Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/727

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[p. 153 modifica] al sentimento, alla malinconia, al dolore. Un Omero, un Ariosto non sono per li nostri tempi, nè, credo, per gli avvenire. Quindi molto e giudiziosamente e naturalmente le altre nazioni hanno rivolto il nervo e il forte e il principale della poesia dalla immaginazione all’affetto, cangiamento necessario e derivante per se stesso dal cangiamento dell’uomo. Cosí accadde proporzionatamente anche ai latini, eccetto Ovidio. E anche l’Italia ne’ principii della sua poesia, cioè quando ebbe veri poeti, Dante, il Petrarca, il Tasso, (eccetto l’Ariosto) sentí e seguí questo cangiamento, anzi ne diede l’esempio alle altre nazioni. Perché dunque ora torna indietro? Vorrei che anche i tempi ritornassero indietro. Ma la nostra infelicità e la cognizione che abbiamo, e non dovremmo aver, delle cose, in vece di scemare, si accresce. Che smania è questa dunque di voler fare quello stesso che facevano i nostri avoli, quando noi siamo cosí mutati? di ripugnare alla natura delle cose? di voler fingere una