Monete e medaglie degli Spinola/Capo V

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Pietà religiosa e civile degli Spinola

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Capo IV Capo VI
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CAPO V.


PIETÀ RELIGIOSA E CIVILE DEGLI SPINOLA




La beneficenza è virtù cara in ispecial modo ai genovesi, i quali dopo avere ammassato o in patria od in lontani traffici, e con penose privazioni, stragrandi ricchezze, ne consagrano assai spesso la miglior parte a vantaggio del bisognoso. Di ciò fan fede i molteplici pii istituti, che a sollievo della miseria sorgono in ogni parte della città. Non vi è disgrazia che sia obbliata, non persona, che colpita dalla sventura non trovi un rifugio ed un conforto ai suoi mali. Ogni ordine di cittadini si adoperò in ogni tempo a migliorare e render fiorenti questi filantropici stabilimenti, ma la generosità dei patrizii vi risplende principalmente. Il maggior numero di tali opere, o ebbe da loro principio, o incremento e sviluppo; degni perciò di lode maggiore, chè la compassione è singolarmente ammirevole in chi non avendo giammai provata la disgrazia, pur la rammemora nell’opulenza.

La storia degl’istituti di beneficenza di Genova fu assai bene delineata nella bell’opera dell’erudito sig. Giuseppe Banchero: Genova e le Due Riviere; ma potrebbe offrir tuttavia nobile argomento ad altri lavori, che magnificando [p. 40 modifica]cando la generosità degli avi, muovessero i nipoti ad imitarli1.

Io ricorderò i tratti di maggiore larghezza, che a siffatti [p. 41 modifica]istituti usarono gli Spinola, e chiaro apparirà che per carità ed amor degli afflitti eglino non si lasciarono vincere dalle altre nobili famiglie.

E cominciando dalla più caritatevole delle pie opere di Genova, dall’Ospedale di Pammatone, ove han ricetto e cura continua quasi mille infermi, molte son le memorie che vi si rinvengono di Spinola, che ad esso furono generosi delle loro sostanze.

Vi sono rappresentati ritti in istatue di marmo senza alcuna iscrizione Paolo figlio di Stefano, e Giannettino, e Cesare, e Gian Battista figliuolo di Nicolò. Nè la mancanza delle epigrafi ci lascia dubbio sulla quantità del dono, perchè l’atteggiamento delle statue c’indica, ch’esso non fu certo minore di cento mila lire. Sappiamo, che la pia opera innalza una statua sedente a chi le fa dono di dugento mila lire; all’impiedi se di cento mila; un semplice busto a chi ne lascia cinquanta mila, ed una lapide a chi sole venticinque mila2. Busti vi hanno Giuliano figliuolo di Acellino, e Paolo di Nicolò con iscrizione, e solo questa Girolamo pure di Nicolò3. [p. 42 modifica]Nei cartulari della Banca di S. Giorgio, che registrano impieghi perpetui di somme ad uso specialmente di pii istituti, trovo i seguenti, fatti da diversi Spinola a pro dell’Ospedale di Pammatone:

Ambrogio di Giorgio lasciò lire 1400.

Battina figlia di Simeone lire 700.

Battista di Tommaso lire 1000.

Catarinetta di Cristoforo vedova di Luciano Demari lire 1200.

Domenico di Eliano lire 1000.

Eliano di Carrocio lire 400.

Filippo di Pietro lire 200.

Isabella di Battista lire 100.

Luciano di Luciano lire 500.

Leonardo lire 7931.

[p. 43 modifica] Mariola figlia di Cristoforo lire 50.

Maddalena moglie di Ambrogio Spinola lire 100, ed altrettante Mariola moglie di Acellino Spinola, e Zaccarina figlia ed erede di Maria figlia del q. Antonio Spinola.

Di questi lasciti è memoria nel Cartolario M4, e quasi tutti appartengono all’anno 1514, pochi al 1515, ed al 1572 ed al 1575.

