Novelle (Sercambi)/NOTE/Nota filologica/II. Le edizioni/A) Le edizioni precedenti

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II. Le edizioni - A) Le edizioni precedenti

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II. LE EDIZIONI


A) Le edizioni precedenti


Dal 1816, data della pubblicazione della scelta del Gamba, fino ad ora, videro la luce ben tredici edizioni delle novelle del Sercambi, tutte parziali però e tutte con piú o meno gravi mende di metodo e di interpretazione. Esse sono:

  1. Novelle di Giovanni Sercambi lucchese ora per la prima volta pubblicate, a cura di Bartolomeo Gamba, Venezia, Alvisopoli, 1816, pp. xvi-122. Contiene venti novelle e precis. quelle corrisp. ai nn. del T: xiii, xvi, xxii, xxxviii, liii, lviii, lxviiii, lxxi, lxxii, lxxiiii, lxxviii, lxxxviii, lxxxxiii, ccxii, cxiiii, cxxii, cxxiiii, cxliii, cxliiii, cxlvi.
  2. Alcune novelle di Giovanni Sercambi che non si leggono nell’edizione veneziana colla vita dell’autore scritta da Carlo Minatoli, Lucca, Fontana, 1855, pp. lx🞢52. Contiene le novv. corrisp. ai nn.: lv, lxi, lxxiiii, cxvi (che però comprende tre dei quattro episodi), cxvm, cxxxnn, cxxxvi, cxxxvii, cxxxviiii, e due novellette comprese nelle Croniche (in, pp. 94-95 e 244-47) ma non in T.
  3. Novella inedita di Giovanni Sercambi tratta da un ms. della pubblica libreria di Lucca (per cura di M. Pierantoni), Lucca, Canovetti, 1865, pp. 8. Essa corrisp. al n. xlviiii.
  4. Novelle di Giovanni Sercambi (a cura di A. D’Ancona), dispensa n. 119 della «Scelta di curiosità letter. ined. o rare dal sec. xiii al sec. xvii», Bologna, Romagnoli, 1871, pp. x🞢304. Diviso in tre parti, il voi. ristampa le tre ediz. precedenti, aggiungendo in append. notizie bibliogr. sulle fonti di molte novelle.
  5. Delle novelle di Giovanni Sercambi, pubblicate a cura di Achille Neri, in «Il Propugnatore», iv (1871), parte ii, pp. 223-28. Contempor. pubbl. a parte in un volumetto di trentadue ess.: Due novelle di G. S., a cura di A. N., Bologna, Fava e Caragnani, 1871, pp. 10. Le due nov. corrisp. ai nn. cxviii e cxxxvii della nostra raccolta.
  6. Novo inganno, novella inedita di Giovanni Sercambi lucchese, in Catalogo dei Novellieri italiani in prosa raccolti e posseduti da G. Papanti, Livorno, [p. 816 modifica]Vigo, 1871, append. al voi. ii, pp. iii-v (riportata sopra alle pp. 806-09). Pubbl. dallo stesso editore a parte in un estratto di 8 pp., ibid., nello stesso anno.
  7. Giovanni Sercambi, in Dante secondo la tradizione e i novellatori, ricerche di G. Papanti, Livorno, Vigo, 1873, pp. 65-73. Cont. le due nov. su Dante (nn. lxxi e lxxii nella nostra race.), esemplate sulla copia del Gamba e riscontrate su T.
  8. Due novelle di Giovanni Sercambi, pubblicate in occasione delle nozze GoriRiva da Isaia Ghiron, Milano, Bernardoni, 1879, pp. 16. Esse corrisp. ai nn. xlvi e lvi, stamp. insieme con i prologhi delle nov. successive.
  9. Novelle inedite di Giovanni Sercambi (a cura di A. D’Ancona), Firenze, libr. Dante, 1886, pp. 72. Cont., oltre ad una breve nota introdutt., le nov. corrisp. ai nn. xvii, xxv, xxvii, xxviii, xxxiiii, xxxv, xlii, liiii, lviiii, cxxi, cxxviii; vi sono aggiunte anche le due dell’ed. Ghiron (n. 8) e la copia della nov. n. xxxv del p. L. Baroni già stamp. dal Papanti. Cont. infine ragguagli bibliogr. sulle fonti di alcune delle novelle.
