La vendemmia/Parte II

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Parte II

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Parte I Nota storica
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PARTE SECONDA

SCENA PRIMA.

Esterno del Giardino.

Cecchina, poi Rosina.

Cecchina.   Sento al cor che a poco a poco

  Va crescendo un fiero ardor.
  Della smania, del mio foco,
  È cagione il Dio d’amor.
Se Berto non è mio,
Pace mai non avrò; ma qui Rosina.
Rosina?
Rosina. Che volete?
Cecchina. Siete in collera meco?
Rosina. Oh! v’ingannate,
Io vi voglio più ben che non pensate.
Cecchina. Vogliamo essere amiche?
Rosina. Sì, senz’altro.
Cecchina.   Se amiche noi saremo,
  E se d accordo andremo,
  La dote a poco a poco si farà,
  Ed il padron non se n’accorgerà.
Rosina. Io voglio il mio Geppino.
Cecchina. Ed io il mio Berto.
Rosina. Andiamoli a trovar.
Cecchina. Lasciate prima
Che il padrone e Fabrizio
Finiscan di pranzar.
Rosina. Vien lo scroccone.

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SCENA II.

Fabrizio e dette.

Cecchina. E ben, signor Fabrizio,

Siete voi sazio ancor?
Fabrizio. Non mi ricordo
D’esser mai stato sazio a‘ giorni miei.
Nuovamente a mangiar io tornerei.
Rosina. Signore, in fede mia,
Questa è una malattia.
Fabrizio. Cos’ho mangiato?
Tre tondini di zuppa,
Un piatto di frittura,
Due libre di vitella,
Un cappone bollito,
Un lombetto arrostito,
Un quarto di capretto,
Sei fette di presciutto.
Dodici beccafìchi,
E mezza provatura.
Questa per il mio corpo è una freddura.
Cecchina. Salute.
Rosina. Guarda il lupo.
Fabrizio. Ora mi pare
Mi venga un po’ di sonno.
Vuò riposar, portatemi una sedia.
Cecchina. Sì sì, farete bene. (Rosina accosta una sedia
(Qualche burla a costui pensar conviene).
Fabrizio. Vieni, vieni, o sonno amato...
Ho mangiato ed ho bevuto. (sbavigliando
Par che il sonno sia venuto,
E mi voglio riposar...
(a poco a poco si va addormentando

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SCENA III.

Ippolito e detti.

Ippolito. Dorme Fabrizio?

Cecchina. Dorme.
E perciò di legarlo abbiam pensato.
Ippolito. Sì, legatelo pur,
Lupo arrabbiato. (a Fabrizio
Cecchina. Ma poi, signor, venite
Col vostro servitore travestito,
E colle spade in mano
Mostrando contrastare,
Lo farete tremando risvegliare.
Ippolito. Brave, brave davvero,
Mi piace l’invenzione:
Divertiamoci un po’ con quel ghiottone.

SCENA IV.

Cecchina, Rosina e Fabrizio che dorme.

Cecchina. Dorme come una talpa.

Rosina. Poverino,
L’ha addormentato il vino. (lo legano
Cecchina. Stringi pure, e fa nodi.
Rosina. Io l’ho bene annodato1;
Non lo risveglierian le cannonate.
Cecchina. A questo dormiglione,
Finchè il padron non viene,
Facciam qualche burletta.
Rosina. Oh bene, oh bene.
Cecchina.   A questo scrocconaccio
  Coi pampani il mostaccio
  Pian piano toccherò.
(gli tocca il viso con una fronda. Dormendo fa atti

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Rosina.   Per far compito il caso

  Anch’io d’intorno al naso
  Lo stesso gli farò.
(gli tocca il viso con la fronda. Come sopra
Cecchina.   Con questa mia spilletta (gli punge una gamba
  Quella sottil calzetta
  Pian pian puncicherò.
Rosina.   Zitta; con questa spina
  Una puncicatina
  Anch’io donar gli vuò. (come sopra
Cecchina. Oh che piacere io sento.
Rosina. Io crepo dalle risa.
(a due No, che miglior contento
Provare non si può.

SCENA V.

Cecchina, Rosina, Fabrizio che dorme, Ippolito travestito colla spada in mano, ed un Servitore similmente travestito ed armato.

Ippolito. Eccoci: dorme ancora?

Cecchina. Ancora dorme.
Ippolito. Ora si sveglierà.
Tira de’ colpi, ah.
(Tirando col Servitore, vanno intorno a Fabrizio. Cecchina e Rosina in disparte.
Voglio cavarti il core,
Parati. Ah! sei morto.
Fabrizio. Aiuto, aiuto. (si sveglia, vuole alzarsi e non può2

Ippolito. Ah, ah!
Fabrizio. Cos’è accaduto?
Ippolito. Ah!
Fabrizio. Sono assassinato.
Ippolito. Ah, ah!

