Rime varie (Alfieri, 1912)/XIX. Gli piace il volto, e più ancora l'animo della sua donna
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
XIX. Gli piace il volto, e più ancora l'animo della sua donna
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XIX [xxxiv].1
Gli piace il volto, e piú ancora l’animo della sua donna.
O leggiadro, soave, e in terra solo,
Viso che in ciel s’invidieria fors’anco;2
A dir di te il mio stil vieppiú vien3 manco,
4Tal4 sovr’ogni beltade innalzi il volo:
Già tue angeliche forme infra lo stuolo
Posto m’avean di quei, che il viver franco5
Non chiaman vita; e il trar dall’egro fianco
Note
- ↑ Anche questo sonetto è del 1778.
- ↑ 1-2. Reminiscenza, forse, dei versi di Dante nel canto di S. Francesco:
La sua mirabil vita
Meglio in gloria del ciel si canterebbe. - ↑ 3. Vieppiú vien, dà cattivo suono.
- ↑ 4. Tal, tanto.
- ↑ 6. Franco, libero: il Petrarca, nel Trionfo della Morte (I, 136):
Nessun di servitú giammai si dolse
Com’io di libertà....
e in Rime, LXXXIX:
Donne mie, lungo fora a ricontarve
Quanto la nova libertà m’increbbe. - ↑ 8. Il lo di questo verso è pleonastico.
- ↑ 10. Prima, Clelia Tomei-Finamore, pubblicando alcune lettere della Contessa d’Albany (in Rivista abruzzese, 1892, II, 60 segg.), poi il Bertana), nella cit. sua opera intorno all’A., han dimostrato, in maniera ormai indubitabile, che il cuore della Signora non era tanto schietto né l’anima sua cosí sublime. — Per il concetto, confrontinsi questi versi con i segg. di Fulvio Testi:
Aver d’ebano il ciglio, e d’oro il crine,
Gli occhi di fuoco, il sen di neve, i labri
D’animati cinabri,
Di perle i denti orientali e fine,
Vostri titoli son; v’amo per loro:
Per la virtú non v’amo no, v’adoro. - ↑ 12-13. Quanto mi è meno grave il peso del mio involucro corporeo!