Maggiore dei sopradetti è il legato fatto da Agostino Spinola di Nicola, ch’è ricordato nel cartulario P sotto il 1561, ed ascende a lire 48234, che l’Ospedale di Pammatone dee divider con quello degl’Incurabili.

E non meno considerevoli sono i lasciti degli Spinola a quest’ultimo ospedale, che può mantenere ben settecento infermi.

Vi hanno statue marmoree in piedi, Cesare e Paolo; e busto con iscrizione Ascanio5 e la principessa di Molfetta [p. 44 modifica]fetta Maria Veronica Spinola6, e semplice memoria il Reverendo Abate Cristoforo7.

Dai cartulari di S. Giorgio già citati rilevo, che Battista Spinola lasciò all’Ospedale degl’incurabili lire 350 cogli interessi da decorrere dal 1532. Cateta figlia di Nicolò lire 100; Gian Agostino, e Nicolò di Filippo lire 200.

Varie somme sono legate ad ospedali o di terre vicine alla città, come quello di S. Girolamo di Quarto, od agli altri che in Genova stessa esistevano, avanti che venissero [p. 45 modifica]aggregati a quello di Pammatone, come quelli dello Scaro, e di Suor Verdina ecc.

Ma più che degli Ospedali si resero gli Spinola benemeriti dell’Albergo dei poveri, che anzi può dirsi da loro fondato, essendosi a principio istituito col lascito di Angelo Giovanni Spinola di Gian Battista. Dal cartolario originate P di S.Giorgio (pag. 15 verso) sotto l’anno 1519 rilevasi che questo illustre patrizio lasciava luoghi8 4000 da moltiplicarsi per anni centoventi, onde venissero impiegati a fondare una chiesa ai SS. Giovanni e Michele in Genova con attiguo monastero, ove risiedessero venticinque monaci benedettini, e ad essi, ed alla chiesa fosse sempre provvisto. Presso al monastero dovea essere fabbricato un ospedale per i poveri d’ambi i sessi nati in Genova ed, esso dovea reggersi sotto il patronato dei suoi discendenti e dei Governatori dell’Albergo Spinola di Luccoli. Si fondasse altresì un Collegio, o Scuola, nella quale quattro Lettori insegnassero la Medicina, la Filosofia, il Diritto civile ed il canonico, ed a questi, due altri si unissero che ammaestrassero gratuitamente i fanciulli nella Grammatica. Tutto ciò a condizione, che fossero esenti d’ogni gabella i discendenti di Guglielmo Spinola primo abitatore di Luccoli, si concedessero annualmente delle somme in dote alle ragazze dell’Albergo Spinola, e si facessero elemosine ai Monasteri e Conventi della Città e delle tre Podesterie9, allo Spedale di Pammatone, ed all’Ospedaletto.

Ma prima che fossero trascorsi gli anni voluti dal pio [p. 46 modifica]testatore il Senato fu obbligato ad ordinare il 23 febbraio 1652, che del lascito di lui si prelevassero luoghi 217 e lire 35. 5. 7, ed una terza parte dei frutti della colonna medesima decorsi dal 1644 al 1652, onde servissero alla fondazione di un Albergo atto a raccogliere i molti poveri ammalati nel Lazzaretto.

Il Decreto voleva però, che un’iscrizione marmorea nel nuovo Istituto ricordasse ai posteri e la generosità di Angelo Giovanni Spinola, e la mutazione ordinata alle disposizioni testamentarie di lui10. Le sventure che afflissero la città, e principalmente la pestilenza, che la travagliò orrendamente nel mille seicento cinquantasei e nel mille seicento cinquantasette ritardarono il compimento della pia opera, che venne in seguito arricchita da diversi pietosi benefattori, fra i quali non mancarono molti di casa Spinola. [p. 47 modifica] Ciò provano le statue e le lapidi che rammentano le largizioni a quell’Istituto di Gian Luca Spinola11, di Vittoria Spinola Grillo, di Gian Domenico, di Carlo, di Girolamo e di Filippo, tutti di questa famiglia. Di molti altri è memoria nello Stabilimento e nei pubblici archivi, sebbene nessuna iscrizione ricordi la loro generosità, perché non pochi contenti del bene operato rifiutarono ogni espressione di gratitudine. [p. 48 modifica] Ma non solo ai ricoverati negli ospedali, e negli ospizi vollero recare aiuto gli Spinola, ma più particolarmente a coloro che colpiti improvvisamente dalla fortuna, non [p. 49 modifica]non sanno mostrare al pubblico la loro vergogna, esposti bene spesso a maggiori sofferenze e dolori.

