Rime varie (Alfieri, 1903)/CCXVI. Quanto più immensa tanto men fia audace

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CCXVI (1790). Quanto più immensa, tanto men fia audace

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CCXVI (1790). Quanto più immensa, tanto men fia audace
CCXV. Io che già lungi di mia donna in meste CCXVII. Bianco-piumata vaga tortorella

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CCXVI (1790).

Quanto più immensa, tanto men fia audace
D’amor la gioja, a cui forte aspro freno
È il creder sempre, o il paventare almeno,
Ch’abbia a troncarla ria sorte fallace.

Ond’io, quand’essa più il mio cuor compiace,
Se in rime avessi ad isfogarla appieno,
Il mio cantar sarìa tristo inameno,
Qual d’uom che in preda a grave dubbio giace.

Donna mia, per cui tanto io sospirava,
Or che le prische cure al cor moleste,
Tutte, lo averti al fianco mio, sgombrava;

Or mi si fanno in nuovo aspetto infeste.
Io sempre tremo, che la Morte prava,
Te pria furando, orridi guai mi appreste.