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L'ippocondriaco/Parte I

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Parte I

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Personaggi Parte II
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PARTE PRIMA.

SCENA PRIMA1

Melinda sola.

Crepa, schiatta, in malora,
          Prego il Ciel, che da vero
          Ti venga tutto il mal ch’hai nel pensiero.
          Si può sentir di peggio!
          Sia maledetto il punto,
          Ch’io presi per marito un uom sì strano.
          E grasso come un porco,
          Ei mangia a più non posso,

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          E crede aver cento malanni addosso.
          Ma l’ippocondria sua torna in mio danno.
          Non vuol ch’esca di casa,
          Non vuol conversazion: tutta la notte
          Gli devo fare il contrapunto al pianto.
          Giuro al Cielo, che voglio
          Liberarmene presto, e so ben io...

SCENA II.

Ranocchio e detta.

Ranocchio. Ehi, Melinda, Melinda. (di dentro

Melinda.   Un sol momento
Ei non mi lascia in pace.
Ranocchio. Melinda, dico. Oimè! Non mi sentite?
Io vi chiamai sì forte,
Che quasi in petto mi crepò una vena.
Melinda. (Oh lo volesse il Ciel)! Dolce marito,
Che volete da me?
Ranocchio.   Quelle finestre
Mi faranno crepar. Vel dissi ancora.
Serratele in malora.
Melinda. Aperte io le lasciai
Per esalar la puzza
Dell’oglio, degli empiastri, e degli unguenti,
E del pessimo odor degli escrementi2.
Ranocchio. Oh questa sì, ch’è bella!
Volermi far morir per pulizia!
Appena, appena intesi un po’ di vento,
Mi si gonfiò la testa. 11 cor mi trema,
Che mi venga nel capo un’apostema.
Melinda. Possibile che a nulla
Vaglian tanti rimedi?

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Ranocchio. Oh Dio, nol so.

Dacchè presi il mercurio,
Ch’oggi si è reso arcano universale,
Sento crescermi il male. Io non lo veggo
Passar per le calzette, oh me infelice!
Certo la pelle mia non avrà pori.
Che m’apran dopo3 morte io mi contento.
So che mi troveran l’ossa d’argento.
Melinda. Signor, non dubitate,
Quest’esperienza farò far io stessa.
Ranocchio. 11 malan che vi colga;
Puoi esser che crepiate
Prima di me.
Melinda.   Nol niego;
Io son sana però.
Ranocchio.   Vedrete in breve,
Che sarò sano anch’io.
Già da un amico mio
Mi fu proposto un chimico eccellente
Che guarisce ogni male, e non vuol niente.
Melinda. È molto generoso!
Ranocchio.   È un uom dabbene.
Cinque doppie gli diedi
Per comprar gl’ingredienti,
Due per far il fornello, e tre per l’oro;
E il galantuom del suo vi mette i grassi,
Il carbon, la fatica, il tempo, i passi.
Melinda. (Oh quanti ne conosco
Di simil profession!)
Ranocchio.   Mi sento fiacco.
Presto, presto da pranso 4.
Melinda. Son due ore di sole,
E volete pransar?

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Ranocchio.   Voi non sapete

Della mia infermità gli strani effetti;
Questa mattina è tanto il mio tormento,
Che mi mangio un cappone in un momento.
Melinda. Io vado a preparar. (Sì, voglio darti
Un pranso sulla giusta 5.
Ranocchio.   Abbiate a cuore
Questo povero infermo.
Melinda.   Non temete,
Del sincero amor mio certo voi siete.

V’amo (v’aborro),
     Dolce marito.
     Vorrei vedervi
     (Morto) guarito.
     Vi bramo sanato
     (Vi bramo crepato)
     Con tutto il mio cor.
S’io dar vi potessi,
     Diletto consorte,
     La vita (la morte),
     Avrei men dolor. (parte

SCENA III.

Ranocchio solo.

Nelle miserie mie qualche conforto

Recami avere una consorte amante.
Poveraccia, talvolta
Mi fa pietà; con le sue mani istesse
Mi presenta i cristieri,
E ogni giorno pulisce i miei cauteri.
Oh quando finiran questi miei mali!
Quello che più mi spiace,

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È che il medico mio di me si rìde.

Dice ch’io non ho febbre, e pur mi sento
Sempre il polso alterato.
Dice che ho buona ciera, ed io mi vedo
Tutti i dì nello specchio,
Che vengo secco, smunto, giallo e vecchio.
Oimè 1 Cos’è mai questo?
Mi batte il cor, mi palpita il polmone:
La sistole, la diastole,
Il diafragma, il pancreate e gl’intestini
Si rìvoltan sossopra.
Presto, presto, acqua fresca:
Melinda, dove siete?.
Oimè, mi manca il fiato,
Più rimedio non v’è, già son andato.

Le gambe mi tremano,
     Le luci s’abbagliano,
     Mi manca il respiro,
     Non sento, non miro.
     Casco, casco:
     Saldo, saldo:
     Che freddo, che caldo!
     Vo tutto in sudor.

SCENA IV.

Melinda da chimico, e detto 6.

Melinda. Signor Ranocchio amabile,

Perchè così frenetico
Sentovi esaggerar per questa camera?
Ranocchio. Chi siete mio bel giovine?
Melinda. Io son vostro umilissimo
Servo divoto: un chimico.

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Ranocchio. Quello forse...?

