Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo LI

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Capitolo LI. Della natura di più cani.

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo LI. Della natura di più cani.
Libro V - Capitolo L Libro V - Capitolo LII
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fuochi e ben chiari in quella parte onde possono esser veduti meglio ’. E quando elli ’ il veggono, sì ne sono sì vaghi, che non pongono bocca in terra per pascere: e quando li cacciatori gli hanno tenuti quasi il terzo dì, ^ elli vanno in verso di loro, e vannoli traviando in verso quella parte, ove dee avere acqua \ E quando elli gli hanno condotti all’acqua, elli danno lor tanto di ^ spazio, che elli possano bere ^, e beone molto volentieri. E quando hanno molto bevuto, ed elli li cacciano. Ed elli allora sono sì lassi per lo grande digiuno che hanno fatto, e per la molta ’ acqua che hanno bevuta, ch’elli non possono guari correre. Allora li cacciatori li prendono ^ leggermente.. 1) Il ms. Vis.: in quella parte onde un d’ elli lo debbiano vedere.

2) Mutato: elle in elli, e così poi. Si Bono che il ms. Vis. fanno questo animale ora di genere maschile ed ora femminile: esempio non unico, siccome abbiamo poco sopra ammirato.

3) Il ms. Vis.: in contorno di terzo giorno.

4) Il ms. Vis.: vannoli cacciando verso quella parte qtiine ove debbiono trovare acqua.

5) Mutato: li in lor, col ms. Vis. Forse nel ms. era lo’.

6) Aggiunge il ms. Vis.: e quando questi vi sono, si beono molto volentieri.

7) Multa, manca al ms. Vis.

8) Il ms. Vis.: correre sì, che le colgono molto leggermente. [p. 231 modifica]

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Capitolo LI.

Della natura di più cani ’.

Cani non veggono quando nascono, ina poi ricoverano loro veduta, secondo l’ordine di sua natura. E tutto ch’ellino arnan l’uomo più elio niun altro animale del mondo, elli non conoscono le strane genti, se non coloro con cui usano, e si conoscono bene loro nome, e la boce di loro signore *.

Le sue piaghe guarisce, forbendole con la sua lingua. Spesso o’gitta "^ il suo pasto, e poi il rimangia ^ E quando egli porta carne in bocca ^ e egli vada sopra acqua, che veggia la sua ombra nell’acqua di quello che ha in bocca, incontanente lascia quello che porta per quello che vede nelr acqua ^

1) 11 t, ed il ms. Vis.: l)es chien!.

2) Mutato all’I, bore, in e la hoce, col ms. Vis. e col r. el si entent son non, et recognoist la voiz son viaisfrc.

3) Spesso, manca al t: il garit ses plaies à sa langne.

4) Qui va lo spesso, erroneamente accodato al periodo precedente. Mutato e gitta, in spesso e’ gitta, col ms. Vis. e col t: savent vomit son past, et puist remanjve.

5) Il t: char, ou autre chose.

6) Il t: por prendre ce qui est néant. [p. 232 modifica]
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E sappiate, che quando si congiungono insieme

cane e lupo, egli ne nasce una maniera di cani, ch’è molto fiera. Ma li molto fieri cani nascono di cagna e di tigre. E sono sì leggieri e sì aspri, che ciò è forte maraviglia ’.

Gli altri cani che sono di dimestica nazione ^ sono di molte maniere. Che ci nascono di piccoli ^ che sono molto buoni a guardare case e letti di gentildonne ^ E sì ne sono d’altri piccoli, che sono buoni a cacciare ^ E quelli che sono generati di picciolo padre, puote l’uomo nutrire in loro gioventude in questa maniera, ch’egli lo metterà in una piccola paniera, e nutrichilo di poca vivanda, e tirigli spesso gli orecchi contra a terra, che allora sono più avvenevoli quanto son minori cogli orecchi pendenti e grandi.

1| Il t: ce est droite deahlerìe.

2) Mutato: ragione, in nazione, col ms. Vis. e col t: de domesche nascion. Nazione in questo senso è più volte in Dante: B sua nazion sarà tra Feltro e Feltro. ( Inf. I.) Il ms. Vis. legg’c: nassione, più vicino al t. Evidentemente da nascere, ovvero nassere, onde nascitito, nassuto, nato.

3) Il t: petit chienz ffouz.