I cartulari della Banca di S. Giorgio contengono molti legati fatti dagli Spinola a questi sventurati, ed io ne estrarrò i principali onde gloria ne venga a quei generosi ed alla loro illustre famiglia.

Teodorina di Giorgio nel 1593 lascia luoghi cinquecento, il cui prodotto deve distribuirsi ai poveri vergognosi; [p. 50 modifica]ed allo stesso uso lega luoghi cinquanta Gian Battista di Andalò; lire 3658 Violantina di Gian Battista; lire 8035 Maria figlia di Gian Battista; luoghi settantasette Leonardo di Battista; lire 3500 Paolo di Stefano; lire 630 Ambrogio; ed Andrea di Pasquale ordina che ben cinquantamila novecento cinquanta lire si dividano tra i poveri, ed i Monasteri della città.

Il cartolario dell’uffizio di Misericordia non ha pagina, che non ricordi la beneficenza degli Spinola. Lungo sarebbe l’enumerare tutte l’elemosine prescritte da quei pietosi, ed io rammenterò solo, Nicoletta Lomellini moglie di Ambrogio, che lasciava a quell’uffizio lire cinquemila, onde ai poveri si dispensassero; Antonio ed Ambrogio che legavano lire 2952; Anfraone di Luciano lire 4934; Agostino di Antonio lire 4000; Carlottina di Percivale lire 2050; Francesco di Giacomo di Luccoli lire 5228, e Geronima lire 30922. E tacerò le offerte minori di Bianchina, di Luciano, di Ginevra, di Biagio e di altri molti.

Nome assai venerato tra i più benemeriti della Repubblica è quello di Eliano Spinola figliuolo di Carrozio. Il generoso patrizio benefico ogni classe di bisognosi della città e di fuori; legò larghe somme ai Monasteri ed ai Conventi di Genova, all’Ospedale di S. Maria Annunziata di Napoli, ai poveri della terra di Arquata e del Borgo dei Fornari, sinchè durassero sotto il dominio degli Spinola. Ma quasi ciò non bastasse volle che luoghi 126 iscritti a suo credito nella Banca di S. Giorgio, venissero moltiplicati sino a che avessero il valore di luoghi quattromila, e poscia la terza parte del prodotto di essi servisse a sollevare i cittadini dalle pubbliche gravezze. Questo generoso [p. 51 modifica]pensiero gli meritava una statua con adatta iscrizione nella casa di S. Giorgio onde la memoria del fatto servisse ai posteri d’esempio12. Né mancavano gl’imitatori, ché molti ne ricordano le numerose iscrizioni sparse per il palazzo ov’ebbe sede la Banca di S. Giorgio.

E tali nobili atti di liberalità e patrio amore che a ragione ammiriamo negli Spinola antichi, non è a credere che vengano meno, e perdansi nei recenti. Molti fatti potrei recare a prova, ma basta il rammentare la cospicua somma di lire nuove cinquecento mila che il signor Giovanni (1) [p. 52 modifica]Stefano Spinola lasciava l’anno scorso morendo ai diversi stabilimenti pii della città, che in vita aveva con paterno affetto diretti; e la liberalità del signor Lorenzo, che istituiva suo erede universale il novello ricovero dei mendici sorto, or è qualche anno, per frutto di private sottoscrizioni sulla collina di Paverano in Bisagno, e che per tale largizione acquistava speranza di lunga vita.

Che se dalla pietà civile degli Spinola facciamo passaggio alla religiosa, ne troviamo ammirabili esempii in ogni sacro edifizio della Liguria.

