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A una spada

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occitano

Auguste Fourès 1911 1911 Emanuele Portal Indice:Antologia provenzale, Hoepli, 1911.djvu poesie A una spada Intestazione 10 giugno 2024 25% Da definire

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Questo testo fa parte della raccolta Antologia provenzale


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A UNA SPADA.

Verso Fanjeaux, ove San Domenico predicava la guerra iniqua, uno zappatore, scavando un pezzo di terra scoscesa. colla sua enorme vanga, o spada, t’ha disotterrata. L’arnese di pace e di lavoro ti strappa, o strumento di distruzione, al suolo che saccheggiarono i tuoi baroni e preti, che ci rapirono, furiosi, ahimè! il cuore e la libertà. (1) Il Fourès fu un fervido protestante, ed in politica ebbe idee molto avanzate, ciò che spiega T intonazione battagliera di questa sua poesia. [p. 448 modifica] Eretta in piena luce, spaventosa e nuda, tu diffondi la paura nell’aria, come per annunziare una sventura, sembri una vipera miracolosa, che verso il sole e l’azzurro si torce gelosa e piena di veleno. Tu porti la croce, arma d’inferno, e la ruggine, tarlo del ferro, ti rode. Ah? qual’é il nemico selvaggio che ti gridava: Taglia, taglia, che il sangue scorra come un ruscello! Succhia dal taglio e dalla punta! Tu sai che il Alezzogiomo sente affluire nel suo seno il latte, come una donna che nutrisce. Poppa il rosso liquore di vita 1 Mia aquila, nulla ti spaventi, andiamo, andiamo, nel cuore della pugna. [p. 449 modifica] Quanti ne hai uccisi? Nella morte si son confusi uomini, donne e fanciulli. O coltello da macellaio! La Linguadoca delle tue carneficine è stato il grande ceppo. Innocenzo 111 t’ha benedetta, dicendo; Presto, ti colora di rosso nelle vene degli eretici; falcia, falcia gli Albigesi, tutti nostri nemici, contadini, nobili, borghesi. Qual lupo ti prese in pugno per farti entrare come un cuneo nelle file dei Linguadociani? Che al nome di questo vittorioso sanguinino le antiche piaghe 1 che il mio cuore batta, in furia! 29 [p. 450 modifica] L’odio contro i tiranni m’infiamma, e sul campo la mia bocca s’apre a dismisura urlando questa imprecazione: Montfort? O schiaffo che sulla nostra guancia Roma fece risuonare forte, Montforte germoglio di biscia! Montfort, che ci ha insanguinati, bruciati, martirizzati, rubati, fiele sputato nella nostra ambrosia. Montfort, che. come un falco iracondo, uccise la nostra allodola-poesia, Montfort quel mostro invidioso. Malgrado la selvaggia malvagità, o spada, il nostro valore s’innalza sempre bravamente! Forte di nuovo s’è levata, in mezzo ad un magnifico chiarore, la Libertà maltrattata. [p. 451 modifica] Tu ti curvi, vuoi andare a colpo sicuro come il gufo nell’oscurità. La tua impugnatura che s’è contorta, trema. Avrai un buco fangoso per fodero, sino al fondo del precipizio rotola. L’orrore fugge innanzi al sole.


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A-N-UNO ESPASO (1).

Ves Fanjaus, ount Sant-Dourainique,
Predicabo l’ coumbat inique,
Un gazalha ’n debouzigant
Un tros de serro escalabrado,
Ambe soun anduzac gigant,
Espaso. t’a dejousterrado.
L’utis de pax e de travalh
T’arranco, estrument de rambalh,
Al terradou que grequèjeboun
Les tieus, barous e capelas,
E qu’enfurounits nous ajèboun
Le cor, la libertat, ai! las!

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Levado dins le plen esclaire,
Orr’e nudo, ’nglazisses l’aire
Coumo per anouncia ’n mal-ur:
Semblos une serp miraclouso
Que, ves le soulelh e l’azur,
Se tors envrimado e gelouso.
Portos la croux, armo d’infer,
B lou roubilh, rougno del fer,
Maudito espaso, te roussego!
Ai! qun es Penemic aurieu
Que te renabo; Sego, sego!
Que la sang raje coumo ’n rieu!
— Poupo del talli e de la punto!
Sabes que l’ Mièchjoun a l’espunto
Coumo ’no fenno que nouiris:
Poupo le rouge lait de vido!
Weuno agio, re nou t’espauris.
Am, am, al miei de la braijdido!

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~ Quantis, quantis n’as daguejats?
Dins la mort se soun barrejats
D’omes, de mouliès, de mainatges.
O coutelo de tuadou 1
Le Lengodoc as tleus carnatges
Servisquèt de grand talhadou.
— Inoucent tres t’a benezido,
En disent: Lèu, sios cramezido
Dins las venos des eretics;
Dalho, dalho les Albigeses,
Toutis les nostres enemlcs;
Palsans, nobles e bourgeses.
Qu’un loup te riplèt al sieu punh
Per te fa dintra coumo ’n cunli
Dins las rengos lengodoucianos?
Qu’al noum d’aquel victourious
Sannen las plagos ancianos 1
Que l’ nlieu cor paté, furious!

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L’azir countro ’s tirans m’abrando
E, sul cop, ma bouco s’alando,
Bramant aquel renec: Mountfort!
O carpan que sus nostro gaugno
Roumo fasquèt restounti fort,
Mountfort, cadèl de pataraugno!
Mountfort que b’a tout ensannat,
Cremat, martirisat, panat!
Fel ’scupit dins nostro ambrouslo.
Mountfort que falquetèt, raujous,
Nostro lauseto-pouésio;
Mountfort, aquel moustre envejous!
Malgrat la fero maissantiso,
Espaso, nostro valentiso
S’adreito encaro bravoment!
Forto tourna-mai s’es levado,
Al miei d’un bel enluziment.
La libertat endouloumbado!

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T’acatos! Vos ana, sigur,
Coumo l’ gabus, dreit à l’escur!
Ta pugnado esquerro trandolo.
Auras un trauc fangous pr’estuch:
Al founze del canvalh redolo.
L’ourrou davant le soulelh fuch.
(Id. id.) (Les (7 rilhs).