Ora è mancata ogni poesia

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Franco Sacchetti

1378 Indice:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu Letteratura Ora è mancata ogni poesia Intestazione 26 agosto 2021 100% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Rime scelte di poeti del secolo XIV/Franco Sacchetti


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per la morte

(1378)


     Ora è mancata ogni poesìa
E vote son le case di Parnaso,
Poi che morte n’ha tolto ogni valore.
S’io piango o grido, che miracol fia,
5Pensando che un sol c’era rimaso
Giovan Boccacci, ora è di vita fore?
Cagion del mio dolore
Non è perchè sia morto;
Ch’io mi dorrei a torto,
10Perchè chi nasce a questo passo giugne:
Ma quel duol che mi pugne
È che nïun riman, nè alcun viene
Che dia segno di spene
A confortar che io salute aspetti;
15Perchè in virtù non è chi si diletti.

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     Lasso!, chè morte in picciol tempo ha tolto
A te, Fiorenza, ciascun caro e degno.
Principio fo da Pietro e da Francesco
Che in sacra scrittura vidon molto;
20Vergogna a tali che portan lor segno,
Che appena intendon latin da tedesco,
E, perchè qui m’intresco,
Tommaso, in questo fiotto,
Filosofo alto e dotto
25(Medico non fu pari a lui vivente);
Luïgi, eloquente
Retorico con vago e dolce stile;
E legista civile
Corsin Tommaso, e Niccolò sincero
30Che fu sì vago di consiglio vero;
     Paulo arismetra ed astrologo solo
Che di veder già mai non fu satollo
Come le stelle e li pianeti vanno,
Ei venne men per gire al sommo polo;
35E quei che Marte seguîr ed Apollo,
Niccola, Alberto, e Francesco e Manno;
E, come tutti sanno,
Tre poeti di nome;
Che se m’è detto come,
40Zanobi ed il Petrarca in quel tesauro
Ch’ebbon col verde Lauro;
L’ultimo e ’l terzo è quel che sopra scrivo.
E ciaschedun fu vivo
Insieme, e tutti gli vidi ad un tempo:
45Or non si vede alcun tardi o per tempo:
     Dunque, s’io piango, fo come colui
Che perdendo si duol l’ultima posta,
Perchè manca speranza al suo soccorso.
Sarà virtù già mai più in altrui?
50O starà quanto medicina ascosta,
Quando anni cinquecento perdè il corso?
Qual mente o qual ricorso
Aspetto poi che trovi
Questa e che la rinnovi,
55Siccome rinnovò quella Ippocràte?

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Chi fia in quella etate
Forse vedrà rinascer tal semenza:
Ma io ho pur temenza
Che prima non risuoni l’alta tromba
60Che si farà sentir per ogni tomba.
     Questa paura ognora più mi monta
Perchè in avarizia ognun si specchia;
Qui si comprende studia ed ammaestra.
Ne’ numeri ciascuno ha mente pronta,
65Dove moltiplicando s’apparecchia
Sempre tirare a sè con la man destra.
Non si truova fenestra
Che valor dentro chiuda.
Così si vede nuda
70L’adorna scuola da tutte sue parti;
E le meccaniche arti
Abbraccia chi vuol esser degno ed alto:
Però che questo salto
Fa che tal uomo reggimento piglia,
75Che mal sè regge, e peggio altrui consiglia,
     Ben veggio giovinetti assai salire
Non con virtù, perchè la curan poco,
Ma tutto adopron in corporea vesta;
Sicchè ben posso aspettar l’avvenire
80Veggendo che già mai non cercan loco
Dove si faccia delle Muse festa.
Altri di maggior gesta,
Antichi nel senato,
Contra Scipione e Cato
85Ogn’ora fanno e seguon Catelina;
E se surgon ’n cina,
Per niente tengon Licurgo o Solone
A petto a lor persone.
Dicendo più saper chi più mal face:
90E chi più puote l’un l’altro disface.
     Come deggio sperar che surga Dante,
Che già chi il sappia legger non si trova?
E Giovanni che è morto ne fe scòla.
A cui si vederà l’Affrica avante,
95Che dell’alto poeta venìa nova

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Verso costui, ed or rimasa è sola?
Chi sonerà parola
In letture propinque,
Là dove libri cinque
100Di questo diretan composti stimo?
De’ Viri illustri il primo,
Conta il secondo delle Donne chiare,
Terzo si fa nomare
Buccolica, il quarto Monti e Fiumi,
105Il quinto degli Iddii e lor costumi.
     Tutte le profezie che disson sempre
Tra il sessanta e l’ottanta esser il mondo
Pieno di svarii e fortunosi giorni,
Vidon che si dovean perder le tempre
110Di ciascun valoroso e gire al fondo.
E questo è quel che par che non soggiorni.
Sonati sono i corni
D’ogni parte a ricolta;
La stagione è rivolta:
115Se tornerà non so, ma credo tardi.
E, s’egli è alcun che guardi,
Gli studi in forni vede già conversi,
E gli dipinti spersi
Che eran sovra le porte in quella seggia
120Là dove Ceres ora signoreggia.
     Orfana trista sconsolata e cieca,
Senza conforto e fuor d’ogni speranza,
Se alcun giorno t’avanza,
Come tu puoi ne va’ peregrinando,
125E di’ al cielo — Io mi ti raccomando. —


(Dalle Illustrazioni del Decamerone del Manni.)