  10. Novelle inedite di Giovanni Sercambi tratte dal codice Trivulziano CXCIII per cura di R. Renier, Torino, Loescher, 1889, pp. lxxvii+434. Nella Prefazione il R. stampa anche il testamento del S. (pp. lxvii-lxxv). Cont. l’Introduzione e le nov. n.: ii, iii, iiii, v, vi, vii, viiii, x, xii, xv, xviiii, xxi, xxiii, xxiiii, xxvi, xxviiii, xxx, xxxn, xxxiii, xxxvi, xxxvii, xxxviiii, xl, xli, xliii, xliiii, xlv, xlvii, xlviii, xlviiii, l, lii, lii, lv, lvii, lx, lxi, lxii, lxiii, lxiiii, lxv, lxvi, lxvii, lxviii, lxxiii, lxxv, lxxvi, lxxvii, lxxx, lxxxi, lxxxii, lxxxiii, lxxxiiii, lxxxv, lxxxvi, lxxxviii, lxxxviiii, lxxxx, lxxxxi, lxxxxii, lxxxxiiii, lxxxxv, lxxxxvi, lxxxxvii, lxxxxviii, lxxxxviiii, c, ci, cii, ciii, ciiii, cv, cvi, cvii, cviii, cviiii, cx, cxi, cxiii, cxv, cxvi, cxviii, cxviiii, cxx, cxxii, cxxiiii, cxxv, cxxvi, cxxvii, cxxviiii, cxxx, cxxxi, cxxxii, cxxxiii, cxxxv, cxxxvi, cxxxvii, cxxxviii, cxxxviiii, cxl, cxlii, cxlv, cxlvii, cxlviii, cxLviiii, cli, cliii. Inoltre, riassume in append. i nn.: viii, xi, xviii, xx, xxxi, lxx, lxxviiii, cxvii, cxli, cl, clii, cliiii, clv, clvi. Non è stampato nessun prologo alle novelle; l’ed. ha in append. una tavola riassuntiva delle varie ed. a stampa.
  11. De pauco sentimento domini, novella di Giovanni Sercambi, nel vol. La distruzione di Luni nella leggenda e nella storia, a c. di Giovanni Sforza, Torino, Bocca, 1922, pp. 14-15. Corrisp. al n. clvi.
  12. «Proemio» and «Intermezzi» of the «Novelle» of Giovanni Sercambi, inclusi nello studio di R. A. Pratt e K. Young, The Literary Framework of the «Canterbury Tales», nel vol. Sources and Analogues of Chaucer’s «Canterbury Tales», ed. by W. F. Bryan and G. Dempster, New York, The Humanities Press, 1958, pp. 36-81. Contiene: l’Introduzione, e i prologhi alle nov. n.: iii, v, xxxvii, xxxviii, xl, xlv, lviiii, lxxx, lxxxi, lxxxii, lxxxv (incompleto), lxxxvi, lxxxvii, lxxxxiii, ciii (incompl.), cxii [p. 817 modifica](incompl.), cxviiii (incompl.), cxxii, cxxiii (incompl.), cxxiiii (incompl.), cxxv (incompl.), cxxvi (incompl.), cxxvii, cxxviii (incompl.), cxxviiii (incompl.), cxxx (incompl.), cxxxi (incompl.), cxxxii (incompl.), cxxxiii, cxxxiiii, cxxxv (incompl.), cxxxvi, cxxxviii (incompl.), cxxxviiii, cxl (incompl.), cxli (incompl.), cxlii (incompl.), cxliii (incompl.), cxliiii (incompl.), cxlv (incompl.), cxlvi (incompl.), cxlviiii, cliii, cliiii (incompl.). Nello stesso vol. R. A. Pratt stampa anche il testo della nov. xxxii (pp. 443-46). L’Introduzione ed i prologhi rappresentano un’ed. rived. ed ampliata di un precedente lavoro pubbl. da K. Young, The Plan of the «Canterbury Tales», nel vol. Anniversary Papers by Colleagues and Pupils of G. L. Kittredge, Boston, Ginn, 1913, pp. 405-17.
  13. Contributo all’opera novellistica di Giovanni Sercambi, con il testo di 14 novelle inedite, a c. di Guido Beretta, Lugano, tip. Gaggini-Bizzozero, 1968 (tesi di laurea all’Università di Basilea). Cont.: uno studio introduttivo sul Sercambi e le sue fonti, e il testo delle quattordici novelle riassunte in appendice dell’ed. Renier, e corrispondenti ai nn.: viii, xi, xviii, xx, xxxi, lxx, lxxviiii, cxvii, cxli, cl, clii, cliiii, clv, clvi, con i relativi prologhi. Il testo è corredato da brevi note e glossario.

