioni della Casa di Tono

Da Wikisource.
Linee, ossia diramazioni della Casa di Tono

../Dignità sostenute dai Signori di Tono, ed azioni che resero molti di loro distinti nella società ../Nota IncludiIntestazione 30 agosto 2015 100% Da definire

Dignità sostenute dai Signori di Tono, ed azioni che resero molti di loro distinti nella società Nota
[p. 70 modifica]

Linee, ossia diramazioni della Casa di Tono.



A
mano molti, se induconsi a leggere l’istoria d’una famiglia, di avere sotto gli occhi un albero genealogico a fine di conoscere il padre e la madre, i figli e le figliuole, e tutta la parentela di quello o di quella, il cui nome, le cariche, le azioni o le avventure sembra loro che più meritino attenzione. Chi scriverà l’istoria della Casa di Tono potrà facilmente, valendosi de’ manoscritti che farò conoscere in fine, darne uno compiuto di oltre a seicento anni. Io pubblico solo Memorie.

Pensai però poter essere di molto ajuto a chi per qualche ragione volesse rileggere parte [p. 71 modifica]di questo scritto, e di non debol lume alla patria istoria il dire quello che evvi di certo intorno alle divisioni o diramazioni della famiglia dei di Tono.

Nel 1190 i di Tono formarono, come sopra è detto, un drappello separato da altri di nobiluomini, che accompagnare dovevano a Roma Arrigo imperatore. Presto dopo sei di Tono, tra i quali erano quattro giovani figli di Marsilio, abitatori del castello e fors’anche della terra Tono, ebbero la permissione di costruirsi, come si è fatto, il castello Belvesino. Nel 1261 esistevano due Signori di Tono, chiamati anche di Visione. Ciò abbiam veduto di sopra; e ciò ne fa certi che ne’ secoli duodecimo e decimoterzo erano i di Tono divisi in più linee.

L’anno 1303 Belvesino, Concio, Simeone, Beroldo, Federico e Nicolò, fratelli, divisero l’eredità del loro padre Guarimberto di Tono. Questo si legge in un atto ch’è nell’archivio di Castelthunn. Leggemmo di sopra che il detto Belvesino divenne possessore nel 1321 di tutto il castello Braghiero. Anche sul principio del secolo decimoquarto erano dunque i di Tono separati in alcune famiglie.

Certo è ancora che al tempo della guerra de’ Nobili nauni, terminata nel 1371, questi Signori erano sparsi in più terre e castelli, come [p. 72 modifica]provato dal parteggiare che fecero gli uni contro gli altri e dalla dichiarazione di Frizio, che leggesi nell’atto di pace, e che noi abbiamo riferita colle sue parole.

Nel decimoquinto secolo possedeva in Vigo, in Enno, in Mezzo sì lombardo che tedesco case e fondi una famiglia Tono, detta dei Filippini, perchè quegli che le diede principio fu Ser Filippino, figlio di Giorgio. Ser è la prima sillaba di serenissimo, titolo che ora si dà solo a’ Principi, e che in altri tempi davasi pure ai Signori per nascita distinti. Vedemmo che nel 1391 il vescovo Giorgio I investì quattro Signori di Tono, Guarimberto di Federico, Vigilio di Berloldo, Simone di Pietro, e Filippino di Giorgio, il quale Filippino fu padre di Tomeo, che in un documento del 1456 presso il Bonelli figura qual nobiluomo abitante in Mezzo lombardo. Fratello di Ser Filippino fu quel Simone canonico di Trento che conoscemmo più sopra. Questa linea poichè altre salirono in alto per dovizia, per cariche luminose e per diplomi, restò, diremmo, quasi oscura e negletta, sorte che toccherà sempre a tutti coloro i quali non sanno vantaggiarsi o non possono. Ultimo dei Thunn Filippini fu Cristoforo, che morì verso la fine del secolo decimottavo; e i beni suoi furono comperati dai Thunn di Castelthunn.

[p. 73 modifica]Dopo la morte di 'Antonio III, figlio di Giacopo VI, accaduta nel 1522, tre de’ suoi figliuoli si divisero in tre linee, che sono:

I. Castelthunn, alla quale diede principio Luca.

II. Braghiero ch’ebbe per primo stipite Cipriano.

III. Caldesio, di cui Giacopo fu il progenitore.

La stirpe tuniana di Caldesio si estinse l’anno 1633 per la morte di Giovanni Arbogasto, che non lasciò figli maschi. Due delle sue figlie si maritarono con due Signori di Tono, l’una in Braghiero e l’altra in Boemia.

