Di una monetina trivulziana

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Solone Ambrosoli

1888 Indice:Rivista italiana di numismatica 1888.djvu Rivista italiana di numismatica 1888

Di una monetina trivulziana con S. Carpoforo Intestazione 28 novembre 2011 75% Numismatica

Questo testo fa parte della raccolta Rivista italiana di numismatica 1888
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DI UNA MONETINA TRIVULZIANA


con S. Carpoforo




A due terzi di strada fra Menaggio sul Lario e Porlezza sul Ceresio, si trova il piccolo ma pittoresco Lago del Piano o di Romazza, incastonato fra le verdi pendici che si elevano poi in altissime montagne. In una penisoletta di questo lago, denominata Mirandola, avendo verso la fine dell’anno scorso il proprietario, Pietro Gilardoni — bel tipo di agricoltore lombardo reduce dall’America — rimosso un macigno per eseguire alcune piantagioni di viti, venne in luce un gruzzolo di monete là sotto nascoste; erano circa una cinquantina, tra francesi, svizzere e milanesi, ed il ripostiglio poteva risalire al principio del secolo XVI.

Fra queste monete, tutte conosciute, e qual più qual meno pregevole e rara, una soltanto spiccava a prima lettura per singolarità e per novità assoluta.

Si trattava di una monetina di mistura, col nome di S. Carpoforo — nome ignoto sinora all’agiologia numismatica — e qui la descriviamo:



[p. 212 modifica] Peso grammi 0,440.

D/ (cerchietto) • IO • IA • TR • M • V • LE • M • F •

Croce ornata, entro cerchio sottile.

R/ — (cerchietto) • S • KARPOFORVS • D • M •

Busto nimbato, entro cerchio e. s. (Vedi Fig.)

Evidentemente, questa monetina fu coniata da Giangiacomo Trivulzio; essa tuttavia costituisce un unicum, che si stacca dalla intera numismatica trivulziana, quale ebbe recentemente la sua splendida sintesi nell’opera dei fratelli Gnecchi.

Nuovo il tipo (benché scelto a palese imitazione delle monete di Milano), e nuovo il santo raffigurato, non solo per le zecche trivulziane1, ma, come abbiamo detto, per la numismatica in genere2.

Ora, a qual periodo della signoria ed a quale fra le due zecche di Giangiacomo Trivulzio, Mesocco e Musso, si doveva attribuire questa nuova monetina?

La risposta alla prima domanda era facile, perchè il titolo di “Marchese di Vigevano,” che si legge sulla moneta, e che fu conferito a Giangiacomo nel 1499, ne limita la coniazione fra quell’anno ed il 1518, data della di lui morte.

Ma quanto alla determinazione della zecca, le difficoltà sembravano insuperabili anche per questa moneta, come per quelle altre di Giangiacomo le quali portando il titolo di “Marchese di Vigevano” possono essere state battute sì a Mesocco che a Musso3. [p. 213 modifica]E ciò tanto più che il santo effigiato sulla monetina non poteva presumibilmente servire di criterio per tale attribuzione, sia pei validi motivi esposti dai fratelli Gnecchi ragionando dei santi che compaiono nella numismatica trivulziana4, sia per la circostanza che a S. Carpoforo non sapevamo dedicata nessuna chiesa né a Mesocco né a Musso né in altra parte dei domini trivulziani5.

Quando fortuna volle che c’imbattessimo in un distinto giovane milanese, il Rag. Emilio Tagliabue, [p. 214 modifica]residente da vari anni al S. Bernardino, pratico naturalmente della Val Mesolcina, e studiosissimo inoltre delle cose trivulziane.

Egli ebbe la cortesia di comunicarci una copia da lui presa di un vecchio manoscritto che si trova presso un privato in Mesocco, e che alla sua volta è una copia o traduzione dell’antico istrumento di fondazione della Canonica di S. Vittore in quella valle6.

Ne riportiamo quanto occorre pel caso nostro:

“Nel nome del Signore e della SSt.ma ed Individua Trinità, 1219 in giorno di terza Domenica sulla fine del mese d’Aprile, Indizione Settima, il Sig. Enrico figliuolo del Sig. Alberto de Sacco per rimedio dell’anima sua e del Suo Sig. Padre e di tutti li suoi Antecessori ha ordinato e deliberato talmente, che in perpetuo debba esser osservato inviolabilmente per lui e suoi Eredi che la Chiesa di S. Gioanni, la quale e situata nel luogo di St. Vittore, da qui innanzi sia Plebe e Canonica, nella quale debban essere sei Canonici e Prebendarij li quali debbano essere della Valle Mesolcina, talmente che uno di loro sia Preposito e Rettore d’essa Canonica e Fratelli.

