Vai al contenuto

Grammatica italiana dell'uso moderno/Parte II/Capitolo XXV. Uso delle enclitiche co' verbi. Verbi riflessivi.

Da Wikisource.
Parte II - Capitolo XXV. Uso delle enclitiche co' verbi. Verbi difettivi.

../Capitolo XXIV. Verbi difettivi. ../Capitolo XXVI. Il verbo passivo. IncludiIntestazione 5 settembre 2024 75% Da definire

Parte II - Capitolo XXV. Uso delle enclitiche co' verbi. Verbi difettivi.
Parte II - Capitolo XXIV. Verbi difettivi. Parte II - Capitolo XXVI. Il verbo passivo.
[p. 196 modifica]

CAPITOLO XXV

Uso delle enclitiche co’ verbi.
Verbi riflessivi.


§ 1. Le particelle pronominali od avverbiali enclitiche mi, ti, si, ci, vi, ne, lo, la, gli, le, e i loro gruppi me lo, te ne, te lo, ce lo, vi si, ecc. (vedi P. I, cap. viii, § 10, e P. II, cap. xxviii, § 7) si accompagnano spesso coi verbi, ora premettendosi, ora posponendosi a quelli, nel quale ultimo caso si attaccano sempre ai verbi medesimi (affissi). P. es. lo prègo, pregárlo: lo lèggo, lèggilo. Ecco le regole per procedere senza errore.


§ 2. Le particelle suddette ed i loro gruppi si prepongono regolarmente al verbo in tutta quanta la conjugazione, eccettuate la 2ª sing. 1ª e 2ª plur. dell’imperativo presente, l’infinito, il participio ed il gerundio. L’infinito si usa sempre nella sua forma tronca: di rado si tronca pure la 1ª plur. imperativo. Esempii: m’ingánno: me lo díce: si lodáva: te lo dirò: váttene, ámami; andiámocene o andiámcene; partítevi; dicèndoti, lodársi.

Quando al gerundio o all’infinito precede una negativa, le particelle si possono premettere; p. es. per non se ne pentíre; non si [p. 197 modifica]potèndo partire. L’imperativo, se preceduto da negazione, suole per regola anteporre le particelle: p. es. non lo mangiáre, non lo facciámo: non ci guastiámo: non ve n’andáte.


§ 3. Nel verso e nella prosa più eletta le particelle si possono affiggere al verbo anche in altre persone od in altri tempi oltre quelli indicati, come si trova frequentemente praticato dagli scrittori antichi. È molto comune anch’oggi affiggere il si alle terze persone singolari e plurali, p. es. dícesi, tiénsi, vòglionsi, credévasi, ecc. Meno usati sono i modi simili ai seguenti: crédolo, fássene (se ne fa), diròttelo (te lo dirò), faròllo, percoterácci (ci percoterà), ecc. e nel passato remoto leváimi, e contratto levámi; riféimi, rifémi; rendèile grázie (vedi Parte I, cap. viii, § 11). Avvertasi però di fare il troncamento dove si può, secondo le regole date. Parte I, cap. x, § 9 e 10, eccettuato il caso che all’o finale precedano due n, che allora il troncamento non è d’obbligo: p. es. stánnosi e stánsi; ameránnoti ed ameránti, ecc.


§ 4. Nei tempi composti cogli ausiliarii avére od èssere le particelle si premettono o si attaccano agli ausiliarii stessi, sempre colle regole date sopra; p. es. si è svegliáto, lo èbbe vísto, lo avrái détto, essèndosi provvedúto, avérlo udíto, ti sarà státo détto, ecc.


§ 5. Quando un verbo di modo infinito dipende da un altro verbo senza l’intermezzo di veruna preposizione nè espressa nè sottintesa, le particelle unite coll’infinito possono invece trasportarsi al verbo reggente; e talora anche dopo le prep. a o di: p. es. pòsso fárlo o lo pòsso fáre; vogliáte perdonármi o vogliátemi perdonáre, véggo vestírti o ti véggo vestíre: vádo a prènderlo o lo vádo a prèndere: finísco di lèggerlo o lo finísco di lèggere. Fáre e lasciáre attraggono, per regola, le particelle dell’infinito: égli mi láscia vestíre e non già láscia vestírmi, fámmelo lèggere e non fa lèggermelo. [p. 198 modifica]


§ 6. Se un verbo transitivo si accompagna in ciascuna delle sue persone colle particelle riflessive corrispondenti, ne risalta la conjugazione de’ verbi riflessivi, i quali esprimono un ripiegarsi del soggetto sopra se stesso. P. es.:

mi vèsto
ti vèsti
si vèste
ci vestiámo
vi vestíte
si vèstono

mi vestíva, ecc. mi vestíi, ecc. ti vestísti, ci vestirémmo, vestèndosi, vestítosi, vestírmi, vestírci, vestírsi, ecc. e così per tutti quanti i tempi semplici, secondo le regole generali date sopra.

