CCXXXVII (1795). Del mio decimo lustro, ecco, già s'erge
../CCXXXVI. Candido toro in suo nitor pomposo
../CCXXXVIII. In cor mi avrei tarda e risibil voglia
IncludiIntestazione
18 giugno 2022
100%
Da definire
<dc:title> Rime varie </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator>
<dc:date>1776-1799</dc:date>
<dc:subject></dc:subject>
<dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights>
<dc:rights>GFDL</dc:rights>
<dc:relation>Indice:Alfieri - Rime varie (1903).djvu</dc:relation>
<dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Rime_varie_(Alfieri,_1903)/CCXXXVII._Del_mio_decimo_lustro_ecco_gi%C3%A0_s%27erge&oldid=-</dc:identifier>
<dc:revisiondatestamp>20220618162343</dc:revisiondatestamp>
//it.wikisource.org/w/index.php?title=Rime_varie_(Alfieri,_1903)/CCXXXVII._Del_mio_decimo_lustro_ecco_gi%C3%A0_s%27erge&oldid=-
20220618162343
Rime varie - CCXXXVII (1795). Del mio decimo lustro, ecco, già s'erge Vittorio AlfieriAlfieri - Rime varie (1903).djvu
CCXXXVII (1795). Del mio decimo lustro, ecco, già s'erge
[p. 155 modifica]
Del mio decimo lustro, ecco, già s’erge
L’antipenultim’anno, e a caldo passo
Spinge la ruota mia più sempre al basso,
Dove il fral nostro in alto oblío s’immerge.
Ma la parte dell’uom, che viva emerge
Dal sepolcrale grave invido sasso,
Ridendo aspetta, anzi desía, del lasso
Corpo il dormire, il cui dormir lei terge.
Dolce lusinga, in un sublime e insana,
Che il cor ci nutri e in ampj sogni acqueti,
Sei tu verace un Ente, o un’aura vana?
Certezza averne, or ci faria men lieti.
Me dunque inganna, o del mio oprar Sovrana,
Tu che il morir secondo altera vieti.
|