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Fabrizio. M’hanno legato.

Cecchina. (Oh bella in verità).
Fabrizio. Ah fermate, signor, per carità.
  (Se discioglier mi potessi
  Fuggirei lontan di qua. (tenta di sciogliersi
  Ab, signor, per carità. (lo spaventano
  Lei si fermi (a Ippolito
  Lei aspetti... (al Servo
  Oh, che nodi maladetti!
  Ma la vita, per pietà.
  (Son disciolto). Con licenza. (vuol partire
  Cos’è questa impertinenza? (lo minacciano
  Voglio andarmene di qua.
  Cosa vedo?
(Ippolito si scopre. Cecchina e Rosina si fanno avanti

Ippolito. a tre Ah ah ah.
Cecchina.
Rosina.
Fabrizio. Cos’è stato?

(a tre Ah ah ah.
Fabrizio.   Così si tratta con un par mio?
  Mi meraviglio; cosa son io?
  Se son venuto con voi, signore,
  Mi sono inteso di farvi onore.
  Non sono un sciocco, non sono un scrocco,
  Quest’insolenze non soffrirò.
  Cospettonaccio, me n’anderò. (parte

SCENA VI.

Ippolito, Cecchina e Rosina.

Cecchina. Davvero è andata bene.

Ippolito. Mi spiacerebbe
Ch’ei se n’avesse a mal.

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Rosina. Ohibò, pensate,

Lo vado ora a quietar, non dubitate. (parte
Cecchina. Non vi prendete pena,
Tutto si scorderà stassera a cena.
Ippolito. Orsù, parliamo d’altro.
Mi ricordo stamane
Che voi detto mi avete
Delle belle parole, e certi segni
Veduti ho in quel visetto,
Che mi parvero allor segni d’affetto.
Cecchina. I segni del mio volto
Provengono dal cor.
Ippolito. Se fosse vero...
Cecchina. Ancor ne dubitate?
Questo, signore, è un torto che mi fate.
Ippolito. Cecchina, io non ho moglie.
Cecchina. Ed io non ho marito.
Ippolito. Bisogno ho di governo.
Cecchina. Ed io di compagnia.
Ippolito. Dunque, ragazza mia, cosa pensate?
Cecchina. Tocca parlare a voi.
Ippolito. Dunque ascoltate3:
  Siete bella, e graziosetta
  M’ispirate in seno amor.
  Ma vi credo un po’ furbetta.
  Ho di voi qualche timor.
Cecchina.   Siete caro, ed amoroso,
  Voi avete un nobil cor.
  Ma se siete un po’ geloso,
  Gelosia tormenta ognor.
(a due Io vorrei e non vorrei;
Fra l’amore ed il timore
Il mio cor dubbioso è ancor4.

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Ippolito. La contadina

Dovrò sposar?
Cecchina. Il mio ragazzo
Dovrò lasciar?
Ippolito. Che fare non so.
Cecchina. Lasciarlo non vuò.
Ippolito. Pensiamo, vediamo,
Risolver saprò.
Cecchina. Piano piano il baggiano gabbare saprò.
Ippolito. Orsù, Cecchina mia,
Godiamo in allegria,
Qualcosa un dì sarà.
Cecchina. Sì sì, signor padrone,
Facciam conversazione,
Che un dì si goderà.
Ippolito. Quel viso bricconcello
M’ha fatto innamorar.
Cecchina. Quell’occhio tristarello
Vuol farmi delirar.
(a due Che bel piacer ch’io sento,
Che gioia, che contento.
Mi sento giubilar.

SCENA VII.

Pergolato delizioso in detta vigna.

Fabrizio solo.

  Non son chi sono

  S’io non mi vendico;
  Se quel che medito
  Non seguirà.
  Vuò vendicarmi,
  Vuò sodisfarmi;
  Chi me l’ha fatta,
  La pagherà.

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So ch’è stata una burla

Quella che m’hanno fatto; e nell’impegno
Son di burlarli anch’io,
Ma vuò farla sonora, e da par mio...
Sì, l’ho pensata... Oh bella, oh bella affè.
Oh cospetto! l’avranno a far con me. (parte

SCENA VIII.

Ippolito solo.

  Augelletti soavi e canori,

  Che nudrite i più teneri amori,
  Consigliate pietoso il mio cor.
  L’usignolo fra tremule fronde
  Col suo canto gentil mi risponde:
  È pur bella la pace del cor.
Ma io, quando ci penso,
Conosco che son pazzo. E perchè avere
Del mondo soggezione,
Se di fare a mio modo io son padrone?
La Cecchina mi piace,
Io non dispiaccio a lei...
Orsù, signori miei,
Dite quel che volete, io non m’imbroglio;
La vuò sposare, e consolar mi voglio.
(resta pensoso passeggiando

SCENA ULTIMA.

Cecchina, Rosina e detto, poi Fabrizio con due Villani vestiti da signori. Indi Berto e Geppino.

