Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 101

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Libro II - Capitolo 101

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Della cura paterna circa l’osservanza di questo settimo precetto. Cap. CI.

È bene ricordar in questo luogo quello che altrove si è detto in simigliante proposito, che con tre modi deve il padre allontanar il figliuolo dal vitio, et promoverlo alla virtù; il primo è con l’essempio vivo et continuo di se medesimo operando virtuosamente; il secondo è con le ammonitioni paterne et con la efficacia delle ragioni, dimostrando la deformità del vitio, et la bellezza de la virtù, acciò l’uno abhorrisca et della altra si innamori: il terzo modo consiste nell’istesso fare, togliendo via gli incitamenti del male, et assuefacendo il fanciullino a fare il bene, se bene lo opera senza elettione, et senza conoscimento, perche cosi à poco à poco si acquista il buon habito, et diventa dolce et dilettevole, et per cosi dire, connaturale il viver secondo la virtù. Hora applicando questi ricordi generali alla presente materia, et cominciando dall’ultimo modo dico, che pessima cosa è quella che alcuni padri fanno, et per il più avvien questo ne gli huomini di bassa conditione, et tal’hora per ignoranza, tal’hora anchora per mala dispositione di voluntà, che havendo il fanciullo o ritrovato, o pur semplicemente preso alcuna cosarella altrui, lo commendano, et gli applaudono con riso, et fanno in modo che il fanciullo si compiace di portar spesso alcuna cosa al padre, ò alla madre, perilche si va aguzzando il mal talento della guasta natura, in ritrovar modi di haver nove cose, onde il fanciullo ne sia spesso lodato, et veda il viso ridente di colui, che dovrebbe mostrarglielo severo, percioche la lode è gran fomento in quella tenerà età a nutrire le buone et male inclinationi, et il puttino prende diletto di haver saputo far bene, et accortamente l’istesso male, ch’esser tale egli anchor non conosce, et cosi avviene che da leggieri principii, si fanno profonde radici nel vitio. Non dico però che si avvezzi il fanciullo a trascurar la cose smarrite per la casa, quando per ventura egli le ritrova, ma dico bene che si assuefaccia à discernere le cose proprie dalle aliene, et quelle le consegni al padre ò vero alla madre, et queste sappia che si [p. 94v modifica]hanno a rendere al proprio padrone, però se come sole accadere alcuna cosa del vicino sarà caduta in casa, et il fanciullo l’havrà ritrovata, dicagli il padre, figliuolo questo non è nostro, rendiamolo al padrone, et facci fare a lui medesimo la restitutione, acciò che lodato dal padre et dal vicino si rallegri et prenda per costume di restituir volentieri, et se trovarà alcuna cosa nella via publica, ò in parte dove non si sà di chi ella sia, finga il padre d’haverne trovato il padrone, et facciala rendere ad alcun amico, che poi la dia a i poveri, de i quali veramente sono le cose ritrovate casualmente, et delle quali dopo la debita diligenza non si sa il legitimo padrone, et questo istesso faccia anchor fare al fanciullo, dico di darle a i poveri, quando non si trova il padrone. Ma se per caso il fanciullo havesse rubbato qualche cosa, benche minima, conviene sgridarlo, et riprenderlo, et se ci fosse bisogno, batterlo anchora, et condurlo per quanto si può a restituir il tolto, si che un’altra volta non sia vago di pigliare la robba altrui. M’accorgo bene che io ragiono di cose molto minute, et che alcuno dirà che io abondo di tempo, et di inchiostro a scrivere queste cosarelle, ma per tanto non restarò io di ricordare, quello che giudico esser profittevole alla buona educatione del nostro fanciullo, vedendosi per antichi esempii et per cotidiana esperienza, che il negletto delle leggieri cose, conduce a i gravissimi disordini. Adunque continuando nel nostro instituto dico, che a me non par bene il metter come alcuni fanno in troppa stima appresso i fanciulli il danaro, a i quali mostrando l’oro, et l’argento, et con gesti, et con parole dando loro ad intender che sia cosa pretiosa, fanno diventar giotta la semplice età di quello che ella naturalmente non appetisce, et con questi stimoli cresce tanto più il desiderio, quando i fanciulli si accorgono, che il danaro è il mezzo per conseguir quelle cose delle quali per inclinatione naturale hanno appetito, onde nasce che piace loro di haver de’ quattrini, et s’ingegnano d’haverne, etiandio togliendone di nascosto dove possono. Ma cosi come lo instillar nella tenera fanciullezza questi semi d’avaritia non par ben fatto, cosi all’incontro quando il giovanetto è pervenuto all’uso di ragione, et intende la differenza, et il valor delle cose, giudico non esser espediente a tenerlo tanto stretto, che non habbia un quattrino in potestà sua, anzi mi par che secondo lo stato, et conditione sua se gliene debbia permettere alcuna quantità, oltra il provedergli bastantamente di tutte le cose necessarie, percioche le cose che molto ci sono vietate, si desiderano più ardentemente, dove quando sono in potestà nostra ci moveno meno. Et avverrà tal volta che il fanciullo darà i suoi denari à custodir alla madre, ò alle sorelle, ò gli prestarà loro, et si compiacerà di conservarli, et a guisa di padre di famiglia ne sarà [p. 95r modifica]buon dispensatore, ma quello che più importa si evitaranno di molti pericoli, percioche non solo non havrà cagione di rubbare, ma non potrà esser facilmente insidiato co’l mezzo della pecunia, con la quale non altrimenti che con una esca, sono molte volte i poveri giovanetti tirati nelle reti del peccato. È anchora molto da avvertire, massime crescendo gl’anni, et ne i primi bollori della giovanezza, che i servitori et famigliari di casa siano persone fideli, si che per qual si voglia interesse, ò di ritrarre utilità, ò di acquistar benevolenza, non persuadano, ò almeno non somministrino aiuto al mal consigliato giovane, di espilare i granari, et le sostanze paterne, preparando il nutrimento alla gola, alla lussuria, a i giuochi, et a tutti i disordinati appetiti giovanili. Et però vegli il savio padre sopra la custodia del figliuolo, et sopra tutto, come altre volte si è ricordato, avvertisca alle prattiche, et conversationi de i giovani eguali, et coetanei. Et benche i pericoli della giovanezza siano molto grandi, et massime in questo nostro corrottisimo secolo, onde io so bene che alcuno potrà dire, che il dar ricordi, et precetti è cosa facile, ma l’eseguire, et metter in opra è cosa implicata di molte difficultà, non però si perda di animo il nostro buon padre di famiglia, anzi, speri fermamente nella divina gratia, che havendo egli guidata la educatione del figliuolo ne gli anni teneri, per quelle vie christiane, che sino a qui si sono dimostrate, et havendo egli saputo ritener co’l figliuolo l’autorità paterna, et l’anore insieme, ogni cosa gli riuscirà più facile, che di leggiero non si può credere, et alla fine ricoglierà dolcissimi frutti delle sue tante vigilie, et fatiche.