4) Il t ag-gfiung-c: et si ia autres plus peliz por garder chariibres, et les Hz as dames. Cos’i anche il ms. Vis. c perciò lo ag-g’iunsi al Volg-arizzamento.

5) B si ne sono d^ altrì piccoli, che sono huoni a cacciare,

manca al ms. Vis. ed al t. [p. 233 modifica]

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Altri sono l)r;ìcclietti coirli oi’occlii ponderiti ’.

E cognoscono ni liuto ove passa o bestia o uccello ^ E quelli che si dilettano del cacciare, li debbono molto amare, e guardare ^ molto da falsi assembramenti *; chò i cani non hanno la conoscenza del fiato per lignaggio, e niente meno dice il provcrl)io del villano, che il cane caccia per natura ^

Gli altri sono cani levrieri, che seguitano ^ la bestia infino alla fine, oche la cacciano, echiamansi segugi. Onde ve n Ô di tali, che sempre conservano ciò che uomo loro apprende in gioventù, onde altri cacciano cervi ed altre bestie campe 1) Il t premette: li autres soni brachct as oreilles pendanz, qui cognoissenl l’odor etc. Corretto: fiato in fiuto. Empiuta la lacuna col ms. Vis. aggiungendo: altri sono hrnrr.hetli cogli orecchi pendenti.

2) Il t segue: et por ce sont il hon a la chace.

3) Il t: et qui en ce delite son corage, il les doit moìt amer et garder etc. Aggiunto mollo amare col ms. Vis.

4) Corretto: sembianti, in assembramenti, coi mss. Vis. ed Ambr. e col t: assemblement.

b) 11 t ed il ms. Vis.: car chien n’ ont pas la cognoissance doti n’es se par lignage non. Ma otto codici citati dal Chabaille, leggono come il Volgarizzamento.

6) Aggiunto levrieri, e corretto seguita, in seguitano, colla grammatica, col ms. Vis. e col t: // autre sont lévrier, et sont apelè segus, porce que il ensuient lor proie jnsqu’ à

la fin. [p. 234 modifica]
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stri, altri cacciano lontre, e beveri, ed altre bevStie

che usano in acqua ’.

Gli altri sono più leggieri ^ e più isnelli a correre per prendere bestia di sua bocca.

Gli altri sono mastini grandi e grossi, e di molto grande forza, e pigliano lupi, orse ^ porci salvatici e altre grandi bestie; e eziandio contro all’uomo * combattono molto fieramente. Però troviamo noi nelle storie antiche, che uno re era stato preso da’ suoi ni m ici, sì che li suoi cani raunarono grande moltitudine d’altri cani, e combatterò con coloro che teneano il re sì fortemente, ch’e’ lo tolsero loro per forza ^ E sì non è gran tempo, che di cani di campagna e del paese ^’

1) Le stampe, ed il ms. Vis. a sproposito: onde ve n’ ha di tali, che acciò che l’ìiomo linudrisca segxntano che sono diqxielli che sono codici a ctirrere, e ad altre bestie che usano in acqxia. II T: dont il en i a de tels, que ce que on lor aprent en lorjovente, il vuelent maintenir tozjor, si que li un chacent cers, et bices, et autres bestes champestres, li autres chacent loutres, et bievres, et autres bestes repairans en aigue. Empiuta la vasta lacuna, e coiTetto col t.

2) Corretto: maggiori, che è anche nel ras. Vis. in più leggieri, col t: li autres sont plus legier, el plus isnel.

3) Agg-iuuto htpi, che manca pure al ms. Vis. col t: loups et senglers etc.

4) Corretto: combatte in combattono, colla g-rammatica, col ms. Vis. e col r: se combatent il.

5) A’ fine force, frase stereotipa.

6) E del paese, manca al x ed al ms. Vis. Il t: Champaiqn;. [p. 235 modifica]

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si rauiKU’OHo iiisicnu’ iii uno luoiìo. dove si combatterò sì as()i;mi(’nti’, dit’ nlla fino non no campò che uno che non l’osso morto ’.

Però divisa lo conto dinanzi ’, che ’l cane orna pin t uomo clic bestia che sia, e sì vi dirò alcuna cosa che nostri maestri iscrissero ne’ loro libri.

Sappiate, che quando lase Licio ^ fu morto, lo suo cane non volse mangiare \ e così morio di dolore.

E quando il io Lisimaco ^ l’u messo nel fuoco per li suoi peccati che l’atti aveva, lo suo cane vi si g’ittò entro con lui. o lasciovvisi ardere con lui.