La Chiesa di S. Maria Incoronata presso la foce della Polcevera fu rifabbricata coll’attiguo Monastero dei Canonici Lateranesi da Luca Spinola Marchese di Lerma, verso il 1490; ed ha memoria di lui, ed anche di Antonio di Nicolò che nel 1528 vi innalzò una cappella, e volle in essa sepoltura.

Lo stesso Marchese di Lerma rifece altresì nel 1480 la Chiesa di S. Giacomo di Cornigliano ch’è ornata perciò dello stemma della famiglia, e molti membri di essa vi costrussero cappelle e sepolcri. Giuliano Spinola ha effigie in marmo nella Chiesa parrocchiale di S. Martino in San Pier d’Arena, ov’ebbe sepoltura, e fondò una cappella.

Nell’antica Certosa che sorgeva presso Rivarolo una ne avea costrutta ed assai sontuosa Giorgio Spinola nel 148013.

Eliano Spinola di Carrozio avea lasciato a questa Chiesa lire 200 annue che dovea dividere colla Chiesa del soppresso [p. 53 modifica]Monastero del Boschetto a destra della Polcevera, ov’ebbero sepolcro e cappelle più Spinola, e tra gli altri il Doge Battista, e Giacomo di Giulio Cesare, e Gian Battista.

La Chiesa e Monastero di San Benigno di Capo di Faro ora distrutta, ricordava come speciale benefattore Andrea Spinola che ne fu Abbate Commendatario. e visse verso il 1421. Egli vi fece rifiorire l’ordine monastico che vi era da molto tempo mancato, e ne accrebbe i redditi.

Nicolò Spinola fece del proprio innalzare in gran parte il Convento di S. Barnaba dei Cappuccini, che perciò ne ha lo stemma sulla facciata.

La Chiesa di Gesù e Maria dei Minimi venne rifabbricata da Veronica Spinola duchessa di S. Pietro, che vi elesse sepoltura per se ed i suoi, come ricorda l’iscrizione ch’è nella sagrestia.

Giorgio Spinola di Eliano costrusse in gran parte la Chiesa di S. Teodoro in Fassolo, e la ristorò poi nel 1635 Felice figlio di Agostino.

Ambrogio, Lazzaro ed Agostino concorsero con grosse somme a fabbricar la Chiesa di S. Anna dei Carmelitani scalzi, e Claudio Spinola vi eresse l’insigne cappella di Nostra Signora del Carmine, e Silvio l’altra a Sant’Andrea.

La Chiesa di S. Bartolomeo degli Armeni ebbe doni assai preziosi da Marco di Ottobuono; e Nicolò v’innalzò la cappella dell’Annunziata.

Eliano di Carrozio, che già lodai per la sua pietà civile, mostrò uguale affetto alla religione, ed ebber da lui generosi assegnamenti annui, la più parte dei Monasteri e Conventi, e quelli specialmente di S. Maria di Castello, del Monte e di S. Girolamo di Quarto degli Olivetani. Larghezza non dissimile uso Maria Brigida vedova ed [p. 54 modifica]erede di Gian Pietro, verso l’Oratorio di S. Filippo, al quale legò annui scudi cento quarant’otto d’argento, onde fossero celebrate con quello splendore che alla religione si addice, le pie pratiche che colà han luogo di sera.