Melinda.   Benissimo.
Quel che vi manda il nobile
Signor Pancrazio Fragola.
Ranocchio. Amico mio carissimo,
Sedete, e discorriamola.
Melinda. V’obbedisco, signor; via comandatemi.
Ranocchio. Da questo viso pallido,
Dagli occhi lagrimevoli,
Da questo sputo torbido,
Dal respirar difficile,
Della mia infermità siete certissimo.
Melinda. (Che pazzo da legar!)
Ranocchio.   Dentro lo stomaco
Ho un acido insoffribile,
Che struggerla in un dì più di sei pecore.
Melinda. Il polso?
Ranocchio.   Agitatissimo:
Melinda. Lasciate ch’io lo senta: egli è durissimo.
Ranocchio. Alla vostra virtude io raccontandomi.
Melinda. (Sei ben raccomandato). Assicuratevi
Del mio buon cor. Promettevi
Guarirvi in breve termine.
Ranocchio. Ditemi, in quanti mesi?
Melinda.   Adesso subito,
Io non son di quei medici.
Che ad ogni lieve mal fan trenta recipe.
Ranocchio. La mia borsa lo sa quel che costumano!
Melinda. Nemmeno un di quei semplici
Che un recipe medesimo
Danno ai grassi ed ai magri, ai vecchi e ai giovani.
Ranocchio. Error troppo palpabile!
Ma qual sistema è il vostro?
Melinda.   Io degli empirici
Sieguo l’usanza facile,

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Soave e sicurissima.

Fondato il mio sapere ho nella pratica,
Perchè Rerum magistra est experientia.
Di chimica e spargirica,
Di fisica e botanica,
Ne so quanto mi basta; benchè dicesi
Ars longa, vita brevis, & caetera.
Ranocchio. Mi piace il vostro spirito,
Già mi fido di voi.
Melinda.   (Sei nella trappola).
In questo vaso piccolo
Chiuso è un licor mirabile
Chiamato oro potabile,
Che in italian vuol dire oro bevibile.
Ranocchio. Quello che cercan tutti, e mai nol trovano?
Melinda. Appunto quello. Io lo trovai prestissimo,
E ve lo insegnerò con modo facile.
Ranocchio. (Ora son felicissimo).
In grazia il vero ditemi.
Melinda. Prendete quel che chiamasi
Ente primario, ovver prima materia,
Unitela coll’acqua de’ filosofi,
Al foco distillatela,
Ed avrete il mirabile
Licor che rende l’uom robusto e vegeto
E può formar la traduzion metallica.
Ranocchio. Non intendo il principio: egli è oscurissimo.
Melinda. Così parliamo noi. Basta, prendetevi
Per or la sanità. Tutto bevetelo,
Se volete guarire. (È pien d’arsenico).
Ranocchio. Alla vostra presenzia
Dunque lo beverò.
Melinda.   Su via, finiamola.
Ranocchio. (Io so che questi chimici
Soglion far dei spropositi).

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Melinda. Perdere il tempo invan.

Ranocchio.   Signor, io dubito...
Melinda. Di che? di che?
Ranocchio.   Di qualche anteparistasi.
Melinda.   Oh che sproposito
  Da ignorantissimo!
  Mi fate ridere:
  Ah ah ah ah!
Ranocchio. (Questo riso m’annoia). Orsù, sentitemi,
11 licor beverò, ma compiacetevi
Di berne prima voi.
Melinda.   (Non bevo tossico).
Signore, perdonatemi,
Bever non dee la medicina il medico.
Ranocchio. Vi parlo schietto e libero,
S’accresce il mio timore, io vuo’7 vedervi
A berne8 prima voi.
Melinda. Quest’è impossibile.
Ranocchio. Perchè?
Melinda.   Perchè egli è arsenico.
Ranocchio. Oimè, son sassinato.
Melinda, moglie mia, correte presto,
Melinda, mi lasciate in abbandono?
Melinda. Se cercate Melinda, io quella sono.
Ranocchio. Come?
Melinda.   Sì; nauseata9
Dalla vostra pazzia, vi preparai
Medicina opportuna ai vostri guai.
Ranocchio. Traditrice così?... 10
Melinda.   Non siete buono
Nè per voi, nè per me. Credei ben fatto
Il mondo liberar da un lazzaretto.

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Ranocchio. Oh donne infide! Oh simulato affetto!

  Fuggi dagli occhi miei,
  Mostro crudel tu sei,
  Perfida, ingrata.
Melinda.   Sì sì, mi partirò,
  Di te che far non so.
Ranocchio.   Moglie spietata!
Melinda.   Più viver non voglio
  Con un lazzaretto.
Ranocchio.   Cospettr cospetto!
  Raffrena l’orgoglio.
Melinda.   Che puzza!
Ranocchio.   Che caldo!
  Non posso star saldo.
Melinda.   Va, prendi il mercurio.
Ranocchio.   Tradir il consorte?
Melinda.   Va, sposa la morte.
Ranocchio.   Tu crepa.
Melinda.   Tu schiatta.
  Sei pazzo.
Ranocchio.   Sei matta.
Melinda.   Tu degno non sei
  Di viver con me.

Ranocchio. a due Divorzio, divorzio,
Melinda. Io voglio con te.


Fine della Prima Parte.


Note

  1. Si conserva, per comodo dei lettori, la divisione in scene ch’è nella edizione Zatta (1794). Nelle edizioni precedenti ogni Parte è stampata tutta di seguito come una sola scena, e forma un intermezzo.
  2. Nelle più antiche edd. è stampato: degl’unguenti, degl’escrementi ecc.
  3. Nella prima edizione (1735) è stampato: doppo; e più sopra: pulizzia.
  4. Così nelle stampe del Settecento.
  5. Vedi p. 33, n. 2.
  6. Nelle più antiche stampe: In questo vien Melinda da Chimico.
  7. Nella prima stampa (1735) e nell’ed. Tevernin (t. IV, 1753): io voglio.
  8. Nella prima stampa: di berne.
  9. Nella prima stampa e nell’ed. Tevernin: Sì nauseata ecc.
  10. Ed. Zatta: Traditrice, così?..