La linea di Braghiero, cui, com’è detto, diede principio Cipriano, si è presto suddivisa. Un nipote di lui, Giancipriano, figlio di Sigismondo e fratello di Cristoforo Simone, ebbe da quest’ultimo stabilimento in Boemia, dove la sua discendenza, divisa ancora in più linee, fiorisce di presente. Essa conserva possedimenti anche nel Trentino; e udiamo con piacere che uno di que’ Signori voglia qui ristabilirsi. In Braghiero continuò la linea Giorgio Sigismondo figlio di Sigismondo.

Tre figli del detto Giorgio Sigismondo, nominati Carlo Cipriano, Giorgio Vigilio ed Alfonso Francesco, formarono ancora, dividendosi, tre nuove linee, che sono: Croviana, Caldesio e Braghiero.

[p. 74 modifica]Carlo Cipriano, autore della linea di Croviana (Croviana è terra prossima a Malè, e non lontana da Caldesio nella Naunia superiore, detta Val di Sole), morì nel 1676, e la sua discendenza si estinse al principio del decimottavo secolo ne’ figliuoli di Ferdinando Carlo, famoso per le avventure di sopra narrate, essendo i loro beni tornati a quella di Braghiero. Uno di essi, Carlo Vittorio, dettò l’opera da noi citata, che ha per titolo: Genealogie de la tres ancienne et illustre Maison des Comtes de Thun, dalla quale traspare ad ogni pagina il grande amore ch’ei nutriva per tutta la sua famiglia.

Capo della moderna linea di Caldesio (chè l’antica toniana finì in Giovanni Arbogasto) fu, come dicevamo, Giorgio Vigilio, il quale morì in Salisburgo l’anno 1692. Questa linea sussiste ancora. Vive un conte Riccardo nubile e vecchio; vive il nipote di lui Alessandro, figlio del defunto Sigismondo; ma da più anni marito di una contessa Spaur, non ha finora successione.

Alfonso Francesco rimasto, come suo padre Giorgio Sigismondo, in Braghiero, fu capo della nuova linea di questo nome, nuova in relazione con quella di Boemia, colle due di Caldesio, la prima delle quali è spenta, e con quella pur estinta di Croviana, ma pure antica ove si [p. 75 modifica]risalga all’epoca della divisione de’ tre figliuoli di Antonio III, dei quali Cipriano fu suo primo autore. Vivono a questi dì Giuseppe Innocenzo ed Arbogasto. Figlio unico maschio del primo è Guidobaldo, la cui madre è Anna contessa Fugger. Questi sposò, l’anno 1834, Teresa contessa Guidi e marchesa di Bagno, mantovana, dalla quale ha due figlie e un figliuolo, chiamato Emmanuele. Il conte Arbogasto ha un figlio, di nome Francesco, da Teresa baronessa di Lichtenturn sua consorte morta nel 1836.

La linea di Castelthunn, cominciata, o piuttosto continuata, da Luca, sussistette dopo di quello senza diramarsi, e sussiste in Leopoldo, figlio di Matteo, che da Violante contessa Martinengo Cesaresco da Brescia ha un figlio unico, il quale porta il nome dell’avo paterno. Egli sposa in quest’anno, 1839, Raimondina contessa di Thurn.

La serie genealogica ascendente da Antonio III, morto nel 1522, sino al primo di Tono di cui si ha certa memoria, dà questi nomi: Antonio, Giacopo, Sigismondo, Simone, Pietro, Simone, Guarimberto, Enrico, Guarimberto, Bertoldo, Alberto. Questa è la serie data dal conte Carlo Vittorio nel citato suo manoscritto. Due altri manoscritti che ho sott'occhio, uno di Antonio Begnudelli, e l’altro anonimo, [p. 76 modifica]concordano in sostanza col conte Vittorio. L’Anonimo documentò la tuniana genealogia, citando autentici documenti, notando mese ed anno in cui furono scritti, e nominando il Notajo. Avendo io letti alcuni dei detti documenti, e fattone confronto, ho trovato ch’esso usò esattezza, e non aggiunse al vero; il che mi obbliga a tenere per certo che esatto e veridico sia anche nel citare quelli che non ho avuti alle mani.

Nelle carte che il P. Bonelli trasse dall’archivio vescovile principesco di Trento e pubblicò, e nelle Memorie raccolte dal diligente ed accurato P. Giangrisostomo, e cronologicamente ordinate nel manoscritto che intitolò Tonologia, ec., son nominati, come in parte vedemmo, parecchi di que’ medesimi Signori di Tono che fanno comparsa nel manoscritto nostro anonimo, e in quelli del Begnudelli e del conte Carlo Vittorio. Questa è certa prova che i tre manoscritti sono degni di fede.