S. Benedetto al Parlamento nazionale (Tosti)/III
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III.
Innanzi il Cristo, Iddio immediatamente governava questa umana famiglia. Il Jeova del Sinai opprimeva con la sua presenza la povera creatura. Ma quando Iddio volle redimere, non dal cielo, ma sulla terra; non per sè stesso, ma per la umana natura; incominciò a svolgersi una nuova economia di mediazione, per la quale sciolta dal terrore, confidente per amore, libera spaziò nel campo dei mezzi questa nostra ragione. Iddio redense l’umanità per Cristo; il Cristo redime gli uomini per la Chiesa; la Chiesa pel Sacerdozio. Perciò il processo dell’umanità a Dio non è solo una immediata aspirazione al cielo, ma una laboriosa realizzazione di Dio sulla terra; è il santo lavorio della abnegazione per fede, della civiltà per ragione. Nelle mani del Cristo mediatore è il plasma della creazione dell’uomo del cielo e dell’uomo della terra; della Chiesa e della civile compagnia cristiana. Quella fu morale individuo che sorse in virum perfectum nell’assoluto della fede; questa fu morale individuo, che nacque perfettibile; crebbe e procede ancora nelle relazioni del tempo e nella contingente virtù della nostra ragione. Per la qual cosa la civile compagnia cristiana non fu immediatamente formata dal Cristo storico, ma dalla Chiesa; e questa, formandola, fu contenuta dalla legge redentrice di tutto fare con l’amorosa economia dei mezzi.
Il mezzo per cui la Chiesa formò la presente società civile, che è detta ed è cristiana, fu l’arte della religione, ossia il culto. Imperocchè le società civili si governano con l’autorità del vero, ma non si adunano se non con l’amore del bello. Il monachismo è la espressione estetica del Cristianesimo: in lui è l’ideale del Cristo, rivestito della forma sensibile di un sociale ordinamento tutto di abnegazione. Questa forma fu la parola del civile apostolato della Chiesa, sola intesa dalle imbarberite turbe; e per lei l’ideale cristiano in ordine al civile assembramento entrò prima nel cuore dei popoli come bello, poi nell’intelletto come vero. All’Italia primamente fu predicata dal monachismo di S. Benedetto; dall’Italia al mondo.
Noi veramente non siamo più barbari: ci basta l’occhio a misurare gli stadî del nostro progresso dal V secolo al XIX; e la matura virilità dei popoli non si contenta più solo dello elementare insegnamento estetico della Chiesa. Ma se la forma del monachismo ha perduto, per la proceduta civiltà, il rapporto con popoli da consociare ed ordinare, non ha perduto il rapporto con l’ideale del Cristo, tuttora informato dall’osservanza dei consigli evangelici. Il monachismo è ancora forma di quell’ideale; ed allora solo potete spegnere monaci, e bandire S. Benedetto dall’Italia, quando non avrete più che fare su la terra. Ma siamo noi veramente al termine del sociale lavoro? possiamo noi arrestare la morale ed ascendente unificazione delle grandi individualità umanitarie, e sottrarci al debito della fatica, per manco di materia alla nostra attività? è chiuso forse nel breve ciclo della famiglia, della città e dello stato il numero delle sociali individualità? Ah! no: ve ne ha una potentissima, che vuole vivere; quella delle nazioni, quella che vi aduna, o Signori, in parlamento.
Voi certamente non dovete creare la italiana nazione: chi ha levate come propugnacoli della nostra indipendenza le Alpi, e l’ha circondate col mare, chi ci ha congregati sotto lo stesso cielo nella unità del pensiero, degli affetti, e della favella; chi solo può creare, ci ha fatti nazione. Voi, e con voi ogni italiano intelletto, dovete ora adoperarvi con tutti i nervi ad educare il nazionale individuo alla notizia dei suoi diritti per difenderli, alla notizia dei suoi doveri per adempierli; dovete farlo consciente di sè stesso, perchè sia agente in rapporto all’umanità. Non basta la coscienza istintiva che ci fece gemere sotto il giogo di babeliche dominazioni straniere, e diè la forza a ripellerlo; ci vuole quella razionale, necessaria alla plenaria e tranquilla evoluzione delle nostre forze vitali. Queste possono svegliarsi, agitarsi al tocco successivo delle idee legislative; ma il solo ideale cristiano può farle consistere sul fondamento di unico concetto di giustizia, può dar loro l’abbrivo all’atto veramente nazionale. Potrebbe al certo una stemperata fidanza nella virtù della umana ragione, il morale contagio del protestantismo tentarvi a sconoscere la necessità di quell’ideale, potreste anche cadere in tentazione: ma questa arriverebbe troppo tardi a farvi disertare la bandiera, sotto la quale guerreggiarono i nostri avi le guerre della civiltà. Quell’ideale vi ha prevenuti, vi ha data la dignità nella sventura, la virtù ad uscirne, vi ha schiuse le porte di questo parlamento. Lasciate dunque condurvi da lui nella dinamica delle leggi e dei fatti.
