Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 24

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A PIETRO CARDINAL D’OSTIA.


I. Mostrando i danni dell’amor proprio e del timore servile, l'esorta a servire virilmente la santa Chiesa, ed imitare Jesù Cristo nell'incontrare e sopportare ogni patimento per istabilire la pace sul cristianesimo a maggior gloria di Dio e salute dell'anime.

Lettera 24.


Al nome di Jesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. Carissimo e reverendissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uomo virile e non timoroso, acciocché virilmente serviate alla sposa di Cristo, adoperando per onore di Dio spiritualmente e temporalmente, secondo che nel tem^o d’ oggi questa dolce sposa ha bisogno. Sono certa, che se l’occhio deU’iutelletto vòstro si leverà a vedere la sua necessità, voi il farete sollicitamente e senza alcuno timore, o negligenzia!

l’anima che teme di timore servile, niuna sua operazione è perfetta, ed in qualunque stato si sia nelle piccole cose, e nelle grandi viene meno, e non conduce quello che ha cominciato alia sua perfezione.

O quanto è pericoloso questo timore:’ egli taglia le braccia del santo desiderio; egli accieca l’uomo cue non gli lassa conoscere nè vedere la verità, perocché questo timore procede dalla cecità dell’amore [p. 140 modifica]14° proprio di sè medesimo, perocché subito che la creatura, che ha in sè ragione, s’ orna d amore proprio sensitivo, subito teme; e questa è la cagione perchè teme; perchè ha posto l’amore e la speranza sua in cosa debile che non ha in sè fermezza nè stabilità alcuna, anco passa come il vento. 0 perversità d’amore, quanto sei dannosa ai signori temporali e spirituali, ed ai sudditi; onde se egli è prelato non corregger mai, perocché teme di” non perdere la prelazione e di non dispiacere ai sudditi suoi: e così medesimamente è ancora dannoso al suddito, perocché uroilità’ non è in colui che s’ama di così fatto amore, anco v’è una radicata superbia, ed il superbo non è mai obbediente.

Se egli è signore temporale non tiene giustizia, anco commette molte inique e false ingiustizie, facendole secondo al piacere suo o secondo il piacere delle creature.

Così dunque per lo non correggere e per lo non tencrè giustizia, li sudditi ne diventano più cattivi, perocché si notricano nelli vizj e nelle malizie loro.

Poi dunque che tanto è pericoloso l’amore proprio col disordinato timore, è da fuggirlo cd è da aprire l’occhio dell’ intelletto nell’ obietto dello immacolatoAgnello, il quale è regola e dottrina nostra, e lui* dobbiamo seguitare, perocché egli è esso amore e verità, e non cercò altro che l’ onore del Padre e la salute nostra. Egli non temeva i giudei, nè la loro persecuzione, nè la malizia delle dimonia, nè infamia,, né scherni, nè villania, e nell’ultimo non temette l’obbrobriosa ’morte’ della croce. Noi siamo gli scolari che siamo posti a questa dolce e soave scuola. Voglio dunque) carissimo e dolcissimo padre, che con grandissima sollecitudine e dolce prudenzia. apriate P occhio dell’intelletto in questa vita, in questo libro della vita; il quale vi dà sì dolce e soave dottrina; e noat attendiate a minia altra cosa che all’onore di Dio, ed alla salute dell’anime, ed al servizio della dolce sposa di Cristo r. perocché con questo lume vi «pagherete dell’amore proprio di voi, *e sarete vestito dell amore di-i [p. 141 modifica]vino, e cercherete Dio per la sua" infinita bontà, e perchè egli è degno d’essere cercato ed amato da noi, ed amerete voi e le virtù, ed odierete il vizio per Dio, e di questo medesimo amore amerete il prossimo vostro.

Voi vedete bene, che la divina bontà v’ha posto nel corpo mistico della santa Chiesa, notncandovi al petto di questa dolce sposa, solo perchè voi mangiate alla mensa della santissima croce il cibo dell’onore di Dio e della salute delle anime, e non vuole che sia mangiato altro che in croce, portando le fatiche corporali con molti ansietati desiderj, siccome fece il Figliuolo di Dio, che insiememente sosteneva li tormenti nel corpo e la pena del desiderio; e maggiore era la croce del desiderio, che non era la croce corporale!

il desiderio suo era questo: la fame della nostra redenzione per compire l’obbedienzia del Padre Eterno, ed eragli pena inaino che noi vedeva compiuto; ed anco come sapienzia del Padre Eterno, vedeva coloro che participavano il sangue suo, e quelli che noi participavano per le colpe loro; e perocché il sangue era dato a tutti, si doleva per l’ignoranzia di coloro che noi voleano participare, e questo fu quello crociato desiderio che eeli portò dal principio infine alla fine!

ma data che egli ebbe la vita, non terminò però d desiderio; ma ti la croce del desiderio; e così dovete fare voi ed ogni creatura che ha in sè ragione, Cioè dare la fatica del corpo e la fatica del desiderio, dolendovi dell’offesa di Dio e della dannazione di tante anime, quante vediamo che periscono. Parmi che sia tempo, carissimo padre, di dare l’onore a Dio e la * fatica al prossimo: non è dunque d’avere più se con amore proprio sensitivo, nè con timore servile, ma con vero amore, e santo timore di Dio. adoperare!

