La pupilla (intermezzo)/Parte II

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Parte II

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Parte I Appendice

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PARTE SECONDA.

SCENA PRIMA 1.

Rosalba sola con un foglio in mano.

Rosalba. Oh benedetto foglio I

Ti bacio, ti ribacio 2, e in te ritrovo
Il mio vero diletto;
Ma Giacinto non viene, ed io l’aspetto.
Questo foglio m’avvisa
Che ammalata mi finga, e ch’egli in breve
Da medico verrà per involarmi.
Con il tutor che mi ama,
Devo fingere ancor genio ed affetto.
Già il finger nella donna
È usanza, e non difetto.
Ma già vien Triticone;
Or del foglio ritorno alla lezione. (siede

SCENA II.

Triticone e detta.

Triticone. Rosalba dilettissima,

Ditemi, come state?
Rosalba.   Ohimè che male!
Triticone. Credetemi, figliola,
Che tutte sono mie le vostre pene.

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Rosalba. E il medico non viene3.

Triticone. Egli verrà a momenti. Allo speziale
Un ordine lasciai,
Che il medico più bravo a me spedisca,
Acciocchè in breve tempo ei vi guarisca.
Ma intanto state allegra,
Pensate a quel che l’indovin vi ha detto.
Rosalba. Al certo vi prometto,
Che vi penso assai più che non credete.
Triticone. (Si è di me innamorata,
Ed 4 è per la passion resa ammalata).
Rosalba. (E Giacinto non viene, o me meschina!) 5
Triticone. Orsù, non è più tempo
Di simular, Rosalba, il vostro loco, 6
chè il silenzio potria darvi la morte.
Confessatelo pur: voi siete amante.
Rosalba. Ahimè!
Triticone.   Vi compatisco, anzi destino
Di rendervi contenta in questo giorno.
Rosalba. Questa speranza mi mantiene in vita.
Triticone. Adunque il vostro mal provien d’amore.
Rosalba. So che tutto il mio mal chiuso ho nel core.
Triticone. (Che astrologo dabbene!
In breve tempo a me la rese amante).
Voi sarete la sposa.
Rosalba.   Oh che bel nome!
Un sì dolce pensier già mi risana. (s’alza
Triticone. Se vi fui buon tutore,
Sarò miglior marito.
Rosalba.   Ohimè che male! (siede
Triticone. (Essa per il contento è già svenuta).
Rosalba. (Se Giacinto non viene, io son perduta).

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Triticone. Ma la figlia davvero è in accidente,

Ed ha il naso ghiacciato.
Se il medico non vien, son disperato.

Rosalba mia bellissima,
     Consorte dilettissima,
     Mirate il vostro sposo,
Che il mal vi passerà.
Prendete l’assa fetida,
     Ch’al male delle femmine
     Sovente si confà.7

Rosalba. Temo che già per me la sia finita.

Triticone. Ecco il medico, o figlia.
Rosalba.   Io torno in vita. (s’alza
Triticone. Gran forza al certo ha l’opinione 8 umana,
Se sol col nome il medico risana.

SCENA III.

Giacinto da medico, e detti.

Giacinto. Riverente m’inchino, o mio signore.

Triticone. (Che medico gentil!)
Rosalba.   (Che bel dottore!)
Triticone. Signor eccellentissimo,
Alla di lei virtù mi raccomando.
Giacinto. Ha forse lei qualche malanno adosso?
Già la vecchiezza sua....
Triticone.   Basta, fermate,
Nè mai di cosa tal non mi parlate.
Rosalba.   Signor tutore,
  Signor dottore,
  Il mal crescendo va.

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  Voi già lo sapete, (a Triticone

  Voi già m’intendete, (a Giacinto
  Abbiate pietà.
Giacinto. Non temete, signora, in breve tempo
Risanata sarete.
Triticone. Prima, signor, che v’accostiate a lei,
Io vi dirò il suo male.
La semplice fanciulla,
Che mai provato ha l’amoroso ardore.
Sentendosi nel core
Nascer per me la fiamma prodigiosa
Per l’alta brama d’essere mia sposa,
Ammalata si rese, onde desio,
Che voi pur secondiate il genio mio.
Giacinto. Ben bene, io vi prometto.
La fiamma secondar del di lei petto.
Ma se vi contentate,
Lasciate ch’io l’interroghi in disparte
Per poter adoprar l’ingegno e l’arte.
Triticone. Fate il vostro mestier, io mi contento.
(Che medico garbato!
Il Ciel me l’ha mandato). (si ritira
Giacinto. Adorata Rosalba, eccomi lesto:
Se volete venire, il punto è questo
Destinato alla fuga.
Rosalba. Io con voi venirò sino alla morte.
Triticone. (Oggi Rosalba sarà mia consorte).
Giacinto. Appiedi delle scale
Quattro de’ servi miei vi sono armati;
Onde alla casa mia sarem scortati.
Rosalba. Purchè voi siate meco, altro non curo.
Triticone. (Dell’amore di lei già son sicuro).
Giacinto. Signor Triticon mio, lei è servita.
Triticone. Rosalba, come va?
Rosalba.   Già son guarita.