E un altro cane entrò col suo signore in prigione in Roma *"’, e quando lo suo signore fu gittate nel fiume del Tevere in Roma, egli vi

1) Corretto niuno, che è pure ucl ni.s. Vis. in che tino col t: n’ en demora que I vif, et tnit li autre furenl mort en la plane meisme.

2) Agg-iunto: lo conto, col ni. Vis. e col t.

3) Corretto Jnsei in Jase Lieto col nis. Vis. col ms. I3erg’. e col t: Lise Lice.

4) Il t: ne volt onques puix mangier ne pò ne grant.

5) Corretto: Li t amant e, in Lisimaco col t. e col ms. Berg-. Il ms. Vis. legge come la stampa. Altri leggono Nicomede. V. Illustrazioni in fine di ijuesto libro.

6) In Roma, manca al t od al ms. Vis. [p. 236 modifica]
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si gittò con lui. tanto portò la carof^na del suo

signore quanto egli potea.

E queste e molto altro naturo sono trovate ne’ cani; ma più non ne dice il conto ’, per abbreviare lo suo libro.

Capitolo LII.


Della natura del camaleonte ^.

Camaleonte è una bestia che nasce in India ’^ ed in grande moltitutline, ^ la sua faccia ’’ è alla somegi ianza del lusardo % e lo sue gambe sono lunghe e ritte e larghe ^ ha unghie fiere e acute

1) Il t ha di più: car bien suffist.

2) Il t, ed il ms. Vis.: Doti camelion.

3) Mutato col t: Asia, in India: quattro codici del Chabaille leg’g-ono Aise, ed uno lcg;g-e Asie. Anche il ms. Vis. Asia.

4) Corretto fazione, in faccia col ms. Vis. e col t: et sa face.

5) Corretto dell’usardo, in del lusardo, col t: est senihlaie à lisarde. Vedi cap. 7." di questo libro, che parla del Insardo.

6) Le stampe leg-g-ono: e le sue gambe sono lunghe e ritte e larghe, ed ha unghie fiere e acute. Levato larghe -aWq y^jw^e e restituito alle unghie, secondo il ms. Vis. ed il t: ses jambes sont droites et longues, et a lies ongles, fires et

a gués. [p. 237 modifica]

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e coda grande ’ ritoi’t;i. e va lontamonlc corno

tartuche, e la sua pelle è dura come il coccodrillo, ed i suoi ocelli son fiori o duramente fitti dentro nella testa ^ e non mira nò di qua né di là per traverso, anzi ^iuarda sempre dinanzi da sé ^

E sua natura è fieramente maravin-liosa. che ella non mangia nò beo cosa del mondo, anzi vive solamente dell’aria che trae a so. Il suo colore è sì mutabile, che incontanente che tocca ninna cosa sì perde il suo colore e diviene di quella tinta \ so non se vermiglio o bianco, che questi due colori non può ella pigliare.

E sappiate, dio ’l suo corpo ^ è senza carne e senza sangue, se non se al cuore che ve n’ ha

1) Le stampe, ed il ins. Vis.: e molto grandi: corretto e compiuto col t: et eoe grant et voltice.

2) Le stampe, ed il ins. Vis.: i suoi occhi smi Jieri duramente, e fini dentro nella lesta. Trasportato Yen suo luogo, col t: et si oil sont fier, et durement encavè dedans la teste.

3) Il t: et ne les remue cà ne là, por ce ne voit H en travers, ains regarde tout droit devant soi. Il maestro disse altrettanto degli occhi e del guardo dei.serpenti, nel capitolo primo di questo libro.

4) Aggiunto eoi t: et devient de antretel teinte, e diviene di quella tinta.

5) Le stampe antiche leggono capo anzi che corjìo, ma errano, perchè.Solino eap. LII qui copialo dal nostro maestro, scrisse: corpus penes sine sanguine. Il r: ses cors senza nessuna variante che renda proliahib’ in (pialelio modo la

rifiutata lezione. [p. 238 modifica]
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poco. E (li verno istà in luogo di riposo, e la

state viene un uccello che l’uccide, clie ha nome Coras; e s’egli lo mangia ’ sì gli conviene morire, se le foglie di alloro non lo deliberano da morte ^

Capitolo LUI.