Le scelte del Minutoli e del Neri (nn. 2 e 5) furono esemplate sul frammento delle Croniche stampato dal Muratori nel tomo xviii dei Rerum Italicarum Scriptores sulla scorrettissima copia contenuta nel codice Ambrosiano D 391. La novella del Pierantoni (n. 3) invece fu tratta direttamente dal cod. Lucchese 266. Esse dunque offrono poco aiuto ad una ed. critica delle Novelle.

Lo stesso si può dire nei confronti delle altre edizioni esemplate sulla copia tratta per ordine del Gamba (non si sa poi da chi), di cui abbiamo già parlato definendola molto infida. Non solo dunque non è consigliabile giovarsi della copia del Gamba, ma neppure di quella inclusa nella «Scelta di curiosità ined. o rare» (Romagnoli, 1871), che il D’Ancona derivò dai precedenti editori, né della ed. di Firenze (1886), esemplata, come afferma il D’Ancona1, su un estratto vagante della copia del Gamba.

Di tutte le edizioni precedenti a quella del Renier solo le due novelle stampate dal Papanti (n. 7) e le due stampate dal Ghiron furono esemplate su T. Ma esse, per tacere dei numerosi errori di lettura, erano [p. 818 modifica]inficiate già dal difetto di quasi tutte le edizioni parziali: avulse dal testo nella sua interezza, la loro interpretazione doveva necessariamente assumere caratteri convenzionali, le novelle erano viste non nella loro individualità stilistica ma bensì nelle loro caratteristiche generali di lingua e di stile dedotte con criterio esclusivamente comparativo. La punteggiatura e la scansione sintattica erano casuali e determinate tutt’al più dalla volontà dell’editore di trattare il testo come un documento di lingua anomalo. Non si sa poi fino a qual punto i due editori siano stati tratti in tentazione dalla copia del Gamba, dato che, seguendo la tradizione da lui inaugurata, non si curano di dare i titoli italiani o il luogo occupato dalla novella in T. È vero che il Ghiron per primo si cura di stampare anche due prologhi, ma non si avvede che essi appartengono alle novelle successive a quelle da lui trascritte.

Veniamo infine all’edizione Renier2: più che i numerosissimi errori di lettura e di interpretazione che gli sono stati rimproverati e che non giova qui ricordare, altre sono le constatazioni che ci lasciano perplessi: prima di tutto la mancanza dei titoli italiani, così evidenti nel codice e di cui il Renier non segnala neppure l’esistenza; il fatto che egli sembra non aver veduto le iniziali miniate in nero all’inizio delle novelle e dei prologhi, negando addirittura che esse esistano; in terzo luogo, il non essersi accorto che la numerazione delle novelle da lui adottata non combaciava con quella del codice e non poteva esser considerata corretta. Come si vede, non si tratta qui di alcuni dettagli trascurati, ma di elementi così cospicui da farci rimanere imbarazzati nella ricerca di una spiegazione del fenomeno. Ci saremmo spiegate quelle mancanze qualora il Renier si fosse valso, come quasi tutti i precedenti editori del Sercambi, della copia fatta eseguire dal Gamba; ma egli dichiara, nel titolo della sua edizione come ripetutamente altrove, di aver esemplato il Trivulziano 193.