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Triticone. Come? sì presto? E come mai faceste? (a Giacinto9

Giacinto. Ma voi non mi diceste
Ch’era tutto d’amor il di lei male?
Triticone. E ch’ella era di me, dissi, invaghita.
Giacinto. Consolandola dunque io l’ho guarita.

A una donna che patisca
     Qualche mal di gioventù,
     Non vi vuol cassia,
     Non vi vuol manna,
     E la teriaca buona non è.
Vi vuol un medico
     Che sia buon pratico,
     Che trovi subito
     Il come e ’l che.

Triticone. (Gran fortuna è la mia! Sempre ritrovo

Gente di buona mente e di buon core.
L’astrologo fu buono,
Ma il medico è migliore).
Giacinto. Quando meco sarete, (a Rosalba
Penseremo alla dote.
Triticone. Che le dite, signore?
Anch’io sentir vorrei.
Giacinto. Tutti li detti miei
Tendono a stabilire il matrimonio.
Triticone. Che siate benedetto!
Rosalba. Orsù, già tutto intesi. Altro non manca.
D’aspettar son già stanca.
Triticone. Guardate s’ella mi ama:
Ogni breve dimora è a lei di pena.
Giacinto. Concludiamo l’affare or tra di noi.
Voi ardete d’amor. (a Rosalba
Rosalba.   Ma sol per voi. (a Giacinto
Triticone. Adunque è giunto il giorno
Fortunato per me.
Rosalba.   Fortunatissimo.

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Triticone. Voglio darle la man.

Giacinto.   Fate benissimo.
Triticone. Mia cara pupilletta,
Dammi la man di sposa.
Giacinto. Non siate sì ritrosa.

Triticone. a tre Oh che consolazion!
Giacinto.
Rosalba.
Triticone. Guarda lo sposo.
Rosalba. Io già lo miro.
Triticone. a due L'ami costante?
Giacinto.
Rosalba. Per lui sospiro.
Triticone. a tre Contento maggiore
di questo non v'è.
Giacinto.
Rosalba.
Triticone. Dammi la mano,
sposa diletta.
Rosalba. Prima del medico
vuò la ricetta.
Giacinto. Lasciate fare a me.
Triticone. Che medico gentile!
Rosalba. a due Che pazzo da legar!
Giacinto.
Triticone. Figliuola, se volete....
Rosalba. Non posso più aspettar.
Giacinto. Così, miei signori,
Se pur vi degnate,
Io nel vostro matrimonio
servirò per testimonio.
Triticone. Fate pur come volete.
Rosalba. Il mio genio già sapete.
Triticone. a due A voi tocca il comandar.
Rosalba.
Giacinto. Favoritemi le destre,
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Io vi voglio consolar.
Triticone. a tre Maggior fortuna non posso sperar.
Giacinto.
Rosalba.
(Giacinto prende la mano a Triticone e Rosalba, fingendo unirle, poi dà una spinta a Triticone, e conduce via Rosalba.
Triticone. Oimè, che fate?
Rosalba. Quest’è mio sposo.
Giacinto. Quest’è mia sposa.
Triticone. Come?
Giacinto. a due Tacete, non fate rumor 10.
Rosalba.
Triticone. Sono tradito.
Giacinto. Mia cara moglie....
Rosalba. Dolce marito....
Triticone. Di rabbia....
Giacinto. a due Di gioia....
Rosalba.
Triticone. a tre Ripieno ho il mio cor.
Giacinto
Rosalba.


Fine dell’Intermezzo 11.


Note

  1. Riproduciamo questa seconda parte quale si legge nelle principali edizioni, Bettanin, Tevernin, Savioli, Zatta ecc.: nella prima stampa della Pupilla (Venezia, 1735, per Alvise Valvasense) appare del tutto diversa, come l’aveva composta l’autore nel 1734. Vedasi l’Appendice.
  2. Nelle edd. Bettanin e Moucke è stampato: Ti baccio, ti rlbaccio ecc.
  3. Così l’ed. Bettanin. Nell’ed. Zatta: Il medico non viene?
  4. Ed. Zatta: E s’è.
  5. Ed. Zatta: E Giacinto non viene? Oh me meschina!
  6. Nelle vecchie edizioni, precedenti all’ed. Zatta, c’è qui il punto, e poi segue: Che il silenzio potria darvi la morte - Confessatelo ecc.
  7. Segue nelle edd. Bett. e Moucke: Rosalba mia etc.
  8. Nelle edizioni precedenti allo Zatta: opinion.
  9. Manca questa didascalia nelle edd. Tevernin e Zatta.
  10. Nell’ed. Zatta è stampato: "Giacinto. Tacete. — Rosalba. Non fate rumor".
  11. Nella prima stampa, per Alvise Valvasense, 1735, e in altra pure di Venezia, per Omo Bon Bettanin, segue una terza parte che riproduciamo in Appendice.