Rime varie (Alfieri, 1903)/CXLVI. Era l'amico che il destin mi fura

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CXLVI (1784). Era l'amico, che il destin mi fura

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CXLVI (1784). Era l'amico, che il destin mi fura
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CXLVI (1784).

Era l’amico, che il destin mi fura,
Picciol di corpo, e di leggiadre forme;
Brune chiome, occhi ardenti, atto conforme;
E scritto in viso: Io son d’alta natura.

Liberissimo spirto in prigion dura
Nato, ei vi stava qual leon che dorme;
Ma il viver nostro fetido e difforme
Ben conoscea quell’alma ardita e pura.

Null’uom quasi apprezzando, (a dritto forse)
Nullo pur ne odïava; e a tutti umano,
Sol ben oprando ei stesso, i rei rimorse.

Troppa era ei macchia al guasto mondo insano:
Invidia, credo, i lividi occhi torse,
E a Morte cruda lo accennò con mano.