Il Novellino/Parte quinta/Novella XLV

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Novella XLV - Uno scolaro castigliano da una donna Avignonese ingannato se parte da Avignone, trova il marito, e raccontali la beffa: fallo ritornare, e gli restituisce i perduti denari

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Novella XLV - Uno scolaro castigliano da una donna Avignonese ingannato se parte da Avignone, trova il marito, e raccontali la beffa: fallo ritornare, e gli restituisce i perduti denari
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NOVELLA XLV.




ARGOMENTO.


Uno Scolaro Castigliano passando in Bologna se innamora in Avignone, e per godere con la donna per patto le dà mille ducati: doppo pentito se parte; abbattese col marito, e non conoscendolo gli racconta el fatto: comprende essere stata la moglie: con arte fa retornare il Scolare in Avignone, fagli restituire li danari, ammazza la moglie, e al Scolaro fa onori e doni assai.


A LO ILLUSTRISSIMO SIGNORE DON ENRICO DE ARAGONA1.


ESORDIO.


Suolsi spesse volte, illustrissimo mio Signore, tra volgari uno cotale proverbio usare, ogni promessa è debito; e se ciò è vero, che essere vero manifestamente appare, ogni ragione e ogni onestà vole che ciascuno debitore debbia come prima può a colui che ha promesso satisfare. Dunque rammentandome d’una mia promessa, avermete de una de mie novelle fatto voluntario debitore, ho preso per partito con la presente tale onerosa soma da li faticati mei omeri discarcare: per la quale, oltre la mia disobbligatione, senterai una singulare magnificentia e grandissima liberalità usata per un cavaliero [p. 469 modifica]francese verso un nobile giovinetto castigliano; quale ancora che tale virtuosa operatione non dubito sarà da molti molto mirabilmente commendata, me persuado che ad alcuni el predicarla sarà più facile che essendo in sul fatto non sarìa a loro el mandarlo ad effetto. Vale.


NARRAZIONE.