Altro elemento che ci lascia perplessi, come aveva già lasciato il Morpurgo, è la mancanza nell’edizione Renier di tutti i prologhi (che egli chiamò «intermezzi») alle novelle, che egli tralascia scusandosi col [p. 819 modifica]dire che a stamparle non gli «sembrava ne valesse la pena»3. Alla stessa maniera sibillino egli appare scusandosi di non aver dato il testo del codice nella sua interezza: «Varie sono le ragioni per cui non l’ho fatto, né posso addurle qui. D’altra parte la collazione di queste novelle [e cioè quelle già pubblicate dagli altri editori] mi ha persuaso che se con l’aiuto del ms. si può in vari luoghi rettificarne la lezione, differenze veramente sostanziali, cioè di tal natura da alterare l’indole ed il corso del racconto, non vi sono»4.

Malgrado il suo ottimismo, le differenze sono molte e sostanziali: il testo dato dal Renier è basato su di una lettura approssimativa, tanto che in un primo tempo ci eravamo proposti di notare in apparato i luoghi dove la nostra lezione ed interpretazione si discostava dalla sua, ma abbiamo dovuto abbandonare l’idea perché l’apparato stesso veniva ad assumere l’apparenza di un confronto non con il codice ma colla sua edizione, causando confusione nel lettore e noia (o irritazione) nello studioso. Basta d’altra parte collazionare qualche pagina scelta a caso dal nostro testo con quella corrispondente nell’edizione Renier per avere una precisa idea delle differenze e della loro natura.

Un’altra leggerezza del Renier va individuata nell’aver trascurato di giovarsi del codice lucchese delle Croniche che gli avrebbe porto molto aiuto nell’accertamento della lezione di T e nello studio dei modi sintattici del Sercambi. Egli sapeva che già il Bongi attendeva all’edizione dell’opera storica e non gli sarebbe stato difficile prendere visione del ms.

Il Renier livellò in senso moderno e fiorentino la grafia del codice senza mai render conto del criterio adottato, senza prendersi cura però di far lo stesso con i titoli latini delle novelle, così che questi rappresentano i soli luoghi in cui il codice viene reso con una certa fedeltà. Rifiutò di offrire una lezione critica dei nomi propri, caricando il povero Sercambi anche delle colpe del suo incauto amanuense. Distinse molto raramente la lezione originale da quella emendata o congetturata, presumendo financo nel codice qualche lacuna che non esiste. La punteggiatura, infine, dà la vera misura della trascuratezza del Renier, il quale non distingue il discorso diretto dall’indiretto, non riflette la divisione in paragrafi presente nel testo e dimostra chiaramente di non aver tenuto in alcun conto la particolare struttura sintattica del periodo sercambiano. [p. 820 modifica]

E qui, senza bisogno di insistere ancora enumerando tutte le mende dell’edizione Renier, non possiamo fare a meno tuttavia di rilevare che essa, poco utile allo studioso, si rivelò soprattutto come un grave impedimento alla lettura dell’autore lucchese.

L’edizione dello Sforza dell’ultima novella di T (cfr. n. ii), sebbene non esente da qualche errore di lettura data la difficoltà del codice, rappresenta il primo vero sforzo di dare una lezione genuina del testo; ma, come abbiamo osservato sopra a proposito di altre edizioni, avulso dal resto dell’intera opera, il testo della novella soggiace ai difetti comuni alle edizioni precedenti, come si può facilmente notare dalla interpunzione.

