Pagina:De Sanctis, Francesco – Saggi critici, Vol. III, 1974 – BEIC 1804859.djvu/113

Da Wikisource.

ugo foscolo i07


Tasso, sono un cibo insipido. li velo delle Grazie varrá bene il cinto di Venere; ma, se mi vuoi sferzare a guardarci sotto una storia, io l’odio e non lo guardo piú. Se è lecito comparale le piccole con le cose grandi, tra’ Sepolcri e le Grazie corre quella. dazione, che tra la Margherita e l’Elena, tra la prima e la seconda parte del Faust: con questa differenza, che nella seconda parte sono pure amabili finzioni, sotto alle quali si nascondono concetti degnissimi di essere scoperti e meditati, dove otto a questi veli, a queste are e a questi favi non si nasconde che una storia volgare. L’astrazione che è nel concetto si comunica anche alla forma, raggomitolata, incastonata, lucida e fredda come pietra preziosa.

Concepisco Goethe, che comincia col Werther e giunge al Torquato Tasso. £ la calma superiore dell’artista, che dopo i giovanili tumulti dell’anima conquista nella realtá il suo equilibrio e la sua armonia. Anche nelle Grazie posa quello spirito guerriero, che ruggia nello antico Jacopo, e di cui senti le agitazioni in certe scene dell'Ajace e della Ricciarda. Nelle Grazie il concetto della vita è altro. È il vecchio concetto di Aristotele, la purgazione delle passioni, la tranquillitá dell’anima risanata dalle passioni, ciò che Foscolo chiama il sistema epicureo. E se questo concetto fosse nel suo cuore e nella sua vita, com’è nella mente, avremmo il nuovo poeta. Ma è un concetto, non è un sentimento, e non risponde alla sua vita turbolenta, scissa, con tante velleitá, fra tante contraddizioni. Quando io leggo quel suo paradiso delle Grazie, alte sugli uomini e sulle loro passioni, e leggo le sue lettere cosí appassionate, e lo accompagno nelle sue lotte contro pedanti e cortigiani e ne’ suoi disinganni politici e ne’ suoi amori e nelle sue strettezze e ne’ suoi furori apocalittici, e nelle amarezze dell’esilio, e nelle sue maledizioni agli avversari! che lo calunniavano e alla patria che l’obbliava; dico: — Povero Foscolo! tu dovevi portarti appresso fino all’ultimo di le tue illusioni e le tue passioni, e le Grazie non ti risero, e quella tranquillitá, che era il tuo paradiso, non la trovasti nell’arte, perché ti fu negata nella vita — Il nuovo concetto rimase in lui ozioso: rimase aristotelico o