I verbi riflessivi nelle tre persone plurali d’ogni tempo e nell’infinito partic. e gerundio possono prendere significato e nome di reciproci, quando l’azione accade vicendevolmente fra due o più soggetti: p. es. Piètro ed io ci amiámo mólto, costóro si òdiano, ecc. dove il verbo si accorda sempre con la persona che per ordine grammaticale precede alle altre, p. es. vói ed ío ci battiámo. Spesso, per maggior chiarezza, si aggiunge fra nói, vói, lóro, l’úno coll’altro o simili.


§ 7. Molti verbi transitivi, specialmente di quelli che esprimono sensazioni ed affetti, diventando riflessivi ammorzano o perdono il loro significato attivo (vedi Parte II, cap. xviii, § 4), cioè a dire, invece di azione esprimono piuttosto passione: p. es. bruciársi nel senso di rimanere scottato dal fuoco; afflíggersi nel senso di provar dolore; spaventársi, provare spavento; rinvigorírsi, riprender le forze; smarrírsi, [p. 199 modifica]sgomentársi perdere il coraggio. Altri esempii sono offèndersi, stancársi, pèrdersi, turbársi, addolorársi, annojársi, ecc. ecc.


§ 8. Vi sono poi molti verbi intransitivi che hanno di lor natura forma riflessiva, vale a dire non si adoperano, nell’uso comune, senza le particelle riflessive; e sono quelli chiamati dai moderni riflessivi assoluti, e dagli antichi grammatici neutri passivi. Eccone alcuni all’infinito colla particella si:

abboccársi dimenticársi pentírsi
accòrgersi diportársi peritársi
addársi impadronírsi ravvedérsi
adirársi ingegnársi ricordársi
ammalársi dolérsi riposársi
appórsi incollerírsi risentírsi
arrèndersi lagnársi scordársi
astenérsi lamentársi sovvenírsi
corrucciársi maravigliársi vergognársi.

Alcuni di tali verbi o nel verso od anche nella prosa più eletta possono perdere le particelle; p. es. ammaláre, ricordáre, rammentáre, lamentáre, leváre, maravigliáre.


§ 9. Anche gli infiniti degli intransitivi assoluti sottostanno alla regola data qui sopra (§ 5): p. es. pòsso pentírmi e mi pòsso pentíre: vogliáte ricordárvi e vogliátevi ricordáre, ecc. Si va perduta dopo i verbi fare e lasciare accompagnati dalle particelle pronominali dimostrative lo, la, gli, ecc. o da un oggetto: p. es. lo fánno ravvedére; fánno pentíre i viziósi. Ciò peraltro quando non ne possa venire alcun equivoco.

I participii passati di alcuni verbi riflessivi assoluti, se perdono la particella si, acquistano senso di aggettivi, p. es. disperáto, adiráto, ecc. [p. 200 modifica]


§ 10. Quando le dette particelle riflessive non sono oggetto del verbo a cui si uniscono, nè parte integrante del suo significato (come ne’ riflessivi assoluti), allora non abbiamo il riflessivo. P. es. mi métto il vestíto; ti acquísti ricchézze; si guadágna il pane, che equivalgono a dire: métto a mé il vestíto, acquísti a té, ecc. guadágna a sé o per sé, ecc. E così pure quando servono semplicemente per dare intensità al significato di un verbo. P. es. mi vívo contènto; ti lèggi un bèl poèma; égli si béve un buòn bicchièr di víno; élla s’è beáta, ecc.


§ 11. Le medesime particelle riflessive accostandosi ai tempi composti coll’ausiliare avére lo cambiano in èssere. Quindi regolarmente tutti i verbi accompagnati da quelle (siano riflessivi o no) si costruiscono con èssere. P. es. mi sóno vestíto, a; mi sóno ricordáto, a; mi sóno compráto, a, un ábito; mi èra vestíto, a; ci eravámo vestíti, e; essèndosi vestíti, ecc.


§ 12. Quando però le dette particelle sieno semplicemente termine indiretto di un verbo transitivo costrutto col suo oggetto, ed equivalgano alle forme a mé, a té, a nói, ecc. allora in via di eccezione si può adoperare anche avére. P. es. mi ho mésso il vestíto, ti hái acquistáto ricchézze, si hánno guadagnáto il páne. Ciò specialmente si usa nel verso e nella prosa eletta.

Quanto all’uso del riflessivo in senso passivo ed impersonale, vedi i capitoli seguenti.


§ 13. Eccezionalmente la particella avverbiale vi si affigge pure ad alcune preposizioni: p. es. súvvi (su vi), intórnovi, sópravi nel senso di su quell’oggetto e simili. — La interjezione ècco si affigge sempre tutte le particelle suddette al pari de’ verbi; p. es. èccomi, èccovelo, èccoci, èccotene, ecc.