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Poichè al forte cavaliero

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Intestazione 12 giugno 2023 75% Da definire

O Cicognino, o caro Perchè mostrarmi a dito?
Questo testo fa parte della raccolta Le vendemmie di Parnaso


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XLVI

Poichè al forte cavaliero,
     Che sì fiero
     Delle donne era nemico,
     Fatto fu per l’oste ispano
     5Chiaro e piano,
     Quanto elle hanno il cor pudico.
Infra i risi, infra i diletti
     Di quei detti
     Apparv’uom d’edera adorno,
     10Che sul monte di Permesso
     Assai spesso
     Usò far dolce soggiorno.
D’aureo vin coppa gemmata
     Coronata
     15Con la destra alta tenea,
     E giocondo il petto, e ’l ciglio,
     E vermiglio
     Tutto il volto, alto dicea:
Scenda qui fiamma celeste,
     20Che funeste
     Qual troncar vorria la vite,
     Alma vite, onde vien fuore
     Il licore
     Da bear le nostre vite.
25Sfortunato, sventurato,
     Bestemmiato,
     Ben nel mondo è quel terreno,
     Nel cui sen non si produce
     Questa luce,
     30Questo néttare terreno.
Di qui vengono agli amanti
     Risi e canti

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     Nel dolor dell’empia sorte:
     Di qui vengono a’ guerrieri
     35Fier pensieri
     Nell’orror dell’empia morte.
Quale al mondo avria dolcezza
     La ricchezza
     Senza aver questo tesoro?
     40E non son tutti felici
     I mendici,
     Se son ricchi di quest’oro?
Evoè padre Lico,
     Tioneo,
     45Bromio, Bacco, Dionigi:
     Evoè padre Leneo,
     Bassareo,
     Ecco io seguo i tuoi vestigi.
Evoè tutto ederoso,
     50Pampinoso;
     Ecco movo i passi erranti,
     E di nebride coperto,
     Nel deserto
     Vo’ cantar fra le Baccanti.
55Evio ancor non era nato,
     Che infiammato
     Giove orribile scendea,
     E dell’alte fiamme accense
     Arse e spense
     60L’alma vergine Cadmea.
Di qui l’inclito fanciullo,
     Che trastullo
     Pur non nato ebbe di fiamma,
     Se con altri o scherza, o giuoca,
     65Ei l’infoca,
     E lo fulmina, e l’infiamma:
Ma se il mondo ha schifo il core
     Di furore,
     Di Niseo l’orme abbandoni,
     70Che io per me vo’ che le vene
     Mi sian piene
     E di turbini, e di tuoni.
Su di Tirso arma la mano,
     Gran Tebano,
     75Sgombra il vulgo a me davanti:
     Su, che il sangue or ferve, e spuma,
     E m’impiuma
     Le parole, ond’io ti canti.
Ma com’è, ch’or io rimiri,
     80Che si giri
     Per lo cielo un doppio Sole?
     Mugghia l’aria, e seco insieme
     Il mar freme
     Più feroce, che non suole.
85Oh che nembi! oh come bruna
     Notte aduna
     La caligine d’intorno!
     Deh dormiam finch’esca fuora
     L’alma Aurora
     90A menarne il nuovo giorno.
Buon Castel, con sì fatt’arte
     In gran parte
     Tranquillossi il Saracino:
     Or se mai t’assal dolore,
     95Arma il core
     Di bel canto, e di buon vino.