Come andò a finire il Pulcino/Una visita
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I.
Una visita.
.... e la carrozza, dopo aver percorso rapidamente il lato occidentale della piazza del Duomo, la via de’ Martelli e la via Cavour, sboccò nel viale Principe Amedeo. Lì rallentò alquanto la corsa, e il fiaccheraio cominciò a guardare attentamente tutte le case e i villini che si prolungavano a sinistra, fino all’antico cimitero degl’inglesi. A un tratto, un simpatico viso di signora si affacciò allo sportello della carrozza, e una dolce voce comandò:
— Ferma! —
Il fiaccheraio saltò da cassetta e aiutò la signora a scendere.
— Ci siamo digia? — domandò, toccandosi il cappello.
— Non so. Come ti ho detto dianzi, non ricordo più il numero del villino. Sono tanti anni che non vengo più da queste parti! È più facile ch’io mi orizzonti a piedi, guardando col mio comodo. Tu seguimi a passo. —
Anche se non si fosse trattato di riconoscere una data casa, la signora avrebbe avuto mille ragioni di preferire, alla carrozza, le proprie gambe.
Era una splendida mattina di primavera, una di quelle mattine incantate, tutte azzurro e profumi, quali solamente possono sorridere a Firenze. L’aria era così limpida, il cielo così puro e turchino, che si sarebbero potute contare ad una ad una le verdi foglioline tenerelle di cui erano ricoperti gli alberi del viale. I villini, le palazzette e perfino le case di apparenza più umile, parevano esultare sotto la tepida carezza del bel sole d’oro; per tutto era un gorgheggio, un ronzìo festoso, uno stormire soave di timido vento tra le fronde rinnovellate.
La signora pestava la ghiaia con le sue fini scarpette di pelle di guanto e borbottava, guardando attentamente i numeri delle case:
— Uno, tre, cinque, sette.... Non ci siamo! La casa del Pulcino deve essere di due piani col terrazzino e la porta a vetri colorati.... Vediamo un po’: se quella porta fosse semiaperta, riconoscerei il giardino. A sinistra ci dovrebbe essere il casotto del cane, a destra una statuetta di Bacco.... Vediamo.... Ah! Eccoci! C’è il cartellino d’ottone: Gennarelli. È lui! —
Si fermò, premendo a lungo il bottone d’un campanello elettrico, che diffuse per tutto il villino la sua vocetta squillante.
Poco dopo, uno degli usci laterali del pianerottolo d’ingresso si dischiuse, e comparve nel vano un bel giovane sui diciotto anni, dalla fisonomia aperta e leale. Aveva il cappello in capo e dei libri in mano, come se fosse stato in procinto di uscire, ma appena veduta la signora, fece un grande atto di meraviglia e si scoprì.
— Perdoni, — fece la signora subito mata da quella muta ma cortese accoglienza — abita qui la signora Carolina Gennarelli ? — Sì, signora; ma ili questo momento è fuori. Se io potessi servirla.... — E lei.... perdoni, è forse di casa? — Sono il figlio della signora Gennarelli.... — Lei! — proruppe la signora facendo due passi indietro. — Lei è il piccolo Masino! — 121 — — Non posso dire di esser M asi no il grande — rispose scherzando il giovine sul cui labbro superiore spuntava una leggiera pelngine d’oro — ma è un fatto che io sono Masino. Favorisca, la prego.... — aggiunse, spalancando l’uscio e invitando la signora ad entrare — parleremo con più agio in salotto. — La signora fece cenno al fiaccheraio di aspettare, e seguì il giovanotto lungo una graziosa galleria adorna di fiori e di quadri, che # faceva capo a un piccolo salottino arredato con tutto il gusto moderno. — Tocca ora a me il dirle il mio nome e le ragioni per cui sono venuta a incomodarla.... — Ella non ha bisogno di dirmi il suo nome — la interruppe Masino, inchinandosi. — Non è lei la signora Ida Baccini, la signora che ha scritto tanti libri per i fanciulli e a cui tutti i fanciulli vogliono bene come a una mamma? — Signor Masino, lei è d’una compitezza squisita! E ciò, naturalmente, m’incoraggia a spiegarle la ragione.. .. N — 122 — — Per cui le dobbiamo l’onore della sua visita? Qualunque essa sia, la benedico! — Grazie, grazie ! senta : lei ricorderà forse clie molti anni or sono io pubblicai le Memorie cVun Pulcino! — Se me ne ricordo ! E le darò anche una notizia che le farà molto piacere : l’Autore di quelle Memorie trovasi tuttora presso di noi e vive! — La signora fece il viso rosso come una rosa maggese; e fu tale e tanta la sua commozione, che gii occhi le si velarono di lacrime. — Vive ! — ella ripetè con voce tremante — Ah ella non sa, caro signore.... — Mi chiami Masino, la prego! — Caro Masino, ella non sa qual gioia profonda mi faccia palpitare il cuore! — Oh, signora! Ciò fa onore al suo buon cuore. — E anche un po’ al mio egoismo ! Non sa lei ch’io devo al Pulcino quel po’ di nome che mi son fatta? Creda pure che per me fu una gran fortuna l’imbattermi in quella be— 123 — stiola che volle affidarmi la pubblicazione delle sue Memorie! — Oh! ma l'ei ha scritto molti altri libri dove parla di bravi uomini, di donne illustri, di bambini istruiti.... — Tutte buone e belle cose, caro Masino, ma il pubblico ha preferito a tutti quei libri le Memorie d’ un Pulcino.... — Forse perchè sono state composte da una bestia ! Il caso è piuttosto raro, ne convengo. — ]STon lo creda, mio giovane amico. Oggi- giorno i libri per i bambini sono fatti tutti o quasi tutti dalle bestie.... Lei non dà un’occhiata alla vetrina d’un libraio senza trovarci la Storia d’ una famiglia di topi raccontata dai medesimi, Vita d’un Gatto, le Memorie d’un grillo, 1’ Autobiografia d) uno scimmiotto. — Ha ragione. B allora come si spiega?... — Meglio non spiegare, in certi casi. Se il pubblico preferisce le bestie avrà le sue buone ragioni. — Intanto, senta: io ricevo giornalmente dei pacchi di lettere dove centinaia e centi naia — 124 — di fanciulli mi domandano come andò a finire il Pulcino, se è vivo, morto, se sta sempre da lei, un mondo di notizie, insomma. Come può credere, io mi sono mantenuta finora in nn prudente silenzio, perchè l’idea di venire a disturbare lei e i suoi genitori mi sgomentava. Finalmente lio preso il mio coraggio a due mani ed eccomi qui. Dunque il Pulcino vive? — Vive, ma come può immaginarsi, non è più un pulcino; è bensì un povero galletto invecchiato, di salute cagionevole.... — Oh poveretto ! E.... mi dica : Scrive sempre? Ha sempre la manìa di raccontare i fatti suoi ? — Signora mia, chi di un vizio vuol ■ guarire, preghi Iddio di non lo avere.... Il disgraziato non si è mai stancato di scrivere, tant’è vero che giorni sono, sentendosi più male dell’ usato, consegnò la seconda parte delle sue memorie a mia madre.... 125 — — E sua madre — domandai palpitando — che ne ha fatte di quelle Memorie? Spero che non le avrà distrutte.... — Le pare? Sono state rinchiuse diligentemente nel cassettone; e se lei le desidera per farle stampare, la mamma sarà fortunatissima di metterle a sua disposizione. — Non ho parole per ringraziarla. E.... — aggiunse la signora timidamente — abuserei forse della sua gentilezza se la pregassi di farmi intervistare il Pulcino ? Scusi se lo chiamo così.... ma il Pulcino è quasi un figliuolo peline; e Lei sa bene che per le mamme i figliuoli sono sempre bambini! — Ha ragione ! Anche mia madre, parlando di me, dimentica spesso che ho diciannove anni, che fo il secondo anno di medicina e mi chiama ancora « il bambino ! » Ma venga a vedere il nostro vecchietto! Se mi permette vo avanti per insegnarle la strada. — E Masino si avviò, seguito dalla signora Ida Baccini, verso la porta a vetri colorati che metteva nel giardino. — 126 — Quanti pensieri tumultuarono nell’ anima ilella gentile signora durante il breve tragitto ! Ella rivide il « Pulcino » bambino, quando viveva a Vespignano nel Mugello, sotto la protezione della Marietta. Le si schierarono davanti, come in una visione fantastica, le figure della Lena, della Tonia, di Geppino, di Giampaolo, di Alberto e della signora Clotilde. Le parve di rivedere quel bel campo, ricco di mèssi e di frutteti, ove il Pulcino aveva avuto tante avventure, ove una savia e amorosa madre gli era stata larga di tanti buoni consigli. Ahimè! Tanti anni erano trascorsi, e del vispo giovinetto, tutto brio e spensieratezza, non rimaneva forse più che una magra carcassa di galletto invecchiato ! Così va il mondo.... anche per i polli! — Signora, ecco l’amico! — E Masino, con l’indice teso, accennò un galletto spelacchiato, — 