Voi sete posto ora nel temporale e nello spirituale, e però vi prego per l’amore di Cristo, crocifisso, che facciate virilmente; e proemiate l’onore di Dio quando e quanto potete, consigliando ed ajutando, che li vizj siano spersi e le virtù siano esaltate (A). Sopra [p. 142 modifica]1 4 2 * . ;,, f v Tatto temporale, il quale alla santa intenzione è spirituale, fate virilmente, procacciando quanto potete la pace e l’unione di tutto il paese (B): e per questa santa operazione, se bisognasse di dare la vita del corpo mille volte, «e fosse possibile, si dia: che oscura cosa è’a pensare e a vedere, il vederci in guerra con Dio per la moltitudine de’peccati de’sudditi e de’pastori, e perula ribellione che è fatta alla santa’ Chiesa (C) ed in guerra ancora corporale; e dove la guerra ogni fedele cristiano debba essere apparecchiato a mandarla sopra gl’infedeli e li falsi cristiani, la fanno l’uno contra l’altro; e così scoppiano li servi di Dio per dolore ed amaritùdine di vederli tanto offendere per la dannazione dell’anime che per questa periscono; e le’ dimonia godono, che veggono quello che vogliono vedere.

Bene è dunque da darci la vita per esemplo del - maestro della verità, e non curare nè onore, nè vituperio, che il mondo ci volesse dare nelle penose pene e morte del corpo. Sono certa, che se voi sarete vestito dell’uomo * nuovo Cristo dolce Jesù, e spogliato del vecchio, cioè della propria sensualità, che voi il farete sollecitamente; perocché sarete privalo del timore servile; perocché in altro modo non lo fareste mai; anco cadereste nelli difetti detti di sopra. Considerando dunque me, che v’era necessàrio d’ essere uomo virile

senza alcuno timore, c privato dall’amore" proprio di voi, perché sete posto da Dio in officio, che non richiede timore se non santo, però vi dissi, che io desideravo di vedervi uomo virile e non limoroso. Spero nella divina bontà, che farà-grazia a voi ed a me, cioè d’adempire la volontà sua, ed il vostro desiderio ed il mio. Pace, pace, pace, padre carissimo,’ ragguardate voi e gli altri, e fate vedere al santo Padre più la perdizione dell’animc, che quella delle città, perocché Dio richiede l’anime più che le città. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore.


i f [p. 143 modifica]Annotazioni atta Lettera 24.

(A) Che livizjsiano spersie le virtù siano esaliate.Qneslo docnmento che la santa porge a questo cardinale era nelPimpressione d’Aldo sì confuso, che non poteasi in quelle parole rinvenire il senso.

Quegli che *’ intromise nella impressione del Farri Io rapporti a suo capriccio, e lo stesso fa fatta dall’autore della traduzione francese, più anche dell’altro alterandolo. Noi ci siamo temili, ed al testo a penna del Bnonconti, in cui, col solo cangiare alcun punto in virgola, ed alcuna virgola iu punto s e trovato il sposo assai chiaro senza variare, o aggiuguer parola, ed a qnéllo che s? è avnto di carattere pure antichissimo dalla libreria di s. Pantaleo de’Padri delle Scuole pie di Roma, in coi haunosi 57 di queste lettere della santa.

(D) Procacciando quanto potete la pace e F unione di tutto il paese. Non si scosto il cardinale da’ saggi consigli di santa Caterina, perchè aveudo sinlo in battaglia Bernabò \ isconti signor di Milano, fermò tregua con esso da durare dnr anni, ed avendo conceduta la città di Ferrara a Nicolò, ed Alberto d’Esle io feudo di santa Chiesa con obligo di dieci migliaja di fiorini d’oro all’anno, guadagnò al pontefice que’signori di gran potenza in Italia, e di gran peso agli affari di quel tempo.

(C) Per la ribellione che è fatta alla santa Chiesa. I Firentini entrati in opinione, che Guglielmo Cardinal di s. Angelo avesse tentato di loro ribellare la nobit terra di Prato, vennero io lauta indegnazione, che collegahsi colla parie ghibellina non lasciarono indietro male che potessero fare alla Chiesa. L)i qni la subita e quasi generale rivolta delle città del patrimonio

I1 interdetto ai l’irentini, di cui si parla nella lettera seguente, e le lagrimevoli calamità portate in quel paese dagli Iugles e Tedeschi condotti dall’Aguto, e dai Brettoni sotto Roberto Cardinal d» Ginevra, che poi fu antipapa.col nome di Clemente VII.

[p. 144 modifica]i44 A PIETRO CARDINALE DI LUNA (A).

... 5  ; ’ ’ ’ ) ^ I. Lo prega ad essere amatore della verità, mostrando come questa s’arrivi a conoscere nel sangue di Jesù Cliato col lume della santa fede. , li. Dell’amore della verità e suoi effetti. .

III. Deplora la carestia che ha la Chiesa di buoni ministratorì della verità, e l’amor proprio di molti, per Io quale non arrivano a conoscerla ed amarla, e come nel luogo dove ella si trovava, gli stessi religiosi annunziavano la bugia, ed erano causa di molte eresie.

IV. Lo stimola a pregare il papa che voglia attendere alla riforma di santa Chiesa in verità, e particolarmente provvedendola di buon pastori, e punire le colpe, i, V. L’anima a portare con pazienzia le mormorazioni, e prevalersi dell’ajuto de’ servi di Dio per promuovere la verità.

Al nome di Jesi4 Cristo crocifisso e di Maria dolce.

’ ’ ‘. ) I. M^everendissimo e carissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi amatore dolce della verità, la quale verità ci libera; perocché veruno è che possa fare contra alla verità; ma questa verità non pare che si possa avere perfettamente se l* uomo non la conosce; perocché non conoscendola, non Y ama, e non amandola, non trova in sè, nè seguita questa verità. Adunque ci bisogna il lume della santissima fede, il qual