Raccolta di proverbi bergamaschi/Coscienza, castigo dei falli

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Coscienza, castigo dei falli

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COSCIENZA, CASTIGO DEI FALLI.


A l’è régola cativa che l’om speci ’l perdù no temi ’l laz;

     Perchè, chi andès via semper coi mülzini,
     Rüini nassiràf e pò rüini.

Così il nostro Assonica tradusse i seguenti versi della Gerusalemme liberata:

          . . . . Non è la disciplina intera,
          Ov’uom perdono e non castigo aspetti,
          Cade ogni regno, e ruinosa è senza
          La base del timor ogni clemenza.

Questi versi dovrebbero essere oggidì più che mai ripetuti, parendomi che ci sia troppa tendenza a cercar ragioni, e cavilli, per scemare la responsabilità delle azioni malvage.

Chi a fać ol mal, faghe a’ la penitensaChi ha fatto il male, faccia anche la penitenza;
Chi romp, paga — e in modo basso:
Chi la fa, la majaChi la fa, la mangia — Chi imbratta, spazzi (Tosc.).
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Chi è càösa del süo mal pianga se stesso — È frequente nel nostro popolo quantunque non sia di sua fattura.
Chi è ’n difèt, è ’n sospètChi è in difetto, è in sospetto — Chi è colpevole ha sempre paura che si parli di lui; al contrario
Chi gh’a la camisa nèta gh’à miga puraChi ha la camicia (la coscienza) netta, non ha paura;
Chi mal no fa, pura non àChi male non fa, paura non ha — Justus quasi leo confidens absque terrore erit (Salomone), mentre «L’empio fugge senza che alcuno lo insegua.»
Chi massa, mörChi ammazza, muore — cioè Chi di coltel ferisce, di coltel perisce. Quantunque non partigiano della pena di morte, alla vista della spaventevole frequenza dei delitti di sangue, mi sento inclinato ad accettare la dura legge di questo proverbio.
Doe gh’è colpa, gh’è brüsùrDove c’è colpa, c’è bruciore

     Ov’è colpa, ivi è pena; il reo che fugge
     Ha un fier rimorso che l’affanna e strugge.

La coscensa l’è come ’l gratìgol, chi la sent e chi nó la sentLa coscienza è come il solletico, chi la sente e chi non la sente.
La coscensa l’e larga e stréciaLa coscienza è larga e stretta.

     Tale coscienza è fatta a maglia e a rete,
     S’allarga e stringe come voi volete.

La prima galina che canta l’è quela ch’à fać l’öfLa prima gallina che schiamazza è quella che ha fatto l’uovo — Chi primo s’affretta a dichiararsi innocente si accusa da sè. È noto l’Excusatio non petita.
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La prima s’la perduna, la segonda s’la bastunaLa prima si perdona la seconda si bastona.
Ol barbèl al va dré tàt al ciàr che ’l se brüsa i aleTanto vola la farfalla intorno al lume che vi s’abbrucia le ali.
Ol diaol al fa la pignata, ma miga ’l coèrćV. Astuzia, inganno.
Ol pecàt al gènera la mort — Il peccato genera la morte.
Ol Signùr al lassa fa, ma miga strefàDio lascia fare, ma non strafare — e
Ol Signùr al paga miga töć i sàbaćIddio non paga tutti i sabati — e
Öna i a paga töteUna le paga tutte.
Pecàć vèć, penitensa nöaPeccati vecchi, penitenza nuova — A colpa vecchia pena nuova (Ariosto).
Quando ’l pom l’è marùt, al crodaQuando la mela, o la pera è matura, casca da sè.
S’è töć fiòi di sò assiùOgnuno è figliuolo delle sue azioni — Spagn. Cada uno es hijo de sus obras.
Töć i grop i se ridùs al pètenOgni nodo si riduce al pettine — cioè Ogni mala azione tosto o tardi viene punita, essendo che
As’ rìa semper a ura a fa la penitensaSi arriva sempre in tempo a fare la penitenza — e
La moér del lader la grigna miga semperNon ride sempre la moglie del ladro — perchè le tristizie si scoprono e vengono punite.