Da l'antiqua e celebratissima fama del Bolognese Studio tirato un nobilissimo legista Castigliano se deliberò del tutto in Bologna passare per ivi studiando il dottorato consequire. Costui dunque che missere Alfonso da Toleto era chiamato, essendo con la gioventù insieme de molte virtù accompagnato, e oltra a ciò ricchissimo rimasto doppo la morte d’un notevole cavaliero suo padre, per non porre in longo el suo laudevole proposto, de ricchi libri, onorevoli vestimenti, de buoni cavalli, e acconci famigli fornitose, ello con soa salmaria e con mille fiorini de oro in borsa verso Italia dirizzò el suo camino. E avendo doppo molti dì non solo el suo Castigliano regno uscito, ma quello de Catalonia passato, e in Francia devenuto, arrivò in Avignone, ove forse per reposar sé e i suoi faticati cavalli, o che pure altro bisogno ne fosse stato cagione, propose quivi alcuni pochi dì dimorare. Ed alloggiato nell’albergo, el dì seguente con suoi famigli appresso cominciò a passeggiare per la città, e da una strata ad un’altra trascorrendo, come volse la soa sorte, li venne veduta a una finestra una liggiadra madonna, la quale ancora che giovene e molto bella fosse, nondimeno a lui parve niuna [p. 470 modifica]altra averne vista mai che in bellezza l’avesse possuta agguagliare; e in maniera gli piacque che prima che de quindi se partesse se sentì da l’amore sì de lei preso che niuno argumento gli pareva bastevole reparare. Per la cui cagione, senza del virtuoso camino recordare, deliberò giammai da Avignone partirse se la grazia soa non avesse in tutto o in maggiore parte acquistata; e facendo le passate continue dinanzi a colei che grandissima artista era, subito se accorse che el poveretto giovine era in maniera de lei invaghito che de leggiero non se averla possuto indrieto ritornare; e vedendolo molto giovine e senza pile in barba, e per li vestimenti e per la compagnia nobile e ricco estimandolo, propose con lo ingegnarse tale boccone2, gli estirpare di sotto quanto possea delle soe facultà. E per dargli modo de lui mandarle a parlare fe' come le navi quando stanno in calma che mandano la barca in terra per pigliare legna; così costei cavata fuori de casa una vecchia fante dotta e praticata nel mestiere, e dalla finestra postala in faccende acciò che colui l’avesse cognosciuta, el giovine che altro non desiderava, gionta la vecchia ed entrato in parole, a non partire e con poca fatica ebbe l’uno da l’altro ogni secreta particularità saputa; e a la donna la fante revenuta, doppo più imbasciate e portate e retornate, a la fine de chiaro patto se accordorno [p. 471 modifica]che la donna a donargli suo amore la sequenze notte l'aspettasse, e che lui le portasse mille fiorini d’oro, che più non ne aveva. E venuta l’aspettata ora el male consigliato giovine con li mille fiorini in casa de la donna, che Laura aveva nome3, se condusse; da la quale essendo lietamente ricevuto e oltra modo accarizzato, avuto prima interamente el promesso denaro, contenta a meraviglia, doppo alcuno festeggiare in letto se ne introrno. Missere Alfonso che in tale età già era, che el fine ed el principio de tale lavoro una medesima cosa gli pareva, si deve credere che quanto de notte gli avanzava tutta la consumò in satisfare la soa bramosa voglia: ed essendo omai dì, toltosi dal letto, con molti altri ordini da possere alla cominciata impresa retornare, con suoi famigli che a l'uscio l'aspettavano stracchi, sonnacchioso e alquanto pentito al suo albergo se ne tornò. La donna con suo grandissimo piacere e in brieve tempo la ricca posta aveva toccata, ancora che cognoscesse il giovine sì adescato che e Bologna e le leggi gli erano uscite di mente, e che lui prima che da sé partito se fosse con seco se ritrovare e pigliar piacere se credeva4. Missere Alfonso avendo il dì passato, e credendo secondo el preso ordine la sequente notte essere da la donna lietamente e con maggiore grazia raccolto, come la notte fu, a l'usata maniera a l'uscio de Laura se n'andò, e dato più volte el segno, e avuto un continuo tacere per finale resposta, tardi se accorse ad una ora l'acquistata donna, l'onore, e la roba avere perduta, e dolente a morte retornatosene non [p. 472 modifica]possette quella notte un solo ponto senza noia e angustiosi pensieri trapassare. Venuto il novo giorno per vedere del recevuto inganno l’ultima prova andò passeggiando dintorno la casa de colei, e trovate e porte e fenestre serrate, e tanti e tali altri manifesti segni che lui fu del tutto certificato essere da la malvagia donna con grande arte tradito e beffato; e a soe brigate ritornato con tanto dolore e desperatione che più volte fu per darse d'un cortello nel petto; pure refrenatose e per tema del peggio deliberò de quindi departirse. E non essendogli un solo amaro denaro alla borsa rimasto per pagar l'oste, prese per partito de vendere una soa avantaggiata buona e bella mula, e così fece: e satisfatto l’oste, con quei pochi denari che della mula gli erano avanzati, verso Italia per lo Provenzale Contado continuò el suo camino, però accompagnato da continue lacryme e da amari sospiri, e sopra ogni altra cosa da interno dolore trafitto per lo pensare che come a nobilista avea deliberato al studio dimorare, e gli convenia vendendo e impegnando per alberghi in Bologna se condurre, e ivi doppo come a povero scolaro campare. E con tale angustia e inquiete di animo caminando arrivò in Trayques alloggiato in un albergo, nel quale in una strana e impensata ventura quella medesima sera alloggiò el marito della soa madonna Laura, il quale era un acconcio e liggiadro cavaliero, molto eloquente e de gran autorità, che dal Re de Francia al Papa mandato se ne ritornava. De che disse a l'oste se alcuno gentiluomo ivi fosse recapitato, el dovesse chiamare per tenerli a tavola compagnia, siccome de cavalieri francesi caminando è costumato fare de continuo. Lo [p. 473 modifica]oste respose che vi era uno scolare spagnuolo, il quale per quello che i suoi famigli gli avevano detto andava in Bologna, e che da sopravenutali melanconia era già doi dì che niente aveva mangiato. El cavaliere ciò odendo, mosso da una naturale virtù deliberò per ogni modo averlo a cena seco, e lui medesimo andato per esso, e in camera trovato melanconico e afflitto dimorare, senza altramente salutarlo, per modo de gran familiarità presolo per mano gli disse: Tu venerai in tutte maniere meco a cena. El giovine vedendo lo cavaliero, che la presentia da molto el giudicava, senza altra replica con lui a tavola se condusse; e avendo insieme cenato, e mandate via tutte le brigate, fu Missero Alfonso dal cavaliere domandato chi fosse, e dove e perchè andasse, e oltra ciò, se la onestà il potea, gli dicesse la cagione de tanta sea melanconia. Missero Alfonso che una sola parola non possea fuori mandare che de doppii sospiri non fosse accompagnata, per lo più brieve modo che possette a primi dimandi el satisfece, e dell'ultimo el pregò che de saperle più oltra non lo molestasse. El cavaliere vedendo chi era costui, e per quale cagione de casa soa era partito, e per fama cognosciuto el padre de grandissimo nome, a lui se raccese el disio de voler sapere quale accidente gli avesse per camino causato tanto eccessivo dolore. Il giovine pure negando, e el cavaliere de continuo infestando, a la fine Missere Alfonso senza altra consideratione dal principio