Item ha deliberato e ordinato che tutti li frutti, rendimenti, offerte, prebende, ecc. ecc.

Item ha dato ed offerto overo per titolo di donazione donato, ecc. ecc.

Item ha deliberato e ordinato che quatro delli predetti Canonici sieno tenuti celebrare li divini Uffizij nella Chiesa de SStt. Gioanni e Vittore e li altri due debbano celebrare li divini Uffizij nella Chiesa di St. Maria di Mesoco, ecc. ecc.

Item ha deliberato e ordinato che uno di quelli quatro li quali celebrano li Divini Uffizij nella Chiesa de SSti. Gioanni e Vittore debbano celebrar Messa una volta ogni quindici giorni nella Chiesa di Santa Maria di Calanca ed ogni quindici giorni una volta a Santo Pietro di Verdabbio, ecc. ecc.

Item ha deliberato e ordinato che uno di quelli due [p. 215 modifica]che celebreranno li divini Uffizij in St. Maria di Mesoco ogni quindici giorni sia tenuto celebrar Messa nella Chiesa di St. Martino di Scazza ed ogni quindici giorni alla Chiesa di St. CARPOFORO sopra il Castello7, ed una volta ogni quindici giorni nella Chiesa di St. Pietro di Crimeo8, ecc. ecc.

Di questo stesso istrumento del 1219, si conservano tre copie nell’Archivio vescovile di Coira, come risulta da una lettera del ch. Dott. Liebenau di Lucerna, che gentilmente se ne volle occupare per intromissione del sig. Ing. Motta. Due copie sono in latino, ed una in italiano. Quelle latine, collazionate dall’archivista Tuor, dicono in ultimo: “Item statuii, ut in unus de illis duobus qui debent celebrare ad ecclesiam St. Marie de Misocho semel in quindicim diebus debeat celebrare missam ad ecclesiam S. Martini de Souazza et semel in quindicim diebus ad ecclesiam S.ti CARPOFFORI de Sorcastello.” Nella copia italiana leggesi invece Christoffero, ma l’archivista Tuor crede che la lezione Carpoffori sia l’esatta. Tutte le dette tre copie conservate a Coira, datano probabilmente dal 1634, e per una almeno ci consta che fu trascritta dalla copia fatta sull’originale nel 1476 dal notaio Alberto de Salvagno 9. [p. 216 modifica]È insomma fuor di dubbio che a Mesocco vi era una chiesa di S. Carpoforo, de Sorcastello, “sopra il Castello”; ed allora, a nostro avviso, dovrebb’essere quella chiesuola di cui si veggono gli avanzi fra le rovine stesse del Castello. Essa è quasi interamente diroccata, ma ne rimane intatto il campanile. Il nome se ne è perduto, e viene comunemente chiamata la “chiesa del Castello”10.

Si noti che nella intera diocesi di Coira non si ha notizia che di un’altra sola chiesa dedicata a S, Carpoforo, ed è quella di Trimmis presso Coira11 la qual chiesa nell’anno 958 venne donata a quel vescovato da Ottone I12.

In base a questi documenti ed a queste considerazioni, non esitiamo ad attribuire alla zecca di Mesocco la singolare monetina con S. Carpoforo da noi pubblicata13; poiché S. Carpoforo era venerato in Mesocco, ed anzi doveva esservi particolarmente venerato, se la sua chiesa solleva nel Castello medesimo, come speriamo di avere dimostrato.