127 — secco come un uscio, che stava accovacciato al sole, con gli occhi semichiusi. — Come lo chiamano? — chiese la signora Ida con voce tremante dalla commozione. — Cacò, signora. — Il poverino, dopo tanto tempo, non mi riconosce più certamente. Guardi di presentarmi e di rinfrescargli un po’ la memoria. — Con tutto il piacere. Cocò, — disse Masino a voce alta, avvicinandosi al galletto e carezzandogli il groppone — c’ è qui una signora che ti ha voluto molto bene, anni sono, quand’ eri giovane.... — Cose che succedono! — rispose melan- conicamente il galletto, aprendo un occhio. — Chi è? La signora Clotilde? — No. È un’ altra.... — Chi può esser mai?... Delle signore, in vita mia, ne lio conosciate pochine: quindi non saprei ! — Come! Ingrato! Non rico'rdi più la gentile signora che fece stampare le tue Memorie. che ti fece conoscere a tutta l’Italia? — Ah ! La signora Ida Baccini ! Me- ne rammento benissimo! Come potrei averla dimenticata? — E aprì tutt’ e due gli occhi. — Oh coni’ è mutata ! — esclamò con accento di profonda tristezza. — Ohi riconoscerebbe in quella pallida e mesta signora la tresca giovinetta di tanti anni sono? — Zitto ! — interruppe Masino — codeste cose non si dicono alle signore! — Capisco.... — disse il galletto stendendo le ali al sole — capisco che la verità è buona soltanto per i polli.... — La signora Baccini sorrise, e tanto per dare un altro indirizzo alla conversazione, disse al galletto : — Ho saputo da Masino che hai scritto il seguito delle tue Memorie. — Lo scrittore si alzò tutto diritto, s cosse la — 129 — cresta con una cert’ aria orgogliosa, e rispose pronto, mentre i suoi occhietti sfavillavano come due margherite: — Infatti, ho continuato a scrivere ; ma non supponendo che Ella si ricordasse di me, consegnai il manoscritto alla signora Carolina. — Mia madre si farà un dovere di consegnarglielo! — esclamò Masino, rivolgendosi alla signora. Questa sorrise in atto di assenso, e carezzando il « Pulcino » con la sua fine mano guantata : — Addio,... amico, — gli disse — spero di rivederti presto. — La mamma, sarà fortunata di riceverla, signora, — disse Masino. — Noi restiamo in Firenze fino al dieci di luglio; e subito dopo i miei esami andiamo in campagna.... — Il galletto allungò il collo in atto di profonda attenzione. — Ah ! — esclamò la signora — vanno in campagna. E dove, se è lecito? — Lei non se lo può immaginare. Dica, si — 130 — ricorda del signor Angelo e della signora Clotilde,’ genitori di Alberto, di quell’ Alberto che divenne il padrone di Gocò? — Me ne ricordo benissimo. — Essi avevano ed hanno tuttora la villa a Vespignano, nel Mugello.... — Il galletto allungava sempre più il collo. — Ebbene : noi abbiamo acquistato una tenuta accanto a quella dei nostri amici e vi passeremo i mesi delle mie vacanze. Alberto ed io anderemo a caccia e ci divertiremo! — La signora era divenuta pensierosa e tracciava dei segni sulla ghiaia col bastoncello del suo ombrellino da sole. — Curioso destino! — esclamò. — E.... naturalmente, quando anderanno via, lasceranno qui Gocò, affidato a qualche persona di servizio? — Masino si mise a ridere. — Stia zitta ! — disse — Lo sa che c’ è venuta un’idea curiosa, alla mamma ed a me? — Il galletto si avvicinò al giovane e si mise a beccargli furiosamente la punta delle scarpe. — 131 — — Q uale? — chiese la signora Baccini. — Quella di portar con noi Cocò: di fargli rivedere il suo paesello nativo, la sua prima padroncina.... — La Marietta? — Lei. E con lei la buona Tohia, Giampaolo, Geppino.... — Il galletto tentò di slanciarsi fra le braccia di Masino, ma non gli ressero le forze e proruppe in un Chicchirichì che era tutto un poema di gratitudine e di tenerezza. — Povera bestiuola! — disse la signora Baccini, asciugandosi gli occhi. — Ec’è chi nega l’intelligenza alle bestie? — Com’ è vivo, com’ è sentito anche nei polli l’amor di patria! — Avvenne un breve silenzio. La signora, dopo aver fatta una nuova carezza al « Pulcino », si congedò con bel garbo dal giovane che l’accompagnò fino alla carrozza, dicendole: — Uno di questi giorni, la mamma o io, verremo a portarle il segitìto delle Memorie di Cocò. — »