Necrologio: Giuseppe Canestrini

Da Wikisource.
Marco Tabarrini

1871 Indice:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu Necrologi/Archivio storico italiano 1871 Necrologio: Giuseppe Canestrini Intestazione 20 novembre 2017 75% Da definire

Questo testo fa parte della rivista Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871)

[p. 155 modifica]

NECROLOGIE





GIUSEPPE CANESTRINI.


Tra i più vecchi collaboratori dell’Archivio Storico era Giuseppe Canestrini morto a Firenze il 28 di novembre del 1870, con rammarico di quanti lo conobbero, e ne ebbero in pregio l’ingegno acuto e paziente nella ricerca e nella illustrazione dei documenti storici. Scrivo di lui questo breve ricordo col solo aiuto delle reminiscenze di una lunga consuetudine, non essendomi riuscito di procurarmi più precise notizie della sua vita e dei suoi studi.

So che era nato a Trento nel 1807, e che alle scuole pubbliche prese quella coltura mezzo italiana e mezzo tedesca, che gli era imposta dai regolamenti scolastici, e dall’esser cresciuto in quell’estremo lembo d’Italia che già sente la vicina Alemagna. La prima gioventù passò a Vienna, e di là non rammento da che cagione fosse tratto dopo il 1830 a Parigi, dove conobbe il Thiers, il quale scritta con calore giovanile la storia della rivoluzione di Francia, voleva fare opera più pensata scrivendo la storia della Repubblica di Firenze. La conoscenza del Canestrini che si occupava di [p. 156 modifica]ricerche storiche nelle biblioteche parigine, lo infervorò in quel suo proposito, perchè vide in lui l’uomo fritto al caso suo. Egli che non voleva fare un libro sui libri, avea bisogno di chi lo aiutasse con documenti nuovi a dare novità di concetto e di forma ad una storia ormai raccontata da tanti e così noti scrittori. Propose perciò al Canestrini di venire per suo conto a Firenze, per fare le ricerche delle quali aveva bisogno. Il Canestrini accettò, e ottenuto libero accesso ai nostri archivi colla mediazione dell’ambasciatore di Francia, subito si mise all’opera.

I nostri archivi, o almeno quelli delle Riformagioni ed il Mediceo, erano allora in un disordine deplorabile, e neppure chi li custodiva a solo fine di contenderli alli studiosi, sapeva quello che ci fosse. Scarsi e confusi gl’indici, disordinate le materie, chi vi si rinveniva era bravo. Il Canestrini con paziente tenacità sfogliando filze e compulsando cataloghi, a poco a poco trovò il bandolo di quella matassa, ed arrivò al punto di raccapezzarsi in quel caos come in una biblioteca ben classata. Il Thiers gli mandava periodicamente alcune brevi note che contenevano i quesiti storici ai quali il Canestrini doveva rispondere con documenti. I quesiti rare volte riguardavano ad avvenimenti od uomini; ma piuttosto erano diretti a chiarire l’ordinamento delle istituzioni, i fatti economici e finanziarii; a spiegare nei suoi particolari la vita meravigliosa di questo popolo, che chiuso in territorio angusto, pure empì il mondo del suo nome, prese parte a tutti i grandi affari, e coi suoi Banchi, ebbe mano nei cambi e nei commerci di quasi tutta Europa.

Questa corrispondenza tra il paleografo erudito e lo storico statista, durò parecchi anni, e gran mole di materiali per la storia fiorentina fornì il Canestrini al Thiers; il quale poi distratto dalla storia del Consolato e dell’Impero a cui pose mano, non so se abbandonasse quel suo primo disegno, o lo serbasse agli ozii di riposata [p. 157 modifica]vecchiezza, che, a quanto pare, non gli saranno concessi.

Fatto però è che il Canestrini trasse da tanta diuturnità di lavoro, non solo una pratica grandissima degli archivi fiorentini, ma ben anche una rara suppellettile di erudizione storica, dalla quale se egli, com’era assiduo nel ricercare, così fosse stato operoso nell’ordinare e nello scrivere, avrebbe potuto trarre maggior frutto che in effetto non ricavasse, raccomandando il suo nome ad opere originali, senza contentarsi del modesto titolo di illustratore.

