Il flauto nel bosco/Dichiarazioni
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Dichiarazioni.
Nella cassetta delle lettere oggi ne ho trovato una portata a mano indirizzata a una distinta signorina mai vista nè conosciuta in Via porto Maurizio, N. 15.
Fatta una sommaria inchiesta e non avendo ritrovato questa signorina in tutta la contrada mi sono presa il diritto di aprire la lettera. Nè me ne pento: perchè la lettera contiene, sì, il segreto di un affare molto personale e privato; ma tale, nella sua essenza, da essere considerato pubblico e universale.
È infine una lettera di amore, che ricopio qui fedelmente con la religione e il rispetto che te si devono.
- Signorina,
prima di tutto mi perdonerà se vengo a disturbarla con questa mia indiscreta lettera.
Dunque, è, non ho potuto far calmare il mio cuore in subuglio, che palpita continuamente pensando la sua cara ed affascinante visione.
Maria, io l’amo, l’amo, di un amore puro e sincero che nessuno uomo la potrà amare mai al par di me.
La mia felicità è per sempre perduta, la potrò ritrovare mediante una sua parola dove si concentra amore.
Aspetto la risposta con la testa confusa e spero in bene e anelo come le api anelano al calice profumato dei fiori.
Credo che lei non avrà a rifiutare il mio amore che va pazzo per lei. Mi scuserà il modo poco soddisfacente dello scrivere, causa...
Ricevete i più cari ed affettuosi saluti che partono da un cuore che palpita continuamente per lei suo devotissimo
N. N. |
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Questo è vero amore.
Io credo che nessuno di noi così detti letterati abbia mai scritto una simile pagina di passione, sebbene il nostro influsso si senta confusamente in quell’incarnarsi della Regia Guardia nell’ape anelante al calice profumato e anche saporito del fiore.
Ma dove ogni reminiscenza scolastica, se non la coscienza della propria impotenza letteraria, scompare, è in quest’altra lettera che la mia cameriera mi ha gentilmente prestato per questo mio scritto.
E me l’ha prestata forse per un po’ di gelosia istintiva di quell’altra, ma anche perchè non la interessa se non come numero di una voluminosa collezione del genere ch’essa possiede; e perchè le speranze e le tendenze di questo suo ammiratore sono andate in nube.
- Signorina,
Dal dì che ho avuto la combinazione di vederla solo oggi mi permetto di scriverle per la prima volta per esprimerle tutto il mio amore e l’affetto che nutro per lei.
Non potendo più trovare un minuto di riposo che le mie pupille si affissano a guardarla che me tanto cara la sua visione come un’angelo del parasido.
Nel mio ritorno in caserma mi pare di aver sognato; nessuno potrà guarire il mio cuore solo accettare la sua delicata mano che tanto l’amo. Mi dovrà perdonare che lo dichiarato il mio amore con franchezza e corregere il mio scritto.
Spero che questa mia non andrà in nube ma bensì in una risposta favorevole che mi renderà felice per tutta la vita.
Tralascio di scrivere salutandola di vero cuore suo ammiratore carabiniere
N. N.
*
Ebbene, queste due lettere mi inducono nella tentazione di contrapporre ad esse una terza.
- Signorina,
L’ultima volta ch’io ebbi l’onore di vedervi fu segnata nel mio taccuino come giorno fasto e nefasto allo stesso tempo: fasto perchè in un ambiente mistico e poco adatto per trovarmi io solo, fui punito dal desiderio intenso di vedervi davvicino, con una risatina molto graziosamente condivisa dalla vostra gentile e gaia compagna, e perchè con quella risatina ebbi finalmente la gran ventura di essere giudicato da Voi, sebbene in modo poco benevolo per me; nefasto perchè da quel dì, e sono trascorsi già nove giorni, vi cercai vanamente.
L’esservi poco gradita la mia figura, nè corretta, nè elegante, è cosa naturalissima e logica e la risatina vostra ne scaturisce come conseguenza ineluttabile; ma pure qualunque giudizio Voi facciate di me e comunque accogliate questa mia, la soave mitezza che spira dai Vostri occhi mi conforta e induce a ritenere che non Vi vorrete reputare offesa se io uso dell’ultimo diritto, dell’unico sollievo che mi resti, quello di manifestarvi la mia profonda simpatia. Amarvi è mio destino.
*
Questa lettera, firmata con una sola iniziale, fu proprio indirizzata a me quando avevo la divina fortuna di contare solo tre lustri.
Non ho mai saputo di chi fosse: non ho mai ricordato di aver riso dell’amore che mi passava accanto.
L’attribuivo, la lettera, a tutti i ragazzi del mio paese e non osavo per questo guardarne uno solo in viso: ed essi dicevano ch’ero scontrosa e insensibile mentre ero innamorata di tutti loro.
Così l’Ignoto non si rivelò: a meno che, letto questo mio scritto, non gli salti in mente di farlo adesso e si presenti con più coraggio, calvo grasso con gli occhiali, i denti ferrati d’oro, e col palamidone d’alto funzionario di Stato.
In fondo, però, a giudicarlo finalmente davvero dalla finezza tortuosa della sua lettera, credo fosse molto e molto più vecchio di me. Forse è già morto.
Purchè il suo fantasma non si presenti a rimproverarmi il tradimento sacrilego oggi compiuto. Per placarlo gli dimostrerò che la sua è l’unica lettera d’amore che io conservo.