Della natura de’ cavalli

Cavallo è una bestia di troppo grande cognoscenza, imperò ch’egli usa intra le genti. Ed han tanto senno e discrezione \ ch’ellino cognoscono il loro signore. E spesso mutan modi ed atti, quando mutan signori. E fremita nella battaglia. E rallegrasi per lo sono delle trombe. E sono lieti quando hanno vittoria., e sono tristi

1) Le stampe vaneg’g-iunu: e la state ritorna. E s’e fili mangia d’uno uccellii lucido clic lux nrnne foras, sì li conviene morire se le foglie di alloro n-.m lo deliberano. G inwìto col ms. Vis. coll’Ambr. e col r: et en esté vient %ins oisiaus qui l’ocist, qui a non Corax; mais se il le manjue, il l’en convient -morir, se feuille de lorier ne le délivre de r.iort. 1*’. in verità ineravij^flio.so questo camaleonte !

2) Ag-giunto: da morte, col r: delirre de morte. y) Il t, ed il m.s. Vis^.: J)iu rfi,ral.

4’! 11 t: vìcmcire. [p. 239 modifica]

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quando hanno perdita ’. E puolo 1" uomo beno

conoscerò so la battaglia si dee perdere o vincere alla vista clic fanno i cavalli di i-allegrarsi di contristarsi. E sonne assai di quelli clie conoscono il nimico del loro signore, e mordonlo ^ dura m (^n te.

E di tali sono, che non portano s(ì nonno il loro signore diritto, secondo che fece il cavallo di Giulio Cesare, e Bucefalas d’Alessandro, che in prima si lasciò toccare come angelica bestia ^ e poi che ’l re vi montò suso, e’ non degnò poi mai di lasciarsi toccare ad altro uomo per cavalcare ^ E sappiate, che Bucefalas aveva testa di toro, e molto fiera guardatura, ed avea due corna ^ Ed il cavallo di Cintareto duca di

Ij Con maggior poesia il t: et quant il flairent la bataille, il se cointoient, et esleescent au son des buisines; et sont Uè quant il ont victoire, et dolant quant il perdent.

2) Il t: mordent et Jierent trop an/j ois sensément.

3) Il t: qui premiers se laissa donter et chcvauchier comme une nicc beste. Era in forse di mutare angelica bestia, in domestica bestia (tiice beste); ma veggeudo come tosto dopo il maestro fa cavalcare le anime, dove le altre volte dice sempre on, ovvero home, pensai che il volgarizzatore volesse gareggiare nella convenienza delle metafore col suo autore. Il ms. Ambr. legge: come una simpla bestia. Il codice Capitol. Ver.: come debonaire beste.

4) Il t: il ne daiqna, quo ame don monde i montast, ve rhevauch’ist.

5) Il t: et si amit II bores ’lutr’-ssi romnìe ’rnes. [p. 240 modifica]
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Galazia: Antioco montò, poi che ebbe vinto il

duca, lo cavallo; e lo cavallo corse al chino in tal modo. eli’ egli uccise se ed il re Antioco \ E quando lo re de’ Sciti combatteva col nimico suo a corpo a corpo, ed egli fu morto % l’altra gente il voleva spogliare, e tagliargli la testa, lo cavallo suo lo difendè infino alla sua morte, che non volle mai mangiare ^ E sappiate, ch’egli è cosa provata che ’l cavalh^ lagrima per la morte ¦* di suo signore, e non ô niun* altra bestia che ’l faccia.

1) Il t: et li chevatis Cratarai le due de Galathas, qui quant les sires fu (mors, et que li rois AntiocJms i monta por combatre, li chevmos corut au devaler de I gran tertre, et trébucha en tel maniere que il ocist soi et son chevaxicheor. Il Volg-arizzamento è imbrogliato. Migliorando l’interpunzione, procurai di darvi luce. Il ms. Vis. ligio al t: e ’l cavallo di Cintareto lo duca di Gain tas, che quando lo suo signore fne morto, e che lo re Antioco vi montò suso fer combattere, lo cavallo corse al dichino d’una montagna: egli trabucco in tale modo, ch’egli ìiccisc so et lo re Antioco.

2) Il t: /« ocis à la bataille.

3) Il t: li chevmis le desfendi viguereusemeni, et le garda jusqu’ à sa mort, car il ne volt onqties puis mangier.