Ciò non dimeno la sua riputazione di paleografo eruditissimo era già fatta anche nel 1842, quando G. Pietro Vieusseux cominciò a pubblicare l’Archivio Storico Italiano ed il nome del Canestrini si legge nei primi volumi tra i compilatori di quella raccolta; nella quale comparvero di suo oltre a molti scritti minori, le illustrazioni alla vita di Pippo Spano (Tomo IV); il discorso sulla milizia italiana nel secolo decimosesto (T. XV); e l’altro discorso sul commercio dei Veneziani coll’Armenia e con Trebisonda (Appendice IX), tutti accompagnati da copiosi documenti inediti. Né soltanto cogli scritti ma ben anche col consiglio giovò all’Archivio Storico; perchè per più anni fu di quella consulta di amici, che il Vieusseux adunava periodicamente, per deliberare sulle cose da stamparsi che si potevan trarre dai nostri archivi e dalle nostre biblioteche, e sulle proposte che gli venivano da ogni parte d’Italia. In quelle adunanze il Canestrini, parlava poco, ma richiesto del suo parere, lo dava schietto e ragionato.

Nel 1859 il Governo della Toscana volendo rimeritare i servigi resi da lui agli studi storici e l’amore per l’indipendenza d’Italia che traspare in tutti i suoi scritti, gli commise di scrivere la storia economica della Repubblica fiorentina, assegnandogli conveniente stipendio. Frutto di questa commissione onorevole per chi la dava e per chi la riceveva, fu quel primo volume sulla Scienza [p. 158 modifica]e l’arte di Stato desunta dagli ordinamenti della Repubblica Fiorentina, stampato a Firenze nel 1862 dal Le Monnier, che fu accolto con molto favore dagli storici e dagli economisti, ma che aspetta sempre il secondo, col quale l’opera avrebbe dovuto avere il suo compimento. Nella prima legislatura del nuovo regno d’Italia, fu eletto il Canestrini Deputato al Parlamento Nazionale, in omaggio alle Provincie italiane non peranche sottratte al dominio austriaco, alle quali egli apparteneva. Ma la vita politica non era fatta per lui; ond’è che di buon grado accettò l’ufficio di bibliotecario della Biblioteca nazionale di Firenze, vacato per la rinunzia del professor Vannucci. La quiete di quest’ufficio gli diede agio di condurre a termine la stampa delle Opere inedite di Francesco Guicciardini, già cominciata qualche anno prima sotto la sua direzione, per generoso consiglio degli eredi dello Storico illustre; i quali bene provvidero affidando al Canestrini questo paziente lavoro, perchè egli nelle storie fiorentine versatissimo e nella lettura degli originali sicuro, seppe condurre l’impresa con onore degli editori e del loro grande avo. Questa stampa che al contrario di quanto suole avvenire nella pubblicazione delle cose inedite degli scrittori celebri, di tanto ha cresciuta la riputazione di Francesco Guicciardini, torna in lode del Canestrini che vi attese con grande impegno, e l’arricchì di prefazioni e di note sufficienti, senza quel sopraccarico di erudizioni affastellate, che tenta l’ambizione degli editori volgari.

In questa sommaria enumerazione delle cose fatte dal Canestrini per l’avanzamento degli studi storici, è compendiata la vita di lui, che non ebbe altra esplicazione fuori del campo delle lettere. Egli visse modestamente del frutto dei suoi lavori, qualche volta rasentando la povertà, ma sempre tirò avanti con molta fortezza d’animo senza pretensioni e senza lamenti. Visse celibe, e di questa sua condizione solitaria sentì i vantaggi e i danni; perchè se gli fu comoda per avere libertà [p. 159 modifica]e indipendenza dagli altri, gli negò peraltro molti conforti, dando al suo umore certe asprezze che non erano nella sua natura; di che più d’una volta mi fece egli stesso confessione assai dolorosa. Morì di male al cuore con molte sofferenze, ed i suoi funerali ebbero numeroso concorso di amici e di estimatori.                      M. Tabarrini.