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L'elemento germanico nella lingua italiana/V

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Valzer, sorta di ballo che si fa da una o più coppie per la sala e col girare attorno (Leopardi, Palinodia). La Francia conosceva nome e cosa sin dal sec. 18.º (Fetis), anzi uno scrittore dice espressamente del valzer «danse que nous avons prise des Allemands en 1795». Ma il francese possedeva vb. valzer sin dal sec. 16.º Ad ogni modo in Italia valzer non risale più indietro del principio del nostro secolo. Riposa su tm. Walzer giro, da vb. walsen girare rotolarsi.

Vampiro, essere chimerico che la superstizione di certi popoli immaginò uscisse dei cadaveri per succiare il cuore dei viventi (Tommasèo). La Francia conosce il fr. vampir sin dal tempo del Voltaire, e lo avea ricevuto dalla Germania; tuttavia si crede che il nome non sia originariamente tedesco, bensì slavo-serbo.

Vanga, strumento di ferro con manico di legno per lavorare la terra (Boccaccio, Palladio, Cresc.). Senza corrispondenti nelle lingue sorelle. Ha indubbiamente a base il ceppo ger. di aat. wanga wanka donde mat. wange tm. Wange gota, visto già sotto Guancia che procede da una forma * wankia. Il signif. che assunse in it. si spiega colla somiglianza che lo strumento presenta colla gota. Altre forme ger. sono: got. wagga * vaggô cuscino, as. [p. 530 modifica]wanga, ol. wang, ags. wonge donde ing. wang gota; inoltre ags. wong, aurd. wangr, got. wangs campo prateria; il quale ultimo signif. secondo il Kluge fa supporre che il senso primitivo di ger. vanka fosse quello di “superficie piana o meglio leggermente rilevantesi”. 1l nome dovette entrare in Italia probabilmente coi Goti, perchè troviamo bl. vanga già in Gregorio Magno († 604) che scrive «ferramenta quae usitato nomine vangas dicimus»: locuzione che lascia argomentare che il vocabolo era stato introdotto da non molto tempo, poichè se fosse stato antico e originariamente latino non c’era bisogno di simile spiegazione; la quale del resto è frequente negli scrittori di quel tempo quando occorre loro di usare un nome d’importazione germanica. Bl. vanga s’incontra poi in Uguccione e Giov. da Genova verso il 1250, in Lexic. Lat. Gall., in Elmham Vit. Henric. V Anglic., e in Gloss. di Elfrico † 1006. Ma questi l’usa in senso di “sorta d’arma”. Notevole adunque che un tal termine bl. ricorra anche in territorio inglese e francese, e che queste due lingue non l’abbiano conservato, mentre l’ha conservato l’it. Der.: vanga-iuola-re-ta-tore-tura; vangile.

Vasca, ricetto murato che riceve l’acqua d’una fontana (M. Bino Rim.; Magalotti). Non ha paralleli nelle lingue sorelle. Il Maffei, Stor. Dip. p. 172, assicura che bl. vasca ricorre già in un docum. all’an. 630. Il Diez inchina a trarlo da l. * vasica nome che potè formarsi da vas; il che a me pare poco verosimile per la rarità di una tale desinenza, ed inoltre perchè l’it. e il lat. avendo conservato tutti i derivati latini di vas, male si spiega come non abbiano conservato tale quale anche * vasica. Per me ritengo sempre più verosimile una deriv. da aat. waschan lavare bagnare, molto più che anche nel tm. il nome wasch ricorre spesso in composti significanti oggetti attinenti al bagno. Non dimenticherò d’accennare che i Celtisti lo vorrebbero cavare da celt. bascauda, ed Hervas dal basco u-asca [p. 531 modifica]recipiente d’acqua. Quest’ultima sarebbe ipotesi da prendersi in considerazione, se il basco avesse esercitato influenza alcuna sull’it., e se il nome fosse penetrato anche nelle lingue al basco più vicine come sp. e fr. Der.: vaschetta.

Vermut, vino bianco scelto con infusione d’assenzio (Rigutini e Fanfani). Questo neologismo recentissimo comune anche alla Francia che però lo possedeva assai prima dall’Italia sotto la forma di vermouth, riposa su tm. Wermuth svoltosi da mat. wërmuot wërmüete, aat. wërmuota, parola che etimologicamente varrebbe secondo alcuni “radice contro i vermi”; e secondo il Kluge sarebbe d’origine oscura.