Note

  1. “I Santi effigiati sulle monete dei Trivulzio sono tre: la Beata Vergine col Bambino, San Giorgio e San Biagio.” (Gnecchi F. ed E. Le monete dei Trivulzio, descritte ed illustrate, Milano, Dumolard. 1887, Prefazione, pag. XXXIII).
  2. Non è compreso neppure nel vastissimo elenco di santi pubblicato dal Rentzmann, Numismatisches Legenden-Lexicon.
  3. È assai difficile, per non dire impossibile, l’assegnare con sicu- “rezza le singole monete di Gian Giacomo Trivulzio all’una piuttosto che all’altra Zecca, non potendo noi basarci che sopra congettare. È assai probabile che tatto le monete, le qaali non portano che il suo semplice nome, o colla sola aggiunta di comes, siano coniate a Mesocco, quando egli non aveva altro titolo che quello di Conte di Mesocco” (Gnecchi, op. cit., Prefazione, pag. XXIII).
  4. Motivi che giustificavano la loro conclusione: “che i Santi rappresentati sulle monete dei Trivulzio non sono, come in gran numero delle monete italiane dell’epoca, indizii della Zecca ove furono coniate, ma sono piuttosto Santi da essi scelti come protettori o difensori, o per ricordare onorificenze ricevute dai Sovrani.” (Gnecchi, op. cit.. Prefazione, pag. XXXIV).
  5. Nei dintorni, o almeno a non soverchia distanza, troviamo due chiese dedicate a S. Carpoforo, l’una a Delebio in Valtellina, e l’altra a Bissone nel Canton Ticino.
    Ma ben più importante è la notizia comunicataci dall’amico nostro Ingegnere Emilio Motta, che a Gorduno presso Bellinzona la nuova chiesa parrocchiale è dei SS. Rocco e Sebastiano, ma l’antica era dei SS. Carpoforo e Maurizio ( “O milites Christi, sancti Carpophore et Mauriti, intercedite pro nobis et benefactoribus nostris apud Deum, 1596.” — leggesi su una delle campane della chiesa).
    E Gorduno, quantunque situato sulla sponda destra del Ticino, fronteggia lo sbocco della Val Mesolcina, ed a Gorduno sorgeva un castello dei Signori di Sacco o Sax, già dominatori di quella valle. Il Ballarini, Compendio delle Croniche della Città di Como (1619), così ne parla, pagina 806: “Il castello detto de Sacchi nella Villa di Gorduno della Pieve di Bellinzona fu edificato per opera del Conte Alberto Sacco Signore della Valle Mesolcina, quando prese Bellinzona l’anno 1402. Ma fu distrutto al tempo delle parti, essendo sopra le lui vestiggia fabricata la Chiesa di S. Carpofforo.”
    Nel recentissimo N. 22 del Foglio Officiale del Canton Ticino, leggesi a pag. 712 l’avviso 28 maggio anno corr. 1888, del Consiglio parrocchiale di Gorduno per l’asta pubblica per i lavori di ristauro, alzamento e costruzione della volta della chiesa di S Carpoforo.
  6. Documento citato dall’Eichhorn, Episcopatus Curiensis, e dall’a Marca, Compendio storico della Valle Mesolcina ma non ancora pubblicato in extenso. Manca al Codex Diplomaticus del Mohr.
  7. Cioè intendasi nel recinto del Castello, poiché il Castello di Mesocco è posto sulla sommità di una rupe isolata che domina il centro della valle.
  8. Crimeo o Cremeo è uno degli abitati componenti il comune di Mesocco.
  9. Al momento di licenziare questa breve memoria, il sig. Tagliabue ci scrive dal S. Bernardino informandoci che la pergamena originale si custodisce nell’archivio dell’Amministrazione parrocchiale di S. Vittore, dov’è inventariata e rubricata sotto il N. 16, Ordinamento del capitolo di Enrico de Sacco 1219, originale. Sotto il N. 17 sono due pergamene in rotolo copie autentiche della pergamena al N. 16. Dette pergamene corrispondono alla trascrizione già favoritaci dallo stesso sig. Tagliabue, e che abbiamo pubblicata più addietro; e vi si legge chiaramente: “S. Garpoforo sopra il castello”.
  10. V’ha bensì chi dice che questa cappella del Castello di Mesocco fosse consacrata a Santa Caterina, ma crediamo che ciò provenga dal confonderla con un’altra antica cappella che si trova a poca distanza dal Castello, e nella quale ò appunto raffigurata quella santa.
    In una vecchia immagine di devozione, incisa da un tedesco di Augusta, “Vero Ritratto della B. V. Maria Miracolosa Appresso il Castello di Mesoco in Valle Mesolcina”, si vede, in alto, un quadro rappresentante la Vergine col Bambino e Santa Caterina (dal dipinto che si conserva tuttora a Mesocco), e in basso una veduta del Castello, della chiesa di Santa Maria, e della cappella dedicata a Santa Caterina.
  11. Nüscheler, Die Gotteshäuser der Schweiz, I, Bisthum Chur, 189.
  12. Mohr, Codex diplomaticus ad historiam Raeticam, I, pag. 75-76.
  13. Che, pei buoni uffici del sig. Giacomo Cavallini di Chiasso, ha potuto essere acquistata dal Gabinetto Numismatico di Brera.