Breve dissertazione contra gli errori de moderni increduli/Parte Seconda/Capitolo 3
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tanti convertiti. Tantochè ì nemici de’ Cristiani, come Svetonio, Celso, Giuliano, Porfirio, Luciano, questi parlando de’ Miracoli di Gesu-Cristo, cercarono bensì d’attribuirgli ad opere, del Demonio, ma non ebbero ardire di negare la verità de’ fatti.
CAP. III.
Degli Errori insegnati da alcuni Moderni contra la Materialità del corpo e la Spiritualità dell’Anima; E si prova l’una, e l’altra.
Altri come Leibnizio, e Wolfio han sognato e detto, che le sostanze (da essi chiamate Monadi) le quali compongono ogni corpo, sono indivisibili, e perciò immateriali. L’origgine del loro errore è stato il dire, ch’essendo ogni corpo divisibile, egli vien composto di parti infinite, poich’essendo materiale ogni parte di questo corpo, ben ella può dividersi in infinito. Ma queste parti infinite son fisicamente indivisibili, e la natura non ha forza di far questa divisione reale infinita di parti; dunque ella è una divisione puramente mentale. E da ciò ne deducono, che non potendosi queste parti fisicamente separare, ma solo mentalmente, dee dirsi ch’ognì corpo è composto di parti immateriali.
Ma si risponde che, dato per vero il Sistema Aristotelico, che ogni corpo sia composto di parti divisibili in infinito: e sia falso quello degli Atomisti, che danno le parti semplici indivisibili (il quale anch’è probabile); non perché, diciamo, le parti sono indivisibili realmente secondo le forze della Natura, perciò son anche immateriali; poichè quantunque la Natura non possa dividerle, può nonperò dividerle Iddio colla sua Onnipotenza: ma sempre elleno restarebbero, come sono, materiali; altrimenti se fossero immateriali, non potrebbero costituire un corpo materiale, come ora lo costituiscono, perchè una cosa immateriale non può dar la materia che non ha.
Altri poi han voluto togliere all’Anima l’immortalità, e perciò han cercato di torle la Spiritualità. Così ha cercato di fare l’empio Benedetto Spinoza, il quale ha insegnato (come di sovra abbiam veduto) non esservi nel Mondo che una sostanza materiale, passiva inquanto ella è estesa, attiva in quanto è pensante; dicendo poi, che tutte le cose sensibili son modificazioni della materia passiva estesa, e tutti i pensieri son modificazioni della materia attiva pensante. E da questo errore non è stato lontano il Filosofo Giovanni Loke, mentr’egli in un modo furbo almeno ha posto in dubbio, se il pensare e ’l discorrere convenga alla materia: Noi (dice) non sarem giammai forse capaci di conoscere, se un'essere puramente materiale pensi, o no. E col Loke s'è unito il Signor Voltaire nella sua Lettera 13. dicendo: Io sono corpo, e penso. Io non so di vantaggio. Ed indi soggiunge, che noi non sappiamo, se la proprietà della materia ripugnano veramente al penfiero. Ma il capo di questo falso Sistema della materia pensante, è stato l'empio Tommaso Hobes.
I nostri Autori con lunghi e ben formati discorsi confutano, e fan vedere l’insussistenza di questo Sistema. Ma io in breve rispondo così: Noi vediamo in noi due sorte di proprietà, vediamo moto, e pensiero: estensione, e discorso. Dico che queste due proprietà non mai possono unirsi in una medesima sostanza, senza che l’una distrugga l’altra. Ma perché (dicono i Contrarj) non può forse Dio colla sua Onnipotenza dar queste due proprietà alla sola sostanza materiale? Siccome già le dà la proprietà di estensione, e di moto, perché non può darle ancora la proprietà di pensare, e discorrere? Nò, diciamo, non può Dio unire nella materia (almeno della costituzione presente) alla proprietà di estensione e di moto anche la proprietà di pensare e discorrere, con far giudizj, e raziocinj, come vediamo che presentemente fanno gli Uomini. La ragione è chiara. Per fare il giudizio, bisogna nello stesso tempo concepire diverse idee; e per fare il raziocinio, bisogna unire anche nello stesso tempo diversi giudizj. Or queste diverse idee, e questi diversi giudizj, come possono nello stesso tempo concepirsi, ed unirsi nella sostanza materiale? Dicono che tali giudizj e raziocinj si fanno dalla materia, o sia dal cerebro per i diversi moti del medesimo, con lo spingere e respingere le parti materiali; che perciò chiamano questi moti Azioni, e Reazioni: avvenendo in ciò quel che avviene nelle corde, le quali allorchè son presse dalla mano, per virtù del moto elastico cedono, e poi risaltano. Or ciascun moto di questi rappresenta la sua diversa idea, e così poi si fanno i giudizj, e' raziocinj. Ma rispondo: Per fare il giudizio, e tanto più il raziocinio, bisogna che le idee si percipiscano nello stesso tempo; or se per via de’ supposti moti della materia aveasse a formarsi il giudizio, non potrebbe mai alcun giudizio formarli, poichè il primo moto è distinto di tempo dal secondo, anzi essendo contrari, il primo vien disirutto dal secondo, e quando s’ha da formare il giudizio (che farebbe il terzo moto ), allora già son terminati tutti due gli antecedenti. Replicheranno: Nello stesso tempo il cerebro con uno stesso moto spinge avanti diversi atomi con diverse figure, che sono le diverse idee, e così si fa il giudizio. Ma si risponde: Anche supposto ciò, che le diverse idee fossero nello stesso tempo figurare da diversi atomi, tuttavia essendo questi materiali, e per conseguenza ciechi, l’uno non fa la figura dell’altro,e però non poissono mai, unirsi a formare il giudizio. Bisognarebbe dunque, che sempre vi fosse un’altra sostanza, non materiale e cieca, ma veggente e ragionevole,la quale unisse insieme,ed intendesse nello stesso tempo le idee rappresentate da quest’atomi, e così ella formasse il giudizio.
