Studi storici sul centro di Firenze/Il centro di Firenze nel 1427/IX

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Il centro di Firenze nel 1427 - VIII Il centro di Firenze nel 1427 - X
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Dal ceppo di case dei Vecchietti si passa ad altro ceppo non meno importante; quello della famiglia Agli dalla quale ha nome la piazza che forma il centro di questo gruppo di case. Anche gli Agli erano ascritti tra le famiglie magnatizie e quando voller godere dei pubblici uffici, si fecero di popolo e presero i nomi di Scalogni, Liberali, Filippeschi e Cari1. Tutte queste famiglie ebbero appunto le loro case qui attorno, mentre il principale palagio della consorteria fu quello che è oggi dei Marchesi Medici.

Molte delle case degli Agli furono incorporate nel ricco monastero dei Teatini insieme alla Piazza Padella che comunicava da questo lato colla Piazza degli Agli per mezzo di un breve vicolo.

Il più importante ricordo storico che a questo ceppo di case si riferisce, è il fatto che qui ebbe la sua abitazione quel sommo artista che fu Filippo di Ser Brunellesco, architetto di S. Maria del Fiore.

Era una modesta casetta presso Piazza Padella, chiusa fra le case degli Agli, e lo stesso Filippo la descrive così nella sua portata alle Decime del 1427: «Una chasa e masserizie posta nel popolo di Santo Michele Berteldi gonfalone drago Santo Giovanni nella quale io abito a primo via da secondo lachasa di Nani di Gierozzo degliagli — da terzo e quarto da figliuoli di bindo degliagli». In cotesto anno e sulla stessa portata, Filippo dichiara d’avere 50 anni. Morto lui, la casa passò all’allievo favorito Andrea di Cavalcante detto il Buggiano per esser nativo del castello di Buggiano presso Pescia e dipoi fu incorporata nel convento dei Teatini.

Altre memorie di artisti illustri ricordano le stesse case incorporate nel convento, perchè dal lato che guarda la Via del Beccuto, nelle case oggi Galletti, ebbero bottega tenuta a pigione dagli Agli, Antonio del Pollajolo orafo e pittore insigne ed il fratello di lui Piero esso pure pittore valentissimo2.

Ebbero gli Agli sulla loro piazza anche la loggia ampia ed elegante, [p. 42 modifica] con volte e pilastri adorni dei loro stemmi e tuttavia se ne veggono le tracce nel basso fabbricato che serve ad uso di latrina.

In questo stesso ceppo di case, si vede lo stemma dei Teri 3 che qui ebber le loro case: e dal lato opposto, sul canto, è coll’arme degli Agli quella della famiglia Ricci con una iscrizione nella quale si ricorda la grandezza degli Agli ed il fatto che estinguendosi lasciarono eredi i Ricci d’ogni loro avere.

Il gruppo di case fra la Via Teatina e Piazza di S. Maria Maggiore comprendeva il palazzo antico, una torre che in epoca lontana era stata dei Barucci, e varie case e casette della potente famiglia dei Beccuti o del Beccuto della quale si vede tuttora lo stemma che consisteva in una banda d’argento nel campo rosso4.


Note

  1. [p. 42 modifica]In altre parti della città sono da ricordarsi i grandiosi e forti casamenti dei Peruzzi nell’antico anfiteatro fiorentino; quegli degli Adimari sui due lati del Corso che da loro aveva nome (ora Via dei Calzaioli) e nelle adiacenti località; dei Giandonati presso S. Maria sopra Porta (ora S. Biagio); dei Donati dalla loro piazza, dei Bardi nella strada da loro intitolata, dei Cavalcanti da Mercato Nuovo, dei Rucellai nella Vigna; dei Pazzi al loro canto, ecc.
  2. [p. 42 modifica]Taluni storici e scrittori d’arte lo attribuiscono a Filippo di Ser Brunellesco, altri a Michelozzo Michelozzi. Certo la fabbrica rammenta più specialmente altre opere del Michelozzi; ma nulla di più facile che possa essere stato fatto sul disegno di qualcuno fra i tanti e valenti architetti che vivevano in quel secolo d’oro per l’arte. In ogni modo l’attribuzione a Brunellesco è affatto erronea, perchè all’epoca in cui fu intrapresa la costruzione di questo palazzo, l’architetto di S. Maria del Fiore era morto di quasi 20 anni.
  3. Un castello d’oro in campo azzurro è lo stemma dei Teri.
  4. I Barucci sono fra le antiche e potenti famiglie fiorentine del I° cerchio e fra le più importanti del popolo di S. Maria Maggiore, dalla quale chiesa ricevevano un censo. Furono Ghibellini, quindi vennero quasi sempre esclusi dagli uffici. Un ramo di loro si disse Del Beccuto ed ereditò parte dei possessi della famiglia, mentre un altro ramo dei Barucci andava ad abitare nella Vigna Vecchia.
     I Del Beccuto furono chiamati a succedere nel cognome agli Orlandini ed esistono tuttora con questo nome.