insino a la fine della narrata istoria, e chi era la donna, col piacere insieme che con lei aveva avuto pontualmente gli ricontò, aggiungendo che lui vinto da supremo dolore della recevuta beffa, da vergogna e [p. 474 modifica]perdita de tanti denari più volte era stato vicino a devenire de sé medesimo omicida. El cavaliero che con tanta instantia cercato avea quello che non credea, né meno averla voluto trovare, quanto de tale nova fosse con ragione dolente, e come remanesse smorto, e quanto l’angustia de la sua mente avesse quella dello scolare avanzata, e visto che cosa è perdere l’onore, chi el prova con verità ne potrà vero giudicio donare: nondimeno comprensa con sagacità non piccola la soa intollerabile pena, dato alquanto loco al dolore, gli occorse ciò che intorno a tale fatto se dovea per lui adoperare: e al giovine rivolto disse: Figliuolo mio, quanto e quale te sei male governato, e giovenilmente da tale vile ribalda te hai lassato ingannare, tu a me medesimo ne puoi rendere testimonio e ragione; e certo se io cognoscessi che el mio reprendere te giovasse o rendesse alcun profitto, se el nostro essere insieme fosse eterno, de reprendere la toa gran follia giammai sazio me ne vederessi; ma perché te veggo assai più bisognoso de soccorso de fatti che de improperii, voglio che el dolore col cognoscimento del commesso fallo insieme siano a te per questa volta bastevole castigo: e perciò confortate, e caccia da te li matti pensieri di volere nella toa persona incrudelendo in alcuno modo offendere, però che in ciò provederò in maniera che tu cognoscerai non altramente che proprio figliolo essere da me trattato. E perchè come tu vedi io sono in camino, e qui forestiero, e modo non nveria alcuno de satisfare al mio desiderio, te piaccia non avere a noia el retornare indrieto meco alcune poche giornate che sono insino a casa mia, per poscia [p. 475 modifica]lietamente potere el viaggio col tuo primo intendimento insieme compitamente fornire; attento che la fama de toi antepassati con la generosità del tuo peregrino aspetto insieme non me lassano patere che tu con la toa nova e deliberata desperatione a lo studio ne vadi, e per povertà non possere la nobiltà con la virtù accompagnare. Il giovine maravigliato de tanta carità, gli rendè quelle grazie che da lo avuto dolore, e da soa puerile contentezza gli furono conceduto de possere esprimere; e doppo alcuni altri ragionamenti ognuno se n’andò a posare. La matina per tempo tutti de brigata montati a cavallo verso Francia retornando se avviamo, e traversato el camino con arte dal cavaliero, quella medesima sera al tardo gionsero in Avignone; e nella città intrati, el cavaliero preso el giovine per mano a casa soa el condusse; il quale non solo cognobbe la contrata e la casa, ma vedde la donna con doppieri avanti accesi e con gran festa farsi incontra al marito. De che subito se accorse del fatto, e quivi se avere li giorni soi a terminare, e de tanta paura abbagliato che dismontare non gli era concesso; pure come el cavaliero volse, dismontato, e presolo per braccio, seco el menò in quella medesima camera ove non molte ore dinanzi con breve piacere e lunghissimi danni aveva già albergato. La dunna similmente cognosciuto lo scolare, essendo de' suoi mali indovina, quanlo de tale dolore fosse territa ed afflitta ognuno lo può considerare. Venuta l'ora de la cena, e tutti insieme con la timida donna posati a tavola, e con grandissimo dolore de tutte tre, ma per diversi rispetti, finita la cena, rimasti soli a tavola, el cavaliero a [p. 476 modifica]la moglie rivolto disse: Laura, reca que' mille fiorini d’oro che te donò costui, per li quali gli vendesti con la toa persona insieme el mio el tuo onore e del nostro parentato. La donna sentendo tali parole le parve che la casa minando le donasse in testa, e quasi muta retornata nè poco nè molto gli dava risposta. El cavaliero rigidissimo devenuto, recatase soa daga in mano, disse: Malvagia femina, per quanto non vuoi la morte recevere senza altra dimora fa quello che ti ho detto. El che lei vedendolo sì fieramente turbato, e che el negare non averla avuto loco, tutta afflitta lacrimevole e trista andò per essi, e portatili li buttò a tavola: i quali il cavaliero versatili ne prese uno, e donatolo in mano al giovine, il quale de tanta paura accompagnato dimorava che a ogni ora pareva che el cavaliero dovesse lui e la moglie con la presa daga de vita privare, gli disse: Missere Alfonso, conveniente cosa è che ciascuno de l’avuto affanno receva condigno guidardono, e se mia moglie che è qui, dalla quale col piacere insieme la singulare beffa recevesti, per disonesto prezzo se condusse teco a tale lavoro, meritamente al numero de le bagasse se pò accompagnare; e perché per bella che sia una bagassa non pò meritare né deve avere per una sola notte più de uno ducato, voglio che tu medesimo che la mercanzia comparasti per ultimo pagamento le doni. E a la moglie imposto che pigliasse, subito cosi fu eseguito. E ciò fatto cognoscendo che el giovine de vergogna e timore afflitto non ardiva in volto guardarlo, e che di conforto aveva maggiore bisogno che de altro, gli disse: Figliolo mio, tolli i toi male guardati e peggio spesi denari, e recordate [p. 477 modifica]che per l’avvenire sei provisto, de sì vile merce a tanto caro prezzo non comparare; e là dove per acquistare onore fama e gloria da casa toa te sei mosso, non vogli in lascivia consumare el tempo e la facoltà toa: e per questa sera non volendole de parole più oltra molestare, te dico che a posare te vadi, e vivi sicuro ch’io te prometto come a buono cavaliere che prima offenderei la mia propria persona che a te né a li toi beni pensassi de fare alcuna offensione. E chiamati i suoi famigli, con li donati denari in una ricca camera per lui acconcia nel fè entrare: e ciò fatto prima che al letto se ne andasse con artificiato veneno fè fare a la moglie la sua ultima cena.5 Venuta la matina el cavaliero che apprestato avea con molti ricchi e nobili doni uno bello portante, doppo un leggiero desinare fatto al giovine, con soe brigate cavalcato, e lui altresì montato a cavallo, circa X miglia fuori la città gli fè compagnia; il quale volendose da lui partire gli disse: Caro figliolo, per averte con la vita insieme la roba toa medesima donata a me pare in niuno atto l’animo mio avere satisfatto: e però prenderai questi mei piccoli doni, che la qualità del tempo maggiore non me l’ha conceduti, con questo cavallo insieme per recompensa de tua venduta mula, e da mia parte usandoli te recordi del tuo misser Alfonso6, quale voglio che da qui avanti per vero padre tenghi, e così in ogni atto e per ogni tempo ne fazzi conto; e io de te la possessione de unico [p. 478 modifica]figliolo pigliando farò el simile fin che el vivere me sarà concesso. E strettamente abbracciatolo, cognoscendo el giovine dal continuo lacrimare per soperchie allegrezze de tante magnificentie e liberalità impedito, che appena a ringraziarlo potea la bocca aprire, lui anche lacrimando gl’impose che tacesse, e senza possere l’uno a l’altro chiedere commiato, teneramente basatise piangendo se divisero. El cavaliere a la città ritornato, e messere Alfonso a convenevole tempo a Bologna gionto, quello che ognuno de loro a tanta presa amicizia se avvenesse, non ne avendo avuta altra notizia de più scrivere me remango.


