La malinconia. Dipinto di F. Hayez
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
◄ | Galoppo notturno | Ad un Mevio | ► |
IV
LA MALINCONIA
dipinto di f. hayez.
Spesso tremar mi sento
ne’ pensier mesti o gai
l’aspetto malinconico
d’una gentil che amai.
5E un vago rapimento
m’occupa i sensi; e il cor
risponde inconsapevole
alle armonie di quell’estinto amor.
Vedo i grand’occhi e belli,
10d’occulta pena ombrati,
lungo vagar per l’aere
tra mesti e innamorati;
e i lucidi capelli
in brune anella errar
15pel niveo collo; e languide
le mani belle in abbandono andar.
Ed è pur quella ancora
la sua cerulea veste.
Sento esalar dall'ultime
20rose un vapor celeste.
Lá un giglio si scolora,
qui cade un altro al suol,
e dolcemente imporpora
le afflitte forme il moriente sol.
25O mio perduto amore,
qui meco ancor tu sei!
Guardami. È spento il vivido
lampo degli occhi miei.
Nel disilluso core
30non si coloran piú,
mesto amor mio, quegl’idoli
che forse ancora vagheggiar puoi tu.
Ma dimmi: a che ripensi
in quella tua tristezza?
35Forse t’accora il rapido
passar della bellezza?
hai posseduti i sensi
da un dolce sovvenir?
o un turbamento incognito
40fa esalar cosí tristi i tuoi sospir?
Ah! nel restarti accanto
l’antico amor s’accende,
e una vaghezza insolita
degli occhi tuoi mi prende.
45Vorrei baciarne il pianto,
ma non è pianto in lor;
e son pur molli. Ah! giurami
che son molli di pianto e non d’amor.
Che se un altr’uom tu amasti,
50se quel crudel t’obblia,
vieni e m’abbraccia, o misera,
vieni e ritorna mia!
Purché il mio cor ti basti,
noto il tuo cor m’è giá;
55un vel sui dí che furono,
e nostro ancora l’avvenir sará.
Piú interrogar non voglio,
o afflitta, il tuo mistero.
Forse tu, pur cercandolo,
60non troveresti il vero.
Tedio, amarezza, orgoglio
quel tuo dolor non è.
Di piú non chiedo. I floridi
giorni d’amor rannoderai con me.
65Vieni in qualch’erma spiaggia
per molto mar remota,
vieni e rimanga agli uomini
la nostra tenda ignota.
Dove nessun viaggia
70scorra la nostra etá:
cara, per due che s’amano
anche il deserto le sue gioie avrá.
E se un fatal costume
la tua mestizia è resa,
75tu lo sai ben che triboli
han la mia vita offesa!
Non è la gioia il nume
ch’io cerchi d’adorar.
Dato mi sia di piangere,
80bella infelice, al tuo solingo aitar.
Ma quel tuo labbro è chiuso,
e il cor d’udirti anela.
Ahi! saria ver?... Quest’angiolo
è una dipinta tela?
85In dolce error confuso
il mio pensier sognò;
cupa una febbre invadermi
l’anima or sento, e piú guardar non so.
Addio! La gloria e gli anni
90ti renderanno antica,
o simigliante imagine
della mia dolce amica.
Ma, sciolto dagli inganni,
questo mio vago amor
95non manderá piú effluvi
come le foglie de’ tuoi morti fior.