Cecchina. Che fa, signor padrone?

Rosina. Che fa così soletto?
Ippolito. Stavo pensando a voi. (a Cecchina
Rosina. Maliziosetto.

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Ippolito. Rosina, andate un poco

A far qualche faccenda.
Rosina. Poverina!
Così mi discacciate?
Ippolito. Ho da parlar con la Cecchina; andate.
Cecchina. Da ridere mi viene.
Rosina. Io vi vuò tanto bene,
E voi siete sì crudo?
Ippolito. Andate via.
Cecchina, non abbiate gelosia.
Cecchina. No no, non vi è pericolo.
Rosina. Pazienza!
Non merito; lo so,
Povera disgraziata! morirò. (mostra di piangere
Ippolito. Mi muove a compassione.
Cecchina. Bravo, signor padrone.
Vi conosco. Io vedo,
Mi volete tradir; più non vi credo.
Ippolito. No no... sono imbrogliato.
Cecchina. Ah padron traditor!
Rosina. Padrone ingrato!
Ippolito. Care, non so che far; veder non soffro
A sospirar nessuna;
Posso darvi il mio cor metà per una.
Cecchina. Il cor del mio padrone
Lo vuò tutto per me.
Rosina. Il caro mio padrone
Lo serberà per me.
Cecchina. (a due Per sposo mio vi voglio.
Rosina.
Ippolito. Oh quest’ è un brutto imbroglio,
Dividermi non so.
Cecchina. Da me cosa vorreste?
Rosina. Che cosa pensereste?
Ippolito. Di stare in allegria

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Per sino che si può.

Cecchina. Oh questo poi no... (tira a sèì Ippolito
Rosina. Lo voglio per me... (come sopra
Cecchina. Passate di qua...
Rosina. Voltatevi a me...
Cecchina. Venite...
Rosina. Sentite...
Ippolito. Fermatevi, ohimè.
Con questo grand’amore
Voi mi stroppiate affé.

Cecchina.
Rosina.
Ippolito.
a tre Ohimè! che nel mio core
Speranza più non v'è.
(Esce con due Villani vestiti con caricatura, che non parlano, ma secondano i gesti.

Fabrizio. Signor Marchese,
Signor Barone,
Venga, s’accomodi;
Venga, è padrone;
Dalle ragazze
Vengano pur.
Ippolito. Chi son questi signori?
Fabrizio. Questi è il marchese Asdrubale,
Questi è il baron del Pifaro.
Ippolito. Che vogliono da me?
Fabrizio. Veduto han la Cecchina,
Veduto han la Rosina,
E la vorrian per sè.
Ippolito. Con lor buona licenza,
Coteste son per me.
Fabrizio. Cecchina cosa dice?
Rosina che vuol far?
Cecchina. Signor Marchese,
Serva umilissima. (s'inchina
Rosina. Signor Barone,

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Obbligatissima. (s’inchina
Cecchina.
Rosina.
a due Son di buon cuore.
Sì bell’onore
Non so prezzar5.
Fabrizio. Coi vostri amanti andate,

Andatevi a sposar.
Ippolito. Ingrate! mi lasciate?
Cecchina. (a dueCi andiamo a maritar (partono coi finti Cavalieri
Rosina.
Ippolito. Io sono assassinato.
Fabrizio. L’amico è ben burlato.
Ippolito. Scroccone impertinente.
Fabrizio. Voi foste l’insolente.
Ippolito. (a due Ma avrete a far con me.
Fabrizio.

Cecchina.
Rosina.
a due Signor, bene obbligate.
Noi siamo maritate:
Lo sposo eccolo qua.
(Cecchina conduce per mano Berlo e Rosina Geppino, accompagnate da Villani e Villanelle.

Ippolito. (a due Che novità è mai questa!
Fabrizio.   La cosa come va?
Cecchina. Questi è il marchese Asdrubale. (accennando Berto
Rosina. Questi è il baron del Pifaro. (accennando Geppino
Cecchina. (a due E chi volea burlarci,
Rosina.   Burlato resterà.
Ippolito. (a due Ci ho gusto in verità.
Fabrizio.
Ippolito. Voi foste corbellato.
Fabrizio. Voi foste canzonato.
(a quattro Da ridere mi fa.
Ippolito. S’è fatta, fatta sia;
Non vuò malinconia.

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Fabrizio. Io non mi prendo pena.

Andiamo presto a cena,
Contento ognun sarà.
tutti. Di già nelle vignate,
Le burle sono usate,
E in allegria si sta.
Le nozze in allegria
Faremo in compagnia
Con pace e sanità.


Fine.


Note

  1. Così nel testo.
  2. Nel testo: Puote.
  3. Nel testo si trova stampato nel mezzo della riga che segue: a 2.
  4. Nel testo: dubbioso ancor.
  5. Così il testo.