Dissi che la Chiesa delle Vigne ebbe principio da quei primi, da cui discese questa nobil famiglia, ed altri tempii enumerai dagli Spinola fabbricati; ad essi aggiungerò la Chiesa di S. Giacomo di Carignano, che vuolsi fondata da Ansaldo nel 1154; l’altra di S. Carlo dei Carmelitani Scalzi eretta dal P. Agat’Angelo; e quella or distrutta di S. Domenico, che se non in tutto, in gran parte fu fabbricata colle largizioni degli Spinola. Il celebre Oberto del quale narrai le virtù ed il valore, innalzò la Chiesa di S. Luca nel 1188, che poi nel 1589 per breve di Papa Sisto V venne dichiarata parrocchia gentilizia delle due famiglie Spinola e Grimaldi. Gian Domenico Duca di S. Pietro ristorò il coro del già nominato Monastero di San Giacomo di Quarto; Taddeo costrusse del suo quello del Monastero di S. Sebastiano; e la Chiesa di S. Fruttuoso in Bisagno, e l’altra della Pace fuori la porta dell’Arco ricordano i molteplici benefizii di Andrea, di Luciano, e di Geronima Signora di Cantalupo. E di matrone pie e benefiche non fu mai scarsezza in questa illustre famiglia. Ne fan prova i nomi di Placidia Spinola vedova di Carlo Doria Duca di Tursi, che dal 1626 al 1664 raccolse ed alimentò in adatto ricovero presso la Chiesa della Madonnetta buon numero di povere donne, e assai adoperossi per la fondazione del Monastero della Neve, che cumulo di benefizii; Maria di Gesù vedova di Agostino Spinola cambiò lo splendore della casa col cilizio delle Carmelitane scalze, ed eresse il lor Convento di Gesù e Maria. [p. 55 modifica] Fra le prime compagne della venerabile Maria Vittoria Strata va annoverata Chiara Spinola, che col consiglio molto aiutò quella penitente istitutrice delle Turchine, e colle sostanze le fornì mezzi a fabbricare il Monastero dell’Annunziata. Ed opera di un’altra Spinola, di Maria Deodata, è l’altro Monastero della stessa religiosa famiglia, l’Incarnazione: ed ella anche il primo ampliò e giovò assai.

Già indicai molte delle cappelle fondate dagli Spinola nelle diverse chiese di Genova e dei dintorni, e moltissime potrei ancora rammentarne, se altre testimonianze occorressero a provare la loro religione e pietà14. Che se allontanandoci per poco dalla città volessimo rivolgere gli sguardi alle due Riviere, alla Liguria settentrionale, e a quella parte del Monferrato, ove fur già molti feudi di questa illustre prosapia, non troveremmo chiesa, non pio istituto, non opera di beneficenza che non sia stata da loro eretta, o dotata con munificenza, o ampliata15.

Il poco che ho detto sia saggio del molto che potrebbe [p. 56 modifica]aggiungersi ad encomio di questa famiglia, che se conseguì potenza e ricchezze, seppe usarle a pro della patria e degli sventurati, lode degna d’invidia, ma imitabile per coloro, che sortirono col cuore benefico, fortuna pari a quella degli Spinola.


Note

  1. Mi ritornano assai dolci alla mente le belle ed eloquenti parole, con cui l’esimio P. Vincenzo Marchese inaugurando i lavori della Società ligure di Storia patria il 21 febbraio 1858, esortava i socii a tessere una storia degl’istituti genovesi di beneficenza e qui le riporto: «Non posso in conto alcuno tacere di quella che a mio avviso è la bellissima tra le glorie genovesi, vuo’ dire la storia degl’istituti di pubblica beneficenza. Conciossiachè la lode, che ci proviene dalle audaci imprese delle armi, dai difficili e arrischiati viaggi, dalle industrie, dalle lettere, dalle arti, non regge in conto alcuno al paragone con quella che deriva dalla squisita bontà del cuore; perché le vittorie costano ai popoli lagrime e sangue, e ai traffici e alle industrie si tramischia troppo sovente la frode e l’inganno, e le arti e le lettere sono assai volte dalla ambizione guaste e contaminate, ma pura, santa e pienissima è la gloria, che a noi viene dal benefizio. Negli altri vanti potrete facilmente essere superati da altri popoli o più prodi, o più ingegnosi, o più felici; nel vanto della carità, oso dirlo, da niuno. E qui mi gode l’animo a pensare come riandando le innumerevoli opere di beneficenza, che la pietà dei nostri padri produssero nel giro di tanti secoli vi sentirete ognora più invitati a venerare e ad amare una religione, che ha asciugate tante lagrime, leniti tanti dolori, posti i semi di tante virtù, e che non mai stanca dal beneficare è ogni giorno sul pensare a nuovi trovati, che ristorino i sempre nuovi dolori della travagliata umanità. Dateci adunque una storia della beneficenza genovese, la quale faccia fede, che se i padri nostri furono gloriosi, potenti e temuti, furono in pari tempo singolarmente buoni; il che stimiamo assai più dello aver messa in fondo Pisa, emulata Venezia, rialzato l’impero dei greci, e tratti prigioni il re di Cipro e quello di Aragona ». (Vedi Atti della Società ligure di Storia Patria, vol. I, pag. LIV).
  2. Vedi Banchero: Genova, e le Due Riviere.
  3. Ecco le tre iscrizioni che sono riportate nell’opera citata del signor Banchero:

    I. NOBILI VIRO JVLIANO Q. D. ACCELLINI, QVI ANNO MDLXXIX HVIC
    XENODOCHIO PROVENTVS LOCORVM VIGINTIQVINQ. COMPERARVM Sti GEORGII
    PERPETVO LEGAVIT EA LEGE QVOD SINGVLIS ANNIS DVO SACRA VNVM IN HO-
    MINVM ET ALTERVM IN MVLIERVM INFIRMARIA CELEBRENTVR HORTANDO INFIRMOS,
    VT ORENT D. 0. M. PRO REMISSIONE PECCATORVM IPSIVS D. JVLIANI, PARENTVM,
    ANTECESSORVM, DESCENDENTIVM ET BENEVOLENTIVM SVORUM. PROTECTORES
    NON INMEMORES TANTI BENEFICII IN PAVPERES B. M. P. ANNO MDCXXVI.

    II.

    PAVLO SPINVLÆ NICOLAI F. QVOD

    EXIMIA ERGA DEVM PIETATE

    ADDVCTVS CCL. AVREOS ANNVOS

    SVO LABORE PARTOS HVIC

    VALETVDINARIO LEGAVERIT

    CVRATORES POSVERE OBIIT ANNO

    MDCIX DIE XXII APRILIS.


    III.

    D. O. M.

    HIERONIMO SPINVLÆ NICOLAI FILIO VIRO PRÆCLARO

    QVI VT CERTIVS SIBI COELOS PANDERET

    VNIVERSA BONA IN PAVPERES HOSPITALIS EXPANDIT

    PROTECTORES ANNI MCLXXXXVIII

    VT . . . CONCIVIS DIVINVS ANIMVS POSTERIS ESSET EXEMPLO

    HAS NOTAS NON GLORIÆ SED PIETATIS ILLIVS ERGO

    DECREVERE.

  4. Per iscorrere più prontamente i diversi cartularii della Banca di S. Giorgio, mi fu cortese di graziosi aiuti l’egregio mio amico signor Tommaso Belgrano applicato a quell’Archivio, che molte cure attende dall’ingegno operoso di cui egli die’ saggio in diversi lodati scritti.
  5. D. O. M.

    ASCANY FRANCI SPINVLA OB NON. MINOREM

    VIVENTIS IN REGIMINE FIDELITATEM

    ET SOLERTIAM QVAM MORIENTIS

    AMOREM ET MVNIFICENTIAM IN SVFFRAGIO

    HVIVS NOXOCOMIJ P. P.

    ANIMI GRATI ERGO MEMORIAM

    P. M. ANNO SALVTIS

    MDCLXIII.

  6. VERONICÆ SPINVLÆ

    MOLFETÆ PRINCIPI

    QVÆ

    AMPLISSIMVM PATRIMONIVM, PIETATEM IN PAVPERES

    QVAM VIVENS PRÆ CETERIS VIRTVTIBVS COLVIT

    NE CVM IPSA MORERETVR

    MORIENS FILIO DVCIS PETRI IN GALATINA HISPANIARVM

    MAGNATI

    LEGAVIT

    PROTECTORES HVIVS XENODOCHII OB ANTIQVA ET

    NOVA AMBORVM MERITA

    POSVERE

    ANNO DOMINI MDCLXXXIX

  7. D. O. M.

    CRISTOPHORO ABATI SPINVLÆ

    QVOD

    INFIRMIS EXQVISITIONE ALIMONIA

    PERPETVO RECREANDIS

    CENSVM LEGAVERIT

    CONGREGATIO CHARITATIS

    FRATRI AMANTISSIMO

    IMMORTALITATEM

    ANNO DOM. MDCCLX . XVII KAL. SEXTILES

  8. Un luogo valeva lire cento circa.
  9. S’intendono le Podesterie di Bisagno, Polcevera e Voltri.
  10. Infatti nelle scale del pio Istituto leggesi l’iscrizione seguente:

    UT ÆDIFICEM

    ANGELI IOANNIS SPINVLÆ
    AVORVM ET PROAVORVM TITVLIS CLARI
    SVIS VERO LONGE CLARISSIMI
    QVI DIVITIAS INGENTES EXCELSO ANIMO
    HÆEREDIBVS, FAMILIÆ, PIIS OPERIBVS
    DESTINAVIT
    VT IPSI HARVM ÆDIVM PRIMORDIA
    DEBEANTVR
    NOMEN INCLYTVM


    EX S. C.

    PVBLICIS NOTIS INCISO LAPIDE
    POSTERITATI COMMENDATYR
    MVNDI REDEMPTI
    ANNO MDCLVI.

  11. Ecco le diverse iscrizioni:
    I. Sotto la Statua di marmo eretta a Gian Luca Spinola.

    D. O. M.
    IOANNI LVCÆ SPINVLÆ ABBATI AC PATRITIO GENVENSI
    QVOD
    INGENTI PECUNIÆ VI
    QVÆ IPSI QVOTANNIS EX NVMMVLARIORVM MENSIS
    LVTETIÆ PARISIORVM, VIENNÆ AC FLORENTIÆ
    NVMERABATVR
    PAVPERIBVS LEGATA
    DIVTVRNÆ IN EOSDEM BENEFICENTIÆ
    GALLIAM GERMANIAM ITALIAM
    TESTES VOLVERIT
    HANC SEMPITERNÆ GLORIÆ MEMORIAM
    RECREATI PAVPERES COLLOCABANT
    ANNO MDCCXXXIX.

    II. Sotto la statua di Maria Vittoria Spinola-Grillo:

    MARIÆ VICTORIÆ SPINVLA GRILLO
    QVOD
    SPLENDIDAM AVRO, GEMMISQVE SVPPELLECTILEM
    MAGNAMQVE PECVNIÆ VIM
    PAVPERIBVS PRÆLEGAVERIT
    EX DECR. MAG.
    ANNO MDCCXXIII.

    III. Sotto la statua di Gian Domenico Spinola:

    D. O. M.
    IOANNI . DOMINICO . SPINVLÆ
    IOANNIS . AVGVSTINI . FILIO
    GENERE . OPIBVS . PIETATE
    CLARISSIMO
    QVOD . CENSVM . AMPLISSIMVM
    TEMPERANTISSIME . VSVS
    ALENDIS . PAVPERIBVS
    VIVENS
    LIBERALITER . DISTRAXERIT
    MORIENS
    VNIVERSVM . LEGAVERIT
    OCTOVIRI
    CIVI . PIISSIM0
    PAVPERES
    PARENTI . OPTIMO
    P. P.
    ANNO MDCCLII.


    IV. Sotto la statua di Carlo Spinola:

    D. O. M.
    CAROLO SPINVLÆ Q.m FRANCISCI
    QVOD
    PAVPERES PRO POSSE ÆREDES
    VOLVERIT
    ANIMVM ASSE MAJOREM
    SIMVLACRO ÆQVABANT
    OCTOVIRI
    ANNO CIↃCICCLXXIV.



