Storia della geografia e delle scoperte geografiche (parte seconda)/Capitolo I/La Geografia esploratrice. Zemarco e Cosma Indopleuste

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[p. 27 modifica]8. La Geografia esploratrice. Zemarco e Cosma Indopleuste. — Il periodo del quale ci stiamo occupando è assai povero di viaggi di esplorazione, astrazione fatta dalle peregrinazioni dei missionari, di cui si è trattato più sopra. Gli unici [p. 28 modifica]dei quali troviamo utile tenere qui breve parola, sono i viaggi di Cosma Indopleuste e quello dell’ambasceria di Zemarco, incaricata dall’imperatore Giustino (nell’anno 569) di aprire amichevoli relazioni di politica e di commercio con Dissabulo, capo di un’orda turca che, abbandonate le contrade dell’Asia Centrale, erasi inoltrata vittoriosa nelle pianure irrigate dall’Osso e dallo Iassarte.

Del viaggio di Zemarco si hanno alcuni cenni in un’opera di Menandro, scrittore bizantino del secolo sesto. Nella descrizione del viaggio di ritorno, Menandro dice, che i Romani, attraversato il fiume Oich (Iassarte?), giunsero, dopo una strada non breve, ad una smisurata palude. In quest’ultima non pochi autori sono condotti dalle altre circostanze del viaggio a riconoscere il lago di Aral1: il Rösler opina invece che essa debbasi identificare col lago Balchasch2. Egualmente il monte Ectag od Actag, che segna il punto estremo raggiunto dalla legazione nella direzione di oriente, e che Menandro traduce col nome di Monte Aureo, è identificato da alcuni colle montagne dell’Asferah, che formano la cintura meridionale della valle media del Syr Daria, da altri coll’Altai occidentale. Comunque sia la cosa, il viaggio di Zemarco ha un’importanza non piccola, giacchè per suo mezzo si vennero finalmente a conoscere, quantunque assai superficialmente, le lontane regioni dell’Asia Centrale, che nessun geografo greco o romano aveva, prima di quel tempo (anno 570) descritto in base a relazioni attendibili.

Cosma Indopleuste, sul principio del secolo VI, percorse l’Oriente sino all’isola di Ceylon, penetrò nell’Abissinia equatoriale, e radunò nella sua Topographia Christiana molte notizie importanti sul commercio di quei tempi. Il paese che occupa l’estremo oriente della Terra abitata è detto da Cosma Tzinitza (moderna Cina). Esso è bagnato ad oriente dall’Oceano, ed è frequentato da mercatanti, che vi giungono dopo un lungo e [p. 29 modifica]faticoso viaggio. A mezzo cammino tra Tzinitza e il golfo Persico Cosma pone l’isola Selediva (Ceylon), centro principale del commercio in quei lontani paesi. Questa terra è lunga 180 miglia e larga altrettanto: nelle sue vicinanze si innalzano numerosissime isole, probabilmente le Maldive della moderna geografia, le quali abbondano di acqua dolce e di noci di cocco.

La costa occidentale dell’India anteriore, dal Sind (bacino inferiore dell’Indo) alla estremità meridionale della grande penisola che porta nella Topographia Christiana il nome di Male, è notabile per i suoi prodotti naturali, tra i quali primeggia il pepe, e per molte e ricche città di commercio. Nel bacino superiore del Sind (Indo) Cosma pone la dimora di un popolo potente, quello degli Unni Bianchi, già padrone di una parte molto considerabile dell’India.

Allo stesso viaggiatore debbesi la scoperta, nelle vicinanze del luogo di Adulis (sulle rive occidentali del Mar Rosso), di due iscrizioni in caratteri greci, delle quali la più antica risale ai tempi di Tolomeo Evergete (246-221 p. di Cr.), in cui i Greci d’Egitto estesero i loro stabilimenti di caccia e di commercio sopra tutta la estensione della costa occidentale del golfo Arabico, e la seconda, di una immensa importanza per la storia e la geografia del regno axumita, e posteriore di alcuni secoli all’altra, racconta brevemente le conquiste di un principe indigeno. Le quali, limitate dapprima ai paesi circostanti alla città di Axum, si estendono successivamente, ad occidente, tra il fiume Takazzè e il gran lago alpestre Tzana o Tana; a settentrione, nei bassopiani percorsi dal Takazzè e dal Mareb al di là della loro uscita dall’altipiano etiopico, e, più lungi ancora, nelle regioni deserte o steppose della Nubia; a mezzodì ed a scirocco, nelle contrade montagnose corrispondenti al moderno regno di Scioa, nelle pianure irrigate dall’Hawash, nei paesi di Harrar e dei Somali, sino al golfo di Aden; al di là del golfo Arabico, in una grande parte della costa dell’Heggias. Ai quali dati storici, che risalgono ai tempi più gloriosi del regno axumita, si aggiunge, nella iscrizione di Adulis, una nomenclatura etnografica e geografica che, oltre all’avere un deciso carattere di [p. 30 modifica]autenticità e di precisione, è anche incomparabilmente più ricca di quelle che ci furono trasmesse dagli antichi geografi, non escluso lo stesso Tolomeo3.

Note

  1. Hugues, Il lago di Aral
  2. Rösler, Die Aralseefrage.
  3. Vivien de Saint-Martin, Le Nord de l’Afrique dans l’antiquité greque et romaine, pag. 224 e segg.