La stessa osservazione vale anche a proposito del testo prodotto da due studiosi americani, R. A. Pratt e K. Young, dell’Introduzione e di numerosi prologhi (che, seguendo il Renier, essi chiamano «intermezzi»), Quest’edizione venne suggerita dalla necessità di studiare la cornice delle Novelle sercambiane per le strane analogie che essa presenta con quella dei Canterbury Tales del Chaucer. Gli editori si sforzarono di dare, per quanto era possibile, nella sua genuinità il testo di T, limitandosi a sciogliere le abbreviazioni ed i gruppi grafici e ad interpungere. Anche qui si nota qualche errore di lettura ed i soliti errori di interpretazione, che però l’acribia degli editori rende minimi. Altrettanto si dica poi dell’edizione della nov. n. xxxii stampata dallo stesso Pratt.

L’ultimo contributo editoriale dedicato al Sercambi è la tesi di laurea del dott. Guido Beretta (n. 13), apparso quando la presente edizione, completa, era già presso l’editore. Il Beretta stampa le quattordici novelle riassunte dal Renier in appendice alla sua edizione, esemplandole su T. Si tratta di una lettura condotta ovviamente senza alcun ausilio meccanico sopra un testo, ripetiamo, di lettura molto difficile. Moltissimi sono dunque gli errori di lettura (codificati in nota o nel glossario) derivanti specialmente dalla confusione di grafemi simili, come t-c-n, r-e, l-h, e-i, e dalla difficoltà a decifrare le abbreviazioni. L’editore integra ed emenda in maniera molto incerta ed oscillante, si lascia sfuggire due linee (nov. viii e xi) e, stranamente, anche parte di qualche titolo latino (nov. viii e xi). Agli errori di lettura bisogna poi aggiungere numerosi «refusi» sfuggiti al correttore. L’editore segue decisamente la numerazione del Renier e tralascia di considerare i titoli italiani delle novelle. L’interpunzione poi, molto più corretta di quella del Renier, non tiene conto sufficiente della particolare sintassi del Sercambi. L’edizione è corredata da un commento [p. 821 modifica]critico-storico, nel quale, ahimè, l’autore non si impegna a risolvere nessuno dei problemi storici o filologici connessi con il testo5.

  1. Cfr. Nov. ined. di G. S. cit., p. 6, dove il D’A. afferma di aver scoperto il frammento contenente undici novelle postillato dallo stesso Gamba, nella bibl. di Cristoforo Scotti di Bergamo, dove pare fosse finito dalla raccolta di Attilio Carrara, che, a sua volta, lo aveva ottenuto dalla collezione Tomitano.
  2. Su di essa si v. le rec. del Gaspary in «Zeitsch. f. Roman. Philol.», xiii (1889). pp. 548-56; quella di S. Morpurgo, in «Riv. crit. d. lett. ital.», vi (1890), n. 2, pp. 38-48; e quella di F. Torraca, in Nuove rassegne, Livorno, Giusti, 1895, pp. 146-54. Un ampio campionario (ma solo un campionario) degli errori di vario genere dell’ed. Renier (come di quelle precedenti direttam. o indirettam. esemplate su T) è ora offerto dall’art. di L. Rossi (Per il testo del Novell. di G. S. cit.), uscito quando il presente lavoro andava in tipografia. Ci duole dover notare, tuttavia, che neppure le rettifiche proposte dal R. sono esenti da mende.
  3. Cfr. Nov. ined. di G. S., a c. di R. Renier, cit., p. lxiii.
  4. Ibid., p. lxiv.
  5. Per un parere consimile sull’ed. del Beretta, si veda l’art. cit. del Rossi, pp. 216-20. Il Rossi (pp. 206-15) stampa anche due novelle, e precisamente quelle corrispondenti ai nn. viii e xi, che egli però, seguendo il Renier, numera come vii e x.