Vescia, sorta di fungo; crepito del ventre loffa, chiacchiera (Buonarroti, Lippi, Redi). Risp.: piem. vësa, prov. vissina, sard. pisine, fr. vesse. Base: una voce ger. che riscontrasi in anrd. fisa spetezzare, mat. vis-t fis-t fiato del ventre, tm. Fiest Fiess, ing. fizzle veze; inoltre aat. mat. vissium viso biso. In it. il nome compare molto tardi nello scritto, ma la sua presenza nei dialetti accenna ad imprestito antico, ed in effetto antica è la forma fr. Lo strano accozzamento dei due signif. di questo nome sono spiegati dal Caix (386) coll’osservazione che in moltissime lingue questa sorta di fungo è designata, quale che ne sia stata la cagione, con espressioni equivalenti a “peto di lupo”. Da quest’ultimo concetto si passò indi a quello più generico di “peto”. Der.: vescione, svesciare, svescione.

Vilucura, voglia velleits (dial. tosc.). È vocab. riportato giustamente dal Caix a mat. ville-kür-kure-kor volontà libero arbitrio. Accanto all’astratto il mat. possiede il nomen actionis willekürer arbitro, e partic. willekurn liberamente scelto. Forse fa d’importazione del basso medio-evo.

Visciola, sorta di ciliegia (Soderini † 1596, Allegri † 1597, Redi, Magalotti). Rispondono: afr. guisne guine, fr. guigne, sp. guinda, basc. navarr. guile, valac. [p. 532 modifica]visine, n. gr. βίσινον. Il Diez ravvicina le voci rom. alle ger. aat. vîhsela mat. wîhsel wissel wîsel, tm. Weichsel d’ug. sig., ma non dà come certa la deriv. di quelle da queste. Ma lo Scheler dà come certa l’origine dal ger. delle fr.; ed allora bisogna ammettere come tale anche quella dell’it., molto più che il Kluge assicura essere aat. wihsela di carattere fonico indubbiamente germanico. Notevole però che it. visciola appaia tanto tardi; il che sarebbe difficilmente spiegabile se si dovesse partire da l. viscus come vorrebbe lo Zambaldi. Lo Scheler suppone che la forma fr. primitiva sia guisne da guisine. Ignoto al bl. Der.: visciolone.

Visigoti, nome d’un ramo dei Goti. Riposa su bl. Visigothi, che si suppone essere riproduzione di ger. aat. Wëstgothen, Goti occidentali.

Voga, azione del vogare, direzione, impeto, uso andazzo costume (Buti, Berni). Risp.: sp. boga, port. voga, fr. vogue corso della nave, oscillazione. Base: ger. * woga presupposto da tm. Woge flutto maroso cavallone. Forme documentate dell’aat. sono: vâg vâc wak [gen. wâgi-es] acqua commossa in fiume lago o mare, acqua onda. Di là mat. wâc wâg. Da queste forme coll’a il fr. trasse vague onda, e da esso venne port. vagua. Aat. wag con ags. vaeg donde a. fiam. vaeghe, ing. vave, procedeva da ger. wêgho wêghi che scorgesi in got. wêgs onda flutto, da rad. idg. vegh commoversi. Del resto io credo che il gruppo di nomi rom. qui sopra esposti risalga immediatamente al corrispondente nome ger., e non che siasi svolto dal vb. rom. vogare, poichè nell’aat. troviamo la frase in wagô wesan rispondentissima per forma e per senso a it. «essere in voga», che valeva dapprima “essere in corso” (detto di nave), e poscia in senso morale “essere in uso, in riputazione”. La forma rom. esatta dovrebb’essere it. goga, fr. gogue; ma per necessità eufonica si è avuta la dissimilazione. V. Vogare. [p. 533 modifica]

Vogare, remare remigare (Dante, Boccaccio). Con sp. bogar, port. prov. vogar, fr. voguer nuotar su l’acqua, riposa su aat. * wogôn donde tm. wogen muoversi essere in moto agitarsi oscillare, muovere. L’aat. wogôn era alterato da wagôn, donde mat. wagen, ags. vagian. Il sig. primiero dei vb. rom. è solo di “spinger nave coi remi”; ma poi si estese anche a quello di “spingere con vela”, come appare da un passo fr. Nonostante che il gruppo non figuri nel bl., è però d’imprestito antichissimo. Der.: vog-ante-ata-atore-avanti.