4) Corretto per l’amore, iu "per la morte, col ms. Vis. col t: Mainz chevatiz qui plorent et gietent lermes por la morte lor seignor. l^ìra un senso anche nella le/ione delle

stampe, ma non era quello del Tesoro di Ser Brunetto. [p. 241 modifica]

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E sappiate, clic’ cavalli masclii ’ sono di lunga

vita; chò noi troviamo scritto d’ uno cavallo che visse settaiit’ anni. Ma le giumente ^ non vivono^ lungamente, e la lussuria loro la può l’uomo ristringere * se l’uomo gli rade li crini. Ma ^ del suo parto nasce una cosa d’ amoie *’ nella fronte del puledro; ma la madre gliele cava co’ denti, chò non vuole che rimanga tra mano d’ uomo. E se r uomo gliele levasse, la madre non gli darebbe poi del suo latte.

E sua natura è, che tanto quanto il cavallo ò più sano e di miglior cuore ’, tanto più mette la bocca e ’l naso nell’acque quando bee.

1) Corretto mischiati, in uaschi, col ni.s. Ambr col t: chevai ma’-lfl, e con Solino. Il nis. Vis. cavalli malati, i quali vivrebbero più dei cavalli sani !

2) Il t: les femeles.

3) Ag-g-iunto non, acciò il Volg-arizzaniento non dicesse il contrario perfetto del t: ne vivent longuement. Cosi anche il ms. Vis

4) Il t: refroider.

5) Mutato e, in ma, voluto dalla sintassi, il t: mais cn son part.

6) Il t: naist un veneree d’ amor, che poco appresso chiama cele chose, come interpretò messer Bono.

7) Il t: el de meillor corat/e. Coraggio per cuore si usa anche in lingua italiana.

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Ed al cavallo dee l’uomo guardare in quattro

cose, secondo lo detto de’ savi antichi: cioè, forma, beltade, ìjontade, e colore.

Che nella forma del cavallo dee l’uomo considerare, che la sua carne ’ sia forte e dura ^, e ch’egli sia ben alto secondo la sua forza ^ Le coscie debbono essere larghe e piene ¦*, la groppa ritonda e largo petto, di bella guisa ^, piedi secchi e ben cavati di sotto.

In beltà dei guardare, che abbia piccola testa e secca, sì che il cuoio vi sia suso bene stante ^ poi abbia gli occhi grossi, e larghe le nare, e orecchi piccoli e diritti e saldi ’, e la testa

1) Il t: sa char, et ses cuirs.

2) Il t: fort, et dur, et sonde (ferme, secondo tre codici del Chabaille).

.3) Mutato forma, in forza,, col ms. Vis. e col t: sehiic sa force, che qui non ha variante nessuna.

4) Il t: li coste doivent estre Ione et phnier.

5) Il t qui mutilato dal traduttore, o dall’amanuense, come pure è mutilato nel ms. Vis.: et croupe grandisme et raonde, et lées ctàsses, grani piz et large et soit molt overs’, et touz ses cors soit tachiez de nous et de espesetè, piez fors et bien cavez par desouz.

6) 11 t: si que le cuirs soit bien tenanz enprès les os. Corretto l’uomo, in il cuoio anche col ms. Vis. e con Palladio (jui tradotto.

7) li’ saldi, manca al r. K nel ms. Vis. [p. 243 modifica]

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diritta, assoinbi’aiito ’ a testa montonina, o’ crini

sieno bene spessi, e la chioma l’orma ^ e la pannoccliia della coda grande ^, l’unghie salde da tenere bene i ferri, e sian tonde \

E in bontade guarda ch’egli abbia ardito coraggio e allegra andatura ’’, e membri non stipi ’^, e bene corrente alla tua voluntade ’. E sappiate, che l’isnellezza del cavallo si cognosce agli orecchi, e la sua l’orza alle membra, ehi le balisca bene ^

E in colore dei tu guardare lo baio, o ^ ferrante rotato, o nero, o bianco, o fallago"^, o

1) Corretto col ms. Vis. il sembiante, in assembrante, col t: resemblable a teste moutenine, colla variante di quattro codici de mouton e moton di tre altri: tutti del Chabaille. Corretto perciò col ms. Vis. montanina, in montonina.

2) E chioma ferma, che è pure nel ms. Vis. manca al T.

3) 11 r: et eoe bien vel-ue.

4) Il t: ongles socles, fermes, et reondes.

5) Il t: lice aleure. Aggiunto allegra coi niss. Ambros. e Vis.

6) Il t: membres crolans.

7) Corretto col ms. Vis. e col ms. An)br. sua, in tua (che riscontra con guarda a principio del capoverso), acciò il passivo non si taccia attivo.

