Storie incredibili/Ad Angelo De Gubernatis

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Edgar Allan Poe - Storie incredibili (1840)
Traduzione dall'inglese di Baccio Emanuele Maineri (1869)
Ad Angelo De Gubernatis
A mio fratello Pietro Ligeia
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Amico,



Certo non potranno a molti andare a verso amori tanto sottilmente fantasiosi, di un’idealità direi così patologica, ne’ quali la potenza dell’intelletto si unisce e s’informa alla stessa solennissima energia del sentimento, sentimento misticamente proprio di nervi mobilissimi mobilissimi, malati, — di un sistema tutto riassunto in quel detto terribile del Magendie: «L’âme tue souvent le corps».

Nelle quali creazioni nulla trovi di quella morvidezza o plastica italo-greca che qui ispira le tele di Raffaello e di Leonardo, là ti commove con le celesti armonie di Bellini e di Rossini; ma tutto vi è nebuloso o stranio come una tradizione scandinava, anzi tutto vi è [p. 264 modifica] proprio di tale fantasia, unicamente singolare. E gli amori per Ligeia sono aneliti dello spirito verso le intime ragioni del nostro essere, sono indizj o manifestazioni di un’arte che può avere molti protervi nemici appunto perchè ha pochissimi discepoli sapienti.

La quale strana storia io mando a te a vece dello Scettico, ora dormente, che t’ebbi impromesso dalle Alpi; e tu lascia un poco il tuo Oriente e là gravità degli studj veridici per contemplare nei grandi, negli ampiissimi occhi di Ligeia i misteri della volontà e la forza della volontà che non muore. Io sarò più che soddisfatto se, in contemplazione cotale, tu, come me, sentirai fremerti dentro un’impressione che invano mi studierei tradurti in parole...



Tuo affezionato
B. E. MAINERI.