    V. Sotto il busto di Gerolamo Spinola:

    HIERONYMVS . SPINOLA . JO . BAPT . F.
    GALLIA . GERMANIA . ET . ANGLIA
    PERAGRATIS . VBIQVE . CARVS . REBVS . FORTVNIS
    QVE . FLORENTIBYS . VINCENTII . A . PAVLO . CONGREGATIONI . NOMEN
    DEDIT . VBI . SACERDOTIO . INITIATVS
    ANNOS . XXXVI . SEVERISSIME
    EXEGIT . SCRIPTO . QVÆ . HÆREDE . DOMINICO . FR . F . XXX.
    LIB . MILLIA . HVIC . PAVPERVM . DOMVI . TESTAMENTO . LEGAVIT
    VIX . ANNOS LXXIX MENS. III DIES V
    OB. A. MDCCLXXII. XV
    KAL. FEB.


    VI. Sotto la statua di Filippo Spinola:

    D. O. M.
    PHILIPPO SPINVLÆ Q. IO. BAPTÆ PATRITIO GENVENSI
    QVOD
    ILLVSTRISSIMIS INCVRABILIVM VALETVDINARII AC PAVPERVM MAGISTRATIBVS
    A SE DVM VIVERET
    SINGVLARI PRVDENTIA ADMINISTRATIS
    INTEGRAM HÆREDITATEM
    MORIENS EX ÆQVO PARTITVS SIT
    HOC GRATI ANIMI MONVMENTVM
    PAVPERVM DOMVS EXCITABAT
    ANNO MDCCXXXIX.

  12. La statua è sedente, ed ha l’iscrizione che segue:
    Eje agite o cives Patriae surcurrite mecum
    Dupliciter patriae qui dedit illud habet.

    ÆLIANVM CAROCCI EX ANTIQVA SPINVLARVM DE
    LVCVLO FAMILIA PROGNATVM DIVI GEORGII PROTECTORES
    HAC STATVA IN SPECIEM SEDENTIS ERECTA
    REMVNERARI CVRARVNT QVOD IS ADHVC VIVENS
    LOCA CENTVM VIGINTI SEX ET ALIQVANTO
    ANPLIVS EX PATRIMONIO SVO SEPARATA POSTERITATI
    PROVIDENTISS. CONSVLENS AD IMMINVENDA PVBBLICORVM
    VECTIGALIVM ONERA LIBERALISS. CONDONASSET
    ITA RE TEMPERATA VTI EX LOCORVM FRUCTIBVS IN
    SORTES REDACTIS IN SENA LOCORVM MILLIA SVMMA
    PRIOR ACCREVISSET PARTIS TERTIAE FRVCTIB.
    AD COERCENDA VECTIGALIA DEPVTATIS RESIDVVM
    QVODCVMQVE SVPERESSET IN PIVM VSVM PER EVMDEM SVPREMA
    VOLVNTATE MANV SVA PERSCRIPTA AC PER
    DOMINICVM GEORGIUMQVE PIENTISS. FILIOS COMPROBATA
    PROSPECTOS CEDERET HÆC RECOGNOSCERE
    PLENIVS LICET IN LIBRO QVI B. LIBER IN
    INSCRIBITVR INSPICIENTIBVS
    ANNO MDXXXIII.

  13. Questa chiesa e l’attiguo monastero illustrò con eruditi discorsi il prelodato mio amico sig. Tommaso Belgrano, e li lesse alla Società Ligure di Storia Patria, e spero di vederli pubblicati.
  14. Ricorderò solo che quattro cappelle eglino eressero in S. Caterina, due in S. Francesco di Castelletto, chiese or distrutte; tre in S. Ambrogio, una all’Annunziata del Guastato, ed una in S. Maria di Castello, ed inviterò il lettore a scorrere le opere manoscritte dello Schiaffino, del Giscardi, del Perasso e del Paganetto, e le stampate degli egregi Alizeri e Banchero ove ad ogni pagina è attestata la religione di questa famiglia.
  15. Fra i molti esempi recherò quello del Borgo dei Fornari, Pieve presso Busalla, luogo per mille ragioni a me carissimo, già parte della Contea di Ronco propria degli Spinola, che oltre la parrocchia da loro dotata e molte opere pie, vi fondarono un ospedale capace di buon numero di letti, e gli assegnarono per mantenimento più di cento mila lire di capitale.