8) 11 t: as membres tremblans et crolanz. Il ms. Ambr. membri crollanti. Palladio (jui trailotto: tremcntibus membris, quod est iadicium forlitudinis.

9) Mutato il in o, col t: ou ferrant pomelc.

10) Il t: i)u cerrin, nu rairvn. [p. 244 modifica]
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cFaltra maniei-a, elie tn potrai trovare più avverievole

’.

Per ciò che sono cavalli di molte maniere, che tali sono destrieri grandi per combattere, e tali sono palafreni da cavalcare per agio del corpo, e tali sono ronzini per portare soma, o muli fatti di giumenta e d^ asino. E dei tu bene avere a memoria di scegliere quello cavallo ehe ti sia bisogna a tuo servigio ^, che alcuno conviene bene correre, ed alcuno bene ambiare, o trottare ^, o andare al passo, o altre cose che loro * natura richiede. Generalmente guarda in tutti cavalli, che^ suoi membri sieno bene ordinati, e che ^ risponda l’uno al t altro. E eh" egli abbia li suoi occhi, e tutti gli altri membri, ben sani. E che egli non sia troppo giovane, nò troppo vecchio ®.

1) Il t: eslire meillor, el phis avenable.

2) Il t: hi, doit estro bien sovenans de eslire celui cheval a ton oes (sei codici, e%s), qui ait les proprielez, et les tesches (due codici, bonnes teches ), qui hesoignahles sont à ce de quoi il doit servir. Bisoc/na del Volgarizzamento, vale necessità, ed è la vera lezione dice il Sorio. Il nì.s. Ainlir. cavallo a tuo bisogno.

3) trottare, manca al t. E nel ms. Vis.

4) Corretto altra, in loro, col ms. Vis. e col t: et autre r.hose que lor nature requiert.

5) Aggiunto e col ms. Vis. e col t.

6) Il t: et que il soient de tal aagc que il ne soient

a/ole par juvente, ne por viellesce. [p. 245 modifica]

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E pM-ò che i vizii de’ cavalli sono dentro, e di

fuori, (ho si paiono, e che non, sì che nullo non ò che non abbia o poco o assai; sappiate, che quelli sono i migliori. che meno vizio hanno ’.

Capitolo LIV.


Del leofante.

Leofante h la maggiore bestia che l’uomo sappia. E li suoi denti sono avorio. 11 suo becco si chiama promusce " ch’è simiglianto al serpente, e con quello bacco prende egli la sua vivanda, e mettelasì in l)Occa. E però che quel becco ^

1) Le stampe con la solita maledizione, non clic il ms. Vis: E r.h’ cfjli abbia li situi occhi e tutti gli altri (membri ben sani, che egli non sia troppo giovane né troppo vecchio, però che i vizii de’ cavalli sono dentro, e di fuori che si paiono, sì che nullo non è che non abbia poco o assai. E sappiate (he quelli sono i ìaigliori, che meno vizio hanno. Empiuta una lacuna, e corretta l’interpunzione, secondo il t: et porce que rices et maladies de chevaus sont sani nombre, dont les unes sont dcdanz, et les autres dehors, les unes apparissanz, et les autres privées, si que nus ne puct estre qui m’ en ail ou po ou moût, sachiez que cil sont mcillor qui moins en ont.

2) Il r: et ses b’:s est npelez prnmoistre. Il latino é promuscis. [p. 246 modifica]
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fornito di buono avorio, ogli è di sì gran forza

ch’egli rompe ciò che ’ fiede.

E si dicono li Crimonesi, che il secondo Federigo ne menò uno a Cremona, il quale a lui aveva mandato Prete Gianni d’India; e dicono ch’elli lo videro fedire uno somaro caricato sì forte, ch’egli lo gittò in su una casa ^. E ciò non è gran maraviglia per la grandezza che hanno, secondo che molti testimoniano. Innanzi ne sono veduti di sì grandi, che portano soma che pesa novantotto ruotoli; che sono ben settemila e quaranta libbre.

1) Le stampe ed il ms. Vis. fanno apparire il maestro mancante di log’ica, come qui manca di verità: e con quello becco prende egli la sua vivanda, e mettelaH in bocca, però che quel becco è fornito (ms. Vis.: è guarnito) di buono avorio (ms. Vis. avolio). Ed egli è di s) gran forza etc. Racconciata la lezione col t: et à celui bec prenf sa viande, et la met en sa bouche. Et porce qtie la promoistre est gamie de bon ivoire, est eie de si grani force, qne eie brise quanqtie eie feri.

