Storia della geografia e delle scoperte geografiche (parte seconda)/Capitolo X/Scoperta delle Canarie
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54. Scoperta delle Canarie. — Una parte, almeno, dell’importante arcipelago delle Canarie era stata conosciuta dall’antichità classica sotto la denominazione di Isole Fortunate, e il nome stesso di Canarie è una prova di quelle antiche nozioni che il re Giuba aveva messe in circolazione nel mondo romano1. Gli Arabi nulla ci hanno lasciato che possa informarci delle loro proprie esplorazioni, e forse, accennando nelle loro opere le isole della Felicità, essi si limitarono a trasmetterci un riflesso delle indicazioni degli antichi geografi, e specialmente di Tolomeo.
Per l’Europa neo-latina, queste isole erano una terra perduta, che all’abilità dei marinai genovesi venne dato di ritrovare e di far conoscere alla Cristianità. Nel racconto che Giovanni di Béthencourt fa degli avvenimenti, di cui l’isola Lanzerote fu il teatro nell’anno 1402, si legge: «Alcuni giorni dopo, Gadifer mandò alcuni de’ suoi a far provvista di orzo, perchè noi mancavamo affatto di pane: essi raccolsero infatti una grande quantità d’orzo, e lo depositarono in un antico castello che altravolta era stato edificato, a quanto si dice, da Lancelot Maloisel». Molto probabilmente è da questo personaggio che ebbe il suo nome (di Lanzerote) l’isola in cui egli aveva, alcuni anni prima del navigatore normanno, costrutto il castello di cui è parola nella Cronaca. Questa ipotesi si converte anzi in assoluta certezza, se si pone mente al fatto che, là dove si innalza l’isola di cui si tratta, sotto il nome di Insula di Lanciloto, Lansalot o Lansaroto, tutte le carte nautiche dei secoli XIV e XV portano l’altro nome di Maloxelo, Maloxeli, Marogelo o Maroxello, il quale completa così il nome intero di Lanciloto Maloxelo, forma italiana che corrisponde senza contestazione alla forma francese di Lancelot Maloisel2.
Sorge ora spontanea la domanda: in quale anno Lancellotto Malocello giunse alle Canarie? Alcune poche righe che si leggono nel libro De vita solitaria di Francesco Petrarca permettono di risolvere molto approssimativamente la questione. «Praetereo, egli dice, Fortunatas insulas, quae extremo sub occidente ut nobis et viciniores et notiores, sic quam longissime vel ab Indis absunt vel ab arcto; terra multorum sed imprimis Flacci lyrico carmine nobilis; cuius pervetusta fama est et recens; eo siquidem patrum memoria Januensium armata classis panetravit, et nuper Clemens VI illi patriae principem dedit, quera vidimus, Hispanorum et Gallorum regum mixto sanguine generosum quidem virum»3.
La frase del Petrarca, patrum memoria, esclude ricisamente che la scoperta delle Canarie sia avvenuta ai tempi dell’immortale Poeta, nato nel 1304: essa ci conduce invece a parecchi anni prima, o ai principii del Trecento, come opina il De Simoni, o a circa l’anno 1275 secondo il D’Avezac4.
Note
- ↑ D’Avezac, Les îles de l’Afrique, parte 2ª, pag. 148; V. anche la Parte prima di questo mio lavoro, pag. 57.
- ↑ D’Avezac, op. cit., pag. 40.
- ↑ De vita solitaria, lib. II, cap. XI.
- ↑ De Simoni, in Giornale ligustico, 1874, pag. 224-229; D'Avezac, op. cit. pag. 40; Amat di San Filippo, in Bollettino della Società geografica italiana, 1880, pag. 66-67.