Se la nostra civile rigenerazione fosse stato il frutto di un’idea, di un sistema, sarebbe cosa da diplomatici, sarebbe un fatto circoscritto dai confini del nostro paese; la sua fama morirebbe su le caduche pagine delle gazette, non arriverebbe a penetrare la universale coscienza. Ma essa ha sollevati gli animi di tutto il mondo incivilito: tutti sperano, tutti temono con noi, tutti ci guardano. Qualche fibra del cuore dell’umanità è toccata. Chi dunque ha introdotta questa nostra Italia nella universale coscienza? quegli solo che ne ha le chiavi: il Cristo. Gli uomini non vi possono entrare; le idee muoiono alle sue porte: il solo ideale Cristiano vi entra da signore, e vi sgroppa, come un turbine, la voce delle moltitudini, che travolge il senno dei politici e sgomina le federazioni dei potenti. Questa virtù che ha fatto dell’Italia come un simbolo di vendicata giustizia, che ha capovolta la serie delle ragioni nel codice dell’umano diritto, questa deve rifluire nei vostri petti, perchè l’opera della provvidenza s’annesti a quella della nostra ragione. Iddio è per tutto con la sua virtù di creazione; ovunque la trovate: ma Iddio è solo nella Chiesa con la virtù di redenzione determinata dal Cristo: non la trova se non chi vi entra e persevera in quella. Italiani, Cattolici, voi già vi siete, la mercè di Dio; siate dunque pargoli per fede, e dal seno della Madre Chiesa popperete il latte di quel Cristiano ideale che vi abbisogna nella razionale e virile fatica a cui vi ponete. Non è vecchia la Chiesa: ad ogni passo dell’umano progresso essa dà uno sboccio dì gioventù, ad ogni aspirazione dei nostri petti si trasfigura, e si acconcia: ma non vuole essere toccata nel come e nel quando della propria manifestazione.
Essenzialmente sociale, perchè sociale l’individuo del Cristo nel corpo apostolico, che l’ha fondata, nulla opera se non pel mezzo della economia sociale: essa abborre dalla solitudine. Come società sacerdotale ci manoduce per la via del cielo; e nel nostro pellegrinaggio su la terra la sua carità ha preso sempre abito sociale per rispondere ai morali bisogni dell’umana compagnia: da questo i molti e svariati sodalizî religiosi. Potremo incoronare la fronte di rose, inebriarci al calice dei piaceri; ma non potremo mai svellere le spine di che è seminato il cammino della vita. Ad ogni passo un grido di dolore, ad ogni posa una lagrima; ed è sempre un Ordine Religioso che accorre deputato dalla Chiesa ad asciugarla. Il trovatello è raccolto e nudrito da Vincenzo dei Paoli, il fanciullo ignorante dal Calasanzio, l’infermo da Giovanni di Dio, lo schiavo da Pier Nolasco, il moribondo da Camillo de Lellis; ed ognuno di questi è una legione di carità, è una famiglia; ognuno è l’uomo ideale di una determinata virtù. Essi si sono succeduti secondo che si è andato svolgendo la vita della moderna società cristiana. Ma un uomo solo è a capo della loro spirituale generazione, S. Benedetto; perchè costui non accorse invocato dal grido di un dolore, ma dal bisogno della vita civile; la società voleva esistere. Egli è l’uomo ideale di tutte le virtù, perchè soccorse l’umanità in tutti i dolori: il suo Ordine è la sintesi dei rapporti di carità della Chiesa verso la civile compagnia; i suoi annali sono il prodromo della storia di tutti gli Ordini. Se dunque per la via dolorosa che mena dalla culla al sepolcro la Chiesa ha locati quegli uomini ideali di carità confortatori in un determinato bisogno, saremo noi forse che vi meniamo innanzi S. Benedetto, a confortare, e soccorrere l’Italia, che vuol vivere come nazione? La coscienza cattolica lo ha chiamato; l’Italia lo fà stare all’uscio del vostro parlamento. Oserete cacciarlo? i suoi occhi vi farebbero tremare con l’ira della storia.