2) Qui la lacuna e grande e ridicola. Le stampo ed il ms. Vis. sconciamente: e sé dicono li Crimonesi, ch’elli videro fedire tm carro caricalo s\ forte, ch’egli gittò in su una casa. W ’v: et si dient li Cremonois, que li secons Frederis en amena un en Crémone que li enrma Prestes lehans de Inde; et dient que il li virent ferir tm asne chorgié si fort

que il li gita sur rine tcrrace. Corretto col t c coi mss. [p. 247 modifica]

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E già sia egli molto fiero; "’ non pertanto

viene privato molto tosto come egli è preso ^ E non entra mai in nave por modo di passare lo mare, so ’l maestro non gli impromette di ritornarlo in (iuel medesimo paese. E sì lo puote r uomo cavalcare e menare in qua in là, non con freno, ma con crocchetti ^ di ferro. E fawi r uomo su castella di legname per combattere, e manganette. Ma Alessandro fece fare una imagine di rame, ed empierla di carboni ardenti * in tal maniera. che arse loro e li loro becchi ’’, sì che non feriron più con essi per paura del fuoco. Ed oggidì si trovano molte dell’ossa in quel luogo ove fu la battaglia tra lui e Porro re d’ India.

1) E già fu egli eli:, che b pure nel m.s. Vi.s. fino al capoverso manca al t.

2) Le stampe senza senso: E già fu egli mollo fiero, non pertanto che viene molto nascoso e molto tosto. Rappattumato col buon senso, riportando la lezione dei mss. Ambr. e Vis. conforme al t: ci jà soil oli fins si fiers, il nerporquant devient privez tanfosl comme il est pris.

3) Mutato: trocchetli, in crocchetti, coi mss. Ambr. e Vis.

4) Aggiunto ardenti, co\ t: charbons ardnns.W vùs.^îh. di fioco.

5) 11 t: et cstoient J’iiles cn tei nìn’.iiere, que eles cuisoienl

le ber, de l’olifant. [p. 248 modifica]
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E sappiate, clie nel leofante ’ è grande s^nno,

ch’elli osservano la disc:plina del sole e della luna, sì come fanno gli uomini. E vanno a grande torma insieme, ed a schiera. Il più vecchio va dinanzi a tutti gli altri; e quel ch’è dopo a lui di tempo va dopo a tutti, e tutti gli altri vanno secondo che elli capitaneggiano. E quando elli sono in battaglia, non fedone se non con uno delli denti, l’altro guardano a grandi bisogni. E se fossero vinti, elli adoperano l’altro per difesa ^

La natura dei leoAinti è, che la fomina in fin a tredici anni, ed il maschio infine i quindici anni, non sanno che lussuria si sia. E non per tanto elli sono sì casti ^ animali, che per lussuria

1) E sappiate ecc. che e pure nel ms. Vis. manca al t.

2) Il t varia, et quant il sont à la weslcc il n’ usent que de l’un de ces deus, et l’autre gardent au besoinç. Et neporquant, quant it sont vaincu, il s’efforcent II un et li autre por çaster les andeus. Il t parla dei due capitani della.schiera, il Volg-arizzamento parla dei due denti. Bono avrà letto qualche codice che parlava di denti, e non di re, perchè anche il Chabaille recita la variante di due codici, i quali cosi leg’g-ono le ultime parole del periodo: il s’efforcent li un et li autre de damngicr les anemis atts dens.

3) Le.stampe confondono: e non pertanto che essi seno casti animali, che per lussuria non han mai briga tra loro. Chiarito il periodo.secondo il ms. Vis. ed il t: et neporquant il Siint si iJiiiste chose, que entr’eus n’ a mcslce por

Je, il e le. [p. 249 modifica]

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non lian nini ))v\’^;\ tra loro, chf*^ oiaschoduno lia la sua ’, a cho q^W si tiene tutto il tempo della vita sua, in tal nianicn-a che quando alcuno perde sua mogliere, o alcuna perde suo marito, eli! non si congiungono mai con altro nc"^ con altra tutto il tempo (Italia vita sua, anzi vanno tuttogiorno soli per la foresta. Però ^ die lussuria non è in loro grande, e non è sì calda ch’eli! si congiungano, corno altre bestie che si congiungono per molestamento di natura, ma saviamerfte li due compagni se ne vanno insieme verso oriente appresso al paradiso delitiarum \ tanto che la (’emina trova una erba che l’uomo chiama mandragora, e mangiane ella. e fa sì che ne mangia il maschio con lei, ed incontanente riscaldasi la voglia di ciascuno, e congiungonsi inversamente, n * ingenerano uno figliuolo e non

1) Il ms. Arni))-, ag-giuiig-e moglie, che manca al t od al ms. Vis. e panni con vaghezza: ff la siene.

