Fiore di virtù/III

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Capitolo III

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CAPITOLO III.

Del vizio della invidia appropriata al nibbio.

Invidia, ch’è vizio contrario all’amore, si è di due maniere: l’una è addolorarsi del bene altrui, l’altra rallegrarsi del male; ma ciascuna può essere in bene: in prima a rallegrarsi del male, acciocchè si gastighi;1 e a dolersi de’ suoi beni, acciocchè non s’insuperbisca. E per avere di questo vera intelligenza, prima bisogna vedere che cosa è virtù, la quale, secondo che Aristotile dice, si è buona qualità di mente, per la quale si vive bene. Ancora si è disposizione di mente bene costituita e ben formata, non disposizione di naturale bellezza, ma d’anima con ragionevole vita, pietà di costumi, e amore d’Iddio e onore d’uomo. E puossi [p. 23 modifica]appropriare la invidia al nibbio, ch’è tanto invidioso, che s’egli vede gli figliuoli ingrassare nel nido, si dà loro nelle coste col becco perchè la carne si marcisca, acciocch’egli dimagrino. Seneca dice: Più lieve cosa è a fuggire il dispiacimento della povertà, che la invidia della ricchezza. Seneca dice: La invidia trae del male bene, e del bene male. Del vizio della invidia si tratta nella Somma de’ vizj, ove si dice che, siccome lo vermine consuma il legno, e le tarme le vestimenta, così consuma la invidia il corpo dell’uomo. Salomone dice: Quando il tuo nimico cade, non ti rallegrare del suo danno, perchè dispiace a Dio; e ciò vedendo, toràli la soma da dosso. Ancora: Chi si rallegra de’ mali altrui, non rimarrà impunito. Santo Gregorio dice: Nessuno è maggiore tormento al mondo come la invidia: là ove è la invidia non può essere amore. La maggiore vendetta che l’uomo fare possa dello invidioso si è a fare bene. Seneca dice: Non fare ingiuria a veruno; non fare se non bene, e allora darai molto che fare alla invidia. Se tu non fai ingiuria, tu non fai nimico: ma la invidia te ne fa molti. Ovidio dice: La invidia fa sempre parere alle persone maggiore biada negli altrui campi che ne’ suoi. Plato dice: Lo ’nvidioso non è mai senza dolore, nè l’ipocrito senza timore. Sant’Agostino dice: Chi ha in sè invidia non può mai amare nessuno; sicchè nelle persone non può essere maggiore vizio che la invidia. Omero dice: Le persone si deono guardare più dalla invidia de’ parenti e degli amici che da quella de’ nemici. Tolomeo dice: Lo invidioso si [p. 24 modifica]contenta di perdere per fare perdere altrui, e per fare danno ad altrui. E ciò prova Orazio, che essendo uno signore stato servito da due suoi baroni, e volendoli meritare del servigio, disse: chiedete grazia, ch’io sono acconcio a compiacervi; e insino a ora chiunque di voi chiederà in prima, io adempirò la sua domanda; e a colui che rimarrà l’ultimo a domandare, raddoppierò la chiesta del primo. Avendo fatta il signore questa proposta, nessuno volea chiedere innanzi per invidia dell’altro; e così stettono innanzi al signore per buono spazio. Onde egli comandò all’uno che chiedesse; onde egli, acciocchè l’altro non avesse due cotanti di bene del compagno, chiese di grazia che gli fosse cavat’un occhio, acciocchè al compagno ne fossono cavati due; e così per lo signore fue adempiuto e fatto.

Della invidia si legge nel Vecchio Testamento che vedendo Caino che tutte le cose multiplicavano e andavano prospere ad Abel suo fratello, perch’egli conoscea gli suoi beni da Dio, si lo uccise per invidia, e così andarono i due primi fratelli che furono al mondo; e questo fu il primo sangue che fu sparso sopra la terra. Leggesi nel Vecchio Testamento, che, perciocchè Dio parlava spesse fiate con Moisè a bocca a bocca, Maria e Aron suoi fratelli per invidia cominciarono a mormorare di Moisè; per laqual cosa Maria, suora di Moisè, diventò lebbrosa, e così fu cacciata fuori della compagnia e dello esercito del popolo d’Iddio. Dunque è vizio, è peccato da schifarlo molto.

Note

  1. Il verbo gastigare è qui in senso di correggere.