Veniamo ad un’altra risposta anche convincente. La materia non può dare altra idea che di materia; Se dunque l’Uomo non avesse l’Anima spirituale, ma solamente materiale, come potrebbe la sola materia dargli idea della Giustizia, della Bontà, della Prudenza ? come dell’eternità, della rulazione de’ numeri, della proporzione degli oggetti, delle cognizioni universali ? come della proprietà e natura delle cose, e simili che son certamente tutte spirituali?
Nè vale a dire, che queste cognizioni vengono dall’impressione che gli oggetti materiali fanno sovra gli organi nostri, donde procedono poi i fantasmi che si formano nell’immaginario o sia fantasia, la quale è ramente materiale. Poichè si risponde per prima, che ciò non avviene sempre, ma solamente quando le cogitazioni son di cose materiali, ma non quando sono di verità mere spirituali, come sono gli assiomi, o le idee della. Giustizia, della Bontà, e dell’altre cose dette di sovra. Ma ancora quando i pensieri son di cose mariali, e’l pensiero procede dal fantasma, il fantasma è materiale, ma il pensiero è tutto spirituale: poich’egli non è già colorito, nè steso in qualche figura quadrata, o triangolata, come dovrebbe essere, se fosse materiale. E che ’l pensiero, o sia giudizio si formi dallo spirito ch’è nell’uomo, chiaramente si conosce dal sapere, che alle volte la fantasia rappresenta qualche cosa che non è così, e lo spirito colla ragione la corregge. Per esempio, se sta un remo mezzo nell’acqua, la fantasia lo rappresenta rotto: ma l’intelletto ch’è spirituale conosce ch’è sano, e quell’apparenza proviene dalla la tifruiòne,c riflefime de’_raggì; 01' qaeflo giudizio non viene etru- heme dalla famafia materiale ,( perché fecondo quella avremmqu giudicare che ’l remo è rotto; dunqueprovie- n: dalla fpirito ,. che benemregge-mb la .ragìohe l’ ‘ervoredella. Mafia gefg, [endo evidente, che :c5i corregge, dev’cfl'fl' piùxfaggio di chi è' corretto.
Di più, [e J’ Anima fofl'e materia- le ,mn porrebbe a lei pervenire alcun Piacere 1,.fi: non per mezzndell‘ prefiione fatm‘fuifmfi‘; ma noi ve- diamo ,.che 1' Anima è capace di ;go- dimento che non dipende dva’lfenfiwo- m’è il diletto, che prubva .un Dm. to in ìfcovrire una verità fpeculartiva, in trovare una: ragione ,. una tifpefia, un’inventare una macchina mamma- dea , ecofc fimili . Or quefl-o godi- mento mm gli perviene certamente dal lìnfo del tasto, delle vifia , dell’udia to .' Dunguedobbiamo dire , che. l’ A? ninna è più che;materiale, , e che in 1d rified: mi inteiiie‘ttoi fp‘ìrituale , capace di tali fpirituali ’piaCeri: Inoltre, la libertà èche‘ certamente fcorgiamo in noi’, invvolerc o non volere una 00-. fa,.in accettare o rifiutare un’dono, ciò“ rende noi certi! che abbiamo un’A-nima fpiril‘uale g altrimenti,. fa quella libertà folîe materiale, potrebbe impedircela una polenzaieflcrìorc; per efcmn’ pio, ben alcuno potrebbe impcdirci il; vedere con chiuderci’gli occhi, l’afcoltare con otturarci le orecchio; maî niuno può: imp’edirci’ il penfiego’di volere, vo non volere- ’._ Dunque il’penfiero non è materiale .
Dì più,fe’l’Anima folTe matèriale,.ella farebbe necefi’ariamemo determinata afare ogni cofa,. a cui la materia col Tuo ifiinto l’inclina,.. e_ ’col fuo- moto la fpinge . Ma noi vediamo che ’l’Uomo. alle volte lì afiiEne da’ terre azioni, benchè dilettevoli; a cui fi {ente già {pinto dall’inclinazione de’ fenfi, e perché? perchè la ragione gli detta?_ che quell’azione gli’ nuoce, o non gli convxene l’Anzi quante volte. alcuno abbraccia coI’e tormentofc, mofib dal- ’ la ragione la quale gli propone il vantaggio ch‘egli ri omrà da quel .tor. mento? Qual i ’nto- mai della ma. r’eria .potè indurre i Santi: Martiri .ad abbracciare li Rmzj, e la morte,. fe efiì non folgero fiati perfuafi a ciò fa. I re dalla ragione 2 Dun ue ( concluq diamo) Îe l‘ Uomo è ibema- fare, o qupendere le fue azioni,. egli non .è materia, ma. fpir-ito; perché nfc fofq{e materia,- dovrebbe necefi‘arrìame'nre dàpender da queHaÀ, ed cfler.cofiretto a operare tutto quello, acui’ la Materia col fuo moto lo determina.
CAP. IV.
Si prova l'Immortalità dell'Anima.
LA prima prova della Immortalià‘, tà- delfAnima è il Confencinien: io comune in ciò di tutti,glivllornigf ai; I‘l comun- confenfo,,fcrifie,Ciec}: rone ( 14‘124 h qull‘afc. ) è cònie una