2) Le stampe ancora bisticciano: elli non si congiungonu mai con altro né con altra tutto il. tenijio della vita sua, anzi ranno tuttogiorno soli per la foresta, però che lussuria non è in loro grande. E n-n è sì calda, ch’elli etr. Trasportato il punto ào))o foresta, e rivendicata la lezione del ms. Vis. d(;l r: il ne s: joignent jimais h av,lre, aine vont lozjors seul p’inni le dcsert. Ftporceqne luxure n’est pas si chaude en enlx, que il s’assemblent coiiinie les autres hestes ctr.

3) Il t od il ins. \i^.: Paradis terrestre.

4) Le.stampe a casaccio; la fe mina trota una erha^ che

l’UOMO chiama mandragora e mangiane ella, e fa s’i che ne [p. 250 modifica]
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più, cioò una volta tutto *1 tempo della loro vita.

E sì vivono bene trecento anni. E quando viene il tempo del parto, cioè due anni dopo loro assemblamento, elli se ne vanno dentro ad un fiume, infino al ventre ’, e qui la madre posa il suo figliuolo II padre sta presso, e prendelo per paura del dragone ch’è loro nimico per volontà ch’egli ha di loro sangue, che il leofante ha pivi freddo, ed in maggior copia che bestia del mondo. E dicono molti, che ^ quando giacciono non si possono mai levare per loro podere, perchè non hanno ginocchi, né ninna giuntura ^; ma la natura che tutto guida sì gl’insegna a gridare ad alta voce tanto che uno altro li sente, e gridano con loro insieme sì fortemente, che tutti quelli che sono in quelle parti li sentono, e vegnbno tanti che sono i usino a dodici che gridano in mangia il maschio con lei, ed incontanente riscaldano. Alla "nolta incenerano ttno figliuolo etc. Senza un altro portento della mandragora, qui non si raccapezza il senso. Corretto col ms. Vis. e col t; la f emele trneve une herbe, que on apele mandragore, si en wanjue, et si atise tant son masle, qu’ il manjue avec li., et maintanent eschaufe la volonté de chascnn, et s’entrejoignent à envers, et engendrent I Jil sanz plus. etc.

1) Corretto: iit^no entro il levante, in in^fino al ventre, col ms. Vis. e col t: iusqiie au ventre.

2) 11 t: et si dient ril qui les voient sorcnt, que olifans, quant etc.

(i) TI t: il n a cs çenouz ìiufe jointure. [p. 251 modifica]

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siemo. Eli un piccolo loofantc iin^ttc il suo becco

sotto, colla sua forza s’aiuta lovaro. tanto cIk* intra la forza di quello egli si conforta per li gridi dogli altri, die egli si leva suso ’.

Capitolo lA.

Della formica.

Formica è un jiiccolo animale ", ma ella h di grande providenza; che ella procaccia la state di che ella vivo ^ il verno, e sceglie il grano, e rifiuta l’orzo, e conoscelo al fiuto \ Il grano, e l’altre sementi ch’elle ripognono ^ sì lo dividono por mezzo, perchè non nascano por lo grande umidore della terra ^

1) Il t: tant que li p:tiz olifans vient qui le relieve h la force de son bec, et de sa bouche, que il rixet des"uz lui.

2) Il t ed il ms. Vis. formis est petite chose.

3) Il t: ce qui besoing li est. Il ms. Vi.s. è conforme alle stampe.

4j Corretto: ^(?i(), ’n\ fiuto, col ms. Vis. e t: « l’odor.

5) E l’altre sementi ch’elle ripognono, manca al t. È nel ms. Vis. Pare fosse una glossa marginale, passata poi nel testo, avvegnaché quel lo clic viene appresso, abbia riscontro con grano, anzi che con sementi.

6) Corretto in della terra, la lezione delle stampe, e del ms. Vis. del verno, col t: de la terre. Sei codici del Cliabaille, leggono: d’ iter.