MASUCCIO.


Secondo el mio basso giudicio può cognoscere, non deve essere l’avignonese cavaliere di meno lode commendato de avere la ribella moglie come si convenne punita, che della magnanimità al nobile castigliano usata, anco che a la punizione da onore e dal dovere fosse tirato, e la magnanimità dalla propria virtute volontario venisse; ed oltre ciò non intendo de tanto donare e crociare el gentile scolare, quanto altri forse el biasimassero, attento che la intera nobiltà del suo spirito fu tanta che essendo veramente passionato non se volse prima lassare affliggere a ponere e vita e roba per satisfare la grandezza de l’animo. Ma perchè de tutto è stato abastanza parlato, dirò appresso de tre singulari virtuti per diversa qualità de persone usate, che non de leggiero se po' una più che l’altra commendare.

  1. Errico d'Aragona, Marchese di Gerace, fu uno de’ figliuoli naturali di Re Ferdinando I. Morì nel 1478 per aver mangiato funghi velenosi. Summonte lib, V. p. 497.
  2. Ingegnarse tale boccone. Qui o manca qualche parola, o ingegnarse è usato nel senso napoletano. I napoletani dicono incegnare, o incignare, il cominciare ad usare una cosa nuova, incignarsi un vestito, metterlo la prima volta. Il giovane era novellino, e la donna pensava di beccarselo la prima volta, di incignarlo, direbbe il napoletano. E nota quell'efficacissimo estirpare di sotto.
  3. E una avignonese poteva avere altro nome che Laura?
  4. Mancano certamente alcune parole.
  5. Questa morte detta in brevissima parole fa terrore: ed era usata nel secolo.
  6. Ma Alfonso era il giovene non il cavaliere. Ci dev'essere errore.